Le Pulci nell'Orecchio
Divulgare il metodo scientifico perché ognuno possa giudicare in modo consapevole e autonomo.
Di Riccardo Magnani - indice articoli
L'igiene nella cultura Europea e Indiana
Novembre 2020
La prima volta che andai in India nel 1980, feci tappa a Benares, oggi ha ripreso il suo nome originale di Varanasi. Questa incredibile città santa per gli Indù, abbraccia un'ansa del fiume Gange ed è meta di pellegrinaggi. La fede Induista è molto sentita dal popolo indiano e moltissimi, quando sentono avvicinarsi l'ora fatale o perché molto anziani o perché gravemente malati, prendono in affitto una piccola stanzetta sui Gats, spesso accompagnati dai loro familiari. Lì guardano il grande sacro fiume scorrere attendendo la morte. Quando arriva il momento, i parenti acquistano la legna in proporzione alle loro disponibilità economiche e al tramonto, avvolto il defunto in un bianco lenzuolo, lo mettono sulla pira e accendono il fuoco. Lo veglieranno tutta la notte. All'alba tra le ceneri fumanti dei crematori, gli addetti alle pire, raccolgono le parti dei cadaveri non completamente bruciate (di solito sono quelli più poveri che acquistano poca legna) e li gettano nel Gange. La corrente è lenta e l'acqua color cioccolato per il fango che trasporta. Le membra non perfettamente bruciate, galleggiano e si incastrano tra le barche ormeggiate vicino alla riva.
Tutto questo accade mentre al sorgere del sole, le persone scendono al fiume, chi per le abluzioni, chi per lavare il sari, chi per lavarsi i denti, immersi fino alla cintola nell'acqua approfittando certamente per espletare esigenze fisiologiche non essendoci bagni disponibili.
Devo dire che l'impatto è molto forte anche se poi, ritornandoci altre volte in epoche successive, ci ho fatto l'abitudine. Ma ricordo che quella prima volta, percorrendo le viuzze che portano ai gats, avevo notato che i bambini giocavano a piedi nudi dentro e fuori gli scarichi fognari a cielo aperto che come torrentelli scorrevano nel mezzo di queste stradine larghe non più di due metri per poi scaricarsi anche loro nel Gange. Percorrendo il dedalo di queste viuzze non mancavano vacche che ostruivano con la loro mole il passaggio, intente a divorare qualsiasi cosa avesse una vaga parvenza di cellulosa come scarti di verdure avvolte nel loro sacchetto di plastica. Ricordo molto bene che una di esse aveva appena partorito. Madre e figlio occupavano l'intera larghezza del vicolo e il sacro animale incornava chiunque volesse avvicinarsi e passare oltre.
L'assuefazione agli odori è molto rapida in India. I sensori olfattivi di noi occidentali si saturano molto rapidamente, come meccanismo difensivo e dopo qualche giorno non si fa più caso agli intensi aromi più o meno gradevoli di questo straordinario paese.
Tutto in India è esagerato. Abbiamo detto gli odori, ma anche i colori sono sempre portati all'eccesso. E poi i rumori. Con un ininterrotto suono di clacson, strumento musicale nazionale. E che dire dei sapori speziati all'inverosimile. Le folle immense che ti inglobano e trascinano verso la loro meta senza che tu possa uscirne. E i chilometri contromano in autostrada perché non esistono svincoli. Che dire dei mostruosi ingorghi stradali che si sciolgono miracolosamente quando tutti all'unisono, come cicale, danno voce ai clacson mentre qualcuno uscito dall'auto, con gesti delle mani scioglie il nodo. L'India è tutto questo. Non puoi essere indifferente nei confronti di questo paese. O lo ami o lo odi. Essendoci ritornato altre undici volte avete capito quanto mi affascina.
Chi non c'è mai stato oppure l'ha vista fermandosi alla superficie, fatica a capire. Tende a dare la colpa alla povertà, che indubbiamente esiste, alla sovrappopolazione che indubbiamente è un dato reale, ma se anche fossero in minor numero e più ricchi, l'India sarebbe la stessa perché si tratta di un fatto culturale. Loro si sentono in perfetta armonia nel mondo che vi ho descritto.
A cosa serve questo lungo preambolo? Mi sono un po' lasciato trascinare di ricordi perché il fascino che questo paese ha su di me è veramente grande, ma il vero motivo è che desideravo parlare un po' di IGIENE e mettere a confronto due culture, quella Europea e quella Indiana.
A metà del 1800 Pasteur scoprì i batteri e incominciò a studiarli. Era nata la Microbiologia. Finalmente si incominciò ad associare l'idea di malattia con gli agenti che la provocavano.
Non so chi di voi abbia mai osservato al microscopio una goccia di yogurt. Vi avviso che potrebbe essere una esperienza non molto gradevole il veder brulicare una miriade di microscopici esseri unicellulari sapendo che entreranno dentro di voi. Forme di vita invisibili ad occhio nudo entrano ed escono dal nostro corpo. Convivono nel nostro intestino in quantità inimmaginabili in un rapporto sinbiotico di reciproco interesse. Talvolta però orde barbariche di microorganismi più o meno patogeni, travolgono le nostre difese, colte impreparate, generando una lotta che nella maggioranza dei casi, per fortuna, li vede sconfitti.
Penso sia interessante raccontare un po' la storia delle sostanze antinfettive perché forse nessun'altra classe di farmaci ha contribuito così tanto alla qualità della vita umana oltre alla sua durata.
Prima però di arrivare all'uso degli antinfettivi per distruggere i microrganismi, grazie alle scoperte di Pasteur, si arrivò alla pratica che prende il suo nome: la pastorizzazione. Portando ad esempio il latte alla temperatura tra i 60 e gli 85 gradi centigradi, si ottiene la quasi totale distruzione dei batteri presenti (questo vale anche per il vino e la birra). Quelli che sopravvivono però, nel giro di pochi giorni si moltiplicano. Questo fatto non permette al latte di conservarsi a lungo. tanto più che a quell'epoca i frigoriferi non esistevano. Perché allora non alzare ulteriormente le temperature per distruggere tutti i batteri direte voi? Il problema è che nel latte sono presenti delle proteine che alle alte temperature si denaturano ovvero cambiano la loro struttura al punto di modificarne i caratteri organolettici. Con 120°c si ottiene la completa sterilizzazione del prodotto (latte UHT ovvero Ultra High Temperature) permettendo una lunga conservazione, ma come avrete notato assaggiandolo, è qualcosa di diverso dal latte fresco a causa proprio della denaturazione delle proteine.
Scoperto che i batteri popolavano anche le acque, si presero provvedimenti per potabilizzare le acque degli acquedotti. Per noi europei è normale pensare di poter bere l'acqua che esce dai rubinetti. Solo girando un po' il mondo ci si accorge che noi siamo l'eccezione. Ancora oggi nel terzo millennio, trovare paesi con acqua potabile nelle condotte pubbliche è veramente difficile.
Arrivano poi le prime vaccinazioni ma già i nostri antenati avevano notato che le persone che avevano avute certe malattie ed erano guarite, diventavano immuni. Fu Edward Jenner che nel 1796 scoprì la vaccinazione contro il flagello del vaiolo.
Prima dell'invenzione degli antibatterici, le principali cause di morte erano: infezioni intestinali, polmoniti e tubercolosi. Arrivarono poi le prime molecole chimiche antibatteriche, efficaci ma con terribili effetti collaterali. Negli anni '30 i sulfamidici, ma la vera svolta fu il primo antibiotico, la Penicillina G, scoperta per caso da Fleming. Siamo nel 1928, ma occorrerà un decennio prima di capire l'importanza della scoperta: Finalmente nel 1943, in piena guerra, gli inglesi e gli americani trovarono il modo di produrla in grandi quantità e facendola così diventare una potente arma segreta per guarire i feriti.
Purtroppo la biologia era ancora una disciplina nuova e i medici non studiavano Darwin. Si finì quindi col fare un uso eccessivo e talvolta improprio degli antibiotici (come del resto fu fatto per i DDT). Risultato? Lo sviluppo di ceppi resistenti che rendevano privi di efficacia queste eccezionali armi antibatteriche a nostra disposizione. Imparando dai nostri errori oggi si fa un uso più mirato di queste sostanze, ma ciò non toglie che per certe malattie siamo rimasti con solo un paio di prodotti efficaci.
E qui arriviamo al dunque. Il processo biologico che porta alla formazione di ceppi resistenti è basato sul fatto che una "colonia" di batteri della stessa specie che apparentemente appaiono tutti uguali tra loro, in realtà non lo sono. Infatti gli individui che costituiscono una specie vivente, nei confronti di una qualsiasi loro caratteristica, si distribuiscono sempre secondo una curva a campana chiamata Gaussiana. Mi spiego meglio usando l'esempio dei probiotici.
Molte persone pensano che mangiare lo yogurt sia salutare perché i lattobacilli arrivano ad aiutare la flora batterica intestinale. Purtroppo questo non avviene perché l'acidità dello stomaco è così elevata che, nonostante questi microrganismi siano acidofili, non ne escono vivi.
Per ovviare a questo problema alcune aziende hanno brevettato dei batteri resistenti al passaggio nello stomaco. Spiegato in modo semplice per ottenere questi ceppi resistenti si prendono dei lattobacilli. Si coltivano in un ambiente un po' più acido di quello a loro ideale. Moltissimi moriranno, ma alcuni sopravvivono essendo per caso più resistenti all'acido. Facendo moltiplicare i pochi sopravvissuti in un ambiente ancora più acido, andremo a selezionare ancora i più resistenti e poi si continua fino ad ottenere un ceppo batterico che non esisteva prima, resistente all'acidità dello stomaco.
Questa incredibile capacità degli esseri viventi di adattarsi all'ambiente non è altro che il principio su cui si basa l'evoluzione Darwiniana. Questo grazie al fatto che gli individui della stessa specie sono tutti un po' diversi l'uno dall'altro. In questo caso, dato che l'evoluzione non segue delle linee decise a priori ma percorsi casuali, siamo interventi dandole un indirizzo acidofilo perché a noi interessava quello.
Spiegazione della figura. Come si distribuisce la popolazione in relazione alla resistenza in ambiente acido. Supponiamo che i meno bravi geneticamente a resistere nella prima figura sono il 15%. Gli altri sopravvivono. Prendiamo i sopravvissuti e li mettiamo in ambiente ancora più acido. Qui teniamo solo i sopravvissuti e ripetiamo l'operazione fino ad ottenere quelli che vogliamo.
Tornando agli antibiotici il meccanismo selettivo è il medesimo ma qui la selezione avviene a favore di chi possiede una maggiore capacità di resistenza a quel farmaco. Il problema è che l'uso di antibiotici a largo spettro d'azione ovvero non specifici come le tetracicline per la malattia che dobbiamo curare, non solo seleziona le caratteristiche di resistenza per quel batterio, ma agisce su tutti i batteri più o meno patogeni che vivono dentro di noi inducendo resistenza a quel prodotto.
Questo assioma dell'evoluzione stenta però ad entrare nella comune comprensione così abbiamo fatto i medesimi errori con gli insetticidi, con l'uso di potenti colluttori, e addirittura la stupidità di aggiungere i disinfettanti per lavatrice quando è risaputo che i tensioattivi (ovvero i detergenti) contenuti nel detersivo hanno già una azione antisettica. Nessuno di questi prodotti distrugge l'intera popolazione batterica e se anche solo uno su mille sopravvive perché nato geneticamente resistente, al prossimo giro potrebbe farcela pagare.
Perché dunque siamo partiti dall'India? Lì cosa succede? Come vi ho detto le più elementari norme igieniche non fanno parte della loro cultura, quindi?
La mortalità infantile in Italia nel primo anno di vita è di 3/1000, in India è del 30/1000. Notate che purtroppo la legge della selezione naturale vale anche qui. Il principio Darwiniano non cambia di una virgola. Soltanto che qui i ruoli si invertono: sono i batteri a selezionare gli esseri umani per arrivare al risultato che vi ho descritto prima: ad esempio lavarsi i denti nel Gange senza problemi.
Riccardo Magnani
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