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- Raccolta di lettere inviate dai visitatori
Dove era Dio?
lettera inviata da Diver Dalce
La domanda sorge spontanea, come una provocazione ed una ribellione interna, ogni volta che ci troviamo di fronte ad atti e situazioni per i quali non riusciamo a trovare alcuna spiegazione, per i quali non riusciamo a darci alcuna giustificazione. Dove era Dio quando i bambini di S.Giuliano morivano schiacciati dalla loro scuola? Dove era Dio durante l'olocausto. Dov'è Dio quando una giovane vita viene stroncata dal cancro, dov'è mentre ogni giorno migliaia di bambini muoiono di fame?
La domanda potrebbe venir riproposta purtroppo infinite volte, di fronte ad infinite incomprensibili ingiustizie. Se c'è un Dio che in quanto tale non può non essere giusto, perché il mondo gronda d'ingiustizia? Come si può ammettere esista Dio in un mondo nel quale l'ingiusto prospera e il giusto soffre, nel quale viene premiato chi dovrebbe essere punito?
La risposta per coloro che si riconoscono nel Dio morto in croce è evidente. Paradossale come è paradossale l'idea d'un Dio che muore in croce tra due ladroni. Dio era proprio lì. Dio è proprio lì, dove si compie ciò che secondo noi è ingiusto. Anzi, a mio avviso il paradosso è ancora più assurdo. Dio era ed è lì, ma non come spettatore, Dio è proprio quel vuoto di giustizia che ci fa gridare allo scandalo.
Perché Dio è il vuoto o, se si vuole, il nulla rispetto all'umanità, rispetto a tutto ciò che costituisce il mondo dell'uomo.
Dio è il vuoto che in ognuno di noi e per ognuno di noi si determina con quella che consideriamo l'ingiustizia più grande, la più totale: la morte del nostro corpo. Allo stesso modo Dio è la serie di vuoti che in vita avvertiamo ogni volta che ci confrontiamo con una ingiustizia. Dio è il vuoto del disabile, del povero, dell'ammalato, del vecchio, dell'umiliato, dell'offeso, dell'ucciso.
Sembrano affermazioni paradossali, ma il paradosso sta solo nel fatto che siamo abituati a cercare Dio come valore infinito sulla scala dei valori umani. No, non è vero! Dio non può essere che l'infinito sulla scala della negazione di questi valori. Il metro di misura dell'uomo è l'avere. Io ho un corpo e quindi ho un Dio. E su questa strada arrivo fino ad immaginare, nel mistero dell'Eucarestia, che il mio corpo possa avere Dio in sé.
Ma su questa strada come posso immaginare che avendo Dio in sé, un uomo possa ordinare lo sterminio di altri uomini?
Dio invece non si trova sul piano dell'avere ma su quello dell'essere. Dio si rivela proprio nel vuoto dell'avere. Dio è quel vuoto perché riempie quel vuoto. Dio è il vuoto che riempie il vuoto del mio avere quando non posso più dire di avere il corpo. Quando non ho più il mio corpo lì c'è Dio. Allo stesso modo ogni volta che constato vuoti di avere lì c'è Dio. Dove non ho ricchezza, dove non ho salute, dove non ho bellezza, lì c'è Dio.
L'equivoco nasce dall'idea di immaginare Dio come l'infinitamente perfetto sul piano umano dell'avere. Dio invece è l'infinitamente perfetto sul piano dell'essere. Le manifestazioni dell'avere non possono essere che manifestazioni imperfette dell'essere. Tanto più sono perfette sul piano dell'avere tanto più sono imperfette sul piano dell'essere.
Una bottiglia con dell'acqua è tanto più piena d'aria, quanto più è priva d'acqua. Più si riduce l'acqua e più aumenta l'aria. Quando si arriverà al vuoto d'acqua, al nulla rispetto all'acqua, in quel momento si determinerà la pienezza rispetto all'aria.
Dal punto di vista delle gocce che costituiscono l'acqua, l'aria è inconcepibile, proprio perché è la negazione dell'acqua. Le gocce immaginano l'aria come una perfezione dell'acqua, mentre invece ne è la completa negazione.
Fuor di metafora in una affermazione che potrebbe sembrare paradossale o tautologica: Dio è l'assenza di umanità perchè è la pienezza dell'assenza di umanità. Così come la pienezza d'aria e l'assoluta assenza d'acqua. Dio è l'assenza assoluta di ciò che vorrei avere perché è la pienezza di ciò che vorrei essere.
Ma allora è vana per l'uomo la ricerca di Dio nel mondo? No, l'uomo ritrova Dio in sé ogni volta che determina un vuoto nel proprio avere. Ogni volta che si determina il vuoto nell'avere, l'uomo sente Dio che riempie il vuoto. E' il Vangelo di S. Francesco o di Tolstoj!...
L'azione del dare, l'azione dell'amare sono azioni nelle quali l'uomo, rinuncia a qualcosa del suo avere a favore degli altri. Non a caso già San Paolo diceva che ubi caritas et amor ibi deus est.
Se pregare è cercare di sentire Dio, trovare delle risposte alla domanda dov'è Dio, l'unico modo di pregare è dare ed amare che è il suo sinonimo.
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