Riflessioni sull'Esoterismo
di Daniele Mansuino
Tolkien e le stelle
Novembre 2007
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Questo saggio (che doveva uscire su SF..ere , ma la rivista sospese le pubblicazioni) risale ai tempi in cui pensavo che per scrivere di esoterismo bisognasse far finta di essere persone serie: usavo ancora il plurale maiestatis come Guénon e mi sforzavo di usare quell’italiano un po’ arcaico che andava di moda tra gli esoteristi un quarto di secolo fa. L’ho disseppellito perché di recente è stato ripubblicato “Il Signore degli Anelli”, e c’è dunque da aspettarsi che la tribù dei tolkienofili venga ben presto ad arricchirsi di nuove reclute cui forse potrà interessare.
A questi sconosciuti ragazzi vorrei tanto parlare di quel che significò la prima apparizione in Italia del “Signore degli Anelli” nel clima iper-politicizzato degli anni settanta, con la destra che andava in montagna a organizzare “campi hobbit” e la sinistra che, perplessa, si grattava il capo di fronte a questo nuovo e indecifrabile megalite piovuto dal cielo come un corpo estraneo, accanto a Guénon ed Evola, a scompaginare visioni del mondo ormai consolidate e disseminare incertezze; è una storia interessante, e un giorno o l’altro proverò a raccontarla. Qui invece mi mantengo estraneo al dibattito sollevato dal libro, e mi limito a considerare la personalità del suo autore da un punto di vista inconsueto.
J.R.R. Tolkien non ha bisogno di presentazioni: è uno dei mostri sacri della heroic fantasy, e forse anche lo scrittore di tale genere più venerato e più odiato allo stesso tempo. La sua presenza può definirsi ingombrante: dalla sua opera traspare prepotentemente la sua visione del mondo, costringendo letteralmente il lettore a prendere posizione, a favore o contro.
Non è un mistero, noi siamo parte dei suoi discepoli; ma la grandissima venerazione che abbiamo per lui non ci scoraggia dall’indagare la sua opera e la sua personalità per mezzo delle stelle, operazione che spesso stimola a far luce su un personaggio secondo parametri nuovi e del tutto inediti.
Per compilare la carta del cielo di Tolkien ci occorreva la sua data di nascita, che è facilmente reperibile sia dalle note all’edizione italiana del “Lord of the Rings” sia dall’accurata biografia del suo autore che è frutto della penna di Daniel Grotta. Tolkien è nato a Bloemfontein, in Sudafrica, il 3 gennaio 1892; purtroppo né da queste né da altre fonti ci è dato di risalire all’esatta ora. Grotta si limita a riferirci che lo scrittore venne al mondo “in un caldo mattino domenicale”, ma potevano essere tanto le sei quanto le undici, e tale indefinitezza preclude all’astrologo di effettuare un’adeguata domificazione, il che purtroppo riduce di parecchio le informazioni deducibili da un oroscopo. Non si può dire nemmeno dov’è l’ascendente: potrebbe essere in Capricorno, Acquario o Pesci.
In tali casi, è uso di molti astrologi attribuire una domificazione simbolica, secondo quel sistema assai diffuso che porta il nome di “oroscopo eliacale”: esso consiste nel collocare l’ascendente al grado zero del segno che ospita il Sole, e attribuire a tutti i segni che seguono il valore dei campi corrispondenti. L’esperienza ci dice che tale tecnica offre all’astrologo un quadro abbastanza valido, ricco di dati soprattutto per quanto riguarda la vita intellettuale del soggetto; anche per questo ci è parso giusto applicarla a Tolkien, che ci interessa soprattutto per questo verso (e non di certo per le sue doti di rugbista, che peraltro secondo Grotta erano notevoli).
La prima cosa da guardare è il segno del Sole, che nel caso di Tolkien è il Capricorno. La forte passione di molti Capricorni per la parola scritta – originata dalla loro innata tendenza a conservare e eternare - ha fatto sì che questo segno in astrologia sia collegato alle attività editoriali; inoltre, il campo corrispondente all’editoria è il campo decimo, e guarda caso nel nostro oroscopo eliacale Saturno – governatore del Capricorno – si trova proprio alla cuspide di tale campo.
Oltre a fornirci di per sé un notevole indizio dei legami di Tolkien col mondo dell’editoria (per molti anni pubblicò saggi e monografie, collaborando anche a un dizionario), la congiunzione di Saturno col medium coeli ci mostra quanta parte tale pianeta abbia avuto nel forgiare la sua personalità. Il Capricorno saturnizzato è frugale, solido, amante della terra e della montagna. Predilige lavorare sui tempi lunghi e in vista di obbiettivi concreti e durevoli, che egli è in grado di programmare adeguatamente grazie alla sua mentalità sistematica. Generalmente matura, ed esprime il meglio di sé, con un notevole ritardo rispetto alla media; è una persona dal forte senso morale, e tende ad essere piuttosto severo nei suoi giudizi. Gli intellettuali di questo segno sono spesso avversari convinti del modernismo, anche per via di una congenita incapacità di analizzare l’evolversi delle cose; sono per contro molto amanti di ciò che è antico, e assai dotati per gli studi tradizionali.
Spesso l’influsso di Saturno sui Capricorni si concretizza in un’esistenza segnata da prove; di certo Tolk ebbe la sua parte di avversità, ma per fortuna il suo è un segno di lottatori. Ragazzo povero, trovatosi quasi sul lastrico per la scomparsa prematura del padre, si trasferì in Inghilterra da bambino, e con la forza di una volontà quasi sovrumana seppe percorrere fino al più alto vertice l’erta piramide del sistema scolastico inglese. C’è un proverbio astrologico che dice: “il Sagittario si proietta fino al vertice sulla punta di una freccia, il Leone ascende fiero su una scala mobile; il Capricorno si arrampica mani e piedi, sudando e soffrendo”. Sicuramente anche per Tolk è stato così, e ne troviamo una testimonianza nella penosa ascesa di Frodo e Sam lungo le erte pareti del Monte Fato.
Dopo una pausa dovuta alla Grande Guerra, che combattè senza entusiasmo ma con onore, Tolkien riprese i suoi studi di letteratura e divenne “Master of Arts” a ventisette anni. Con la metodica e sagace puntigliosità dei suoi studi filologici si conquistò poco a poco una certa fama, che di sicuro non avrebbe varcato i limiti di una piccola cerchia di eruditi se all’improvviso – all’età di quarantacinque anni – Tolk non avesse posto mano al “Lord of the Rings”: un’opera che, secondo ritmi capricorniani, lo mantenne impegnato per sedici anni.
Con questo libro, l’austero docente di Oxford svelò al mondo la sua prodigiosa immaginazione, caratteristica la quale in campo astrologico viene svelata dalla posizione della Luna. Non conoscendo l’esatta ora di nascita, non possiamo attribuire alla Luna di Tolkien un grado preciso: l’abbiamo situata nel quarto grado dei Pesci, dov’era circa alle dieci del mattino di quel fatidico 3 gennaio 1892.
La Luna di Tolk è largamente congiunta a Giove, che nell’oroscopo rappresenta “la grande fortuna”. E’ questa congiunzione uno degli aspetti astrologici più benevoli, apportatore di fortuna, bonarietà e ottimismo. La posizione di Giove rivela in quale campo la fortuna tenda a manifestarsi; nel nostro oroscopo eliacale è il campo terzo, ovvero quello della parola scritta e parlata. A differenza di molti altri Capricorni, il nostro Tolk amava parlare e comunicare, soprattutto coi ragazzi (Luna); questo ci aiuta a comprendere la sua scelta di dedicare la vita all’insegnamento.
La posizione di Giove in campo terzo, e così pure la congiunzione Luna/Giove, sono inoltre due tra gli aspetti più frequenti negli oroscopi degli scrittori. Caso curioso, a questo fine la congiunzione funziona meglio quanto è più larga l’orbita fra i pianeti: l’attenuazione dell’aspetto causata dall’orbita “decongestiona” in qualche modo l’immaginazione, agevolando il flusso armonico delle idee e producendo una prosa più equilibrata. La condizione ottimale sembra vedere la Luna e Giove collegati da un arco sui dieci gradi ; è questo il caso di Tolkien, dove oltretutto l’azione di Giove risulta assai rinforzata perché nei Pesci si trova in esaltazione.
Oltre ad accrescere notevolmente la fortuna di Tolk, questo dettaglio ci svela uno dei suoi segreti: la grande fede religiosa, evidente soprattutto nel “senso del simbolo” che pervade non poco la sua prosa. Grotta ci informa che Tolkien pose gran cura nel far coincidere i valori espressi dal “Lord of the Rings” con quelli insiti nell’etica cristiana; per quanto fosse – sembra – assai reticente a parlare di questo aspetto del suo lavoro (sotto l’influsso dell’equivalenza fede=segreto che è patrimonio tipico del Giove in Pesci). Pure, nel corso di un colloquio con Edmund Fuller, Tolkien un giorno gli svelò che “Gandalf è un angelo”, né mai smentì l’assimilazione Frodo-Gesù che fu avanzata da altri commentatori.
Frodo è Gesù, aggiungiamo noi, nella sua veste di Redentore e apportatore di pace agli uomini; ma con il tipico dualismo di Giove in Pesci (primo fautore delle molte antinomie dell’opera) il nostro autore delega ad Aragorn la funzione di impersonare un altro aspetto del Cristianesimo: a Frodo spetta la via ascetica della Croce, al Re di Gondor la via regale della spada.
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