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- Raccolta di lettere inviate dai visitatori
Non sapere di essere è la mia vera carta d’identità
di Isabella di Soragna - ottobre 2005
Non è una facezia quello che sto per raccontare: ti muovi, ti agiti, ti arrabatti da mattina a sera solo per convincerti, per dare un’apparenza di veridicità al senso di essere, all’idea che sei in vita. Un’idea che sembra innata, innocente, naturale, ma se uno prende una lente da investigatore, non lo è poi tanto. C’è un’intera centrale informatica al lavoro per produrre quest’esile e sfilacciata percezione, che in realtà è già un processo oggettivabile, dunque una definizione, un concetto. Come se non bastasse, per esserne ancora più sicuro e darvi un senso di continuità, inventi il tempo e lo spazio. Puoi sempre buttare la colpa sui tuoi educatori che te l’hanno man mano appreso, ma in fin dei conti anche loro fanno parte del tuo teatro stabile.
Il non sapere di essere è la tua e la mia vera dimora, la radice ultima, la più modesta ed economica in confronto a quella orgogliosa, bisognosa e piena di paure che chiamiamo coscienza. In effetti essa non ha bisogno di niente, soprattutto di essere o ...di non essere, è completa e perfetta, tale e quale. Perfetta nel senso che non ha bisogno di miglioramenti, che è come è, senza possibili paragoni, non nel senso intellettuale del termine, che implica confronto estetico o morale con il perfettibile.
Ecco forse il senso della leggenda del Graal che può essere conquistato solo dal cavaliere puro: un essere che non sa di essere, che non crea oggettivazioni e separazioni, che sta prima della contaminazione o del peccato originale che è l’Io-sono. Siamo stati cacciati dal paradiso terrestre perché abbiamo “mangiato dall’albero della conoscenza”, fonte dell’ autocoscienza, l’inizio della dualità.
(N.d.r. vedi in questa stessa rubrica: Il paradiso terrestre ed il peccato originale di Isabella di Soragna)
Appunto perché questo senso di essere è inventato dal pensiero e cristallizzato dal meccanismo della memoria, ed è falso quindi, proprio per questo devi continuamente assicurartene, momento dopo momento, finché esausto cadi nel sonno profondo e riparatore. Se fosse vero non te ne faresti un problema.
Quando sei sul punto di svegliarti al mattino sei ancora in un mondo che è sfumato, innocente. Poi il tuo video mette a fuoco l’obbiettivo del sistema neuronale e crea al momento del risveglio il mondo circostante. Sei sempre stato convinto che il mondo e la gente erano già lì pronti ad aspettarti, come una culla sempre accogliente ed è invece la tua macchina da presa che comincia ad agitarsi e a filmare convulsamente istante dopo istante quanto il tuo cervello produce o per lo meno è partecipe della produzione cinematografica. Le comparse che si avvicendano dalla nascita in poi, i genitori, i conoscenti, gli amici e quant’altri ti confermano di continuo la loro presenza con i loro nomi e concretizzano le ombre fuggevoli in entità che prendono corpo. Il lavaggio del cervello non te lo fanno loro in realtà, ma tu stesso. Infatti è il tuo programma di nascita che si perpetua per mezzo dei video ripetuti in un continuo ‘surplace’: anche se appaiono diversi, la loro ricetta di base è la stessa, con salse più o meno gustose. Le comparse che sembrano volerti condizionare i neuroni, sono schede tue che prendono corpo: puoi sempre prendertela con la pubblicità che ti obbliga a comprare un dopobarba o col guru che ti induce a seguirlo, sei solo tu nel panorama, con tanti burattini appesi ad un unico soffio vitale.
In seguito le attività quotidiane, cementate dalle repliche incessanti delle azioni, ti coinvolgono, facendoti dimenticare che tutto questo è sorto da un minuscolo punto di luce. L’ologramma creato dal tuo cervello ha preso proporzioni gigantesche, cosmiche, ma sono “della stessa stoffa del sogno” di qualche ora notturna poco prima.
Questo piccolo “io esisto” è solo una definizione legata al corpo, una riunione di sensazioni a cui si attribuisce un nome. E’ un’insieme di funzioni corporali complesse che a loro volta – se si indaga a fondo – spariscono nel vuoto del non-essere.
Questo tulpa o golem * chiamato essere umano, prende una tale forza proprio dal nostro accanimento a conservarlo, che diventa imperatore o dittatore togliendo qualunque libertà. Poi nel corso di questo filo di vita, troveremo mille modi di lotta per la libertà e infinite dittature da abbattere, mentre la sola dittatura è la nostra idea di essere omuncoli separati in coscienze frammentate. La tua natura originaria è così potente da dare realtà poi a qualunque cosa tu incontri, invece di indentificarti ad un misero corpo, perché non identificarti all’infinito che sei oltretutto?
L’aria è una sola eppure le bocche sono tante! Perché non vedersi come aria da cui pendono fasci di colori e suoni che ruotano nella giostra, si animano e poi scompaiono: l’aria rimane, non si cura della loro apparizione e nemmeno della loro sparizione.
L’aria che respiriamo è però solo un’immagine riflessa della nostra vera dimora, la patria a cui tutti aspiriamo di tornare, mentre nel quotidiano ci inventiamo invece patrie fittizie con confini geografici. E non dobbiamo nemmeno ritornarci, perché ci siamo già e l’aria da cui dipendiamo tutti non dobbiamo andare a cercarla, é lì, gratuita e onnipresente.
In apparenza dunque questo fantasma che appare al nostro risveglio ci separa dagli altri fantasmi, mentre in realtà è come un sogno che svanisce all’alba della rinuncia a qualunque identificazione.
Quanti hanno il coraggio di accettare che non c’è via d’uscita per questo pupazzo temporaneo? L’abbiamo ideato, costruito, e poi ci siamo infilati nei suoi contorni con costanti rappresentazioni di noi stessi in infinite situazioni, rinforzandolo in questo modo, poi abbiamo gridato alla prigionia e ci siamo inventati anche una liberazione altrettanto allucinatoria. Ora si tratta solo di smontarlo con pazienza. Quando smonti un apparecchio televisivo o qualunque congegno completamente, funziona forse ancora?
Isabella di Soragna
* tulpa è un antico metodo tibetano (ben illustrato dalla scrittrice Alexandra David-Neel) in cui si visualizza costantemente e per mesi un personaggio immaginario ma preciso, per esempio può essere un servitore o altro, finché esso acquista una forma vera e propria e può essere visto anche da altri. Spesso esso si rende indipendente e può creare non pochi problemi. Sono necessarie altrettante visualizzazioni e altrettanto tempo per potersene liberare. Lo stesso vale per il golem nella tradizione ebraica. Ricorda “l’apprendista stregone” di W. Goethe reso noto dal film Fantasia di Walt Disney.
Di Isabella di Soragna ricordo i seguenti libri:
Il libro del risveglio.Detti intuizioni poemi che indicano la vera sorgente della vita - Silva editore - leggi un brano del libro
I non guru del non culto del non metodo - Jubal editore - leggi l'introduzione del libro
Libri pubblicati da Riflessioni.it
RIFLESSIONI SUL SENSO DELLA VITA 365 MOTIVI PER VIVERE |
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