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Riflessioni sull'Esoterismo

di Daniele Mansuino   indice articoli

 

Un trattato sabbataista di magia sessuale

- Prima parte
di Daniele Mansuino e Paolo Del Casale

Ottobre 2019

 

Nel nostro articolo di giugno di quest’anno, siamo partiti dall’importante testo sabbataista (o sabbatiano) intitolato Va-avo ha-Yom el ha-Ayin (Sono venuto questo giorno alla sorgente), per riflettere su una serie di temi legati al concetto di organizzazione esoterica che domina il mondo.
Il Va-avo (così lo chiameremo d’ora in poi, per brevità) era stato pubblicato a Praga nel 1725 in forma anonima, ma pare fosse stato scritto dal celebre rabbino Eibeschuetz, che fu uno dei principali qabbalisti del diciottesimo secolo.
Quell’articolo è stato molto gradito dai lettori, che ringraziamo, e dobbiamo dire che prima delle email ricevute a tale riguardo non avremmo mai immaginato quanto interesse si celi, nell’ambiente esoterico, sullo specifico della magia sessuale sabbataista; tant’è vero che, in molte di esse, siamo stati pregati di riprendere il discorso sul Va-avo scendendo più nei dettagli.
È nata così una serie di quattro articoli, dei quali questo è il primo. Ancora non sappiamo se li pubblicheremo tutti di seguito, o inframmezzati con articoli su altri argomenti.
Sul piano meramente tecnico, ci sono molte analogie tra la magia sessuale sabbataista e quella praticata dall’organizzazione, sommariamente esposta da Daniele Mansuino in Signori di Volontà e Potere.
La differenza tra le due discipline consiste nel fatto che sulla versione sabbataista grava una complessa sovrastruttura ideologica legata alla tradizione ebraica, mentre su quella dell’organizzazione (che, come sanno i suoi studiosi, non è legata ad alcuna teoria) la sovrastruttura è scarna: in pratica si limita alle sole analogie suggerite dalla cosiddetta tradizione primordiale, la cui funzione - almeno negli ambienti più strettamente connessi all’organizzazione - è legata ad un’operatività del tutto svincolata dalle speculazioni teoriche, anche perché risale ad un’epoca precedente di molto l’invenzione della parola scritta.
Poiché nei secoli passati non si potevano scrivere libri che associassero apertamente la magia alla religione, pena per i loro autori gravi rischi, i trattati di magia sessuale sabbataista si esprimono in termini simbolici, ovvero esponendo l’operatività sotto il velo della speculazione qabbalista o talmudica; se il nostro lettore vuole immaginare qualcosa di analogo nell’esoterismo occidentale, pensi a certi trattati di Alchimia ed Ermetismo che illustrano pratiche magiche assai concrete sotto il velo delle allegorie mitologiche (un caso tipico è la Venere magica di Sedir).
È questo anche il caso del Va-avo, il cui autore (sebbene il trattato fosse stato pubblicato in forma anonima) era noto a tutti, ed una personalità di spessore pubblico quale il rabbino Eibeschuetz non poteva certo permettersi di arrischiare la propria posizione con scritti troppo estremi.
Ciononostante osò spingersi molto avanti, sfruttando al massimo lo scudo dell’allegoria qabbalista per proporre una visione del mondo futuro che - intendiamoci - non è per niente da confondere con le fantasie di un utopista: perché a chi conoscesse le basi della magia sabbataista era consentito di trasporla in riti operativi (nel gergo usato in seno all’organizzazione: in rituali minori) e trasformarla a poco a poco, in questo modo, in realtà.
Soprattutto per questo, come anticipammo nell’articolo di giugno, il Va-avo può essere considerato il testo fondamentale della magia sessuale come venne praticata dai Sabbataisti fino a tutto il diciannovesimo secolo (ed anche, in parte, di come viene praticata nel neosabbataismo odierno).
Ma questa è forse una definizione limitativa; perché è, di fatto, uno dei principali strumenti su cui l’organizzazione si basa per far prendere forma, sul piano della realtà oggettiva, al suo progetto.
La chiave per comprendere come questo possa avvenire sta nella felice definizione individuata da Paolo Del Casale per sintetizzare la prassi della magia sessuale dell’organizzazione: le correnti biologiche considerate come base materiale di quelle libidiche, strumento fondamentale per l’unificazione di corpo e pensiero.
Volendo spiegarla nei dettagli: le correnti cui Paolo fa riferimento sono le sette correnti della tradizione ermetica, riguardo alla cui natura ci siamo già espressi in numerosi articoli. In ciascuna persona si combinano tra loro in modo diverso, determinando l’innumerevole varietà dei nostri corpi, dei nostri temperamenti, dei nostri destini; ed a ciascuna di queste combinazioni corrisponde una diversa circolazione energetica interiore, che determina (tra l’altro) il modo in cui pensiamo.
Nota: non stiamo sostenendo qui che tutto quello che ci accade sia già scritto. Il libero arbitrio esiste, e la nostra volontà ha il potere di condizionare il corso delle nostre vite con un’influenza che - se vogliamo confrontarla al destino - potremmo standardizzare in un rapporto di cinquanta e cinquanta; ma è proprio dalla conoscenza della nostra parte passiva e automatica che bisogna partire se vogliamo imparare a costruirci sopra qualcosa di attivo e consapevole.
Ora, un facile modo per trasformare le energie-pensieri che affiorano alla nostra coscienza in correnti suscettibili di essere utilizzate per l’operatività magica è di classificarle attraverso una griglia di simboli che faccia di ogni nostro pensiero una parte di un sistema organizzato.
Questo è particolarmente facile per i pensieri legati ai tre istinti (relazionale, sessuale e di conservazione - non vorremmo impelagarci a discutere se esistano anche altri istinti, come alcuni grandi psicanalisti hanno suggerito - questa classica impostazione dai toni freudiani è la più semplice e la più basilare - non vogliamo sostenere che è giusta, ma è quella che ci torna più comoda); e tra i pensieri suggeriti dagli istinti, i più adatti ad essere usati a livello magico sono quelli a sfondo sessuale.
Perché? Perché i pensieri di tipo relazionale, che includono il rapporto col sociale, coinvolgono una parte tanto ampia delle nostre energie da diluirle molto - la loro produzione è costante e in qualche modo forzata, come hanno spiegato benissimo Ouspensky e Gurdjieff con la loro teoria dell’identificazione.
Siamo già bravi se riusciamo a percepirle costantemente (è necessaria una grande sensibilità, deboli come sono) e a controllarle quel minimo che basta per impedire a noi stessi di cadere in modelli di comportamento sociale troppo meccanici; ma appunto, per quanto bravi si possa essere in questo difficile lavoro - imparando a gestirle in modo da produrre emozioni positive, attraverso le quali ottimizzare il nostro rapporto con gli altri - è piuttosto improbabile che ce ne restino d’avanzo a sufficienza per riuscire a influire sulla storia dell’umanità.
Quanto ai pensieri suggeriti dall’istinto di conservazione, la loro caratteristica più rilevante è l’intermittenza (legata al pianeta Urano, che ne è il simbolo astrologico più diretto). Non ci vorremmo dilungare, ma diciamo che - ancor più dei pensieri sociali - sono utili per giocare in difesa (nel calcio e negli sport di squadra una buona percentuale di difensori ha pianeti in Acquario, e la leggenda che i portieri sono matti è legata alla loro forte influenza di Urano) e a tale scopo vanno usati.
Invece le energie sessuali funzionano bene in magia per varie ragioni. In primissimo luogo, per la loro corrispondenza con le parti del corpo umano (Daniele ne ha parlato in Signori di Volontà e Potere, ma è comunque una cosa che tutti hanno sperimentato), il che rende molto semplice la loro classificazione e sistematizzazione. Poi perché la loro emissione è (entro certi limiti) facoltativa - siamo (abbastanza) in grado di scegliere quando pensare al sesso e quando no; poi perché ci viene naturale associarne l’uso alla volontà; poi perché la loro emissione è piacevole, e per varie altre ragioni su cui non ci vogliamo dilungare.
In linea di massima, è questo ciò che Paolo voleva dire parlando di correnti del corpo quale base materiale di quelle libidiche; ma perché possano procedere all’effettiva unificazione di corpo e pensiero dobbiamo immaginarle come i due vertici di base di un triangolo, al cui vertice sommo si trova l’azione magica sul sociale.
Questa si ottiene attraverso una sintesi che, in realtà, è una seconda trasposizione: come ci è facile identificare le energie sessuali con le parti del corpo, così deve diventarci facile trasporle dal corpo individuale al corpo universale.
Nel momento in cui questo processo diventa agevole ed automatico come il primo, la magia sessuale operativa comincia a funzionare alla grande; e tanto più diventa efficace quando, come nel caso del progetto dell’organizzazione, si ha la possibilità di appoggiarsi ad un eggregore potente e millenario.
Premesso tutto questo, possiamo affrontare con un po’ più di cognizione di causa il Va-avo; la cui prospettiva teorica risulta caratterizzata da una notevole evoluzione rispetto al Sabbataismo dei primordi, quando ancora si pensava che l’ascesa di Sabbathai Zevi al Trono di Davide potesse avere luogo sul piano politico e militare.
Invece nel Va-avo viene dato ormai per scontato che l’azione del Sabbataismo sulla civiltà occidentale sia destinata ad esercitarsi a livello subliminale, e su tempi molto lunghi. Davvero con molta chiarezza il libro illustra fino a che punto, tutto sommato in pochi anni, la teoria del movimento sabbataista fosse progredita: già nel 1725 il compito del Messia era diventato quello di far trionfare la Libertà dell’Uomo, guidando per mano la comunità dei credenti lungo il cammino della storia.
Ma il suo aspetto di gran lunga più sbalorditivo è come esso anticipi varie linee direttrici della storia che hanno cominciato a svilupparsi pienamente solo a partire dalla seconda metà del ventesimo secolo: lo squilibrio climatico, l’emancipazione della donna, la liberalizzazione dell’omosessualità eccetera.
Secondo il Va-avo, in virtù dell’apporto di queste tematiche, il Cristianesimo è destinato a trasformarsi in un nuovo culto che sarà la religione mondiale del futuro.
La più ovvia e più facilmente riscontrabile delle sue profezie è senza dubbio il futuro affermarsi del concetto di fratellanza umana, più di sessant’anni prima della rivoluzione francese e in un’epoca in cui il Cristianesimo non insisteva ancora molto su questo punto - non odiate un Edomita (cioè un non ebreo) perché è vostro fratello, e il Re pensi qualche piano perché il proscritto non sia più bandito da lui (2° Samuele, 14: 14).
Il mito sabbataista della discesa del Messia nel Cuore della Montagna, di cui tante volte abbiamo trattato in questa rubrica, trova nel Va-avo la seguente interpretazione: è la Grazia di Dio che deve calarsi nel caos, perché le scintille divine racchiuse nei duri cuori degli Edomiti vanno recuperate ad ogni costo, anche se ospitate in anime il cui processo di manutenzione non è ancora completo (…); poiché Dio, con il calore del Fuoco, purifica le acque che Gli sono vicine, poi le accoglie presso di Sé, e riversa su di loro le acque della Grazia.
Quanto al tema dell’emancipazione della donna, esso viene affrontato partendo dall’idea (che un altro gigante dell’esoterismo, Aleister Crowley, avrebbe magistralmente sviluppato nel ventesimo secolo) che la Rottura dei Vasi di cui parla la qabbalah sia stata il frutto di un atto di masturbazione (o più precisamente, di un atto di eiaculazione non ritenuta): quando Dio creò il mondo non disponeva di un corpo femminile atto a ricevere e contenere la sua forza, e fu proprio per questo che la sua violenta eiaculazione ruppe i Vasi, dando così origine a questo Universo disordinato.
Ascoltate le parole che porto attraverso l'aria circostante. Il Padre di Tutto ha cinto sé stesso con una veste multicolore; il Padre di Tutto ha versato il proprio Seme sulla galassia e sul globo. La formazione delle nebulose è come lo schiudersi dei baccelli dei fiori (…). Ciò che noi chiamiamo luce egli la chiama vento. Le nostre più alte esperienze spirituali sono ciò che egli chiama luce. Ecco perché si ottiene il fenomeno dell'Universo Opalescente (…)
(Aleister Crowley - Paris Working).
L’analogia Creazione/eiaculazione divina non era una novità: poteva vantare parecchi precedenti non solo nella qabbalah, ma anche nell’ambito del messianismo ebraico anteriore a Sabbathai.
Per fare un solo esempio, il Messia fallito Ben Kokchba - il Figlio della Stella, protagonista nel 2° secolo d. C. di uno dei primi tentativi di edificare il Terzo Tempio a Gerusalemme - si era dato quel nome perché la Stella a cinque punte è un simbolo del pene divino, che sparge all’intorno nell’Universo la sua eiaculazione (sono carenti gli studi sul rapporto di questo simbolo con il  grado di Compagno d’Arte in Massoneria, sebbene la sua importanza sia stata sottolineata più volte da esegeti massonici di valore, da Tschoudy in poi).
Davvero spregiudicato e originale è il modo in cui affronta questo tema il Va-avo: per esempio attraverso l’affermazione della superiore dignità dell’orina rispetto allo sperma, perché a differenza di esso può essere eiettata anche in assenza di erezione, e quando cola a terra irriga simbolicamente l’abisso inferiore e lo mantiene in vita - vera figura della discesa di Sabbathai nel Cuore della Montagna, per inondare di Salvezza quanti erano rimasti in fondo.
Con sontuosi appoggi gematrici, viene anche individuato un collegamento tra l’atto di orinare, la Rottura dei Vasi e il Diluvio: tutte figure dello strabordare delle Acque Superiori e del loro spandersi sulla Terra.
In proposito, viene osservato come i danni causati dal Diluvio, a differenza di quelli prodotti dalla Rottura dei Vasi, vennero limitati dall’azione creativa dell’Uomo (ovvero dal retto comportamento di Noè e della sua famiglia), e questo viene interpretato come un segno che la Creazione stava cominciando a porre rimedio all’errore masturbatorio commesso dal Creatore.
Per quanto - dati i tempi e il contesto - il Va-avo non possa essere troppo esplicito a questo riguardo, viene affermato tuttavia con molta chiarezza che proprio da allora l’atteggiamento verso il mondo di quel combinaguai di Dio cominciò a cambiare; e per quanto sul senso salvifico della condotta di Noè non si insista più di tanto (anche perché, crediamo, una sua sopravvalutazione avrebbe automaticamente implicato una sottovalutazione del successivo operato di Sabbathai), l’intervento dell’Uomo-Noè a correzione del progetto divino costituisce comunque una forte ed inequivocabile testimonianza in favore dello Schema 1-2-1 dell’organizzazione (e fu proprio dall’idea del senso salvifico dell’operato di Noè che sarebbe scaturita, non molti anni dopo il 1725, la Massoneria noachita).
Così, aprendo le porte all’intervento dell’Uomo nel Creato, Dio scopre gradualmente che, più che masturbarsi, è bello fare l’amore; ma con chi? Con la Shekinah, che è - secondo la qabbalah - la Grazia di Dio nel mondo delle forme (o se si preferisce: il Bene insito nella Creazione).
La Shekinah apre le sue splendide gambe, ed accoglie tra le cosce lo sperma di Dio (facendogli da freno); e Dio, riconoscente, si incapriccia di Lei.
In questo modo il Creatore comincia gradualmente a prendere coscienza dell’aspetto femminile del Creato; ed al contempo, offrendo il proprio corpo/Universo al coito divino, la Shekinah adempie nei suoi confronti all’amorevole compito educativo che l’intercorso con la femminilità apporta all’esperienza dell’Uomo.
È stato detto da certi studiosi che l’orgasmo maschile sia caratterizzato da una natura contrattiva e assertiva, mentre quello femminile possa essere considerato espansivo e turbolento (vale a dire indeciso nell’autoaffermazione, ma molto cosciente di sé); ora, se è vero che la polarità maschio/femmina trova riscontro in tutte le produzioni psichiche dell’Uomo, possiamo qui riscontrare la sua proiezione sul piano spirituale.
Al livello individuale, ogni essere umano è chiamato a superare i limiti imposti dalla propria polarizzazione, imparando a trascenderne le dualità; per questo ogni Uomo deve tendere alla Donna e viceversa - ovvero, ciascuno dei due generi biologici deve giungere al punto di riuscire a comprendere le proiezioni archetipiche dell’altro.
Così come l’incremento delle stimolazioni emozionali - ai nostri tempi, sempre in misura maggiore generate dalla coscienza collettiva - rende l’Uomo più turbolento, così la Donna diventa sempre più assertiva; e questo, poco per volta, sta delineando un nuovo assetto sociale che non si era mai visto in passato.
Sebbene questo abbia un effetto destabilizzante sull’Uomo, in quanto teme di perdere il proprio potere, quanti sapranno affrontare il salto verso l’ignoto senza timore scopriranno che la vulnerabilità può rivelarsi socialmente funzionale quanto l’aggressività; e in questo modo impareranno l’adattabilità, che è la chiave dell’evoluzione, in quanto per suo tramite è possibile prendere coscienza dei propri aspetti perdenti, e riprogrammarsi trasformandoli in abilità.
Come ha osservato uno dei migliori commentatori del Va-avo, David J. Halperin, nel dissolvere i tradizionali confini tra categorie, l’autore flirta con un’amoralità in cui le distinzioni tra giusto e sbagliato diventano irrilevanti. Eppure è consapevole dei pericoli di questa posizione, e la rende responsabile della devastante catastrofe della preistoria divina, ciò che i cabalisti erano arrivati a chiamare la “Rottura dei Vasi”.
(In essa) non ci fu alcuna forma di accoppiamento sessuale: solo pensiero e immaginazione, come in una emissione seminale (…). Non si era ancora giunti allo stato in cui (maschio e femmina) si guardano l'un l'altro faccia a faccia, e di conseguenza, (i Vasi) erano sotto tutti gli aspetti vulnerabili alla frammentazione
L’Antico non possedeva nulla dell’equilibrio: il giudizio era contenuto nella grazia, e tutte le grazie che erano in suo possesso avevano la qualità dell'estensione assoluta, senza alcuna limitazione o restrizione.
Sarebbe stato molto diverso se l'accoppiamento sessuale fosse stato in atto. Perché l’accoppiamento viene raggiunto attraverso la contrazione, e (...) in uno stato di contrazione - che è uno stato di giudizio - il giudizio viene modificato dalla Grazia, i Giudizi sono così addolciti e mescolati con le Grazie
Infine, e più cruciale: quando la femmina riceve l’effluenza, agisce come linea di misurazione per essa, dandole proporzione. Per questo, il coito del Dio Buono con la Shekinah deve essere inteso soprattutto come un recupero della misura e dell’equilibrio - quello espresso in Alchimia dal Mercurio, ed in fisiologia dall’orgasmo androgino.
Questa linea di interpretazione può essere considerata una delle innumerevoli modificazioni conosciute dalla figura di Dio nelle altrettanto innumerevoli diramazioni dell’esegesi qabbalista, in molte delle quali il processo di divinizzazione dell’Uomo viene preso dettagliatamente in considerazione, e non certo per demonizzarlo.
Questo aspetto poco noto della qabbalah potrà forse sorprendere; ma come ci ha scritto in proposito un nostro amico qabbalista, potrebbero sbigottire coloro che tendono a immaginare che l’idea ebraica di Dio coincida, o sia molto simile, a quella cristiana: un Dio Padre contrapposto all’uomo suo figlio.
Non è affatto così. Vero è che molte tradizioni RELIGIOSE ebraiche adottano tale semplificazione; ma quando si entra nella mistica, tutto cambia. Nella qabbalah, il concetto di Dio è molto più simile a quello orientale che a quello occidentale.
Volendo cercare un’analogia orientale, il Dio della qabbalah è “L’infinito senza attributi, impossibile da pensare”, mentre il Dio Biblico è equiparabile a una delle divinità figlie di quell’Unità (Shiva, Kalì, Krishna, ecc.); (così) il “Dio della Bibbia” deve essere identificato con UNA delle manifestazioni del Vero Dio, e non con la totalità dell’Assoluto.
quando l’Adam Qadmon cade, la creazione si spezza, dando origine alla dinamica descritta dallo Zohar - alcune anime dell’Adam rimangono in Aziluth e non si corrompono, altre anime cadono nella materia (uomini e donne); da questo vediamo come l’Adam Qadmon rappresenti la somma di tutte le forze del creato, sia umane che angeliche, eppure tutto questo è solo una minima parte della divinità.
“Ein” è il vero Dio, la Sorgente: un qualcosa che non può essere neanche pensato e di cui tutta la creazione, compresa l’idea del Dio unico (Ein Soph), compreso il Dio-Padre biblico (Ain Soph Aur), non sono che una goccia infinitesimale. Infatti, nell’Etz Hayym di Isaac Luria è scritto che i mondi non sono che le VESTI di Ein Sof, ma in Ein non c’è distinzione tra Creato e Creatore.
Dunque, quando si parla del rapporto tra Dio e l’Uomo (nella qabbalah), si stia attenti: Non si sta considerando la totalità di Dio, ma quella minuscola parte di lui che l’Uomo - per errore e/o convenzione - intende come totalità.
Discorso molto diverso rispetto al Cristianesimo - ed anche, notiamolo, alle correnti che generalmente si “oppongono” ad esso: tutte costoro, infatti, incentrano il proprio discorso sul Dio Padre.
Sul concetto di divinizzazione dell’uomo si spinge molto avanti un attuale maestro di qabbalah, Rav Laitman (notissimo anche al grande pubblico). Egli afferma che Ein Sof non desidera altro che rendere l’uomo come Dio: simile a sé stesso.
È ovviamente un processo graduale e molto lento, anche perché l’Uomo ancora non è in grado di affacciarsi direttamente a Ein Sof; di conseguenza le intelligenze delle Sephiroth intervengono in suo aiuto, facendo da intermediarie. Le Sephiroth raccolgono la preghiera dell’Uomo e la innalzano a Ein Sof, poi raccolgono la benedizione di Ein Sof e la discendono nell’uomo.
Questo lascia intendere una vastità di cose immense… per meglio intendere la vastità di Ein Sof, basta leggere i Midrashim concernenti il Metatron, l’angelo più elevato, il signore che siede in Kether e detiene i segreti della vera Torah per rivelarli all’uomo.
Metatron, nonostante sia considerato l’essere più potente della creazione, è chiamato “Il Piccolo YHVH”, e ne è semplicemente il messaggero. Quando qualcuno mette in dubbio la potenza di YHVH, creando un paragone con quella del Metatron, ecco che Dio frusta Metatron come un servo, per ricordargli chi è davvero.
Anche il Talmud Bavli discute molto di Metatron: in particolare nella sezione del Masseket Chagigah, il trattato sull’Offerta Festiva
Nel prossimo articolo di questa serie è nostra intenzione concentrarci sull’analisi della copula divina, a partire proprio dall’episodio della Genesi che dà il titolo al Va-avo.

Daniele Mansuino e Paolo Del Casale

 

Prima parte - Seconda parte
Terza parte - Quarta parte


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