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Le risorse umane nella scuola
di Francesco Scoditti
- Luglio 2023
La Scuola rappresenta oggi una sorta di laboratorio dei saperi aperto e complesso, con il compito della formazione e dello sviluppo di capacità critiche nelle nuove generazioni, in grado nel migliore dei casi di formare uno studente non passivo e succube della Rete, ma capace di rielaborare le conoscenze, di saper riorganizzare il sapere appreso. Pertanto, la Scuola ormai non può più permettersi di eludere le aspettative della società, puntando alla formazione di generazioni preparate e classi dirigenti che permettano alla stessa società un progresso etico, tecnico e culturale costante.
Questo è possibile se si persegue, come in tutte le aziende produttive, una valorizzazione delle risorse umane: le capacità di un soggetto, e quindi anche di un docente, possono esprimersi in maniera eccellente solo in seno ad un contesto favorevole, in cui esplicare il meglio di sé e delle proprie potenzialità. Ugualmente nel sistema scolastico la valorizzazione dell’insegnante ne gratifica il lavoro, producendo effetti benevoli e incrementando nel soggetto operante il senso di autorealizzazione: quanto maggiore è la partecipazione dei docenti, quanto più i soggetti che operano nel sistema scolastico e che contribuiscono a gestire la complessa attività della scuola, insegnanti, educatori, sono spronati a progettare in autonomia attività funzionali alla didattica, intervenendo creativamente sul proprio lavoro, tanto più l’organizzazione scolastica ne trarrà beneficio.
In questi anni ho compreso quanto fondamentale sia il compito della Dirigenza: garante delle decisioni collegiali, deve valutare con attenzione i successi dei colleghi come anche gli eventuali insuccessi, stimolando e valorizzando il soggetto operatore, rispettando nei limiti del possibile la sua autonomia. Il Ds è tenuto a informarsi su gli interessi e le competenze del personale, deve riconoscerne e apprezzare le qualità individuali e professionali, le capacità comunicative e la disponibilità a lavorare in squadra, assegnando deleghe per incarichi di coordinamento di settore, di gruppi di lavoro o per compiti particolari, senza troppe riserve e in maniera congrua, evitando di concentrare gli incarichi in poche persone. Il Ds inoltre deve evitare eventuali favoritismi e preferenze personali, che nascono talvolta da piccoli rapporti di potere all’interno delle dinamiche scolastiche. Nella mia ormai lunga carriera scolastica ho conosciuto Dirigenti umanamente sensibili, capaci di incoraggiare il docente a vedere al di là di situazioni scolastiche da lui vissute in modo scoraggiante, spronandolo ad una maggiore autonomia, a scelte intelligenti e alla capacità di prendere decisioni. Altri invece pronti a intervenire in maniera punitiva, sollevando l’operatore dalle funzioni assegnate, talvolta senza fornire motivazioni, provocando una situazione di reale violenza psicologica, che innesta nel soggetto un meccanismo di svalutazione di sé e conseguente abbattimento psicofisico. Ciò provoca disinteresse, senso di non appartenenza all’organizzazione, una sorta di meccanismo di difesa, ben lontano dalla positività necessaria a ben operare quando ci si percepisce come persona utile e che possiede realmente le competenze richieste. Ugualmente ritengo necessaria la condivisione costante e continua di scelte organizzative e didattiche da parte di chi svolge ruoli di coordinamento a vari livelli, in maniera da creare quel senso di comunità e appartenenza che è sempre importante nei rapporti fra colleghi.
Sono convinto che è necessario agire nell’ambito della scuola come in seno alla società. Autonomia, gratificazione, relazioni, formazione complessiva sono gli elementi che spronano e valorizzano il soggetto nella sua totalità, aiutandolo ad esprimere il meglio di sé nella realtà sociale e lavorativa. Nella scuola l’obiettivo educativo si raggiunge solo se vi è una sintonia e accordo di forze collaboratrici che agiscono per un fine comune. Il rischio è l’indifferenza e il qualunquismo, infine lo smembramento dei rapporti scolastici.
Francesco Scoditti
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