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Mai più Hiroshima e Nagasaki
di Lucio Garofalo
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Invece, gli unici Paesi al mondo che hanno pubblicamente e intenzionalmente rinunciato a programmi di riarmo nucleare sono: il Sudafrica, probabilmente il Brasile, e alcune repubbliche dell’ex-U.R.S.S., ossia Ucraina, Bielorussia e Kazakistan.
Inoltre, la possibilità (non solo teorica) che alcune armi atomiche come le cosiddette “bombe sporche” (che non costano come le armi atomiche vere e proprie e non esigono particolari competenze scientifiche, se non quelle, alquanto diffuse, che servono a costruire una bomba tradizionale) possano cadere nelle mani di gruppi terroristici, può forse offrire una vaga idea dell’elevata pericolosità dell’odierna situazione internazionale, avvolta in quella che è stata convenzionalmente chiamata “la spirale guerra-terrorismo”, ossia una realtà caratterizzata da crescenti tensioni e contraddizioni, da enormi conflittualità, aggravate dalla politica della cosiddetta “guerra preventiva” made in U.S.A. che, di fatto, alimenta e rafforza ulteriormente le spinte e le tendenze oltranziste ed estremiste in ogni angolo della Terra.
L’odierna situazione planetaria è dunque molto più insidiosa del passato, soprattutto dopo il crollo del muro di Berlino avvenuto nel 1989 e dopo il disfacimento dell’Unione Sovietica e del suo “impero”, ma soprattutto dopo l’11 settembre 2001, quando sono state rilanciate la ricerca e la produzione di nuove generazioni di bombe nucleari più piccole e più facili da utilizzare.
Nonostante ciò, la consapevolezza del pericolo rappresentato dagli arsenali atomici da parte dell’opinione pubblica mondiale, si trova ad un livello molto più basso rispetto agli anni della “guerra fredda”. Anni in cui l’equilibrio tra le due superpotenze (U.S.A. e U.R.S.S.) esercitava un potentissimo effetto deterrente. Oggi quell’equilibrio non esiste più (è rimasto solo il “terrore”, scusate la battutaccia). Anzi, la situazione è profondamente squilibrata, caotica ed instabile, e gli U.S.A. non sono in grado di gestirla da soli attraverso un ruolo di gendarmeria planetaria che si sono auto-attribuiti con arroganza e che li ha condotti all’isolamento più totale ed infausto.
Oggi assistiamo ad un insidioso rilancio della ricerca nucleare per fini militari, che vede una responsabilità ed un coinvolgimento anche del nostro Paese. Basti pensare che all’aeroporto militare di Ghedi (Brescia) e nella base americana di Aviano sono pronte all’uso almeno 90 testate nucleari!
Per far capire l’estrema pericolosità derivante dall’odierno scenario internazionale, voglio ricordare il 2002, quando India e Pakistan (che già nel 1998 avevano condotto alcuni test nucleari) si trovarono sull’orlo di un conflitto per il controllo del Kashmir (una terra al confine tra i due Stati, famosa per un tessuto morbido e leggero di lana omonima, ricavata da una particolare razza di capre che vive in quella regione), una contesa che avrebbe potuto condurre all’uso di armi nucleari. Esistono alcune micro-potenze regionali, quali la stessa Israele, l’India e il Pakistan, che detengono arsenali atomici ed assumono atteggiamenti ostili e belligeranti verso gli Stati confinanti.
Naturalmente sarebbe ipocrita non riconoscere che la più grave minaccia proviene da quelle superpotenze mondiali come gli U.S.A., la Cina e la Russia, che mirano ad una nuova spartizione geopolitica del mondo e che agiscono in modo aggressivo ed espansionistico sul terreno economico-commerciale, entrando spesso in conflitto tra loro.
Si pensi all’accesa competizione commerciale tra U.S.A., Europa e Cina, oppure alla rivalità monetaria (una vera e propria guerra monetaria) tra il dollaro e l’euro.
Certo, dal 1945 ad oggi tutte le guerre finora combattute ed anche quelle tuttora in corso (si pensi allo stato di guerra-guerriglia permanente in Iraq) non hanno mai visto il ricorso ad armi atomiche, bensì solo a quelle convenzionali. Addirittura, in alcuni conflitti etnici sono stati perpetrati veri e propri genocidi utilizzando armi primitive e rozze, ad esempio sono stati commessi spaventosi massacri a colpi di machete, che è un pesante coltello dalla lama lunga e molto affilata.
Finora ho fornito una ricostruzione storica il più possibile fedele e lineare, in materia di armamenti nucleari, provando ad evidenziare un confronto tra passato e presente, tra gli anni della “guerra fredda” e la realtà odierna che, come ho già spiegato, appare assai più pericolosa, benché la coscienza della gente comune sia indubbiamente molto meno diffusa e profonda che in passato.
Pertanto, voglio citare un brano tratto da un articolo di Giorgio Bocca (apparso nella rubrica “L’antitaliano”), nel quale Bocca scrive testualmente:
<<Già nel 1945 avremmo dovuto capire che l’apocalisse era ormai entrata nella normalità. Scoppia la prima atomica a Hiroshima e sui giornali dell’Occidente, anche sui nostri, la notizia venne data a una colonna in basso e non destò particolare emozione. Aveva ucciso in un colpo 100 mila persone e ne aveva avvelenate a morte altrettante. Non se ne sapeva molto, è vero, ma in breve si capì che era l’arma della distruzione totale, ma l’Occidente civile in sostanza non fece obiezione: la bomba segnava in pratica la fine della guerra, perché condannarla?>>
In altri termini, il fine (la conclusione della seconda guerra mondiale) ha giustificato il mezzo, ovvero il ricorso alla bomba H, un terrificante strumento di distruzione totale.
Oggi, più che nel passato, questa perversa logica “machiavellica” del “fine che giustifica i mezzi” non può e non deve più essere tollerata, ma va respinta con fermezza e abbandonata in modo definitivo, pena l’auto-annientamento dell’umanità e la dissoluzione di quasi ogni forma di vita presente sul nostro pianeta.
Le cause delle guerre, siano esse convenzionali o meno, sono fondamentalmente le stesse: il possesso e il controllo della terra, dell’acqua, del petrolio o di altre preziose materie prime, lo sfruttamento dell’uomo e l’oppressione di un popolo da parte di un altro popolo, ecc. Queste sono le ragioni principali che possono scatenare un conflitto bellico. Il fatto poi che alla guerra condotta con armi convenzionali si sostituisca la guerra “termonucleare”, non cambia nulla alle cause, alla natura e al significato di classe della guerra medesima.
Tuttavia, la differenza più evidente e innegabile tra guerre tradizionali e guerra nucleare, sta nel fatto che le armi atomiche sono strumenti di DISTRUZIONE TOTALE: un “dettaglio” che non è certamente trascurabile o sottovalutabile.
Dunque, voglio concludere con un appello che, per quanto possa apparire ingenuo e utopistico, è più che mai utile e necessario alla salvezza dell’intera umanità:
BANDIAMO LE ARMI NUCLEARI,
BANDIAMO TUTTE LE ARMI,
BANDIAMO LA GUERRA DALLA NOSTRA VITA!
Lucio Garofalo Agosto 2005
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