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Coscienza ed essere.

 

La coscienza, in tutte le sue forme, è sempre "presenza a un essere definito". Il che non significa che l'essere debba necessariamente percepirsi esistente, nel senso di poter dire a se stesso "Io sono", come avviene ordinariamente nell'uomo. Molte specie animali, a noi relativamente vicine nella scala evolutiva, sono verosimilmente dotate di sistemi percettivi molto perfezionati, capaci di dar luogo a immagini coscienti della realtà esterna; e si suppone pure che tali specie abbiano forme di sensibilità cosciente dirette a cogliere stimoli, interni o esterni, rilevanti per il mantenimento dell'integrità dell'organismo (senso di caldo o di freddo, contatto, dolore, piacere, fame, sete, ecc.). Tutti questi stimoli vengono colti immancabilmente nell'orizzonte di una specifica soggettività, quello che potrebbe essere definito campo della coscienza.

Detti stimoli, ripetendosi nel tempo, soprattutto in quanto connessi con aspetti importanti per l'esistenza dell'organismo, lasciano delle tracce nella memoria, determinando a poco a poco un'immagine virtuale del sistema corporeo a cui fanno riferimento. Tale immagine riassume in sé le esperienze vissute dall'organismo, in rapporto agli eventi che lo hanno coinvolto nel tempo, ai comportamenti posti in atto per soddisfare certi bisogni avvertiti al proprio interno, e anche agli esiti di tali comportamenti. E' proprio tale immagine a confrontarsi effettivamente con la realtà esterna, fungendo da mediatrice tra l'organismo e il mondo in cui questo vive. Si tratta di un'immagine cosciente, ossia costituita dall'insieme delle esperienze vissute - coscienti - da parte di un determinato organismo, eppure inconsapevole di sé, del proprio esistere, perché incapace di osservarsi riflessivamente, come invece accade nell'uomo.

La capacità di osservarsi in maniera riflessiva - cioè di costruire un'immagine di sé e di guardarla dal di fuori come un comune oggetto del mondo - diviene possibile con la nascita del pensiero. Il pensiero opera infatti mediante simboli, immagini che si pongono al posto dei concreti aspetti della realtà.

Tutto questo significa però che l'essere, presupposto implicito o esplicito di ogni esperienza propriamente detta, non esiste realmente - ossia non appartiene allo stesso dominio degli ordinari oggetti fisici - ma costituisce un'immagine virtuale creata dalla coscienza. La coscienza è quindi la funzione primaria dalla cui attività scaturisce l'essere. Si può anzi dire che coscienza ed essere nascono e si sviluppano di pari passo: essi costituiscono infatti due facce speculari di uno stesso processo. L'essere scaturisce quindi dall'attività cosciente. E risulterà tanto più consistente e definito quanto più evoluta è la coscienza: sarà sfumato ed evanescente, del tutto inconsapevole di sé, negli organismi dotati soltanto di alcune elementari forme di sensitività cosciente; si porrà invece come un ente personalizzato, dotato di una specifica identità e autonomia, nell'uomo.

Questa concezione è radicalmente diversa da quelle prospettive che vorrebbero la stessa coscienza null'altro che un'immagine speculare del funzionamento integrato dei diversi centri nervosi del cervello: un mero prodotto riflesso, assolutamente ininfluente dal punto di vista causale. La coscienza viene qui intesa come un fenomeno primario, solo in parte determinato (o dipendente) dagli ordinari processi cerebrali. Tale autonomia è del tutto inspiegabile alla luce dell'attuale modello scientifico, ma essa è confermata, da una parte, dal ruolo attivo che la coscienza, in quanto facoltà mentale evolutasi al pari delle altre attitudini cognitive, svolge presumibilmente nell'esistenza degli organismi. D'altra parte, tale autonomia acquista un senso solo se accettiamo l'idea che la nostra volontà non costituisce una mera illusione. Se crediamo in tutto questo, allora l'essere - proiezione delle nostre facoltà coscienti - può venir considerato attore, e non semplice manichino in balia di fenomeni deterministici. Attore, capace di scegliere, di decidere, di assumersi responsabilità e quindi in grado di determinare, almeno in parte, gli esiti della propria esistenza.

      Astro Calisi - febbraio 2006

 

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