La Riflessione Indice
Che cosa è l'arte?
Di Antonio Pilato - Gennaio 2013
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Che cosa è l'arte? Introduzione all’estetica di Benedetto Croce
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Il Vangelo Rivoluzionario dell’Arte Pura. Entro lo spirito di B. Croce
Il Vangelo Rivoluzionario dell’Arte Pura
Entro lo spirito di Benedetto Croce
Il messaggio lirico o come si usa comunemente dire il contenuto lirico di un’opera d’arte è il sentimento dell’artista, non in quanto uomo ma dell'uomo in arte.
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Le immagini suggestive sono spesso vuote di contenuto.
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Per i futuristi l’arte non è rappresentazione di ricordi e di oggetti non più presenti nel tempo o anche di quelli presenti, che suscitano felicità, gioia, tenerezza ecc. ma arte vuol dire azione, aggressione, penetrazione, realtà brutale (vedi Marinetti). Col futurismo si è quindi lontano dall’arte di visione.
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Il bambino mostra in piccolo ciò che in avvenire sarà da grande (così è per l’arte la manifestazione dell’inclinazione naturale).
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L’artista intuisce soltanto, e l’intuizione è la prima forma della coscienza-conoscenza teoretica pura. Il filosofo invece riflette, e la riflessione o filosofia è la seconda forma teoretica della conoscenza, conoscenza per concetti.
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Dapprima davanti alle opere artistiche si sono soffermati curiosi, commercianti, collezionisti incapaci di intendere con serietà l’arte, ora devono essere i filosofi.
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L’arte non è effetto, estensione, ma manifestazione, rappresentazione dell’intuizione.
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I futuristi, soprattutto del secondo periodo, esaltano le origini dell’impulso e della intuizione.
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I futuristi si pongono il problema di abbandonare in pittura il quadro tradizionale, in scultura la statua, in architettura il casamento per arrivare, senza mezzi termini, alle forme della pura sensibilità.
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Il futurismo si propone la creazione di un nuovo oggetto.
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I futuristi dicono: prima di noi l’arte fu ricordo, rievocazione dolorosa di un oggetto andato perduto nel tempo, oggi l’arte è aggressione, creazione.
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Intuizione = conoscenza intuitiva o soggettiva, immagine o fantasma, indistinzione fra realtà ed irrealtà (la vera sorgente inesauribile di immagini artistiche).
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L’intuizione è separata dal concetto anche se lo implica. Il concetto è conoscenza riflessa, distinzione critica fra realtà e irrealtà, pensiero logico, secondo momento dell’attività teoretica pura dello spirito universale.
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L’intuizione è anche diversa dalla sensazione. Nella sensazione lo spirito subisce un’azione esterna; nell’intuizione lo spirito agisce.
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Ogni fatto fisico, è irreale, perché soggetto a mutamento: l’arte, invece, è intuizione ed è quindi spirituale, libera ed immutabile.
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Il contenuto dell’arte é il sentimento, ed esso non può esaurirsi nell’aspetto esteriore. Croce critica tutti coloro che guardano l’arte con l’occhio esteriore, e sostiene che essa si ascolta e si guarda con il sentimento.
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Gli artisti, a differenza degli uomini e scrittori comuni, devono necessariamente esprimersi con un linguaggio limpido, senza parole superflue né parole mancanti, con ritmo ed intonazione adeguati.
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La pittura è l’arte dei colori e delle forme, liberamente concepite, ed è anche un atto di creazione e, contrariamente a ciò che si dice dell’architettura, irrazionale, perché ha il predominio di fantasia ed immaginazione, cioè poesia.
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Licini aggiunge contro i religiosi che considerano decorativo l’astrattismo: “dicono i preti che io faccio della pittura cerebrale. Che cosa dovremmo fare? La pittura intestinale? Anche la loro pittura è una pittura cerebrale: se la nostra pittura è decorativa, la loro è scenografica, fotografica e grottesca.
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Liberare le forme dall’oggetto, liberare i colori dall’oggetto vuol dire fare arte. - Nell’arte l’irrazionale ha più valore del razionale? Ma cosa è il razionale se non il complesso delle norme imposte, per agire su chi le rispetta?
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Cos’ è arte, in una parola? L’arte è un mistero.
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Lucio Fontana, fin dalle prime opere esposte si muove sempre con libertà, senza rinnegare l’impulso, la spinta irrazionale da cui si sviluppa la sua fantasia.
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Magnelli sostiene: l’invenzione della forma è indipendente dagli aspetti esterni della natura. Qual è la conseguenza? Che l’artista crea come Dio e diversamente da Dio.
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Il vero artista tende ad una realtà personale del colore.
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Nel Futurismo l’opera d’arte non si guarda più come pura bellezza, ma anche come fatto psichico. Si guarda la rispondenza della rappresentazione con l’artista. Si va al di là, finché si può, della singola opera: come lo slancio, la tensione, il continuo sperimentare con trovate anche inedite. Da questo punto di vista Farfa rappresenta una proposta tipica.
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Un artista per essere veramente tale deve avere una sua voce.
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L’essenzialità non deve mai cadere nella stilizzazione formale, che è un limite negativo della pittura.
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Nel Futurismo il quadro da contemplare come visione non ha più senso, perché non è l’immagine ad avere valore, ma il rapporto dei ritmi con l’ambiente fisico, con gli spazi dell’architettura viva e quindi spesso in movimento.
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Renzo Vespignani tende alla spettralità esistenziale profondamente sentita nella corrosione della sostanza . Da qui il bisogno di abbandonarsi non tanto al colore, ma alla grafia tesa, muovendo i fuochi compositivi, in modo da dare alle immagini spazialità inquietanti.
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Libertà di linguaggio, invenzione ed urgenza espressiva sono le note dominanti sotto gli stimoli del dramma umano.
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Coi colori ripuliti da ogni residuo tonale Garau si evolve dal geometrico al segno e al colore più impulsivi, informi, sotto spinte irrazionali.
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Qualche pittore può essere un abile illustratore di immagini, ma finché non inventa un linguaggio nuovo non è artista.
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Il legame a certe tradizioni a volte anche subite ed il predominio dei contenuti frenano spesso la libertà creativa della forma.
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Un vero artista tende ad una realtà personale del colore.
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In R. Guttuso è stata sempre chiara la necessità di comunicare con aggressiva immediatezza al più vasto pubblico. Così egli afferma: “ il vero pittore si butta nella vita, perché questo è il campo dei suoi mezzi di azione. E’ a questo contatto che il suo destino di uomo diventa pittura”.
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Un artista deve essere originale, e per farlo deve inventare le forme, potenziando e realizzando sempre la ricerca senza mai arrestarsi ai risultati compiacenti, raggiunti con l’esperienza, e deve anche servirsi di tutti i mezzi della tecnica espressiva.
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Un vero artista, non deve essere solo bravo meccanico del colore, ma soprattutto deve dire qualcosa, e per farlo deve inventare una forma con l’aiuto del suo sentimento assolutamente libero da condizionamenti accademici e modi comuni del giudicare il bello.
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L‘arte deve essere il vangelo del presente, passando da rappresentazione a formazione, mediante un impegno morale di partecipazione alla vita politica, economica, sociale e culturale del presente.
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L’artista ha il compito umano e sociale di comunicare, collaborare con altri artisti. Questa regola non si è mai tradotta nella realtà, perché in ogni tempo ogni artista segue la sua voce personale.
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Realismo e naturalismo a confronto: il realismo nasce dalla esigenza interiore dell’artista di cambiare la natura e reinventare le sue leggi, non imita le apparenze di essa; il naturalismo interpreta la natura servendosi delle stesse leggi che la determinano, imita la natura.
Guttuso, figura più rappresentativa del realismo pittorico, si distingue da tutti gli altri per la carica di vitalità espressiva. In lui il realismo nasce dal bisogno di rappresentare il dramma dell’umanità oppressa. Guttuso tende a ricostruire la realtà stessa con una oggettività resa soggettiva dalla coscienza critica, dalla profonda partecipazione affettiva e mentale. E’ questo il momento per Guttuso di piena libertà di linguaggio, invenzione, fantasia, urgenza espressiva e mentale. -
La scultura di Fontana nasce dall’estro imprevisto, che supera ogni regola precostituita.
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Il quadro in sé, da contemplare come visione, non ha più senso, perché non è l’immagine ad aver valore, ma il rapporto dei ritmi con l’ambiente fisico, con gli spazi, dell’architettura viva, e quindi spesso in movimento.
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In Soldati l’istinto è filtrato dalla lucidità mentale, quindi critica e maturata negli anni.
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Nel gruppo degli astrattisti italiani, il lirico più sottile, più estroso, che rivela come la geometria può diventare sentimento è Osvaldo Licini.
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Ci sono artisti che amano il silenzio, la pausa, la risonanza interiore.
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L’intransigenza morale porta al rigore, alla misura, all’ invenzione dei rapporti.
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Luigi Veronesi fu il primo tra gli italiani a rappresentare un’arte non figurativa. Egli aderisce all’astrattismo grafico, dove l’astratto non è più puro lirismo, ma progetto di forme geometriche: grafica, arte, industria.
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Reggiani mira costantemente ad una realtà personale del colore.
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L’arte è evocazione delle gioie, ma soprattutto delle sofferenze interiori in forma lirica, cioè di colori, linee e forme.
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Melotti. Il colore non è l’olio, la tempera o l’acquarello, perché la plastica armonia dello spazio è indifferente al gesso, al marmo o al bronzo. Il modo di occupare lo spazio d’una colonna dorica non varia se sostituiamo al marmo il gesso truccato.
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Un artista è originale quando si esprime con la propria voce.
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Gli artisti esprimono pienamente e con disinvoltura certi complessi stati d’animo.
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Nessuna scienza può essere separata da altre scienze, perché nessuna scienza nasce da sola, né può cibarsi dei soli elementi che la compongono. Così un artista non può essere preparato solo di arte, né uno scienziato solo di scienza, ma l’uno e l’altro devono avere alla base della loro cultura preminente altre conoscenze.
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Differenza tra istinto ed intuizione: L’istinto è cecità assoluta del pensiero perché assolutamente distinto dall’ intelletto e ragione, è tutto incoscienza. Esso è materiale, presente come facoltà superiore e motoria negli animali, e si rivela come movimento per fame, dolore e difesa. L’intuizione è invece visione, percezione interiore, ad es.: intuire me che scrivo e che ballo, mentre invece sto seduto e leggo. L’intuizione è indifferenza di ciò che può essere reale o irreale, perché immagine o fantasma, che nasce spontaneamente nella nostra mente, indistinzione di realtà e irrealtà, prima forma teoretica pura della conoscenza soggettiva, che ancora non si chiede la distinzione fra vero e falso. L’intuizione precede la conoscenza intellettuale, perché è ancora immagine e sentimento, spontaneità. Per questo tutti i filosofi idealisti, soprattutto B. Croce, la definiscono, diversamente dall’istinto e dalla conoscenza oggettiva, estetica o arte pura. L’artista, per concludere, quando intuisce, percepisce un’immagine che si matura indipendentemente alla sua volontà e quanto risulta più complessa ed evidente in tutte le sue particolarità, e la sa comunicare coi colori, che sono sempre a suo servizio, tanto più ha valore assoluto di arte.
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A sua volta l’intuizione differisce dal concetto. Il concetto è conoscenza oggettiva, univerale, quindi scientifica, perché prodotta dall’attività dell’intelletto, distinzione fra realtà ed irrealtà, fra vero e falso.
* La mia non è una pittura di visione, di arredamento, di preziosismo tecnico-coloristico, ma pura rappresentazione lirica dello stato d’animo, degli affetti attraverso linee, colori e forma.
Accostamento a Bruno Caruso. Rivela nel suo genere pittorico un valore soprattutto grafico, con l’abilità della mano che domina il segno, che ha fatto sentire subito la sua voce di spettrale inquietudine metafisica.
Vedi anche Ben Shahn -
Linee, colori e forme sono da tenere particolarmente presenti per una pittura moderna.
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Birolli sostiene di essere né astratto né concreto, e di essersi sviluppato con la coscienza critica secondo cui ogni immagine deve essere atta a risolvere il dramma esistenziale, con il contino intervento della mente per l’aspetto lirico, perseguito come necessità nel segno pittorico.
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Il colore deve possedere un valore emotivo.
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Gli elementi essenziali alla base della pittura di Afro sono : emozione, controllo intellettuale , inventiva fantastica.
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Il centro focale della pittura contemporanea non è fisso ma si muove sempre, quindi non vi è centro.
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Il cubismo e lo stesso Picasso danno esempio di libertà compositiva e coloristica.
Quando io dipingo, mi tuffo dentro la tela, per esprimere liberamente coi colori, le linee e la forma tutta la mia rabbia emotiva, lirica, contro la vessazione politica, economica, sociale e culturale dell’uomo sull’uomo, controllata dall’intelletto sempre vigile nella costruzione strutturale di tutta l’immagine. -
Ogni opera di qualunque grande artista va giudicata per quello che oggettivamente dice, ossia per le argomentazioni e problematiche di cui si serve, e non per le vicissitudini esistenziali che ne possono stare alla base.
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Dioniso. il Dio dell’ebbrezza, della gioia, del canto, che ride, che danza . Il Dio che incarna il si alla vita.
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Il senso simbolico dei colori: il rosso al fuoco e al sangue; il nero alla notte, al problema insolubile, al dramma dell’incertezza; Il bianco alla solarità.
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E’ artista chi vive dentro di sé sentimenti travolgenti.
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Il valore dell’arte sta nell’adattare spiritualmente un tema noto a simbolo universale, e nel lasciare intuire nel tema originale tutto un mondo di pensiero profondo di potenza e bellezza. Nietzsche.
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Il colore non è soltanto l’olio, l’acquarello, l’acrilico, l’inchiostro ecc, ma ogni altro elemento come l’ universo che è costituito di tutti i colori e splende in tutta la sua assoluta armonia e bellezza.
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Umberto Milani ha la prima formazione nell’ambiente di Brera, ma senza maestri in senso continuato: ha occasione di incontrarsi in corsi serali e nello studio.
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Scanavino
La coscienza dei limiti dell’uomo moderno porta al senso di colpa, alla angoscia indefinita, nelle sue composizioni esiste sempre una massa che incombe, che resta sospesa. Il nero e il grigio diventano presenze. Sui contenuti espressivi di Scanavino hanno inciso le letture di Kafka ed il pensiero do Kierkegaard. La sua è un’arte non di istinto, di getto, ma diventa elaborazione, di premesse meditate al di là delle pareti dello studio: in conclusione la sua pittura nasce da una elaborazione lunga, interiore, dove interviene il controllo critico. Il mondo di Scanavino è scuro e aggressivo. -
Cesare Romiti, bolognese, predilige il segno, che però non si distacca dal colore dei campi. Questo artista, come Modigliani, ama stare appartato, schivo: temperamento introverso. Si distingue da tutti gli artisti per una singolare concezione semantica.
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Tancredi aderisce al movimento spaziale all’Accademia di Venezia, ma può considerarsi autodidatta. Si affida in pittura alla libertà , all’estro, al ritmo, mai calcolato, sempre al di là di ogni rigore precostituito.
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In Pavarelli il colore è grasso , corposo: spesso si castiga nei grigi più chiari e scuri. Il merito di governare non deve intendersi solo come capacità organizzativa e come capacità di prendere voti, ma anche e soprattutto come superiorità di indole morale.
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Un artista vero deve esprimersi con voce autonoma.
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Pozzati si è imposto, nel primo tempo, all’attenzione critica per il valore di una grafìa nervosa e urgente.
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Una vera cultura è diversa dalla conoscenza della cultura. Il valore della cultura è in ciò che si trova scritto dentro, non in ciò che si trova all’esterno, nella copertina o nella rilegatura. La cultura è, in conclusione, essenzialmente interiore.
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Un artista si valuta dai suoi pensieri e dai suoi sentimenti.
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Il dramma più forte dell’uomo è la volontà di agire e l’impotenza a mutare la realtà.
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Ogni opera potrebbe anche nascere, e spesso è la migliore, da linee diritte e curve, tracciate in diverse direzioni, che si sostengono o si restringono, e la loro posizione reciproca sembra casuale, invece a base di tutto ciò avviene una finalità necessaria, difficile a comprendersi, ma esistente.
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Tutto l’agire e l’agitarsi degli uomini dipendono dall’impercettibile corso delle cose, spesso sfuggente all’osservazione ma pur possente ed incontenibile.
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“Qui si vede l’elefante più grande del mondo , tranne che lui stesso”.
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Chi non è vero artista, non deve fingere di essere dotato di forte immaginazione, né deve apparire propugnatore di giustizia chi non sa consacrarsi all’ardua vocazione del giusto.
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Un vero grande artista conosce il passato, ma sa creare un’immagine a cui debba rispondere l’avvenire.
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Un artista ha abbastanza da riflettere se pensa alla vita futura, ma non domanda alla storia di mostrare il come e il perché.
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Ricordare sempre non ”Il tale dei tali“, come maestro di esempi e insegnamenti, ma l’uomo che ha lottato e lotta contro il proprio tempo.
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Un vero artista crede non in altri, ma solo in se stesso.
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Il senso storico dell’arte, i canoni accademici quando sono creati e consolidati dalle arti classico-tradizionali, quando dominano incontrastati e svolgono le loro ultime conseguenze scalzano le basi dell’avvenire, poiché distruggono le illusioni e privano le cose tutt’ intorno dell’atmosfera, che è necessaria alla loro esistenza. La giustizia storica anche se la si attua in buona fede è terribile, perché distrugge sempre. Quando l’impulso storico non è sorretto dall’impulso creativo, quando non si sa distruggere e sgomberare il terreno dalle macerie, perché una speranza vi possa costruire la sua dimora, quando la giustizia regna sovrana , allora l’istinto creativo si indebolisce, si scoraggia.
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L’uomo crea soltanto in amore, solo all’ombra dell’illusione dell’amore, cioè solo con la fede assoluta nel perfetto e nel giusto.
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Quando ad un uomo si impedisce di amare incondizionatamente si tranciano le radici della sua esistenza.
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Se si condanna un genio a gravitare senza atmosfera, non ci si deve meravigliare del suo rapido morire.
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La cultura nasce nella vita e dalla vita. Essa non è come un fiore di carta appiccicata che si conserva entro una cappa di vetro in modo che resti sempre inviolata. L’uomo che è in possesso di questa concezione della cultura, non è libero, ma dotto, grande ciarlatano che si pompeggia di possedere e fare del sapere, che chiacchiera sullo Stato, sulla Religione e sull’Arte. Potrà cambiare questa concezione il giovane o l’adulto che possiede lo spirito ancora giovanile, l’istinto naturale del cambiamento, la luce delle sue idee e condurla ad una coscienza che parla forte e chiaro: distruggere la fede nella memoria di questa educazione. Ma spesso il tentativo di mutarla è stato vano. Si prenda ad esempio i programmi di educazione: malgrado tutti i tentativi di cambiamento le direttive generali sono rimaste uniformi. Così il giovane deve iniziare la sua educazione imparando che cos’è la cultura, mai cos’è la vita e, a maggior ragione l’esperienza della vita. Questa scienza della cultura sarà installata, infusa nel giovane come una scienza storica: cioè la sua testa sarà riempita di un numero infinito di idee, tratte dal patrimonio naturalmente mediato dei tempi e dei popoli trascorsi, non della visione immediata della loro vita. E’ lo stesso metodo pazzesco che conduce i nostri giovani artisti nei gabinetti d’arte e nelle gallerie di quadri, invece di condurli al laboratorio di un vero maestro: la natura.
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La molla della vita autosuperantesi non sono il piacere o gli impulsi di autoconservazione, ma la spinta all’autoaffermazione.
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Inesaurito e sempre non scoperto è sempre l’uomo volto al progresso, non cioè l’uomo che si nutre del passato, ma l’uomo che si oltrepassa continuamente.
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Il significato del colore nero: il venir meno di certezza, smarrimento.
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Il mio colore tende non al tono ma al timbro. Il vero costituisce la prima spinta da trasfigurare, ma la ricerca è sempre volta al puro aspetto lirico, con il continuo intervento della mente, perseguito nel segno pittorico.
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Un vero artista non deve solo riflettere sui contenuti, ma soprattutto deve agire per trovare un linguaggio personale e aperto all’europeo.
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Una pittura vale soprattutto per le sue linee, per i suoi colori, per le sue forme, per quella coerenza di visione, che è l’ultima forza di un’ opera d’arte.
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Birolli. il suo bisogno di incontri lo porta al centro del linguaggio: Picasso, Braque e il cubismo gli suggeriscono esempi di libertà compositiva e coloristica. Su questa strada Birolli è divenuto tra i primi esponenti del linguaggio astratto concreto.
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Io mi vedo spesso in Birolli che non è stato mai realista né puramente astratto.
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Il linguaggio si è formato dalla coscienza critica che ogni immagine diventi fantasia inventiva, puro atto demiurgico che risolva la vita. “ non negarsi alla vita e non darsi alla cronaca”, sono stati i punti di un imperativo morale. In Birolli gli errori dei massacri della guerra e le vessazioni di ogni genere costituiscono materia di protesta morale, un’accentuazione espressionista si ricava nei disegni ossessivi con una larghezza pittorica che si affida al segno.
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L’artista deve essere non solo libero ma anche ribelle agli schemi. Morlotti è stato un artista libero.
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Per un artista è indispensabile l’equilibrio stilistico: controllo, emozione inventiva fantastica, larga sintesi. Ciò indica consapevolezza critica.
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L’effetto di larga sintesi è data dal ritmo tutto risolto largamente in superficie: dal valore degli spazi, in cui il ritmo stesso respira e dà al colore una funzione pungentemente espressiva.
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E’ dominante nella mia pittura il lirismo grafico concitato, ma sempre con controllo mentale, maturato con l’esperienza negli anni.
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L’arte è affezione dell’anima, sentimento, che pur avendo origine nella realtà, dalle cose e dai fatti, non è più legata ad essi perché è assolutamente libera e pura da ogni residuo fenomenico di natura sensibile. Così avviene che i colori, linee, forma divengono simboli, attraverso cui il sentimento emotivo si esprime.
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Immaginazione: secondo Aristotele capacità di conservare nella mente la forma di un oggetto. Su di essa si fonda la memoria.
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La preziosità tecnica, senza il sentimento, che è l’essenza dell’opera d’arte, non vale a nulla.
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Leonor Fini: dipingo perché vorrei vedere certi quadri ( colori, linee,forme), che ancora non esistono, dunque me li faccio io, il meglio che posso, per farmi piacere e chiudermi in essi.
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Un vero artista si oppone al razionalismo ed a ogni forma precostituita, e dà valore alla più libera fantasia inventiva.
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L’artista che non giunge al traguardo è povero di sentimenti e non possiede un suo linguaggio.
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Il genio non si arrende mai nella ricerca di un linguaggio personale e al confronto con la cultura aperta e spregiudicata.
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Certi artisti cadono in una generica e ripetuta accademia. Ciò succede a quelli che non hanno nulla da comunicare liricamente.
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Le mie rappresentazioni sembrano tutte uguali, perché hanno un’ identica tematica, ma variano nel tessuto ritmico gli spazi, le linee, gli accordi timbrici e luminosi.
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Essere bravo meccanico dei colori non implica la genialità dell’artista, ma vero è il contrario, perché il genio è anche autore e creatore della nuova tavolozza.
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Ogni artista è libero quando rifiuta ogni condizione precostituita per iniziare la ricerca di una sintassi nuova con linguaggio rigorosamente internazionale.
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La mia pittura è fatta di simboli sommersi, in modo ambiguo, con figurazioni informi, cariche di allusioni nei colori che variano dagli azzurri trasparenti ai rossi fuoco, ai verdi freddissimi, ai grigi: il tutto evidenziato energicamente da un disteso campo nero.
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Fondi psichici della coscienza, meandri dove si muovono esseri d’incubo, come in agguato o in evoluzione da primordi, costituiscono fondamentalmente la mia immagine artistica.
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La preziosità tecnica senza profonde emozioni non vale a nulla.
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Un artista soffre e aspira con l’arte alla liberazione. L’arte è liberazione di quanto involontariamente si porta in mente.
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L’arte appartiene all’uomo sensibile e parte dalla sofferenza che lo impegna a condurre con la rappresentazione dell’immagine una grande battaglia etica.
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L’artista estetizza involontariamente le impressioni che riceve dalla società in cui vive.
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L’artista finisce di essere artista se dalla immaginazione passa all’indagine critica.
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La materia corre negli animi di tutti, solo la forma fa il poeta.
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L’arte è il sogno, la filosofia è la veglia.
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L’esagerato preziosismo di superficie dà meno valore all’intensità emotiva del contenuto: l’autore si rivela soltanto esperto meccanico del colore.
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In un vero artista la coscienza non è distrutta dall’istinto, ma è resa attiva nella tensione finale dell’attimo.
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La memoria con la distanza del tempo è la prima ispiratrice del linguaggio: quest’ultimo si raffina e rende sempre più originale solo evocando, senza il coinvolgimento dei sensi e con animo sereno, immagini di esperienze vissute nel passato.
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Il silenzio dà sviluppo alle voci interne, segrete per una resa lirica.
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A volte avviene che una dissertazione filosofica o una formulazione scientifica divengano intuizioni, e quindi passino nel lato estetico; ciò avviene quando dallo sforzo di intendere il pensiero del filosofo e la formulazione scientifica si passa al lato della semplice contemplazione di quel problema e di quella formulazione.
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Tutte le esperienze fatte per raggiungere un risultato rispondono alle proprie esigenze espressive.
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Il verde evoca i fondi marini, le alghe, le foglie; l’azzurro ci riporta al cielo, all’acqua; il nero alla notte; il bianco alla solarità. Ma queste simbologie figurative si concretano con un metodo astratto, affidato alla fantasia: il rapporto col reale naturalistico è solo un lontano presupposto che alimenta l’invenzione.
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A prima vista i miei dipinti, i miei disegni e inchiostri sembrano ripetersi perché trattano la stessa tematica, ma in realtà il tessuto ritmico, gli spazi ed il colore variano continuamente.
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Al poeta ed al pittore che manchi la forma, manca se stesso.
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La ricerca di un linguaggio lirico richiede un rapporto con l’oggetto attraverso la memoria che toglie ogni accidentalità descrittiva (si perdono gli elementi partecipativi dell’oggetto, evitando il genere fotografico di esso).
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In arte bisogna distinguere tra chi ha veramente qualcosa da dire e chi rivela solo gusto e abilità tecnica.
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Nella mia pittura il dramma tematico, specie negli inchiostri, è attutito dai colori lieti, festosi, come se il narrare venisse evocato, contemplato a distanza e filtrato dai dolori del corpo e della psiche.
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Il linguaggio originale nasce da un impegno severo, per raggiungere l’armonia dell’immagine non con immediatezza, ma con perseveranza, insistendo a lungo in uno stesso tema, disperarsi, facendo molte ricerche attraverso il disegno.
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La pittura migliore nasce da una cultura raffinata, da un vigile controllo mentale, che riduce i colori in funzione di un lirismo che si ripiega nella coscienza critica, nel dominio del gusto e dei mezzi espressivi.
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Anche quando può sembrare volto ad aspetti puramente informali, in una sorta di automatismo segno gesto, Spazzapan che non ha mai partecipato ad alcun gruppo ed è rimasto solitario fino alla morte, risulta sempre inventore di immagini. La sua è sempre una pittura che risale al segno, alla grafia, agli inchiostri. L’origine è nella corsività del segno, che diventa fuga improvvisa, macchia, colore, ma che risale all’impulso, al gesto immediato, carico di vita. E’ sempre in lui il bisogno di comunicare con immediatezza. In questa libertà estrosa si rivelano più vive, e quasi più vere espressivamente le immagini nate con urgenza visionaria.
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Mattia Moreni cerca nei suoi quadri non solo la bellezza esterna ma soprattutto l’aggressiva rispondenza interna.
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Nelle immagini di Santomaso, Venezia è presente nella luce e nel colore. Ma lo schema non rientra nella tradizione veneziana, è suggerito da premesse cubiste e astratte. Lo spazio, perdendo la terza dimensione diventa allusivo, e tutta l’immagine si vale di nuovi simboli in una inventata concretezza ritmica.
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Turcato abolisce lo spazio come terza dimensione. Le sue immagini schematiche nei contorni sono piuttosto calligrafiche, si affida di più al segno ( che caratterizza il nuovo simbolismo).
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Chi produce meccanicamente un’ opera d’arte non è un vero artista, ma meccanico dell’arte, ossia produttore di linee, colori senza un profondo motivo lirico o sentimentale.
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Il Critico d’arte deve rifare non il processo tecnico dell’artista, ma il suo processo spirituale, quello cioè creativo. Tanto meno gli artisti devono servirsi degli aspetti biografici, ossia personali, perché essi conducono ad altre interpretazioni estranee all’arte.
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Foscolo si sentiva premuto da una forza ignota e violenta, una forza che spinge gli uomini al mondo e al sole e li costringe a vivere una vita con febbre, poi li rovescia nel buio della morte.
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L’immaginazione è la condizione della libertà dell’uomo empirico in mezzo al mondo.
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Ridurre l’immagine all’essenzialità assoluta è esigenza del vero artista. Ma l’essenzialità può avere un aspetto negativo: la schematizzazione formalistica.
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Thayath, del secondo futurismo, non superò nella ricerca di sintesi, certa essenzialità stilizzata, e quindi formalistica negli schemi ravvivata solo dalla preziosità della materia e, a volte, da una inventiva tendente all’idea.
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L’espressione artistica va al di là di ogni riflessione sullo stile, che appartiene alla retorica, perché è libertà, ossia espressione di alti sentimenti.
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Nel clima dell’astratto-concreto ha un posto di indubbia originalità Giulio Turcato. Impegnato, inquieto, non ama la retorica né il compromesso, e finisce col ritrovarsi solo. Ciò dà alla sua fantasia una certa libertà che rifugge schemi precostituiti.
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Ridurre l’immagine all’essenzialità è esigenza costante dei grandi artisti contemporanei. Ma l’essenzialità può avere un limite negativo: la stilizzazione formalistica. Gli oggetti, rappresentati, vengono fissati nei contorni che diventano calligrafici.
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L’immaginazione è la condizione della libertà dell’uomo empirico in mezzo al mondo.
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Spetta allo spettatore, sostiene Giulio Evola, e soprattutto al critico d’arte cogliere lo stato d’animo dell’artista non come uomo, ma del suo stato d’animo rappresentato in arte, che si chiama motivo lirico.
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Depero nella scelta tra essenza, che fissa le immagini segnandole nei contorni, ed esistenza, che tende al fluire della vita e non ammette schemi fissi o stilizzazioni sceglie, dopo il contatto con Balla, l’essenza.
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I futuristi vogliono che della macchina si renda lo spirito e non la forma esteriore; che questi mezzi espressivi ed elementi meccanici siano coordinati da una legge lirica originale e non una legge scientifica; che per essenza della macchina si inventano la forza ed il ritmo. La macchina così concepita diviene la nuova entità religiosa. La macchina è considerata dai futuristi la nuova forza creatrice.
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Di Umberto Milano la prima formazione avviene nell’ambito di Brera, ma senza maestri in senso continuo. Ha occasioni di incontri in corsi serali e nel loro studio.
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In Cagli il preziosismo predomina sul lirismo, l’abilità architettonica, lo sperimentalismo e la decorazione sulla spontaneità e il sentimento.
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Donadoni ha precorso diverse esperienze pittoriche. Un vero artista, che vuole distinguersi da tutti gli altri, passati e presenti, deve, con esperienze continue, cercare una nuova sintassi,un nuovo linguaggio.
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Per Crippa lo spazio non è più naturalistico, non ammette più scorci o prospettive tradizionali.
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L’artista finisce di essere artista se dall’intuizione passa all’indagine critica.
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Per Giorgio De Giorgi i personaggi non sono più figure perfettamente umane, ma immagini informi di umili, quasi mostruosi...
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Antonio Accardi ha un segno corsivo, che muove veramente il centro focale.
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In Lattanzi il ribaltamento dei labirinti psichici delle superfici sembra a volte spezzarsi in incontri di altre fughe segrete in modo che lo spazio assume una dimensione ambigua, come nei meandri del preconscio.
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Mario Bionda attraverso i colori ad olio usa materie porose opache: caolini, terre bianche , sabbie, calce, colate di smalti per ottenere effetti materici di pietra incastonate nel colore.
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Cassinari per raggiungere l’armonia dell’immagine con perseveranza insiste a lungo su uno stesso tema , senza disperdersi , facendo molte ricerche attraverso il disegno.
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In Giuseppe Aimone la ricerca di un0mmagine lirica implica un rapporto con l’oggetto attraverso la memoria che toglie ogni accidentalità descrittiva.
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In Arturo Carminati di origine toscana le figure si muovono con libertà antiformale cercando di rendere la più varia espressività.
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La ricerca di un linguaggio lirico richiede, sostiene Giuseppe Aimone, un rapporto con l’oggetto, attraverso la memoria , che toglie ogni accidentalità descrittiva, gli elementi particolari specifici dell’oggetto, evitando il genere fotografico di esso.
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In arte per concludere, bisogna distinguere tra chi ha veramente qualcosa da dire e chi rivela solo gusto o abilità tecnica.
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Agenore Fabbri. I suoi personaggi non sono più le figure umane , ma gli esseri umili , Quasi mostruosi, nella lotta ossessiva e groviglio esasperato. La tendenza al mostruoso, all’orrido,si attua attraverso una continua fossilizzazione scheletrica, con tagli e deformazioni, in modo da accentuare l’anatomia stessa ,facendola diventare un’altra realtà, quasi colta all’origine di invasioni liriche.
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Riccardo Licata è stato tra i primi in Italia a dare valore al segno pittorico:le composizioni si affidano all’urgenza del segno.
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Nei disegni di Gillo Dorfles sembra diffondersi un automatismo, ma il suo segno è sempre tensione mentale, con effetti di sottile inventiva.
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Non si guarda più, sostiene Evola, l’opera d’arte come pura bellezza, come forma perfetta, ma anche quale fatto psichico, si considera la corrispondenza al personaggio che la produce, si va anzi al di là, finché possibile, della singola opera.
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Anche quando può sembrare volto a effetti puramente informali, in una sorta di automatismo, segno e gesto, Spazzapan che non ha mai partecipato ad alcun gruppo ed è rimasto solitario fino alla morte, risulta sempre inventore di immagini: è sempre una pittura la sua che risale al segno, alla grafia, agli inchiostri, anche quando usa oli magri. L’origine è nella corsività del segno, che diventa fuga improvvisa, macchia colore, ma anche risale all’impulso, al gesto immediato, carico di vita. E’ sempre in lui il bisogno di comunicare con immediatezza.
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In Lattanzi, il ribaltamento dei labirinti psichici sulle superfici sembra a volte spezzarsi in incontri di altre fughe ritmiche segrete, in modo che lo spazio assume una dimensione ambigua, come nei meandri del preconscio.
In questa riflessione si noteranno alcune ridondanze ,fatte appositamente per imprimere meglio nella memoria i concetti ritenuti più importanti.
Sono stati citati: Giuseppe Aimone, Antonio Accardi, Giulio Evola, Mario Bionda , Birolli, Cagli, Arturo Carminati, Capogrossi, Cassinari, Crippa, Bruno Caruso, Depero, Gillo Dorfles, Agenore Fabbri, Leonor Fini, Fontana, Renato Guttuso, Giorgio De Giorgi, Lattanzi, Licini, Riccardo Licata, Magnelli, Marinetti, Melotti, Umberto Milani, Mattia Moreni, Pozzati, Cesare Romiti, , Scanavino, Soldati, Scanavino, Spazzapan,Turcato, Thayath,Vespignani, Luigi Veronesi.
Antonio Pilato
Pittore e docente di Filosofia
Che cosa è l'arte? Introduzione all’estetica di Benedetto Croce
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