Le Finestre dell'Anima
di Guido Brunetti indice articoli
Le neuroscienze in aiuto delle credenze religiose ai tempi di Papa Francesco tra crisi e ansia di rinascita.
Dio nel cervello umano.
Intervista al prof. Guido Brunetti
di Anna Gabriele 2 parte - Giugno 2014
Professor Brunetti, nella prima parte ha parlato tra l’altro della condizione esistenziale come allegoria dell’uomo senza Dio, in un mondo desertico e degradato. Le chiedo: da chi e da che cosa può arrivarci il riscatto?
“E’ stata proprio l’avvertenza comunitaria della crisi nella Chiesa che ha portato il Conclave a puntare verso l’America Latina con l’elezione del cardinale Bergoglio.
E’ stata l’ansia di rinnovamento delle strutture e di purificazione della fede a spingere Benedetto XVI con il suo alto gesto di umiltà a ripetere l’atto di Celestino V alla rinuncia e a ‘generare’ Francesco. Il quale con la sua dirompente e ‘rivoluzionaria’ azione esprime il profondo bisogno della Chiesa di ‘riformarsi e di rigenerarsi continuamente’.
Vorrei al riguardo rilevare almeno due paradossi. Il primo è che proprio questa Chiesa - ‘di cui, come ha scritto uno dei maggiori autori cattolici, Vittorio Messori, chi la vive dall’interno misura troppo spesso il grigiore, la mediocrità, le forze carenti - attira l’attenzione del mondo nel giorno della santificazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Un evento storico che consacra un importante principio di rinascita della Chiesa. Che vive, come confermano statistiche e ricerche, una fase di declino, in una società caratterizzata da agnosticismi, edonismi e consumismi”.
La rinascita passa attraverso il rinnovamento?
“La grande sfida di Francesco è proprio quella del rinnovamento e della riforma interiore dell’uomo. Ogni novità tuttavia crea resistenze. Il Papa è consapevole di ciò e allora invita a “non avere paura di rinnovare la Chiesa e la stessa persona umana’. Per far questo, occorre, ha aggiunto, ‘mettere in gioco tutto se stesso e infangarsi le mani’ attraverso la testimonianza di opere e fatti concreti. Lo aveva detto l’apostolo Paolo: una fede senza azioni concrete, che non ti coinvolga, non è fede. Sono solo parole.
Invero, l’analisi è ancora più profonda e tocca altri livelli, le cui coordinate riguardano gli esseri umani e la civiltà contemporanea.
In verità, ‘La crisi che stiamo vivendo - ha scritto, commentando la prima puntata di questa intervista, Francois Kayiranga, un sacerdote venuto dalla bellissima e tormentata Africa - non tocca soltanto la Chiesa. Ma riguarda tutta la società. Una società che appare ammalata. I valori scomparsi, i linguaggi contaminati, mancano progetti di alto respiro morale e spirituale”.
Ha accennato a due paradossi. Qual è il secondo?
“Il paradosso è che la Chiesa attira non soltanto l’attenzione del mondo, ma anche l’interesse dei neuro scienziati, i quali hanno proclamato: ‘Dio nel cervello umano’.
Recenti ricerche hanno infatti scoperto le radici biologiche delle credenze religiose e soprannaturali, le quali sono considerate dalle neuroscienze una funzione del cervello umano. La credenza in un Dio creatore è presente già nel bambino e poggia su caratteristiche innate della mente umana. Da sempre la medicina poi si richiama, come concorda Cosmacini, a una religiosità interumana imprescindibile a quella coscienza morale, che nasce da un’ etica della dignità.
Il sentimento religioso - ha scritto il premio Nobel per la medicina, Christian de Duve - è profondamente radicato nella nostra stessa natura, forse inciso in essa dalla selezione naturale.
La mente umana possiede ‘una struttura morale profonda’, che guida i nostri valori e il bisogno di ‘creare’ l’edificio della religione (Green).
Dio, spirito, aldilà - ha dichiarato lo scienziato Pascal Boyer - sono compatibili con le nostre capacità cognitive. E questo può spiegare perché il concetto cristiano di Trinità - Dio Padre, Figlio e Spirito Santo - sia sopravvissuto per oltre 2000 anni.
Il primo a sostenere che le esperienze religiose sono legate al cervello è stato lo scienziato M. A. Persinger. Sono esperienze importanti nell’evoluzione della specie, poiché danno un ‘senso’ alla vita e rispondono all’angoscia e al malessere esistenziale originati dall’esistenza e dalla consapevolezza della morte. I neuro scienziati dunque trovano nel cervello un’area del divino". (Continua)
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