Esperienze di vita Indice
Sul sentiero - Parte quarta
Anonimo - novembre 2010
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Verso la “religione dell’umanità”
Vita e Morte
Per molti, esiste un’energia che consente alle sostanze materiali di organizzarsi in una forma funzionale. Quando questa energia non è più presente, queste sostanze si separano e non formano più un intero coordinato. In ogni corpo gli elementi cooperano come un “organismo vivente” con comportamenti quali risposta all’ambiente, capacità di accrescimento, auto-organizzazione fino a che le risposte svaniscono contemporaneamente al venir meno dell’energia. Definiamo “morte” questo venir meno di scambi di energia e “vita” la comparsa o la presenza di tali scambi:
La nostra vita altro non è che un susseguirsi di scambi che facciamo con l’Universo. La vita cosmica entra in noi, e dopo averla impregnata delle nostre emanazioni la rinviamo. Di nuovo assorbiamo quella vita, e di nuovo la inviamo. Questi scambi ininterrotti vengono da noi chiamati nutrizione, respirazione, e anche amore; e l’istante in cui essi s’interrompono viene chiamato “morte”. (Omraam Mikhaël Aïvanhov, Pensieri quotidiani)
In realtà Vita e Morte sono inscindibilmente collegate, poiché si alternano dinamicamente dando luogo a manifestazioni sempre più avanzate delle entità; la cosiddetta “Morte” è Vita e Rinascita in altre dimensioni, ove l’entità assimila il senso evolutiva della passata “vita” e si prepara ad una nuova esistenza e a nuovi progetti. Ciò che ritorna non è la personalità, ma il Sé superiore, che ricerca nuove esperienze per progredire; è per questo che l’uomo comune “non ricorda” le vite precedenti:
Reincarnazione significa che ciascun Ego (individualità che si reincarna, non personalità), sarà dotato di un nuovo corpo, un nuovo cervello e di una nuova memoria. (Helena Petrovna Blavatskj, La chiave della Teosofia)
Ogni creatura della Manifestazione, consapevole o inconsapevole, tende teleologicamente alla realizzazione di un Piano, prima solo individuale, poi sempre più ampio e impersonale. Nel processo evolutivo, ogni organismo si solleva a livelli superiori di complessità e la coscienza, ovvero la capacità di rispondere e ricevere, espande la sua attività. Le creature primitive tenderanno solo al perpetuarsi della specie o al contatto con l’ambiente circostante; le creature con sensibilità e coscienza più sviluppate tenderanno a interazioni più ampie, possibili ad una consapevolezza più matura.
La Vita è adempimento degli scopi intrinseci all’energia che impregna e mantiene in essere la Manifestazione ed è tanto più tale quanto più consente relazioni e percezioni estese e sottili; la Morte è un avvenimento ricorrente in una vita senza fine, guidata, talvolta con modalità ancora implicite, dall’Armonia e dall’Amore. Ciò che appare “ingiusto” e “incomprensibile” in una vita si comprende e si illumina di senso se si dilata la vista alla serie di pensieri e azioni, della vita attuale o delle precedenti, che hanno portato a quei fatti e quelle situazioni, prodotti da quello stesso individuo che si lamenta dell’apparente ingiustizia.
Se la vita va avanti troppo a lungo, il corpo non è più idoneo e flessibile per le esperienze e i necessari mutamenti e adattamenti alle situazioni diverse hanno luogo con sempre maggiore difficoltà e lentezza. A questo punto, “la vita cambia forma”: episodi “dirompenti” interrompono il fluire ripetitivo di un’esistenza oppure la morte interviene a disintegrare i componenti materiali del corpo affinché l’evoluzione possa avvenire in corpi nuovi e più adatti:
Osservate le pietre: ci sono sempre dei martelli o delle macchine che vengono a spaccarle, a frantumarle. Il destino delle pietre è di essere fatte a pezzi. Anche il destino di tutti gli esseri umani che permettono alla materia di dominare in loro è quello di essere un giorno “fatti a pezzi”. Si può dire che la vita oscilla tra due poli: lo spirito e la materia; e quando lo spirito – che è caratterizzato dalla mobilità, dalla flessibilità e dalla sottigliezza – viene a manifestarsi, niente può resistere a quelle forze di rinnovamento; tutte le forme che sono diventate vecchie e si sono irrigidite si sfasciano. Il tempo - vale a dire le forze della vita - finisce sempre per scuotere le forme, allo scopo di obbligarle a rinnovarsi. (Omraam Mikhaël Aïvanhov, Pensieri quotidiani)
La morte è pertanto importante quanto la vita stessa. Se la vita è troppo breve, ci sono insufficienti opportunità per raccogliere i frutti delle esperienze necessarie al perfezionamento; se la vita è troppo lunga, si ritarda il mutamento e l’evoluzione.
Vita e morte costituiscono pertanto un ciclo attraverso il quale si svolge il progresso verso livelli di più alta complessità e consapevolezza; la Natura ha modellato il ciclo della vita e della morte non solo per generare nuove e più complesse forme materiali ma anche per dar vita a nuove possibilità di esperienze, di atteggiamenti, di relazioni:
Tutta la vita è morte, così la morte è vita, e l’intero grande ciclo delle vite forma nient’altro che un’Unica Esistenza. (Helena Petrovna Blavatskj)
Molti passano attraverso molteplici esperienze senza comprenderle, senza arrivare a scoperte rivelatrici funzionali all’evoluzione; il tempo trascorso fuori del corpo, al di là del velo, serve a distillare l’essenza delle esperienze e a trasformarle in saggezza, fino a creare un quadro ordinato e pieno di senso. Ai gradi pensatori e agli iniziati i fatti si presentano come un insieme coerente; essi leggono il significato dei fatti come un’unità e ne vedono connessioni e relazioni; fondendo analisi e sintesi comprendono il senso della parte come dell’intero.
L’essere aperti e recettivi è vita, il perdurare della memoria inutile e l’interferenza dannosa del passato ne impediscono il generoso fluire. Colui che “muore” in questo senso mantiene la sua mente nuova. E’ necessario, per cogliere il senso dell’intero processo ed entrare nel nuovo, imparare a distaccarsi e ad abbandonare le cose conosciute, praticando la disciplina del non-attaccamento, così come insegnato da Maestri d’oriente e d’occidente:
O uomo, muori prima di morire, così da non patire la morte quando morirai. (Gialal al-Din Rumi)
Muori ora, prima di morire, in modo da non morire quando morirai. (A. Silesius)
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