FILOSOFIA QUANTISTICA e Spiritualità
La chiave per accedere ai segreti e all’essenza dell’essere. Di Ulrich Warnke
Traduzione a cura di Corrado S. Magro
In esclusiva assoluta per l'Italia, per gentile concessione dell’autore e dell’editrice Scorpio la traduzione del libro di Ulrich Warnke: Quantenphilosophie und Spiritualität.
Capitolo 4 - Gennaio 2015
Tutto trae origine dalla consapevolezza
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4.8 Esiste un tempo oggettivo fuori dalla consapevolezza?
Fino ad ora abbiamo constatato che esiste solo un tempo definito dalla consapevolezza. Ma che ne è del tempo fisico, del tempo che misuriamo con l’orologio? Anche questo non è assoluto bensì solo relativo. Esso dipende dalla condizione di movimento del misuratore di tempo (orologio), e rispettivamente dalla forza di gravità alla quale l’orologio è sottoposto. Effetto questo conosciuto anche come dilatazione del tempo.
Ma possiamo almeno considerare vera e costante la velocità della luce che viene misurata a distanza nell’unità di tempo, come fino ad ora ammesso e che indicherebbe una unità di tempo invariabile? Anche qui dobbiamo rispondere con un no, perché irradiazioni di livello energetico elevato scorrono più veloci di quelle a basso livello. Nulla accenna alla “normale” di un orologio con unità di tempo costanti così come Newton postulò.
Il punto di vista convenzionale dice: “Solo il presente è reale”. La scienza naturale invece afferma: “non esiste un presente contrassegnato specificatamente”. “L’adesso” è una pura questione di opinioni. Il passato inoltre resta così aperto, incerto come il futuro. Nella realtà della quarta dimensione (“bloctime” o “bloc universe”), passato, presente e futuro sono da considerare un blocco, occupato quindi insieme, contemporaneamente e non distinguibile (vedi Spektrum der Wissenschaft Spezial: Phenomen Zeit 01.02.2003).
Poiché la legge di Newton e l’equazione di Maxwell, due pilastri della nostra visione del mondo, funzionano ugualmente nelle due direzioni del vettore tempo, il tempo evidentemente non predilige alcuna direzione. Senz’alcun dubbio è riconosciuta perciò anche la varianza (matematica) di tempo nell’interazione atomica, che significa che tutte le operazioni di particelle elementari che avvengono nella natura possono avvenire anche nel tempo inverso (eccezione: la disintegrazione delle particelle elementari). Un positrone è un elettrone che corre indietro nel tempo.
Salta agli occhi ancora una particolarità: per specificare l’esatta posizione di una particella in un sistema, è noto che bisogna individuare esattamente sia la sua posizione nello spazio e sia quella nel tempo. Una legge universale di valore sempre attuale stabilisce chiaramente: Tanto meno si presta attenzione al tempo tanto più precisa può essere determinata la posizione della particella nello spazio. Al contrario vale: Quanto più un istante è determinato con precisione tanto meno può essere localizzata la posizione della particella nello spazio. Questo effetto viene descritto dal “principio della indeterminazione” di Heisenberg.
La trasmissione dell’energia necessita tuttavia per l’evento di un segmento ben preciso di tempo di “osservazione”, “misura” e risonanza, quindi un “prima” e un “dopo” ed eventualmente di nuovo di un “prima”.
Per definizione scientifica:
-
Il prodotto di energia per tempo corrisponde all’effetto.
-
Il quoziente di energia diviso tempo corrisponde al rendimento.
In assenza di un concetto migliore si parla di trasmissione “Timelike" di fotoni. Fotoni Timelike contaminano le masse con tempo. Il prossimo destino della massa colpita si svilupperà o all’indietro nel passato (reset) o in avanti nel futuro.
Lo scienziato russo Frolov postula: «Se noi troviamo il sentiero che ci permette di generare oscillazioni longitudinali di fotoni Timelike, abbiamo nello stesso tempo modificato lo spazio-tempo locale o trasferito nel tempo l’oggetto che giace nel campo dell’oscillazione (Frolov 1996).
Questo postulato attira la nostra attenzione perché, se questo è veramente possibile, si potrebbero per esempio spostare le malattie in un tempo passato quando ancora esse non esistevano. Riprenderemo questo argomento ancora una volta nel capitolo 6 “Fondamenti delle arti guaritrici” limitandoci qui a discutere solo l’aspetto fisico del principio. Cosa voleva dire Frolov?
Oscillazioni longitudinali sono sempre collegate con potenziali elettrici attraverso concentrazione e rarefazione dell’accumulo di carica. Gli stessi potenziali secondo Wittaker (1903, 1904) sono composti sia di oscillazioni longitudinale e sia di oscillazioni Timelike. Ciò vuol dire che oscillazioni longitudinali sono sempre associate con oscillazioni Timelike, il che significa che esse agiscono quale sorgente d’informazione e forza per le masse.
Secondo Mandl e Shaw (1984) le polarizzazioni longitudinali e quelle Timelike non si lasciano osservare separatamente ciascuna per sé, ben nota ci è però la combinazione delle due perché misurabile quale potenziale elettrostatico (Coulomb).
Questi potenziali, secondo William Tiller (docente emerito alla Stanford University) agiscono da mediatori tra il vuoto e il campo elettromagnetico. Potenziali del vuoto appartengono ad una dimensione più elevata, la quarta, e organizzano le forze e i tempi del campo elettromagnetico che di nuovo danno mano alla costruzione tempo-spazio.
È importante fissare il seguente concetto: Con la struttura interna di potenziali (dall’accumulo di cariche), specialmente con le oscillazioni Timelike che si trovano dentro i potenziali, la nostra materia possiede una struttura temporale variabile all’interno della curvatura spazio-temporale (massa) sensibile per la trasmissione di entità temporali.
Il fisico e astronomo Nikolaj Alexandrowitsch Kozyrev (1908-1983) ha potuto dimostrare la presenza di oscillazioni specifiche che affiorano quando la struttura della materia o anche la struttura di piante o altri organismi, venivano modificate. Egli chiamò queste oscillazioni: densità di tasso-onde-tempo.
Albert I. Veinik, Minsk, contrassegnò le particelle di queste onde con il nome di “cronone”. Egli scoprì differenze locali tra due oscillatori al quarzo assolutamente identici quando uno di essi veniva posto nel campo di flusso dei crononi.
In ambito microscopico, il fattore tempo è rimasto fino ad ora inosservato. Forse dipende anch’esso da una consapevolezza organizzante. Spazio e tempo traggono origine in un primo momento sempre dalle masse. Dal vuoto le masse si collegano con l’aiuto d’informazione in costruzioni spazio-temporali come materia strutturata. I fotoni d’informazione per la trasmissione delle forze stanno in relazione diretta con i fotoni di informazione per la trasmissione del tempo, poiché la grandezza di energia della coesione molecolare è in correlazione causale con il tempo di durata della coesione.
Ogni sistema ha un tempo proprio. Fotone 1 che si espande alla velocità della luce, non ha dal proprio punto di vista una differenziazione spazio-temporale. Egli è ovunque nello stesso momento. Fotone 2, che osserva fotone 1 dall’esterno, lo “vede” volare in giro a velocità della luce, che vuol dire nel tempo e nello spazio.
Per questo motivo noi, in presenza di tutte le modulazioni di realtà temporali e di possibili realtà siamo costretti ad eseguire una divisione dell’universo in una parte osservata (percepita, filtrata) e in una osservante (percepente, consapevole).
La parte osservata a causa della particolare struttura della consapevolezza osservante, possiede di nuovo due unità diverse:
-
Da energia virtuale e informazione è fuori di spazio e tempo.
-
Quale materia ha una struttura spazio-temporale.
Queste proprietà le dobbiamo distinguere anche negli individui come spieghiamo nei due casi seguenti.
Caso A: Osservo un evento all’esterno del mio IO. Solo allora sento scorrere il tempo nello spazio. Prendo p. es. consapevolezza di un evento liberato da energia e informazione esterna, come nel caso di uno stimolo sensorio. Scorre qui una cascata temporale del riconoscere (tempo di attività neuronale).
Caso B: Il mio IO è lui stesso sistema. Non osserva, bensì agisce di propria iniziativa, p. es. con un ricordare invariabile nel tempo: “Io ho adesso dettagliatamente davanti ai miei occhi un evento della mia fanciullezza”. Oppure, anche il reagire ogni momento volutamente, quando l’IO è in questo caso volutamente attivo e presente senza tempo.
Noi possiamo accettare/ammettere situazioni complementari all’interno di eventi mediati dalla consapevolezza. In uno stato localizzato nello spazio e nel tempo ci vediamo qui e ora come personalità individuali, delimitate dall’ambiente. Però, in stato di percezione modificata, avviene una liberazione dai confini, ovvero l’assenza di spazio e tempo. È come con le particelle quantiche che sotto osservazione sono particelle individuali qui e ora, e senza l’osservazione si liberano da questi confini diventando oscillazioni. Ambedue le visioni sono valide.
Sapremo di più sull’uso di questo stupefacente principio quando più avanti tratteremo eventi retrospettivi e l’influsso del passato attraverso la consapevolezza.
Il mondo oggettivo è sempre ed esclusivamente una costruzione del pensiero dell’IO più consapevolezza, la cui capacità creativa è eterna perché senza tempo. Erwin Schrödinger si è anche occupato dell’IO in un contesto simile e ha scritto i suoi pensieri in epilogo al suo libro “Was ist Leben?” (Cos’è la vita?). Egli fa le seguenti constatazioni:
-
Il mio corpo funziona quale meccanismo puro conforme alle leggi di natura.
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Tuttavia, sulla base di esperienze immediate e indiscutibili sono io che guido i suoi movimenti e ne prevedo le conseguenze…(Schrödinger 2008).
“L’unica conclusione possibile da questi due dati di fatto è”, dice ancora Schrödinger, “che l’IO, cioè ogni essere pensante consapevole, dotato di facoltà mentale che si qualifica come IO o come tale si avverte, guida il movimento degli atomi in conformità alle leggi di natura. Sotto tale aspetto”, continua il fisico, “sono io la divinità”. Egli fa notare che la filosofia indiana già dal basso Upanishad (quindi da circa 2500 anni) equiparava Atman, l’individualità pura, personale, l'unico, il vero Sé, con il Brahman di natura divina, senza forma, eterno, assoluto, superpersonale, come la conoscenza più profonda nel divenire dell’universo (Schrödinger 2008).
L’IO non è dimostrabile scientificamente. È immaginario eppure è causa di tutto quello che esiste. Anche lo stesso Pensare non è osservabile, percepibile, bensì solo quello che attraverso il pensiero viene prodotto. Eppure sappiamo che c’è un Pensare.
La nostra esperienza quotidiana dimostra: L’IO non conosce alcun tempo. Egli può immergersi a piacere nel passato, p.es. nella fanciullezza, oppure in un futuro virtuale. L’IO non invecchia. Solo lo specchio e il mio ambiente mi dicono che invecchio e che il mio aspetto cambia. Il tempo ha un ruolo solo tramite l’osservazione esterna.
Noi siamo quindi contemporaneamente proiettori e spettatori. Generiamo la realtà delle cose su cui indirizziamo la nostra attenzione senza essere soggetti al tempo, e percepiamo la realtà che abbiamo generato nella disposizione regolata di spazio e tempo. Realtà che esiste solo nella nostra percezione (vedi cap.5).
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