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Pensiero e Coscienza: l'autocoscienza è un valore?
di Giorgio Peri - Maggio 2018
Il pensiero occidentale si basa su alcuni concetti fondamentali: l'ego, l'esistenza e la conseguente autocoscienza. Ne deriva che la non esistenza dell'ego e dell'autocoscienza sono molto temuti: sarebbe il nulla! Si teme di perdere la propria vita e di non esserci più. Si teme di perdere la propria autocoscienza alla quale ognuno di noi è più affezionato che a qualsiasi altra cosa. Vogliamo essere vivi e pensare a noi stessi che siamo vivi e alla nostra stessa mente che è, lei pure, viva. Magari estendiamo questi stessi stati d'animo anche a Dio che, dunque, diventa puro Essere autocosciente e onnipotente. E qui si arriva al culmine massimo immaginabile: la vita eterna individuale! Un io che vive in eterno e che riflette in eterno su sé stesso. Questo è il massimo a cui un individuo occidentale può aspirare (sperando però di non capitare all'inferno).
L'antico pensiero orientale invece … sabbe dhamme anatta! (tutti i fenomeni, tutte le realtà fisiche e metafisiche, sono vuote di un vero sé ed esistono solo come relazione). Il tanto amato ego cambia aspetto e, da monolite incondizionato, diventa una relazione condizionata da tutto e da tutti. E questo è solo il primo passettino.
Infatti, secondo l'antico pensiero orientale, non è detto che "l'essere" sia sicuramente meglio del "non essere". Ciò anche perché "essere" e "non essere" si danno vita a vicenda essendo strettamente interconnessi. Dall'uno arriva l'altro e viceversa. E, infine, il colpo finale e più ferale per noi occidentali: non è detto o dimostrato che l'autocoscienza sia il meglio che possa capitare a un uomo. Tutt'altro. L'Oriente arriva addirittura a ritenere che anche l'Assoluto potrebbe essere inconsapevole sia del particolare che di sé stesso. Pertanto un Assoluto inconsapevole dove il "non essere" non ha meno dignità dell'"essere". Un Assoluto ove i pensieri non hanno proprietari perché sono solo relazioni intrinseche senza soggetto. Un Assoluto ove non ci sono altri protagonisti se non l'energia primigenia che gioca con se stessa senza neppure saperlo. Nessuno sa e niente accade. Mentre noi continuiamo a giocare il nostro gioco umano di ombre cinesi, di maya induista, di ologrammi e di molti altri simili abbagli.
Giorgio Peri
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