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Le finestre dell'anima di Guido Brunetti

Le Finestre dell'Anima

di Guido Brunetti   indice articoli

 

Crea più danni il coronavirus o la paura?

Di Monica Serafini

Marzo 2020

 

Il coronavirus sta alimentando in Italia e nel mondo un crescendo di ansia, paure, tensioni, panico. Allo stato, nessuno sembra avere la risposta giusta sulle modalità esatte di affrontare e gestire una situazione assolutamente nuova, improvvisa e imprevista. C’è quindi un virus che sembra incontrollabile per la mancanza di conoscenze esatte e per la mancanza di cure specifiche. Ma c'è anche il virus della paura. Un virus che viene mantenuto vivo anche dal bombardamento di programmi televisivi che da mattina a tarda notte imperversano nelle nostre case. Che cosa è e come nasce la paura? Lo abbiamo chiesto al professor Guido Brunetti, autore ed esperto nel campo delle neuroscienze.

Che cosa è la paura?
È una esperienza comune che stiamo vivendo in questi giorni. L’irrompere improvviso di un virus sconosciuto ha creato disorientamento, insicurezza individuale e collettiva, confusione. Si è percepita un’incertezza a tutti i livelli, che ha generato allarmismi, emozioni forti, spavento, angoscia. Un mondo “sospeso” Una condizione schizofrenica, di paranoia, resa ancora più pesante dal continuo gracidare di tanti sciamani in televisione e sul web.

Come nasce?
Nasce con l’evoluzione ed è costruita nei nostri cervelli fin dalla nascita. È presente in tutti i mammiferi, anche nei sogni. Molti studi mostrano che gli animali rivelano la capacità di essere impauriti anche quando non hanno mai fatto esperienza di pericolo. Essi hanno una capacità “innata” di provare paura. I ratti, i gatti, i furetti, le volpi sono spaventati in modo ereditario dall’odore di predatori. I ratti nel vedere un gatto per la prima volta si immobilizzano di colpo come morti. È una paura che non è stata appresa per esperienza personale. C’è insomma una continuità della paura tra gli uomini e gli animali.

Che cosa genera la paura?

Il meccanismo della paura anzitutto produce “terrore” quando viene attivato in modo precipitoso, promuovendo “ansia cronica” come risposta a un’attivazione più durevole. Si tratta di un sistema cerebrale e neurale che dà origine a forme d’ansia, ovvero a stati di tensione che presentano molteplici sintomi, come battito cardiaco, sudorazione, disturbi gastro-intestinali e tensione muscolare. A sua volta il sistema panico-sofferenza, come dimostrano alcune ricerche, è accompagnato da manifestazioni depressive, oppressione toracica e senso di astenia neurovegetativa.

Professor Brunetti, i bambini come reagiscono?
Molti disturbi legati al rapporto madre-bambino sono espressione dei meccanismi panico-sofferenza. I bambini con disturbi di attaccamento sono “bisognosi, avidi ed esigenti”. Spesso, oppressivi. Soffrono di paure persistenti.

La paura è dunque nella natura umana?
L’evoluzione neurobiologica ha creato nel cervello la capacità di aver paura. Noi - afferma il neuro scienziato Panksepp - siamo gli esseri “più timorosi sulla faccia della terra”. Come in “Zanna Bianca” di Jack London, in cui un giovane lupo aveva in sé la paura pur non avendola mai incontrata. Gli era pervenuta da un passato ancestrale attraverso centinaia e centinaia di creature. È una realtà - spiega il nostro illustre interlocutore - che riguarda anche gli esseri umani.

Come dobbiamo comportarci?
Per vivere bene e più a lungo è necessario acquisire la capacità di un pensiero positivo. Pensare positivo è attivare anzitutto i neuroni del cervello, fatto che produce la secrezione degli ormoni della felicità e del benessere, in quanto creano condizioni psico-fisiche e mentali adeguate, cambiamenti neurofisiologici e riducono gli effetti negativi dello stress. È uno stato dello spirito che suscita tranquillità dell’animo e una condizione interiore di sedazione neuromotoria, serenità e calma. È quello stato che gli autori greci chiamavano euthymìa, lo stato di serenità interiore in cui si è governati dal daimon. Questa condizione si rivela giovevole anche in situazioni negative, come quella che stiamo vivendo. L’acquisizione di questa qualità mentale conduce a un processo di autorealizzazione e quindi di benessere. È questo - conclude il professor Brunetti - il senso della nostra esistenza.

Monica Serafini

 

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