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Riflessioni sull'Esoterismo

di Daniele Mansuino   indice articoli

 

Massoneria e Templari

di Daniele Mansuino e Giovanni Domma

Marzo 2019

 

In vari libri e articoli, ci siamo pronunciati in favore dell’ipotesi che i perfezionamenti massonici del grado di Maestro (ovvero quelli che, nelle Massonerie latine, si sarebbero aggregati nei corpi rituali) avessero avuto origine nella Scozia del quattordicesimo secolo, dall’incontro dei Templari fuggiaschi con le corporazioni locali dei muratori: un’ipotesi che non è ben vista dalla Gran Loggia Unita d’Inghilterra, e contro la quale è quindi possibile reperire in rete innumerevoli scritti.

Ora, non è importantissimo che i Massoni credano alla sua attendibilità: non ce ne importa molto.

Però è anche vero che, nel mondo di oggi, in seguito allo strapotere dei mezzi di comunicazione ufficiali, qualora un’idea viene considerata ortodossa da qualche importante centro di potere, magicamente tutte le voci contrarie si ritrovano pubblicamente bollate… come manifestazioni di ignoranza, o addirittura di instabilità mentale; e c’è un sacco di servi sciocchi che si preoccupa di ribadirne la versione ufficiale senza in realtà saperne niente, fidando sull’effetto per cui qualsiasi idea - giusta o sbagliata che sia - nel momento in cui venga ripetuta fino all’esasperazione da molte fonti diverse, diventa vera automaticamente.

Nel caso specifico, non è forse così grave; però è una cosa che ci dà fastidio, soprattutto se pensiamo ai danni che questo modo di procedere genera in politica. Succede quindi che, nelle nostre menti di Massoni abituati a pensare con la propria testa, le voci storiche o pseudostoriche neganti l’idea che i perfezionamenti vengano dalla Scozia abbiano un effetto irritante; quindi abbiamo pensato che sia il caso di esporre brevemente le nostre opinioni in proposito, dopodiché il lettore avrà i mezzi per aderire liberamente all’ipotesi che lo convince di più - e se vorrà procedere così, gli promettiamo in anticipo che saremo disposti a dirgli bravo! anche se ci darà torto.

È d’obbligo partire dalla leggenda secondo la quale, dopo il 1308, un gruppo di Templari fuggiaschi si sarebbero rifugiati in Scozia, entrando a far parte delle locali corporazioni dei muratori; e che dall’intercorso tra la loro ritualità di matrice cavalleresca e quella artigiana abbiano preso forma i più antichi perfezionamenti del grado massonico di Compagno d’Arte, che nei secoli successivi si sarebbero lentamente moltiplicati, diffondendosi verso sud.

Il più antico corpo massonico scozzese è l’Ordine Reale di Scozia. Secondo la sua tradizione (che discorda da altre sullo stesso tema), i Templari rifugiatisi in Scozia non sarebbero stati più di sette, dal cui numero deriva l’usanza massonica di considerare necessaria la presenza di sette Fratelli per formare una Loggia; tra costoro c’era Pierre d’Aumont, che Jacques de Molay aveva designato come suo successore.

Tanto lui quanto i suoi compagni si sarebbero comportati così valorosamente nella battaglia di Bannockburn (1314) da indurre il Re di Scozia Robert the Bruce a creare l’Ordine Reale di Scozia per premiarli.

Per questo in tale Ordine - costituito attualmente da 88 Gran Logge Provinciali in vari Paesi del mondo - la carica di Gran Maestro è da sempre riservata al Re di Scozia; e da quando la Scozia non ha più un Re, viene lasciato nel Tempio un posto libero sul quale sono posati uno Scettro, una Corona e una Veste regale.

L’onda lunga di questa leggenda amata da Tolkien ha dato origine al personaggio di Aragorn e ai suoi Dunedani; Dunedin, che oggi è una città della Nuova Zelanda (Mansuino c’è stato), era in origine l’antico nome di Edimburgo.

Come abbiamo già accennato il mese scorso (e vedremo meglio più avanti), una teoria molto diffusa nella Massoneria moderna è che la formazione dei cosiddetti sistemi di alti gradi di ispirazione neotemplare sia posteriore al famoso Discorso che il Cavalier Ramsay avrebbe tenuto in Francia nel 1737; ora, i membri dell’Ordine Reale di Scozia negano categoricamente che questo sia vero per loro, adducendo come prova che nei loro più antichi documenti scritti (risalenti al 1740) ci sono precisi riferimenti all’attività dell’Ordine nel 1736.

Può darsi che questa prova possa sembrare a prima vista piuttosto tenue, ma lo è di meno se pensiamo che l’usanza di conservare una documentazione scritta dei lavori era entrata in vigore soltanto nel 1717, e per tutto il ventennio successivo aveva faticato molto ad affermarsi - e più lentamente, come è ovvio, nei corpi massonici di indirizzo tradizionalista (ancora oggi, della maggior parte del lavoro svolto dall’Ordine Reale di Scozia non vengono tenuti verbali scritti).

In seguito a questo fatto, una cosa importante che andrebbe sottolineata (e che la storiografia massonica ufficiale ha in gran parte rimosso) è che di nessun perfezionamento del grado di Compagno d’Arte (quelli che poi, con l’introduzione del principio della maestranza allargata, sarebbero diventati perfezionamenti del grado di Maestro, e si sarebbero poi aggregati nei vari corpi rituali) sono sopravvissute le versioni che venivano praticate nel primo trentennio del Settecento.

 

Siamo sicuri che i perfezionamenti siano esistiti prima del 1717 per varie ragioni; per citarne solo una, nella Massoneria del Marchio i rituali della seconda metà del Settecento che sono giunti fino a noi ci presentano il quadro di un sistema massonico che si perpetuava in miriadi di versioni - neppure il più satanico dei falsificatori sarebbe stato in grado di crearne così tante ex novo, con piccole varianti da città a città, su tutto il territorio inglese.

È quindi molto probabile che il Marchio sia un perfezionamento praticato da tempi antichissimi; quindi, come è possibile che della sua pratica nella prima metà del Settecento non risulti niente?

Ci possono essere varie risposte a questa domanda; comunque la prima (e la più ovvia) è che il conflitto tra Antients e Moderns abbia fatto terra bruciata di tutto quanto non rientrava nella prospettiva sostenuta dai Moderns: ovvero una Massoneria in tre gradi il terzo dei quali era quello di Maestro hiramita (anche di questo tema abbiamo già trattato in modo tanto diffuso che non riteniamo opportuno ritornare su di esso in dettaglio).

Un’altra possibile risposta è che, al di là della controversia Antients/Moderns, l’eclissi dei perfezionamenti della prima metà del Settecento sia da collegare all’azione dei missionari sabbataisti (o sabbatiani - Mansuino ne ha trattato dettagliatamente in vari articoli, nonché nei suoi libri Signori di Volontà e Potere e 666); però questo è un tema sul quale in questo articolo non vorremmo soffermarci molto, perché è storia, sì, ma eterodossa - e anche qualora, come talvolta succede in questi casi, sia forse destinata a diventare storia ufficiale per le prossime generazioni, per il momento non è ancora il caso di invocarla come prova in favore del nostro assunto.

Esistono comunque innumerevoli prove del fatto che il mondo dell’esoterismo subì, nel corso del Settecento, una profonda e inspiegabile trasformazione. Invitiamo i nostri lettori a documentarsi su testi di storia dell’esoterismo inoppugnabili dal punto della ricerca storica (vedi ad esempio Il cappello del mago di Massimo Introvigne) per rendersi conto di come, in quel secolo, il censimento delle associazioni esoteriche operanti in Europa balzi dalle quattro o cinque riscontrabili nel secolo precedente, a circa un centinaio: uno scatto che non può essere spiegato solo per mezzo di epifenomeni come il diffondersi del pensiero illuminista, il (relativo) aumento dell’alfabetizzazione, eccetera.

Poiché la storia ufficiale non si è mai curata di come ciò possa essere accaduto, per trovare una risposta plausibile è giocoforza rivolgersi agli autori esoterici: i quali non tacciono affatto dell’avvento dei Sabbataisti, ma ne trattano (come è costume dell’esoterismo) in forma molto criptata - così per esempio Réné Guénon, che ne parla in termini di controiniziazione; e solo in tempi abbastanza recenti autori italiani hanno provveduto a decifrare il codice espressivo da lui utilizzato, per spiegare a cosa in realtà egli si riferisse con quella misteriosa etichetta.

L’alterazione degli antichi perfezionamenti sarebbe stata operata dai Sabbataisti con l’obbiettivo di sovrapporre ad essi nuovi contenuti, idonei a promuovere in Massoneria il punto cardine della riforma dell’esoterismo da essi propugnata - la fondazione del lavoro iniziatico sull’attività psichica dell’uomo: ovvero una metodologia di evoluzione interiore che nei secoli precedenti era pressoché sconosciuta, e che a loro parere sarebbe stato necessario diffondere per favorire la diffusione del progresso tecnologico in seno alle società occidentali.

Ma non vogliamo dilungarci oltre su questo tema, che chiudiamo chiedendoci quanto il silenzio sui Sabbataisti nella storia della Massoneria non sia dovuto al fatto che alla cosiddetta Massoneria ufficiale, prospera e ricca come è oggi, non conviene incoraggiare nuove e rischiose forme di rilettura della sua storia.

La tradizione dell’Ordine Reale di Scozia riporta inoltre come sarebbe stato proprio Robert the Bruce a decidere che i Templari massonizzati avrebbero dovuto dare origine ad un’associazione segreta; e a tale scopo avrebbe designato come centro delle loro attività la Loggia muratoria di Kilwinning, che ancora oggi viene comunemente considerata la più antica Loggia massonica della storia, ed è registrata col numero 0 all’obbedienza della Gran Loggia di Scozia.

La famiglia Sinclair di Rosslyn, la stessa che aveva accolto i Templari al loro arrivo, presiedeva le sue assemblee annuali. Lo storico e Massone Andrew Sinclair (1935), ultimo discendente della famiglia, osserva come la tradizione che collega Kilwinning ai gradi templari permanga insistente, ed essa sia verosimile soprattutto in quanto consente di armonizzare il lavoro sulla Livella e quello con la Spada (ovvero, di conciliare la linea tradizionale artigiana con quella guerriera).

Nel 1361 la sede centrale dell’Ordine fu trasferita ad Aberdeen. Nel 1440 un discendente dei Sinclair fece edificare la Cappella di Rosslyn, immortalando nella pietra i legami che saldano per l’eternità l’alleanza tra i Templari e le corporazioni muratorie scozzesi; e nel 1593 il Re scozzese Giacobbe V - appena succeduto a sua madre Maria Stuarda - fondò l’Ordine dei Cavalieri di Sant’Andrea (di cui Mansuino fa parte) col fine dichiarato di testimoniarla nel tempo. Ma certo egli non immaginava che un secolo e mezzo più tardi, quando l’Ordine di Sant’Andrea sarebbe divenuto un importante perfezionamento della Massoneria speculativa, la sua esistenza avrebbe ispirato a tutta una scuola di storici l’esistenza di una fantomatica massoneria giacobita di simpatie cattoliche, da contrapporre ad una altrettanto fantomatica massoneria hannoveriana di tendenza protestante.

Era il 1737 quando il Cavaliere Andrew Michael de Ramsay, nativo di un villaggio nei pressi di Kilwinning, apparve in Francia per reclutare adepti in un sistema massonico di sua creazione, nel quale veniva rivelata una pretesa dottrina segreta dei Templari.

È spaventosamente incredibile ciò che gli storici profani della Massoneria hanno tratto dall’esegesi del suo famoso Discorso (del quale non si è certi che sia stato effettivamente pronunciato), secondo il quale i Crociati non furono soltanto architetti di templi materiali, ma anche di princìpi religiosi e guerrieri che essi volevano fare risplendere, edificare e progettare nei templi spirituali dell’Altissimo. Non un articolo, ma un libro intero sarebbe da scrivere sulle castronerie che esso ha ispirato: a partire dall’affermazione che Ramsay avesse in mente di costituire in Francia una massoneria di indirizzo aristocratico e cavalleresco (da contrapporre a quella democratica, fondata sui tre gradi), fino all’idea che egli fosse il vate della presunta massoneria stuardista sul continente: il tutto per affermare la tesi che la valutazione storica dell’operato della Massoneria debba essere subordinata innanzitutto a considerazioni di carattere politico (una concezione che Mansuino, marxista, sarebbe ben lieto di poter confermare se fosse vera, ma che la sua militanza di esoterista di lungo corso gli mostra essere inguaribilmente falsa).

È un fatto comunque che il dopo-Ramsay vide sorgere nell’Europa continentale una vera e propria febbre templare, ravvisabile per esempio nelle attività del barone tedesco Carl Gotthelf von Hund (1722-1776), che fondò la Stretta Osservanza Templare.

Non c’è niente come la storia di questo corpo massonico per dimostrare quanto l’idea che associa il sorgere dei sistemi templari sul continente al sorgere di una presunta Massoneria antidemocratica sia assurda e infondata, perché i Massoni della Stretta Osservanza furono in più occasioni perseguitati come filorivoluzionari; e si dice che da essa abbiano avuto origine addirittura gli Illuminati di Baviera, i quali - al di là delle strampalatezze complottiste che si sentono oggi sul loro conto - non furono niente di meno che i precursori del comunismo.

Un altro effetto considerevole del dopo-Ramsay fu la comparsa in Francia di una seconda presunta linea di successione della Massoneria templare, derivata dall’affermazione che nel 1313 il Gran Maestro de Molay avrebbe trasmesso i suoi poteri non a Pierre d’Aumont ma a Jean-Marc Larmenius: da questa linea affermava di essere discendente il duca Filippo d’Orleans, e da lì si sviluppò una vera e propria galassia di organizzazioni neotemplari tuttora esistenti. Ma sull’autenticità della Carta di Larmenius la maggioranza degli storici nutre forti dubbi, o la definisce apertamente un falso.

Comunque, è doveroso ammettere che - anche in conseguenza dell’inguaribile sciovinismo che è il simpatico quanto indelebile marchio di tutti gli esoteristi francesi - l’idea che la successione templare in Massoneria abbia avuto origine in Francia anziché in Scozia ha generato anche materiale esoterico di elevatissima qualità.

Così, per esempio, René Guénon sottolineò come nei monaci guerrieri del Tempio potessero essere identificati i Custodi della Terra Santa e del Centro Supremo, la cui funzione consisteva nell’assicurare certe relazioni esterne, e soprattutto nel mantenere i legami fra la “tradizione primordiale” e le tradizioni secondarie e derivate, grazie alla loro conoscenza di ciò che è al di là di ogni forma - vale a dire dell’unica dottrina fonte ed essenza di tutte le altre, che altro non è che la “tradizione primordiale”.

Andando avanti, egli osservò anche che il Tempio di Salomone, per il fatto di aver di fatto cessato di esistere materialmente, poteva conservare soltanto un significato ideale, in quanto immagine del Centro supremo, al pari di ogni centro spirituale (ad esso) subordinato; e che il carattere dei Templari fu tale che per svolgere il compito loro assegnato - concernente una determinata tradizione, vale a dire quella dell’Occidente - essi dovevano rimanere esteriormente legati alla forma di questa tradizione. Ma al tempo stesso, la coscienza interiore della vera unità dottrinale doveva renderli capaci di comunicare con i rappresentanti di altre tradizioni: il che è ciò che spiega le loro relazioni con certe organizzazioni orientali, e, naturalmente, con quelle che svolgevano altrove un ruolo simile al loro.

Ed ancora, la parte del nostro articolo riguardante le successioni templari latine non può considerarsi conclusa senza la precisazione che quanto abbiamo scritto non vuol essere in nessun modo una critica (che, del resto, in nessun caso un Massone ragionevole potrebbe sentirsi all’altezza di formulare) nei riguardi del Rito Scozzese Antico e Accettato, né tantomeno del Rito Scozzese Rettificato: il cui nome è nei nostri cuori perennemente associato alla memoria del nostro grande amico e maestro Spartaco Mennini, e sulle cui affascinanti origini collegate al Martinezismo speriamo un giorno di avere occasione di ritornare.

È peraltro anche vero, come abbiamo osservato il mese scorso, che l’idea di un’origine francese della Massoneria templare sia stata uno dei cardini di un certo tipo di storiografia massonica del novecento, tendente ad associare - in modo piuttosto abusivo - la Massoneria dei tre gradi a una visione democratica della nostra Istituzione, e quella dei perfezionamenti ad una presunta e indimostrata prospettiva aristocratica.

In favore di quel punto di vista possono essere invocati, in effetti, vari elementi - a partire dal fatto che nel dopo-Ramsay si registrò un boom dei perfezionamenti cavallereschi in Francia, in Germania e in Italia, o che molti dei perfezionamenti britannici non dispongono di una documentazione adeguatamente antica, o che alcuni di essi affermano la propria provenienza dall’Europa continentale.

Si tratta, in effetti, di situazioni storiche piuttosto confuse; che tuttavia non c’è motivo di trattare partendo aprioristicamente dal pregiudizio che la successione francese di quei perfezionamenti debba essere antecedente a quella britannica, e per chiunque conosca un po' a fondo la storia della Massoneria una scelta di questo genere non può non apparire come inspiegabile e sospetta.

 

Ma ancora più che da questi elementi, il formarsi nel novecento di una storiografia a sostegno dell’origine francese dello scozzesismo fu propiziato da altre ragioni, tra le quali possiamo elencare:

1 - La tacita volontà della Gran Loggia Unita d’Inghilterra di presentarsi ai Fratelli del Continente indossando una veste il più possibile conforme alla concezione di Massoneria democratica come era concepita e praticata in seno alle massonerie latine; volontà tanto più forte per il fatto che non le era possibile cancellare l’impatto negativo della sua organizzazione rituale più verticista, né quello della sua visione teista, assai meno tollerante della concezione deista latina.

2 - La sua volontà di non riesumare il dibattito sulle origini scozzesi della Massoneria, che era stato accantonato dai fondatori della Gran Loggia d’Inghilterra in quanto avrebbe portato acqua alla causa degli Stuart (questo sì, è vero), e nei periodi in cui era ricomparso dopo di allora era sempre stato fonte di polemiche tra Fratelli;

3 - anche perché, la fede nell’origine scozzese dei perfezionamenti era stata a suo tempo uno dei cavalli di battaglia della Atholl Lodge degli Antients;

4 - il che rappresentava un’esca irresistibile per scatenare, nella storiografia posteriore al 1813, la ben nota tendenza (che non è soltanto italiana come pensava Indro Montanelli, ma decisamente mondiale) a correre in aiuto del vincitore; concretizzatasi in questo caso in un appiattimento pressoché assoluto sulla tesi che a Londra era più gradita, nonché nello scartare ogni argomentazione che potesse essere utilizzata in favore della tesi opposta, bollandola come leggendaria (una parola che noi abbiamo sempre preferito nella sua accezione positiva, ma non per tutti è così).

Però, almeno a nostro parere, il voler ridurre il dibattito sulle origini templari della Massoneria a questi termini significa precipitare (non sempre in buona fede) in un basilare errore di fondo: ovvero non considerare il fatto che, se si considera l’aggettivo templare nel suo senso più ampio, tutta la Massoneria è templare - in quanto tutti i lavori massonici, di ogni ordine e grado, hanno luogo in un Tempio che è la raffigurazione del Tempio di Salomone.

È questa una corrispondenza che esisteva già molto prima della Massoneria speculativa, essendo copiosamente documentata in quanto ci è giunto dell’attività delle gilde operative fin dal Medioevo; ed è altrettanto ben documentato che - nel diciassettesimo secolo - essa fu uno dei principali motivi dell’attenzione attribuita alle corporazioni muratorie da un gruppo di intellettuali londinesi della Royal Society, che concepirono l’idea di creare un’associazione internazionale fondata sulla trasmissione della loro ritualità (anche questo è un tema sul quale ci siamo già dilungati altrove).

E non è neanche pensabile che la vicinanza tra muratoria operativa e cavalleria templare fosse limitata al piano di un’idealità comune, perché moltissimi sono gli indizi di segno opposto; a cominciare dal fatto che San Bernardo di Chiaravalle, estensore della regola dei Templari, fu anche autore della regola di un’importante corporazione muratoria, i Figli di Salomone, o il notevole caso della città francese di Metz, dove è provato che nel Duecento i Templari ospitassero nei loro locali anche una Loggia. A Metz c’è anche un documento nel quale risulta che nel 1285 tale Jennas Clowanges fosse li Maires della Frairie dia Massons dou Temperi, e una lapide in memoria di Freires Chapelens ki fut Maistres da’ Mazons dou Templare di Lorene, deceduto la veille della Chandelour Ian M.CC.IIII.XX.VII - la vigilia della Candelora nell’anno 1267.

In questo senso sì, siamo disponibili ad ammettere che i perfezionamenti potrebbero essere nati in Francia; ma circa mezzo millennio prima di quanto vorrebbero i fissati del Discorso di Ramsay.

Balzando ora ad avvenimenti più recenti, quando nel 1813, la Gran Loggia Unita d’Inghilterra accolse la pratica dell’Arco Reale (e sui motivi di questa scelta, abbiamo scritto parecchio nella serie di articoli Massoneria: riti magici per cambiare il mondo), non accolse tuttavia anche la serie di perfezionamenti che all’Arco Reale erano tradizionalmente collegati: infatti questi gradi (Most Excellent Master, Royal Master, Select Master e Super Excellent Master) vengono ancora oggi praticati in Inghilterra come side degrees del Marchio.

Andò diversamente in America: una terra che prima del 1813 era diventata la mecca degli antichi perfezionamenti, soprattutto in seguito al fatto che magna pars della Massoneria americana aveva avuto origine dalle logge militari di ispirazione Antient, e dove quindi l’impostazione proposta dagli Inglesi con la Union era stata accolta con il massimo malumore.

Così, la volontà di preservare i perfezionamenti dall’oblio dette origine in quel Paese ad un processo di formazione di corpi rituali analogo a quello che - già dalla fine del Settecento - si stava verificando in seno alle massonerie latine.

Soltanto che, ovviamente, i corpi rituali che ne risultarono erano diversi da quelli latini; e tra questi c’è il Rito di York (diffusosi anche in Europa, Italia inclusa, soprattutto nel secondo dopoguerra), che è costituito da tre Ordini differenti: l’Ordine dell'Arco Reale, l’Ordine Criptico dei Maestri Reali ed Eletti, l’Ordine Cavalleresco dei Cavalieri di Malta, della Croce Rossa e del Tempio.

Nell’Ordine Cavalleresco dei Cavalieri di Malta, della Croce Rossa e del Tempio sono compresi i perfezionamenti di origine templare più o meno diretta, riguardo ai quali nei secoli scorsi è fiorito il dibattito se possano essere considerati figli del Discorso di Ramsay o meno; invece i quattro perfezionamenti dell’Arco Reale sono divisi tra gli altri due Ordini.

Ora, il fatto di ritrovare i perfezionamenti dell’Arco Reale a fianco dei perfezionamenti templari nello stesso sistema massonico ci fa riflettere su quanto il termine templare usato in senso esteso e quello usato per definire quanto concerne i Cavalieri del Tempio siano anch’essi vicini, e su quanto poco si rifletta a proposito di questa vicinanza.

Come abbiamo già spiegato altrove, l’Arco Reale è l’archetipo dei perfezionamenti legati alla Seconda Edificazione del Tempio, un tema che viene sviluppato anche nei quattro perfezionamenti da esso derivati. L’insieme dei cinque perfezionamenti compone una mitologia complessiva che si integra perfettamente con gli altri temi ruotanti intorno alla Seconda Edificazione, i quali sono riscontrabili nei perfezionamenti templari propriamente detti, e volendo sarebbe possibile estrapolarne un unico racconto.

Questa osservazione ci riconduce al primo dei nostri articoli sul Passaggio del Fiume, nel quale abbiamo parlato di come (dapprima - nel Medioevo - in tutto il mondo cristiano; poi soprattutto in ambito protestante nel Rinascimento) l’esegesi degli episodi biblici venisse utilizzata allo scopo di elaborare profezie sulla storia futura.

In particolare, abbiamo notato che - salvo eccezioni - le varie interpretazioni sul significato della Seconda Edificazione non si contraddicevano tra loro: questo perché tanto i Cristiani quanto gli Ebrei condividevano l’idea che le Scritture contenessero i modelli (o i “tipi”, o le “figure”) del modo in cui l’azione divina si manifesta nella storia umana, e che queste modalità potessero essere applicate a un gran numero di eventi diversi…

Sulla base di questa mentalità, le diverse interpretazioni della Seconda Edificazione, piuttosto che contraddirsi, si influenzavano a vicenda; e c’era anche una grande osmosi di simboli dall’una all’altra, il che contribuiva fortemente a creare una visione sincretica (perlomeno su certi concetti principali) riguardo a ciò che sarebbe avvenuto al mondo negli ultimi tempi.

Ora, questa regola venne senz’altro applicata anche a quelli che sarebbero diventati i perfezionamenti templari della Massoneria: infatti, le vicende sulla Seconda Edificazione descritte nell’Arco Reale e nei perfezionamenti ad esso collegati ricalcano abbastanza esattamente il principale mito legato alle vicende dell’Ordine - in base al quale i Templari insediati a Gerusalemme avrebbero rinvenuto, nei sotterranei del Tempio diroccato, l’Arca dell’Alleanza (o un tesoro, o manoscritti contenenti potentissimi segreti alchemici e/o esoterici, o sul futuro del mondo, oppure rivelazioni sulla figura di Gesù, ecc. - questo a seconda delle varie versioni della leggenda).

Da questo possiamo affermare che, molto probabilmente, gran parte delle leggende sui Templari che ci sono pervenute ebbero origine dalla preoccupazione di far coincidere la Seconda Edificazione del Tempio di Gerusalemme con la storia del loro Ordine.

Questo allo scopo di elaborare un corpo di profezie riguardo al futuro del mondo che potesse essere contrapposto, in ambito cristiano, a quello elaborato dagli autori cattolici (i quali, come abbiamo accennato nell’articolo Le profezie di Cristoforo Colombo, sovrapponevano la Seconda Edificazione soprattutto alla Nuova Gerusalemme e al Secondo Avvento di Cristo) - o, più esattamente: che potesse integrarsi con esso per deviarne il corso.

Possiamo quindi affermare in tutta tranquillità che l’influenza dei Templari sulla Massoneria non va ricercata soltanto nei perfezionamenti massonici che rivendicano la loro discendenza da essi, o nelle altre tradizioni cavalleresche che ad essi si rifanno: la si può riscontrare anche in un gran numero di altri perfezionamenti, in apparenza non templari, che nei loro rituali sembrano fare riferimento soltanto alla Seconda Edificazione, ma che in realtà vogliono presentarci le vicende dei Templari a Gerusalemme in forma criptata.

Gli studi che prendono le mosse da questa possibilità sono oggi avviati, e se ne possono trovare accenni in vari autori, massonici e no: per esempio, Andrew Sinclair conferma che - secondo la tradizione della sua famiglia - i Templari si identificavano con i costruttori guerrieri di Zorobabele, quelli che avevano convinto Re Dario a consentire la ricostruzione del Tempio di Gerusalemme.

Essi avevano ereditato dagli gnostici e dai seguaci di San Giovanni la credenza che il Tempio fosse il centro mistico del mondo; per questo consideravano proprio dovere resistere segretamente al potere e all’autorità dei Papi e dei Re dell’Europa.

Ed ancora, altri studiosi hanno recentemente osservato come - in base alla stessa equivalenza - al Passaggio del Fiume della Seconda Edificazione possa essere fatto corrispondere il Passaggio del Mediterraneo dei Templari.

Ma molto c’è ancora da fare per esplorare e comprendere a fondo questo tema affascinante; e senza dubbio, potrebbe essere fatto meglio e più in fretta se gli studiosi massonici riuscissero finalmente a sottrarsi a quel malefico incantesimo che sovrappone il dibattito sulle origini templari della Massoneria a vetuste e noiosissime questioni tipo Scozia o Inghilterra, o Scozia o Francia, o Gran Bretagna o Francia, o Ramsay o non Ramsay!

 

Daniele Mansuino e Giovanni Domma

 

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