Riflessioni sull'Esoterismo
di Daniele Mansuino
Massoneria operativa e speculativa
Dicembre 2008
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Nella stesura dei precedenti articoli sulla Massoneria, mi sono reso conto che l’espressione “Massoneria operativa” può rappresentare per i lettori un motivo di confusione. Infatti si tratta di un concetto che esaminato dall’interno della Massoneria appare abbastanza chiaro, ma presuppone la conoscenza di vari dettagli di cui chi si muove all’esterno del dibattito massonico non ha idea.
Al concetto di Massoneria “operativa” si contrappone quello di Massoneria “speculativa”, ovvero dedita alla speculazione: intesa nel senso di speculazione filosofica o, più genericamente, come un complesso di attività mentali che non ha come corrispettivo nessuna forma di attività fisica.
La prima basilare distinzione tra Massoneria “operativa” e “speculativa” è quindi legata alla pratica del mestiere di muratore: ancora oggi i Massoni definiscono “operativi” i muratori professionisti, e se un Fratello ha da compiere opere murarie in casa sua dice scherzando: “bisogna proprio che mi rivolga agli operativi.”
Se la contrapposizione si fermasse a questo sarebbe facile, ma non è così. Innanzitutto, è da notare che non c’è specularità fra i due termini: “Muratore” può essere usato anche per definire i Massoni “speculativi”, ma non “Massone” per i muratori “operativi”.
Questo perché una tacita convenzione, rispettata universalmente dagli storici della Massoneria, vuole che i termini “Massoneria” e “Massone” possano essere applicati solo a forme associative posteriori al 1717, anno in cui la Massoneria “speculativa” vedeva ufficialmente la luce, e solo ad organizzazioni più o meno direttamente derivate dalla Gran Loggia d’Inghilterra.
Un tale criterio risulta essere abbastanza valido per semplificare le intricate vicende dei primi anni della Massoneria, ma non altrettanto per chiarire la differenza tra “speculativi” e “operativi”. Per esempio, Logge “speculative”, esistevano già ben prima del 1717; come vogliamo definire le persone che ne facevano parte? Massoni non si può, muratori d’altra parte non erano, insomma non si sa proprio come chiamarli (c'è chi li definisce "accettati", il che mi ha sempre ricordato la mitica canzone dei Pink Floyd Careful With That Axe, Eugene).
E’ da notare inoltre che non tutti i muratori del periodo anteriore al 1717 possono essere considerati precursori della Massoneria: infatti non tutti avevano la consuetudine di tramandare “riti di mestiere”, e di regola la definizione di “operativi” è riservata a coloro che li praticavano.
Di conseguenza, il concetto di “operatività” è ben lungi dall’essere fondato sulla semplice attività manuale, e la sua trasposizione nel linguaggio della Massoneria moderna fa sì che i Massoni siano definiti più o meno “operativi” in base alla valutazione del loro modo di rapportarsi con l’istituzione massonica, o anche della “regolarità” dei rituali con cui lavorano.
Poiché su entrambi questi punti non esiste una definizione universalmente concordata di quelli che debbano essere i requisiti ottimali, questo fa sì che il concetto di “Massoneria Operativa” venga di fatto applicato a realtà molto diverse, che possiamo ridurre a due classi fondamentali:
Per i Massoni di indirizzo esoterico, l’operatività può consistere nella trattazione in Loggia di temi legati all’esoterismo e nel loro approfondimento. Può anche verificarsi che Fratelli particolarmente addentrati negli studi esoterici propongano con successo strutture aggiuntive alla ritualità standard da praticare in Loggia per rendere il lavoro più “operativo”; notevole a questo proposito è il libro “Principi e metodi di Massoneria operativa”, di cui è autore il Massone anconetano Francesco Brunelli (1958- ).
Per i Massoni di indirizzo sociale, il concetto di “Massoneria Operativa” si fonda sull’ideale di una Massoneria attenta e partecipe alle vicende della società civile nonché in grado di produrre su di essa interventi significativi, come opere di beneficienza, borse di studio e altre iniziative volte a favorire la diffusione dei migliori sentimenti umani.
A monte di queste opinioni, e non di rado in convivenza con esse, l’ombra delle antiche gilde degli edificatori di cattedrali accompagna tuttora nel loro cammino i Massoni di oggi, apportando talvolta una specie di sottile disagio nel confrontarsi con i loro precursori del lontano passato: è come se i Massoni, privati della possibilità di operare materialmente con martello e scalpello, si sentissero orbati di qualcosa.
Nel tentativo di dare una spiegazione a questo fenomeno, Réné Guénon ha dedicato pagine di straordinaria bellezza alla distinzione tra maestranza effettivae virtuale. Partendo dalla premessa che la trasmissione iniziatica della Massoneria è ancora valida, e quindi la ritualità massonica continua a esercitare la sua azione a livello interiore, il fatto che nella muratoria operativa i riti erano integrati da un’attività manuale avrebbe consentito all’iniziato di prendere coscienza dei loro effetti; invece nella Massoneria speculativa, privato di tale mezzo di verifica, non sarebbe più in grado di capire esattamente ciò che avviene in lui, né di applicarne gli effetti sul piano della realtà.
Il punto di vista guenoniano, però, è profondamente condizionato dalla visione pessimista del grande esoterista francese. In base alla dottrina indù dei cicli cosmici, Guénon escludeva che la realizzazione iniziatica potesse coinvolgere a qualsiasi titolo il livello sociale: di conseguenza, considerava parimenti impossibile che la Massoneria potesse in futuro evolversi in meglio.
A mio umile parere, la nostalgia dell’operatività perduta è un pregiudizio che si fonda su un paio di presupposti errati. Primo, l’idea che la continuità della tradizione muratoria si sia spezzata un certo giorno del 1717, quando un certo numero di nerboruti scalpellini inglesi gettarono improvvisamente gli attrezzi per mettersi a disquisire di filosofia: non c’è bisogno di sottolineare quanto sia puerile questa versione, e in effetti la storia ci dice che le cose non andarono così.
Secondo, la sopravvalutazione delle presunte conoscenze esoteriche detenute dagli operativi; mentre in realtà, stante la scarsità di documenti scritti a tale riguardo e le grandi differenze fra le tradizioni degli antichi muratori nei vari paesi, è molto difficile fornire su questo argomento valutazioni definitive.
Per esempio, alcune gilde praticavano una ritualità esclusivamente “tecnica”, fondata su segni e prese di riconoscimento; altre presentavano forme rituali legate all’esoterismo; altre ancora non davano segno esteriormente di praticare nessuna forma rituale, ma erano tuttavia composte almeno in parte da esoteristi, come risulta da emblemi, incisioni o statue che erano soliti piazzare in punti strategici delle loro opere.
In ogni caso, quanti oggi rimpiangono l’operatività delle gilde dimenticano forse che la superiore ricchezza del messaggio massonico rispetto a quello delle altre forme di esoterismo artigiano deve essere ascritta all’influenza del Templarismo: cioè precisamente da quella stessa componente che determinò la nascita della Massoneria speculativa.
La storia è nota. Dopo che il 13 ottobre 1307 i Templari furono dichiarati in arresto dal Re di Francia, la loro potente flotta (che batteva la bandiera detta Skull and Bones o impropriamente Jolly Roger: il famoso teschio con le ossa incrociate dei pirati) fece vela sulla Scozia, dove sapeva di poter contare sull’appoggio della famiglia Sinclair.
I Sinclair aiutarono i Cavalieri a sistemarsi e provvidero anche a riorganizzarli militarmente: decisivo fu il loro apporto alla battaglia di Bannockburn, cominciata il 24 giugno 1314, nella quale gli Inglesi furono battuti e si aprì la strada all'indipendenza della Scozia, dichiarata sei anni dopo.
Anche se è certo che dall’incontro dei Templari con le gilde scozzesi sorsero le prime forme di muratoria speculativa, alcuni si ostinano a dubitarne perché non trovano verosimile la fusione di una forma esoterica guerriera con una artigiana; occorre dire però che le relazioni tra Templari e costruttori presentavano il carattere di una parentela di lunga data, della quale entrambe le parti erano sempre state consapevoli.
E’ infatti alla figura di San Bernardo di Chiaravalle (Bernard de Clairvaux: 1090-1153) che vanno fatte risalire tanto l’origine dell’Ordine del Tempio (materialmente costituito da un suo stretto parente, Hugues de Payns) quanto quella di una delle più importanti gilde muratorie di Francia, i Figli di Salomone; il corpus teorico di questi ultimi si fondava sulla geometria sacra del Tempio di Gerusalemme, ed era tratto da testi ermetici che proprio San Bernardo aveva riscoperto e tradotto.
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