Le Pulci nell'Orecchio
Divulgare il metodo scientifico perché ognuno possa giudicare in modo consapevole e autonomo.
Di Riccardo Magnani - indice articoli
Come ti scopro l'America
Luglio 2020
«Faber est suae quisque fortunae»
«Ciascuno è artefice del proprio destino».
La monarchia spagnola fino allo spirare del XVIII secolo, custodì con estrema gelosia i propri archivi contro la curiosità di chiunque, senza distinzione né di meriti né di nazione. In mezzo a questa montagna di documenti sono rimaste sepolte per oltre tre secoli tutte le carte riguardanti la conquista del nuovo mondo.
È uno strano caso quello di Cristoforo Colombo. Un personaggio con molte sfaccettature. Per descrivere il suo aspetto fisico si possono guardare i molteplici busti e dipinti che lo ritraggono, ma preferisco usare le parole del figlio Ferdinando che così lo descrive: Uomo di mediocre statura, di volto lungo e di guance un poco alte. Un naso aquilino cerulei gli occhi, bianco e rubicondo il volto. Ebbe nella sua giovinezza biondi i capelli, che a trent'anni, tutti, per gravi pensieri e le patite vicende, gli divennero bianchi.
Ostinato nel continuare a credere in quel suo sogno di raggiungere le Indie andando verso ovest e non verso est circumnavigando l'Africa come i portoghesi stavano tentando di fare. Un personaggio Italiano? Come nascita certamente, vede la luce a Cogoleto riviera del ponente ligure. Ma divenuto famoso rifiuterà la sua italianità e si firmerà sempre Cristobal Colon. Morirà senza capire che quelle terre non erano la Cina o l'India o il Giappone (anche se fece di tutto per scacciare qualche dubbio che gli era venuto) e neppure si può dire che scoprì l'America che infatti prese il nome da Amerigo Vespucci. Lui non ne ha colpa diretta ma come effetto collaterale in seguito alla sua scoperta si arrivò in pochi anni al completo sterminio degli indigeni delle isole, ma il nome che diede loro Colombo: Indiani, rimase, ironia della sorte, a sottolineare uno tra i tanti errori commessi. La cucina italiana gli deve invece molto. Che saremmo oggi senza patate, pomodori, mais ecc.
C'è tanto da dire su questo strano eroe. Come al solito andiamo con calma.
Per realizzare una grande impresa ci devono essere tutte le condizioni al contorno che la rendano fattibile. Intendo dire che si stava facendo un uso sempre più frequente e meglio inteso della bussola (inventata in India, passata ai cinesi per poi arrivare anche in Europa). Unita all'Astrolabio e alle tavole ben calcolate sull'altezza del Sole si iniziò a misurare una delle due coordinate in modo abbastanza preciso, la latitudine, e poter quindi allontanarsi dalle coste e navigare in alto mare. Per la longitudine calcolata con pari precisione occorrono gli orologi e bisognerà attendere altri due secoli.
Dunque Colombo non va molto a scuola. I suoi studi sono limitati anche dalla condizione economica della famiglia. Si interessa molto della geografia e cosmografia. A quell'epoca si sapeva benissimo che la terra era una sfera. Lo si sapeva dal IV secolo a.C. quando Eratostene da Cirene la calcolò con un'altissima precisione per quei tempi usando un semplicissimo calcolo geometrico. Dunque Colombo conosceva i suoi scritti, sapeva a che risultati era arrivato, ma la sua idea fissa lo portò ad ignorare il vero valore della circonferenza terrestre. Se avesse studiato meglio la geometria avrebbe capito che il calcolo fatto da Eratostene era l'unico che poteva dare una simile precisione. Colombo più che nella scienza crede nella supremazia della fede che lo porta a una cattiva interpretazione di un libro apocrifo che i Greci chiamano L'Apocalisse di Esdra. Lui voleva andare verso occidente per arrivare in Cina e in India. Ma la terra per Eratostene è 4 volte più grande di quello che avrebbe voluto Colombo, quindi ecco preferire i calcoli errati di Marino di Tiro perché più consoni col suo progetto. Altro clamoroso errore il credere ch le terre emerse fossero 80% della superficie, così ovunque si andasse avrebbe incontrato terre. Nella realtà sono circa il 30%.
Tutti questi clamorosi errori fanno dell'Ammiraglio un uomo ancora appartenente al Medioevo e solo nel suo slancio di scoperta indicando l'ovest come direzione appare più simile ad un uomo rinascimentale. Acquistare nuovi feudi per le ricchezze che contengono e convertire anime di selvaggi al cattolicesimo fanno anch'esse parte di un residuo medioevale.
Dunque bisogna anche dire che se avesse accettata l'esatta circonferenza della Terra di Eratostene non sarebbe mai partito. Attraversare l'Oceano Atlantico più il Pacifico più l'America che non si sapeva trovarsi proprio lì a fagiolo, era assolutamente impossibile con quelle barchette.
Stabilita la sua residenza in Portogallo, si sposa con Felipa Mognitz, povera ma bella e nobile, dalla quale avrà il figlio Diego.
Da qui incomincia a perorare la sua causa: andare in India navigando a ovest. Ma il Portogallo è impegnato nell'esplorazione della costa Africana occidentale alla ricerca di un passaggio verso l'oceano Indiano per poterla circumnavigare. Una rotta che sai dove ti porta non come quella di Colombo che va verso l'ignoto. Si rivolge poi ai suoi compatrioti genovesi. Ma la mentalità pratica mercantile della città marinara preferisce investire in imprese sicure. La gloria non interessa e scucire soldi "al buio" non è proprio nella loro indole.
Nel frattempo i portoghesi arrivano al capo di Buona Speranza, l'Africa si può aggirare e Colombo perde uno dei suoi punti di forza. Ma non demorde e torna all'attacco del re del Portogallo. Esasperato dall'insistenza di Colombo per questa proposta, convoca un gruppo di esperti che deve stabilire la fattibilità dell'impresa. Ma il vero nocciolo della questione sono le concessioni che i Re devono fare a Colombo. Troppo esose le sue richieste. Chiusa la trattativa, Colombo fugge dal Portogallo di nascosto braccato dai suoi creditori e va in Spagna. Prima però si reca a Genova dove gli ripetono NO e a Venezia Idem. È ridotto in miseria al punto di chiedere al convento di Santa Maria della Rabida pane e acqua per sé e per il figliolo Diego. Raccontata la storia della sua vita e le sue aspirazioni al guardiano del convento, quest'ultimo, che conosce personalmente il confessore della regina, riesce a ottenere un colloquio per Colombo con i Sovrani Cattolici, Isabella di Castiglia e Ferdinando di Aragona. A quell'epoca oltre alle conquiste territoriali era importante per questi due sovrani ottenere la conversione del maggior numero di anime. Siamo nel 1485. Felipa muore. Il figlioletto Diego viene lasciato al convento per 5 anni! Viene convocato il consiglio di Salamanca per esprimere un giudizio sull'impresa. I sovrani non si sbilanciano ma Ferdinando non si convince, Colombo non sembra andargli a genio. Allora l'esasperato Cristoforo manda suo fratello Bartolomeo dal re di Inghilterra per sentire se lì c'è interesse per la missione, ma durante il viaggio, assalito dai corsari, viene spogliato di tutto col resto della ciurma. Per recuperare un po' di denaro il fratello si mette a costruire mappamondi e carte geografiche tutte naturalmente sbagliate. Enrico VII è quasi convinto, ma in quel tempo l'Inghilterra non era ancora una potenza navale. Nel frattempo la situazione in Spagna evolve e la guerra per riconquistare il sud in mano mussulmana è quasi finita. Colombo sta uscendo di senno. Per fortuna c'è una donna, la bella Beatrice Enriquez che lo conforta col suo amore e con un figlio, Ferdinando, amato come Diego quello legittimo della moglie. Stufo di sentire rifiuti dimostra il suo patriottismo verso la Spagna partecipando come soldato ad una battaglia contro i Mori. Comunque quando ormai è sull'orlo di una crisi di nervi, viene ricevuto ancora dai sovrani cattolici che gli comunicano avere le casse dello stato vuote a causa della guerra. Colombo gioca un'ultima carta rivolgendosi a due ricchissimi privati che però non accettano.
Sempre più deluso per il tempo che passa senza alcuna certezza e quasi sull'orlo della pazzia, prende la decisione di lasciare la Spagna e di tentare col re di Francia. Nel caso di un altro rifiuto sarebbe andato in Inghilterra. Ma il frate Perez suo amico che gli aveva tenuto il figlio Diego per 5 anni e amico dell'ex confessore della regina decide di intervenire presso Isabella e la convince. Lei stessa manda del denaro a Colombo perché si presenti alle loro maestà con abiti decenti.
In quei giorni Granata, ultimo baluardo dei Mori, si arrende. La Spagna è di nuovo tutta cattolica. Anche le nuove trattative falliscono perché Colombo alza il prezzo delle sue condizioni. Ci vuole l'intervento di Luigi dell'Angelo, un grande amico della regina, che con "calde parole" la convince al punto che lei stessa aggiungerà gioielli personali al poco denaro disponibile per l'impresa a causa della lunga guerra coi mori.
Finalmente si parte. A Palos Colombo arriva a metà del mese di maggio per controllare i preparativi. Diamo una occhiata alle navi. L'ammiraglia sulla quale salì Colombo si chiamava Santa Maria. Era la più grande ed aveva vele quadre. L'unica ad avere il ponte. L'altra, la Pinta, molto più piccola, aveva anche lei vele quadre ed era comandata da Martino Alonzo Pinzon. L'ultima, la Nina, era ancora più piccola con vela latina. Comandante il fratello di Pinzon. Decisamente una flotta poco adatta ad attraversare un oceano. In totale 120 persone delle quali 90 marinai.
Venerdì 3 agosto 1492 Colombo dispiega le vele per raggiungere le isole Canarie. Questa deviazione verso sud è necessaria per avere venti favorevoli ad una navigazione verso occidente. In realtà per incontrare gli alisei dovrebbe scendere più a sud ma forse non lo sa. Comunque il 9 agosto si rompe il timone della Pinta per negligenza di un marinaio che non vorrebbe proseguire. Il 12 agosto arriva alle Canarie mentre il vulcano Pico della Teida è in eruzione. Il 7 settembre riparte con rotta ovest. Naturalmente si prende una seria di bonacce (assenza di vento) per l'errore sulla presenza degli alisei.
Nel frattempo viene a sapere che tre caravelle da guerra portoghesi incrociano in quella zona con l'ordine di catturarlo. Dal 9 settembre, conoscendo le paure che aleggiano sugli equipaggi non avvezzi ad inoltrarsi nello sconosciuto oceano, Colombo usa l'astuzia di tenere due registri: in quello accessibile a tutti annotava il percorso fatto togliendone un terzo, in quello segreto la strada realmente fatta affinché i marinai non si spaventassero sapendo quanto erano lontani dalla terra. Gli altri due comandanti non erano in grado di stimare questi calcoli essendo sempre stati abilissimi nel costeggiare la terra.
Il 13 settembre Colombo annota per la prima volta una variazione dell'ago calamitato della bussola.
Il 17 settembre i marinai cominciano a rattristarsi ma l'ammiraglio crede di vedere segni di terra vicina dalla presenza di uccelli e dalle erbe galleggianti sulle acque. In questi giorni il malcontento dei marinai aumenta. Il 10 ottobre i marinai in rivolta non vogliono più andare avanti ma Colombo con dignità e fermezza riesce a prendere ancora un po' di tempo. Capisce che se non avvistano entro un paio di giorni la terra, la sua vita sarà in serio pericolo. Ma il nocchiero ligure ha fortuna e il 12 ottobre sbarca su un'isola che lui chiamerà San Salvador. Nei giorni successivi scopre Cuba che egli immagina potrebbe essere sia la più grande delle isole Giapponesi oppure sia parte del continente e non un'isola. Qualche dubbio al caro Cristoforo non può non essere venuto riguardo al fatto che quella non fosse la Cina e tantomeno il Giappone. Quegli indigeni, le cui conoscenze tecnologiche erano più che primitive, che andavano in giro nudi, come potevano essere quel popolo del Gran Kan che aveva conquistato tutta l'Asia? Ma Colombo è tosto e piuttosto che smentire sé stesso smentisce la realtà.
La bramosia dell'oro prende tutti, Colombo compreso, vedendo i monili con cui si adornano gli indigeni appunto lavorati con quel metallo e scambiano perline di vetro e campanellini in cambio di tutto l'oro che riescono a consegnare.
Il 24 dicembre la Santa Maria urta una secca e fa naufragio. L'ammiraglio e i suoi marinai passano sulla Nina. Col legname recuperato dalla Santa Maria mezza affondata, costruisce un fortino a guardia del quale lascia una parte della sua gente con viveri, armi e tutto quello che avevano bisogno per sussistenza e difesa. Il 16 gennaio Colombo riparte per la Spagna. Una terribile tempesta nel mare delle Azzorre, separa le due navi rimaste. Colombo dispera di sopravvivere così mette tutte le carte con le informazioni che testimoniano la sua scoperta in un barile che poi sigilla con la pece e lo getta in mare. Ma anche questa volta se la cava. Arriva nel porto di Palos il 15 marzo 1493. Pinzon con l'altra nave arriva invece nel porto di Galizia per morire dopo pochi giorni.
Da Palos a Barcellona, dove alloggiavano i sovrani, fu un tripudio di folla per Colombo che portava con sé un certo numero di "indiani" con i loro vestiti tradizionali e alcuni marinai con "vassoi contenenti gioie, perle ed altre cose rarissime". I sovrani lo accolsero con tutti gli onori e gli fu concesso di inserire nel suo stemma di famiglia i simboli dei due regni di Leone e di Castiglia. Da quel momento il nome col quale si firmò sempre fu Cristobal Colon.
Per il secondo viaggio ci fu una corsa al" vengo anch'io". Oltre ai due fratelli di Colombo, 17 navi, cariche di Ricchi signori, nobili, ministri, militari, tutti convinti di poter fare incetta di beni preziosi e magari di avere un feudo loro da governare.
Partenza 25 settembre 1493 da Cadice. Arrivato nelle Antille, Colombo dichiara che se avesse i viveri sufficienti proseguirebbe il viaggio verso l'India, a dimostrazione che aveva scacciato ogni dubbio che quella non fosse l'Asia. Per sua fortuna non mise in pratica il suo progetto.
Ma intanto intorno a Colombo germogliano molti elementi sediziosi suoi acerrimi nemici e con grande credito presso i sovrani. Primo tra tutti il Fonseca, presidente del consiglio delle Indie, persuase Re Ferdinando di inviare un ufficiale della corte per verificare quello che succedeva. Colombo decide di giustificarsi di persona tornando in Spagna. Parte il 10 marzo 1496 con 30 Indiani. Si ferma a Guadalupa dove deve combattere con gli antropofagi che la abitano, Tornato in Spagna e ricevuto a corte tutto sembra appianarsi. Riavuta la fiducia dei sovrani, Colombo chiede di fare un ulteriore viaggio ma di tipo esplorativo. Gli viene concesso, ma Giovanni di Fonseca, arcidiacono di Siviglia, sicuramente geloso dei favori concessi a Colombo dai sovrani, si adopera con ogni mezzo, false relazioni, maligni consigli per metterlo in cattiva luce. Comunque, vinti tutti gli ostacoli, il 30 maggio del 1498 con 6 navi Colombo riparte. Solito scalo alle Canarie poi divide la flotta in 3 navi che andranno direttamente ad Haiti, mentre le altre tre sotto il suo comando volgono a sud. Ma un attacco di gotta fortissimo accompagnato da febbri violente lo obbliga a fermarsi alle isole di Capo Verde. Da lì ripartito raggiunge per la prima volta la terra ferma il giorno 5 agosto 1498. Da lì raggiunge Haiti. L'isola è in uno stato di estrema confusione. La torma di quegli indisciplinati e avidi avventurieri si era rivoltata contro il fratello Bartolomeo che li aveva scacciati sulle montagne. Colombo cerca di sedare la guerra civile in atto. Riesce a trovare un accordo: i ribelli si imbarcheranno tutti per la Spagna. Al momento però di farlo si rifiutano. Le notizie della rivolta giungono ai sovrani di Spagna i quali inviano Francesco di Bovadilla con poteri speciali. Appena arrivato a Santo Domingo, prende il potere e fa arrestare Colombo e i suoi fratelli liberando invece i sediziosi. Portati in Spagna coi ferri ai piedi vengono, dopo molte spiegazioni, graziati dalle loro maestà.
A Colombo viene offerta la possibilità di un quarto viaggio, anche se vecchio e gravemente malato.
Parte da Cadice con 4 navi l'11 maggio 1502. Arrivato a Ispaniola manda a terra un ufficiale per chiedere di cambiare una nave che è molto conciata e naviga male. Ma il governatore che ha sostituito Bovadilla non è meno avverso a Colombo e gli rifiuta il favore. Ma mentre il tiranno Bovadilla e il gruppo dei ribelli parte per la Spagna, scoppia una tempesta che affonda quasi tutta la flotta con il loro carico di odio verso Colombo.
Ripreso il mare Colombo costeggia per un lungo tratto la costa del Messico ovvero la terra ferma come desiderava. Purtroppo nella località di Veragna scoppia una guerra tra indigeni e Spagnoli con massacri da entrambe le parti.
Sulla via del ritorno verso Ispagnola perde due navi e le altre due rischiano l'affondamento sulla costa della Giamaica. Non potendo muoverle manda delle scialuppe dal governatore Osvaldo successore di Bovadilla ma come sappiamo egualmente nemico di Colon. Risultato? Nessun aiuto. Ora io non conosco dati statistici sulla percentuale di navi che in una simile traversata solitamente affondavano. Certo che Colombo ce la sta mettendo tutta per vincere il premio dell'ammiraglio più sfigato. Per un anno intero viene lasciato là, gravemente malato, sopportando l'ira degli indigeni (che ormai si erano fatti un'idea del carattere degli spagnoli) e persino la fame. Finalmente ai pochi amici di Colombo rimasti, viene dato il permesso di andare a soccorrerlo. Ritornò in Spagna nel novembre del 1504 dove apprende con immenso dolore della morte della regina Isabella.
Gli ultimi anni della sua vita furono un calvario di infermità e malinconia. Negletto da tutti, con gli affari in disordine dopo che il Bovadilla si era impossessato di tutti i suoi averi nel nuovo mondo:
Nulla io ricevo delle rendite che mi sono dovute e vivo di prestiti... Non posseggo in Spagna un tetto dove ricoverare il mio corpo. Se voglio mangiare o dormire devo andare all'osteria e il più delle volte non ho da pagare il conto. (da una lettera al figlio Diego)
Fredda indifferenza del re Ferdinando veniva offerta alle proteste di Colombo di essere reintegrato nei suoi titoli o alle istanze promosse in suo favore dai figli e dal fratello. Anche Amerigo Vespucci volle intervenire ma senza risultato.
Cristoforo Colombo muore all'età di 71 anni. Il 20 maggio 1506. Era finito il Medioevo e da quel bozzolo, la farfalla del Rinascimento stava aprendo le ali.
Le informazioni qui riportate sono state selezionate dal libro:
Narrazione dei quattro viaggi intrapresi da Cristoforo Colombo per la scoperta del nuovo continente dal 1492 al 1504. Corredata da varie lettere e documenti inediti estratti dagli archivi della monarchia spagnola e pubblicati per la prima volta da Don M. F. di Navarrete. Prato: Tipografia Giachetti, 1840.
Riccardo Magnani
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