Esperienze di vita Indice
Aneurisma Cerebrale
Di Massimiliano - agosto 2015
La notte del 30 ottobre del 2004 avevo 29 anni e stavo dormendo con la mia compagna, (che poi è diventata la mamma di mia figlia) e all'improvviso mi sono svegliato di soprassalto: il braccio destro non riuscivo a muoverlo, ma avendoci dormito sopra non ci diedi importanza, perché pensai che si fosse "formicolato", presi una bottiglia di acqua mi riempii il bicchiere e iniziai a bere, ma mentre bevevo, mi accorsi che "qualcosa non andava", dato che mentre bevevo, dalla parte destra della bocca, usciva tutta l'acqua allora mi guardai allo specchio e notai che la parte destra della bocca era completamente aperta.
Ho svegliato la mia compagna (Samanta) perché mi sono accorto di non riuscire a muovere la gamba destra, dato che nel tentativo di alzarmi sono caduto a terra.
Erano le 5 del mattino e lei mi disse di telefonare ad un amico, non ero molto d’accordo, ma alla fine lo chiamai e questo gentile Amico venne subito da me, mentre sua moglie da casa loro, chiamarono l'ambulanza.
Nel momento in cui il mio Amico e sua Moglie giunsero a casa mia, io ero cosciente al punto di ricordarmi che il mio Amico si mise a parlare con i Medici del 118 e mentre parlava con loro, uno dei due Medici mi chiese di mettergli il braccio dietro alla sua schiena, anche l’altro suo Collega, mi chiese di fare la stessa cosa, me la chiese diverse volte, ma io non vi riuscii, seppure cosciente, continuavo a sentire i loro discorsi, mentre parlavano tra di loro sul fatto che non riuscivo a muovere tutta la parte destra.
Venni portato d'urgenza all’Ospedale di Vignola dove mi visitarono e poi mi trasferirono subito all’Ospedale di Modena, nel frattempo vi giunsero anche i miei genitori, ai quali dissero che la mia pressione era altissima, ed ero talmente in condizioni critiche, praticamente in pericolo di vita, al punto tale, che i Medici dissero ai miei Genitori, che non sapevano nemmeno se fossi sopravvissuto fino a sera, mi fecero una TAC, varie visite e ribadirono di non potermi operare perché vi era un grumo di sangue troppo esteso e vicino al Cervello, quindi inoperabile, altrimenti se lo avessero fatto, non sarei sopravvissuto.
Mi portarono nel reparto di terapia intensiva e di rianimazione (dove non si poteva usare il cellulare che peraltro nemmeno riuscivo più ad usare) e rimasi in quel reparto 15 giorni da solo, a piangere quotidianamente.
Venni nutrito con solo flebo e il mattino del quindicesimo giorno venne a visitarmi un Neurologo e poi un Fisiatra, con il suo aiuto mi fece sedere sul letto,mettendomi un particolare cuscino chiamato "cubo" dietro alla schiena e notando che non cadevo, mi salutò dicendomi: "ci rivediamo nel pomeriggio!".
Mantenne la promessa e ritornò nel pomeriggio, ma solo per farmi trasferire in un reparto di fisioterapia.
Mi misero in una camera assieme ad un signore anziano, poi la dott.ssa Direttrice dei fisioterapisti, mi fece trasferire in un’altra camera, dove c’era un ragazzo straniero e calciatore, anch'egli bisognoso di cure fisiatriche.
In quel reparto tutte le infermiere erano gentili e la mattina dopo giunse la dott.ssa Direttrice, che mi fece accomodare su di una sedia a rotelle,dato che potevo muovere solo la mano sinistra e mi portò direttamente nella palestra ospedaliera dove mi fece fisioterapia, per un'ora al mattino ed un'ora al pomeriggio.
Dopo 2 giorni la gamba destra iniziò a muoversi, nel mentre, avendo notato la mia difficoltà nel parlare e nello scrivere, mi fecero anche visitare da una Logopedista, che mi aiutò a ritornare a parlare e a scrivere, dato che le parole mi uscivano molto confuse e disarticolate, sia nel parlare che nello scrivere, ovvero il mio pensiero era corretto, ma quando poi dovevo parlare o scriverlo, mi usciva completamente diverso, confuso e disarticolato nella sintassi e con molti errori grammaticali.
Le infermiere, a turno, mi dovettero imboccare fino a quando la mia bocca ritornò quasi completamente nel suo asse, dato che per tutto quel periodo era rimasta semi storta, oltre al fatto che non ero capace di usare le posate con la mano sinistra, alla sera mi obbligavano a parlare con gli altri malati che erano nel reparto, in modo da fare esercizio.
Devo dire sinceramente che venni seguito e trattato molto bene, se avevo bisogno di qualcosa mi bastava suonare il campanello e in meno di 5 minuti arrivava subito un'infermiera per aiutarmi, ma dopo circa 2 mesi di ospedalizzazione, dato che mia madre non aveva la macchina e non poteva venire a trovarmi spesso e mio padre, a sua volta era disabile su di una sedia a rotelle motorizzata, per una sua grave patologia renale, i Medici decisero di farmi trasferire presso l'ospedale di Vignola, dato che i miei genitori risiedevano in quella città e pertanto venni trasferito verso la metà dicembre, e appena giunsi in camera, non mi fecero nemmeno sedere su una sedia a rotelle, ma mi lasciarono nel letto per 2 giorni, abbandonato a me stesso, poi il Direttore dei Fisiatri, dopo aver ricevuto una telefonata dal direttore dell'ospedale di Modena decise di darmi una sedia a rotelle per permettermi di muovermi e non invece rimanere bloccato nel letto come se fossi stato un "vegetale".
La fisioterapia che iniziai in quel reparto ospedaliero di Vignola, fu molto diversa da quella che ricevetti a Modena, ed anche il trattamento fu talmente diverso da risultare persino vergognoso (ma non mi voglio lamentare e nemmeno fare polemica, pertanto pubblicamente non dirò nulla).
Il 20 dicembre 2004, la mia compagna Samanta, all'epoca incinta di pochi mesi (anche se la sua gravidanza mi venne taciuta e pertanto io lo venni a sapere solo molti mesi più tardi) venne a trovarmi e rimase all’ospedale con me fino alle mie dimissioni, durante la sua permanenza, mi fece scrivere moltissimo e notammo che facevo molti sbagli, riuscivo a leggere le parole, ma io le scrivevo diverse da come le leggevo, poi piano piano,con molta fatica e forza di volontà riuscii a farcela e il 23 dicembre mi dissero che alla vigilia di Natale mi avrebbero mandato a casa fino al 26 per trascorrere le feste in famiglia con i miei Genitori, però mi ribadirono di non alzarmi mai dalla sedia a rotelle e di non provare a fare nulla.
Dopo che finirono le feste natalizie ritornai all’ospedale (e Samanta rimase insieme a me), in quel reparto di fisioterapia decisero di farmi iniziare ad usare una stampella, solo 5 minuti al pomeriggio e basta, quando poi notarono che riuscivo ad usare la stampella venni dimesso il 13 febbraio 2005 e rimandato a casa.
Durante il periodo di convalescenza fatto in casa mia, scoprii che la mia compagna Samanta era già incinta di 5 mesi, e pertanto verso giugno abbiamo preso in affitto un appartamento in un paesino vicino a quello attuale, in attesa della nascita di mia figlia (avvenuta il 3 luglio), non svolsi nessuna fisioterapia, dato che non mi venne prescritta, ma in compenso, dopo la nascita di mia figlia feci molta "fisioterapia casalinga" spingendo la sua carrozzina e poi passeggino, nonostante la mia notevole claudicanza e il braccio e mano destri rimasti bloccati.
In quel periodo, che doveva essere quello più felice della mia vita per essere diventato Padre, ho sofferto di depressione molte volte, molte volte ho pensato che mia figlia, crescendo non potesse accettarmi come genitore, dato che non potevo farle fare l’aereoplanino e non potevo correrle dietro, giocare a nascondino o fare molti altri giochi di movimento.
Un anno dopo la nascita di mia figlia, abbiamo cambiato casa, dato che ci serviva un appartamento più grande visto che la bambina iniziava a crescere, per conto mio, ho sempre continuato a fare della fisioterapia ma da autodidatta e di tipo "casalinga", visto che quelle che mi passavano tramite il SSN erano di poche sedute.
Attualmente sono rimasto ancora un po’ claudicante alla gamba destra perché non riesco a percepire bene la sensibilità sotto al piede e sono rimasto con il braccio e la mano destri ancora abbastanza bloccati, nel senso che il braccio non riesco ad alzarlo completamente e la mano è rimasta con le dita quasi chiuse a pugno, la sensibilità mi è ritornata, ma non riesco a muovere le dita.
E mi sono rimasti ancora dei deficit neuro-motori e cerebrali, nel senso che pur usando solo la mano sinistra per scrivere, digitare e chattare, permangono i miei problemi lessicali e di confusione mentale, molte volte penso una cosa ma poi ne scrivo un’altra e faccio molti errori ortografici, grammaticali e di sintassi, invertendo persino l'ordine del predicato verbale con il soggetto e complemento oggetto, facendomi innervosire, per il dispiacere di non essere compreso ogni volta che interagisco con le altre persone, dato che molte volte penso in modo corretto, ma poi scrivo in modo sbagliato, oltre al fatto che la mia memoria è rimasta molto limitata (prima dell'Aneurisma ricordavo anche 2 o 3 numeri di cellulare ora invece non più).
Però devo ammettere che avere una figlia in casa, ti aiuta molto e ti dà molto coraggio, perché se rifletto bene a tutto ciò che ho passato, a come sia cambiata improvvisamente, e in peggio la mia vita (ad iniziare dal fatto, che il giorno prima ero un lavoratore, un elettricista che lavorava anche 12 /14 ore al giorno e improvvisamente il giorno dopo ritrovarsi in pericolo di vita, a pregare di sopravvivere e non sapere nemmeno se sarei sopravvissuto fino a sera) ti viene da deprimerti e parecchio, si rischia di finire in una forte depressione e notevole stress psicofisico, pertanto bisogna avere molta forza di volontà per riuscire a riprendersi, e servirebbe persino un percorso di psicoterapia mirata, ma non avendolo avuto da parte di nessun reparto ospedaliero e tantomeno privatamente, devo ringraziare la nascita di mia figlia, che mi ha aiutato molto.
Attualmente la bocca non riesco ad aprirla completamente, se sorrido permane un poco storta, e purtroppo questa grave patologia che mi ha colpito, mi ha lasciato una grave percentuale di invalidità civile addirittura trasformatasi poi in inabilità, dato che non posso più svolgere la mia professione di elettricista, inoltre mi tocca prendere molti farmaci ipertensivi, in modo da mantenere la pressione sempre bassa e poi uso un cerotto sul cuore, che cambio quotidianamente, oltre ad altri farmaci che mi servono per far "sciogliere" gradatamente quel "grumo di sangue" (edema) che ancora mi è rimasto attaccato al Cervello.
Nonostante la mia vita sia cambiata all'improvviso, e in peggio, ho deciso per il benessere di mia figlia di riprendermi cura di me stesso, cercherò di fare della fisioterapia mirata, in modo da riuscire, in un prossimo futuro di ritornare ad essere più autosufficiente, magari di riuscire di nuovo ad usare una forchetta e il coltello, per tagliare una gustosa bistecca.
Questa è la mia testimonianza riportata per tutti voi che la leggerete e che intende essere una condivisione sincera per tutti coloro che hanno vissuto questa difficile lotta al proprio Aneurisma, oppure che la stanno ancora vivendo, in modo da essere di supporto amichevole per tutti, Malati e Familiari, che potrete leggere anche nel mio sito no profit AmiciAneurisma www.amicianeurisma.altervista.org creato per tutti i Malati come me, e che troveranno una chat e un forum di amichevole supporto tra tutti.
Buona fortuna e guarigione a tutti!!!
Massimiliano
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