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Sul sentiero - Parte seconda

Anonimo - maggio 2009
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IL COMPITO

Capitolo 6 - L’alchimia spirituale

 

L’essere umano è una sorta di “trasformatore di energie” mediatore tra cielo e terra, un “essere di transizione” fatto ancora di materia ma destinato all’Infinito. Più che porsi come obiettivi il “possesso della conoscenza” o il “raggiungimento di poteri”, il Pellegrino sul Sentiero dovrebbe pertanto aspirare alla saldezza del Proposito, alla Volontà di Servizio e, soprattutto, alla purezza della Visione:

 

Sii puro di cuore prima di cominciare il viaggio; che non vi siano secondi fini, calcoli. Fai ciò che ritieni giusto, anche se ciò ti può danneggiare sul piano dell’opinione pubblica, o della situazione esistenziale. Puro di cuore è colui che è veritiero e che ottiene il dono inestimabile della verità, della retta percezione delle cose. (H. P. Blavatsky, La Voce del Silenzio)

 

E’ per questo motivo che gli insegnamenti spirituali insistono sulla chiarezza dell’intento e sulla necessità del costante collegamento tra l’ideale “universale” del Bello e del Vero e la sua concretizzazione nell’agire “particolare” nel mondo:

 

La mente deve prestare attenzione solo alle verità universali in Natura, affinché la dottrina del cuore non diventi la dottrina dell’occhio. (H.P. Blavatsky)

 

E’ necessario, pertanto - per trasmutare le energie, e quindi anche la realtà esteriore - concentrare ed elevare aspirazioni, attitudini e contenuti della mente, poiché, per la Legge del magnetismo, si attrae ciò che è affine e corrispondente alle vibrazioni del nostro mondo interiore. La scienza sta dimostrando anche che molte malattie sono generate da atteggiamenti disarmonici, che possono essere mutati con tecniche di creazione mentale e di visualizzazione creativa.
Trasmutare è, in sostanza, elevare la vibrazione di un elemento attraverso un'accelerazione di frequenza, permettendogli l’accesso ad una dimensione più sottile. Per svolgere tale Opera è necessario togliere più che aggiungere, svelare più che ricoprire, semplificare più che accumulare, così come avviene nel lavoro dello scultore:

 

Così come lo scultore deve togliere, smussare, scalpellare  per tirare fuori l’uomo dal blocco marmoreo  così l’uomo, affinché il Sé possa affiorare,  non deve aggiungere nulla a sé   ma  togliere, smussare, scalpellare… (Swami Shankarananda)

 

L’opera segreta consiste nel far in modo che il materiale più grezzo vibri a livelli più sottili: il piombo e l’oro degli alchimisti si riferiscono a stadi successivi della medesima entità.
Nella prima fase, la Nigredo, l’opera al nero, si decompongono le antiche tendenze, che, alla luce della nuova consapevolezza emergente, non sono più giustificate benevolmente come “specificità del carattere” ma sono identificate, più severamente, come incrostazioni indurite dell’ego ostacolanti l’evoluzione.
Il Lavoro cui si dedica l’individuo risvegliato riguarda pertanto le qualità ancora inquinate dall’ego: l’uomo vecchio deve morire per poter far nascere l’Uomo Nuovo. Ciò accade attraverso un processo di lenta "decomposizione" delle vecchie tendenze e l’attraversamento solitario della “buia notte dell’anima”, secondo la definizione di S. Giovanni della Croce.
Uno dei primi obiettivi del Pellegrino sul Sentiero è la purezza fisica ed emotiva; ovvero la liberazione dagli impedimenti costituiti dai desideri di natura emotiva.
Lentamente, l’aspirante-ricercatore, osservando costantemente il movente ed il fine dei pensieri e delle azioni, impara a trasmutare il desiderio in Aspirazione Spirituale.
Per tale operazione è necessario lottare strenuamente contro i propri draghi interiori; l’alchimista, nella pratica dell’Opera al nero, quando discendendo agli inferi incontra la Lonza (il richiamo dei piaceri del mondo), il Leone (l’orgoglio di sentirsi superiore a chi non è sul Sentiero) e la Lupa (la tentazione di usare a proprio vantaggio i poteri della Conoscenza) deve essere “preparato alla guerra”, ovvero alla lotta contro le difficoltà del cammino:

 

...e io sol uno
m'apparecchiava a sostener la guerra
sì del cammino e sì de la pietate,
che ritrarrà la mente che non erra.

(Dante Alighieri, Commedia, Inferno, canto II)

 

L’azione successiva sarà la sublimazione degli aspetti superiori della personalità in quelli più sottili dell’Anima, tenendo presente la Legge per cui "Come l’uomo pensa nel suo cuore, così egli  è". E’ questa la fase della Purificazione, l’Albedo, l’Opera al bianco degli alchimisti. La materia si purifica e si sublima gradualmente; le caratteristiche indesiderate, oramai decomposte, vengono rimosse.
Avviene infine la Trasmutazione completa, la Rubedo, l’Opera al rosso. Le prove più dure e le difficoltà più grandi sono terminate: l’Uomo Nuovo approda all’Amore per-fetto (etimologicamente: portato a compimento).

Nel corso del processo:

- si riorientano i pensieri su di un livello più elevato;
- mutano anche i desideri, essendo mutati i pensieri;
- la coscienza sposta la sua attenzione da una meta inferiore ad una superiore;
- si evoca pertanto  un afflusso di energia in sintonia con l’oggetto più elevato;
- il desiderio del sé personale inferiore, purificato, si trasforma in amore altruistico disinteressato;
- appare l’Essere Trasmutato.

Il Viandante sul Sentiero impegnato nell’Opera alchemica spirituale considera la sua vita come lo svolgimento di una minuscola parte del Piano divino, al quale egli collabora con il suo pensiero e le sue azioni.
Si addestra, pertanto, a vivere con equanimità la lode e il biasimo, il guadagno e la perdita, il successo e il fallimento, la gioia e il dolore, ritenendoli tutti contingenze effimere, e al tempo stesso utili a far progredire la sua conoscenza e la sua coscienza  fino a che gli sarà naturale rinunciare al suo piccolo sé per il Sé che è dietro la mutevolezza dell’apparire.
Nello svolgimento delle attività quotidiane egli tiene presente che ogni azione, anche piccola, può sprigionare luce; ricorda il comandamento di Madre Teresa di Calcutta: “Fate le cose ordinarie con straordinario amore” e l’ammonimento di Paolo:

 

La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. (Paolo, Prima lettera ai Corinti)

 

In ogni situazione, l’Alchimista interiore medita su ciò che è dentro e ciò che è fuori di lui, costantemente comparando e rielaborando; miscela nell’Atanor del suo cuore le energie che provengono dall’esterno con quelle che si originano all’interno di sé, ricercandone il senso e mirando alla loro fusione in vista del lavoro sempre più elevato dell’anima.

La Luce che la sua Opera sprigiona fugando l’ombra interiore può ora essere utilizzata per il Mondo.


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