Il servo dell'arbitrio libero
di Riccardo Piazza - indice articoli
L'utilità del soffermarsi per fare filosofia
Ottobre 2021
La creatività è la facoltà dell’ingegno deputata allo sviluppo di soluzioni insolite e semplici per districarsi tra le maglie di un problema all’apparenza complesso.
Kant, nella critica del giudizio, chiamava «Ingenium» la naturale disposizione dell’animo mediante la quale la natura regola il suo continuo disporsi, quale spettacolo, ai nostri occhi.
Semplicità e bellezza, «claritas et debita proportio» rifacendoci a Plotino.
Fatto questo breve preambolo, vi sarà chiaro allora che l’umana essenza, parte propria della natura, è dunque portata all’arte della manipolazione creativa. La politica prende vita da questo.
Ogni agglomerato di parlanti e ascoltatori ha affondato il suo essere popolo, identità e poi nazione sulla base di un sostrato di unità cognitiva, prima, e culturale poi. Un contratto sociale perenne.
La storia è una componente fondamentale del nostro ego primordiale e non può esistere senza una memoria che continuamente ne rinnovi i contorni. Così come l’opera d’ingegno non può esistere senza la mano del suo creatore o senza il suo stimolo ideale.
Eccoci quindi al punto. Sabato scorso, a Roma, si sono susseguite più sequele di azioni che non fatico a definire annichilenti prima ancora che violente e ingiustificate.
La politica ha il dovere di rappresentare le bisogne primarie della Repubblica e questo non può avvenire quando il sovvertimento del messaggio cancella la libertà d’espressione.
Platone parlava di guardiani della Repubblica aristocratica.
In democrazia i guardiani siamo tutti noi, non pochi eletti, noi tutti. Anche tu, che leggi queste mie righe.
Vedete, mi ha fatto sorridere, anche se soltanto in prima battuta, il terrore mostrato dal linguaggio del potere. Fascismo è una parola pesante, ma temere di pronunciarne la significanza non ne cancellerà il portato storico.
Nel 1921 i primi assalti di squadrismo coinvolsero proprio le camere del lavoro e, una volta di più, non sarà il nostro assolverci a priori a salvarci, quanto piuttosto il nostro atto della coscienza.
Non parlo di coscienza di classe, ma di coscienza della conoscenza: Gnoseologia (o “Gh-no-seologia”, per chi come me ricorda le icastiche battute di Woody Allen).
Insomma, sarà ancora fare della filosofia attiva, sospendendo ogni giudizio, come avrebbe voluto Husserl, a trarci dal pantano in cui siamo terminati.
Riccardo Piazza
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