Riflessioni sull'Esoterismo
di Daniele Mansuino
Il software dell'umanità
Ottobre 2014
Per molti dati contenuti in questo articolo devo dire grazie al Fratello Loki, della Società Ermetica Prometheus (S+E+P).
Il software dell'umanità
In Signori di Volontà e Potere ho esposto come l’organizzazione esoterica che domina il mondo stia applicando il suo progetto alla realtà di oggi tramite l’Algoritmo 10, impiantato nell’umanità per mezzo del quarto rituale maggiore.
Tuttavia, quel rituale fu realizzato basandosi solo sul secondo adattamento dell’Algoritmo 10 : l’Albero Qliphotico (il primo è l’Albero Sephirotico).
Esiste anche un terzo adattamento, fondato sull’uso combinato dei due Alberi, il cui uso è ancora più importante : perché è quello che consente di adattare l’Algoritmo 10 agli effetti del quarto rituale maggiore.
Eppure non è molto praticato, perché è più facile fondare il lavoro magico sull’Albero Sephirotico o l’Albero Qliphotico presi singolarmente.
In realtà, pare che gli stessi membri dell’organizzazione di grado inferiore (quelli che in Banshei vengono definiti membri dei gruppi) tendano a fondarsi sui soli due adattamenti più noti ignorando il terzo, e questo sia per l’organizzazione una fonte di distorsioni nel lavoro.
A livello di alti gradi questo problema è stato affrontato più volte, e così pure nei sottocentri dell’organizzazione di livello più elevato (soprattutto, ovviamente, in quelli dediti alla pratica qabbalista).
In questi ultimi, il dibattito sull’uso improprio degli adattamenti dell’Algoritmo 10 risale addirittura al tredicesimo secolo, ovvero quattro secoli prima del quarto rituale maggiore ; il che ci aiuta a intravvedere come deve essersi svolta la sua preparazione.
Uno dei primi a parlarne - in termini piuttosto generici - fu Avraham Abulafia, e più o meno nello stesso periodo altri qabbalisti di valore (come gli ignoti autori della Lettera sulla Santità e del Messeket Aziluth) focalizzarono il dibattito su Daath, l’Undicesima Sephirah : si era concluso evidentemente che i suoi possibili usi impropri fossero i più pericolosi, perché - come avrebbe ben spiegato Mosheh Luzzatto nel Settecento - Daath è alla base di ogni governo, e si diffonde ovunque, non sostando in uno specifico vaso.
L’uso improprio genera male ; e per capire come questo possa avvenire, è opportuno partire dal concetto di male in uso nell’organizzazione.
Un buon modo per concepirlo è partire dalla visione del male secondo Steiner. Per lui, i demoni di alto livello sono coscienti di adempiere una funzione nel piano divino, mentre quelli di rango inferiore possono cadere vittima di un delirio di onnipotenza ; i primi quindi svolgono una funzione di resistenza, i secondi di distruzione.
Anche secondo l’organizzazione esistono due tipi di male. Il primo serve a far procedere l’evoluzione, attraverso il suo contrasto con il bene. Deve essere evitato, ma svolge anche una funzione utile : perché, come la potatura rinforza gli alberi e la Luna calante si contrappone alla Luna crescente, la resistenza all’evoluzione spinge l’uomo ad evolvere con maggior vigore.
Questo primo tipo di male è destinato ad esistere soltanto fino all’Amalgama : ovvero (per chi non ha letto Signori di Volontà e Potere), fino a quando l’organizzazione non provvederà a fondere la consapevolezza dei singoli esseri umani in una consapevolezza unica ; includente forse anche (ma su questo ci sono diverse versioni) quella delle altre forma di vita del nostro pianeta, o del nostro sistema solare, o dell’Universo.
L’altro tipo di male è finalizzato all’estinzione delle forme, e si è espresso fino a oggi in modo incontrollabile : perché è frutto dell’azione di correnti sottili molto antiche e potenti, la cui gestione attraverso i tempi richiederebbe un enorme sforzo. Per questo, l’organizzazione gli consente - almeno in una certa misura - di agire nel mondo indipendentemente dal progetto.
Nelle fasi successive all’Amalgama, quando l’umanità sarà sfuggita alla tirannide del mondo delle forme, verrà il momento di cancellare il nostro Universo ; e sarà per realizzare questo scopo che l’organizzazione assumerà il controllo del secondo male.
Nel corso dei millenni, fughe di notizie sul secondo male hanno dato origine a concezioni spirituali imperfette, che postulano come desiderabili per l’uomo varie modalità di annullamento nell’Assoluto.
Alcune di esse sono state conglobate da Guénon nell’esoterismo tradizionale : dottrina che proviene dall’organizzazione, ma riguardo alla quale sono lecite varie critiche.
Va detto intanto che anche Guénon è stato accusato di uso improprio - anche se forse incorse in questo errore deliberatamente, perché stimò che potesse giovare alla missione a lui affidata.
Uno dei dogmi dell’esoterismo tradizionale consiste nell’additare come meta ideale del percorso esoterico la condizione di Uomo Primordiale : ovvero l’uomo prima della caduta (non mi soffermo qui sul concetto di Uomo Universale, stato dell’essere che secondo Guénon - e giustamente - sarebbe ancora superiore).
Il problema è che il ritorno all’Uomo Primordiale è impossibile : fin da quando (tramite il primo rituale maggiore, ovvero la somministrazione dell’Algoritmo 1) l’organizzazione confinò l’umanità sul piano della realtà oggettiva.
Nota : è questa la terminologia che ho usato in Signori di Volontà e Potere per illustrare l’evento descritto nella Genesi come la caduta (o meglio la prima caduta - qualcosa di analogo si verificò, infatti, anche in occasione del terzo rituale maggiore) : che è poi la caduta dell’Uomo nel mondo delle forme, ovvero sul piano della realtà oggettiva, o la sua frammentazione.
Ma come Loki mi ha fatto notare, messa così sembrerebbe che l’organizzazione ci abbia fatto un dispetto ; mentre le sue scritture raccontano la cosa in modo diverso. Sarebbe stato l’Uomo Primordiale a scegliere di cadere, nel momento in cui volle agire : cosa che gli sarebbe stata impossibile, se non al prezzo di confinarsi in uno specifico spaziotempo.
Da allora l’Uomo Primordiale, o il vecchio Adamo dell’Eden, non c’è più.
Fu necessario al nuovo Uomo adottare altri algoritmi dell’organizzazione per sopravvivere ed evolversi, e questo gli conferì qualcosa che prima della caduta non possedeva : la capacità creativa.
Non è più possibile liberarcene. Possiamo soltanto accrescerla e perfezionarla fino a quando non ci consentirà di sottrarci al piano della realtà oggettiva tramite l’Amalgama, facendo di noi il principio creatore di un Nuovo Universo.
Dovremo insomma uscire da una porta diversa da quella per cui siamo entrati. Non ci è più possibile, come vorrebbero i tradizionali, annullarci nell’Assoluto : non possiamo più farlo perché siamo diversi da prima.
I qabbalisti riassumono la cosa in questi termini : l’Uomo Primordiale (Adam Qadmon) possedeva l’Albero della Vita (Albero Sephirotico) ; invece l’Uomo risultante dall’Amalgama possiederà l’Albero della Vita più l’Albero della Conoscenza (Albero Qliphotico).
Insomma, la meta del percorso umano sarà un diverso Uomo Primordiale, per così dire raddoppiato - o per dirla in altre parole : rialzato dalla caduta e arricchito. Infatti, possedendo due Alberi, sarà in suo potere elevare la propria individualità a uno stato divino, ponendosi in una condizione di compartecipazione con il Creato.
L'Uomo prodotto dell’Amalgama è destinato quindi a superare l’attuale e falsa concezione di Dio : falsa perché gli uomini di oggi, ancora prigionieri del mondo delle forme, sono da questo limitati, e non riescono a concepirla.
Il Dio che si rifletterà nell’Uomo sarà allora quell’Unità assoluta e senza nome che i qabbalisti chiamano Ein Sof (Infinito), o Luce Oscura : perché è così brillante che acceca, e quindi compare come buia.
Di fatto, l’inevitabilità dell’Amalgama è sottolineata anche da una delle più belle scritture interne dell’organizzazione (Messaggio dei Signori dell’Intelligenza al Secondo Gruppo, 1985-3023), laddove afferma : Dovremo farlo perché le attuali entità che governano i mondi si trovano frammentate, a causa degli uomini e delle donne che sono ancora sulla Terra.
E’ questa la ragione per cui, tanto negli exoterismi ebraico e cristiano quanto nelle rispettive forme esoteriche, viene conferita tanta importanza al ricordo della caduta, che è la metà del cammino.
Infatti, la sua comprensione mette in luce la possibilità che l’Uomo possa trascendere la caduta ai fini della reintegrazione (il che non vuol dire che possa o debba far marcia indietro dalla caduta per tornare come prima).
Tirando le file, possiamo ora capire meglio perché l’uso improprio dell’Algoritmo 10 generi male : perché fissarsi sul primo adattamento (Albero Sephirotico) significa lavorare con il solo Albero della Vita, sul secondo col solo Albero della Conoscenza.
Trasposti nell’azione magica, entrambi gli errori equivalgono a scaricare sul mondo contemporaneo correnti imperfette che ritardano il processo evolutivo (e rientrano quindi nel primo tipo di male) ; cosa che, se si usasse il terzo adattamento, non accadrebbe.
Anche a livello di evoluzione individuale dell’operatore l’uso improprio crea danni - per esempio, creando l’illusione che dei primi due adattamenti sia necessario assimilare il maggior numero possibile di combinazioni, in un illusorio tentativo di prevenire alla conoscenza tramite il regno della quantità ; mentre in realtà, la sola cosa importante è essere in grado di padroneggiare caso per caso gli adattamenti che consentono di intervenire sulla realtà presente.
Questo genere di apprendimento, che pretende dal discepolo una notevole elasticità, gli consente di ricordare che l’Algoritmo 10 non è una verità assoluta : ma solo una rappresentazione convenzionale del piano della realtà oggettiva, avente lo scopo di semplificarlo quanto basta perché egli possa distinguere i momenti, i punti e le forze su cui è importante che eserciti la propria azione.
In altri termini : l’Algoritmo 10 non va inteso in senso reale, ma alla stregua di un mero complemento della realtà. Alle sue spalle, l’intercorso delle correnti che tengono in piedi il teatro della realtà oggettiva è molto più complesso e inestricabile di quanto i primi due adattamenti rappresentino nei loro semplici schemi.
Da questa constatazione il discepolo è chiamato a superare l’Algoritmo 10, e addentrarsi nello studio degli innumerevoli altri algoritmi che l’organizzazione ha perfezionato in mille secoli di storia ; il cui intreccio - come un immenso e stupefacente arazzo - è quello che potremmo definire il software dell’umanità.
Tra gli algoritmi più in uso presso gli alti gradi, molti sono stati desunti dallo studio della lingua sacra dell’organizzazione (di cui si parla, sia pure spesso in modo ingannevole, in Banshei). C’è poi un maxi-algoritmo che spiega in quali modi le forze evocate per mezzo della lingua sacra possano essere utilizzate a livello magico.
L’apprendimento del maxi-algoritmo consente la manipolazione delle forze presenti in natura e nell’Universo ; particolarmente fruttuosa è la sua applicazione al campo delle onde sonore (ne sono esperti parecchi musicisti di successo).
Il maxi-algoritmo è diviso a sua volta in una decina di sotto-algoritmi fondati su metodi diversi, che si sono sviluppati poco per volta nell’arco di migliaia di anni.
Oltre a tutti questi, c’è un’altra cinquantina di algoritmi volti all’uso di singole correnti sottili di qualità elevata ; poi, da dieci a tredici (le valutazioni sono diverse) che prendono in considerazione le suddette correnti diversamente raggruppate ; un’altra ventina fondata sull’uso di correnti considerate inferiori ; infine, più di trecento algoritmi ispirati alle modalità tramite cui le correnti di qualità elevata si producono, e insegnanti metodi atti a incrementarne la produzione.
Una decina di testi fondamentali e un numero imprecisabile di documenti interni più specificamente didattici orientano il discepolo in questo labirinto, e all’occasione vengono consultati anche dagli alti gradi (ci sono anche tre o quattro libri prodotti nell’antichità da sottocentri molto avanzati, che sono considerati quasi alla pari dei documenti interni).
Il sistema che ho descritto non è rigido, ma in continua mutazione : anche nel ventesimo secolo è stato prodotto almeno un paio di aggiornamenti fondamentali.
Si vede anche da ciò come l’approccio all’esoterismo dell’organizzazione possa essere accostato alle fasi lunari : è qualcosa di metamorfico, che ruota, cambia, si alterna - non tanto assimilabile ad un sistema preciso e sintetico, quanto piuttosto a un enorme complesso di ingranaggi.
Chi ha il privilegio di controllarlo potrà vedere come le correnti si espandano nell’Universo a cerchi concentrici, nel qual caso, potrà capitargli di percepirle nella forma di spruzzi ; ma possono essere percepite anche come raggi rettilinei, e se il discepolo è uno scienziato questa strana contraddizione richiamerà forse in lui la fisica quantistica.
Comprenderà l’inversione di rapporti che si consuma nell’ermetico Come in alto, così in basso : nei mondi inferiori, l’involucro interno è superiore all’esterno come il cervello nel cranio, mentre nei mondi superiori avviene l'opposto.
Ancora : negli algoritmi che collegano la lingua sacra ai pianeti potrà ritrovare - espresso in un linguaggio da matematici - il vero senso di uno dei concetti astratti più difficili e più abusati, l’idea di qualità.
Si dice nell’organizzazione che, quando un discepolo si perde d’animo al cospetto dell’oceanico mare degli algoritmi che gli si apre davanti, è un segno che sta andando nella direzione giusta.
Al termine della Grande Opera, la Pietra dei Filosofi si manifesta all’Alchimista nella forma di pochi microscopici cristalli rossastri, che un soffio può disperdere ; bisogna studiare e mettere in pratica un mondo di cose per ottenere poche briciole, e quelle poche briciole saranno un tesoro.
Con la sua Pietra, in verità il membro dell’organizzazione non potrà fare molto : il suo potere non è nulla - perché non gli è ancora dato di servirsene per la creazione di un Nuovo Universo, come sarà dato ai suoi successori tra qualche generazione.
Gli sarà invece concesso di interpretare (o meglio, decodificare) la realtà con molta maggiore facilità rispetto agli esoteristi comuni (per non parlare dei profani).
Questo gli permetterà di cavalcare la tigre, applicando la magiaal flusso della realtà già esistente. Potrà influenzare i pensieri e le azioni degli scienziati, delle autorità religiose, dei politici : insomma di chiunque possa giovare all’organizzazione.
In questo modo il suo potere individuale sarà enorme, ma non sarà nulla - perché non gli sarà mai consentito di deviare, neanche di un millimetro, dal progetto.
Daniele Mansuino
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