Riflessioni sull'Esoterismo
di Daniele Mansuino
Massoneria e Chiesa cattolica
Gennaio 2011
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Deista e teista sono due aggettivi scomparsi dal mondo, ma che in Massoneria danno luogo ancora oggi a dibattiti accesi. Il deismo illuminista, che ha plasmato le Massonerie latine, ritiene che l’uso corretto della ragione consenta all'uomo di elaborare una religione naturale o razionale, capace di prescindere completamente da ogni rivelazione positiva; per teismo si intende invece la posizione filosofica che prevede l’esistenza di uno o più dei e di realtà trascendenti l’uomo.
Per i Massoni dei Paesi anglosassoni, la posizione dei Fratelli latini è troppo vicina all’a-teismo; questi ultimi invece considerano il Grande Architetto degli Inglesi un po’ troppo somigliante all’ingombrante Dio della Chiesa.
Per capire come si sia giunti a questa contrapposizione occorre partire da lontano. Ho accennato in altri articoli a come certe forme esoteriche medievali avessero adottato modi espressivi parareligiosi per proteggersi dalle persecuzioni ; poi venne la Riforma e, almeno nei Paesi del nord Europa, la situazione da questo punto di vista cambiò. Infatti i riti dei Liberi Muratori costituivano un caso esemplare – anzi un vero e proprio modello di riferimento - per chi sosteneva il diritto del cristiano a interpretare le Sacre Scritture secondo coscienza.
Di conseguenza, l’interpretazione del simbolismo muratorio in chiave cristiana si trasformò in quei Paesi in uno strumento di potere, che tuttora consente alla Massoneria di interagire apertamente con l’autorità civile e religiosa; il caso senza dubbio più emblematico, che meriterebbe uno studio particolare, è quello rappresentato dal Rito Svedese.
Una conseguenza inevitabile dell’intercorso tra Massoneria e potere politico fu il progressivo svilupparsi di una visione fissa e abbastanza ristretta dei rapporti tra livello esoterico e livello sociale, regolata da un approccio che per la verità di esoterico non ha molto, ma è preso a prestito pari pari dall’etica protestante (autori “latini” come Guénon ne sono rimasti tanto negativamente colpiti da supporre che lo stesso valore iniziatico dei rituali possa risultarne falsato, ma questa è fortunatamente un’esagerazione).
Da questo nacque la tendenza della Massoneria britannica, conservatasi fino ai nostri giorni, di subordinare qualsiasi forma di ritualità massonica al dogma della credenza in un Ente Supremo, nonché allo sviluppo di forme rituali incentrate sulla Bibbia che attribuiscono al Cristianesimo un ruolo privilegiato tra le religioni; anche le potentissime famiglie massoniche degli Stati Uniti – tanto influenti nell’Italia del dopoguerra - si trovano da sempre allineate su queste posizioni.
Dopo l’ultima guerra, negli ambienti moderati italiani era diffusa la convinzione che tutte le forze considerabili in qualche modo antimaterialiste avrebbero fatto bene a superare le reciproche divergenze e unire le forze contro il “pericolo rosso” ; così la pensavano molti Massoni e anche uomini di Chiesa. Se la scomunica dei Massoni era stata causata dalle loro idee liberali, ebbene: coi liberali la Chiesa aveva fatto pace ormai da tempo. Che senso aveva una scomunica per un motivo del genere contro un’associazione di orientamento teista?
L’evento destinato a galvanizzare i fautori della conciliazione fu il Concilio Vaticano II. Lo avevano promosso e diretto due grandi Pontefici entrambi i quali, per ragioni diverse, erano simpatici ai Massoni: Giovanni XXIII per l’umiltà e la sincera volontà di dialogo, Paolo VI per la vivacità di intelletto e l’apertura mentale.
In piccolo, si verificò lo stesso effetto che aveva segnato l’avvento al soglio di Pio IX, che venne salutato dalle manifestazioni di giubilo dei rivoluzionari (prima che questi si accorgessero di aver ben poche ragioni per stare allegri). Di Giovanni XXIII si disse addirittura che quando era Nunzio Apostolico in Turchia si fosse fatto iniziare al Martinismo; quanto a Paolo VI, da Arcivescovo di Milano era stato ospite a un banchetto di Massoni, e si era trattenuto a brindare in loro compagnia…
Dai vertici del GOI cominciarono a partire a raffica frequenti citazioni dai capisaldi della Massoneria teista, come il famoso e arciabusato passaggio delle Costituzioni di Anderson: ogni Massone (…) se comprende bene l’arte, non sarà mai uno stupido ateo né un irreligioso libertino…
E trovarono anche di meglio. Per esempio, fu ristampata una lettera inviata nel 1950 dalla Gran Loggia Unita d’Inghilterra alla Gran Loggia d’Uruguay, in cui si poteva leggere:
La Massoneria è una società intima di uomini scelti, la cui dottrina si basa sull’amore di Dio, sotto l’appellativo di Grande Architetto dell’Universo, e sull’amore verso tutti gli uomini. Sua norma sono la religione naturale e la morale universale. Riconosce per causa la verità, la luce, la libertà; per principio l’uguaglianza, la fraternità, la carità; per armi la virtù, la socievolezza, il progresso; per oggetto il perfezionamento e la felicità del genere umano, che cerca di riunire sotto una sola bandiera…
Questi segnali non potevano lasciare la Chiesa del tutto insensibile, anche perché tra le numerose e rivoluzionarie parole d’ordine lanciate dal Concilio un posto di prima fila spettava al dialogo con i Protestanti; così, in virtù delle loro radici anglosassoni (per quanto solo assai di recente recuperate), anche i Massoni del GOI vennero frettolosamente inclusi ad honorem nella distinta dei fratelli separati con cui dialogare.
Valenti prelati con la passione della Massoneria fecero di più, giungendo al punto di partecipare a vari incontri pubblici con eminenti Massoni: tra i più attivi, è d’obbligo ricordare il Padre paolino Rosario Esposito e i Gesuiti José A. Ferrer Benimeli e Giovanni Caprile.
Per una breve stagione, questi eventi al limite del prodigioso valsero a rafforzare nei Massoni di indirizzo esoterico la convinzione che la fine del mondo fosse vicina, e in tutti gli altri l’ingenua speranza che il ritiro della scomunica fosse ormai imminente. Ma ahimè, il solo risultato partorito da quest’orgia di fratellanza fu una lettera della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede ai presidenti di alcune Conferenze Episcopali (settembre 1974), in cui per la prima volta la Santa Sede ammetteva l’esistenza di tipi di Massoneria non contrari alla Chiesa:
Eminenza Reverendissima,
molti vescovi hanno interpellato questa Sacra Congregazione circa la portata e l’interpretazione del can.2335 del Codice di diritto canonico (…). …la diversità di situazione (della Massoneria) in ogni nazione non consente alla Santa Sede di cambiare la legislazione finora vigente, la quale perciò rimane in vigore (…). Nel prendere però in considerazione i casi particolari, bisogna tenere presente che la legge penale vada interpretata in senso restrittivo. Per tale motivo si può sicuramente insegnare e applicare l’opinione di quegli autori i quali ritengono che il suddetto can.2335 tocchi soltanto quei cattolici iscritti ad associazioni che veramente cospirano contro la Chiesa.
Come commentò un po’ deluso Padre Caprile, è probabile che qualche interpretazione superficiale farà parlare di “abolizione della scomunica”. Tale dicitura, se comparirà in qualche scritto, sarà per molti versi inesatta. Anzitutto poiché l’oggetto principale del documento è solo quello di fornire un criterio di interpretazione del canone relativo; in secondo luogo, perché è detto esplicitamente che con esso (…) la Santa Sede non intende abrogare la legge generale, che perciò rimane in vigore; in terzo luogo perché una cosa è abolire una scomunica, altra è dichiarare i casi in cui non si incorre nella scomunica non abolita.
Ricordo bene il giorno in cui la lettera fu pubblicata dai giornali. Io ero a quei tempi un hippie meno che ventenne che leggeva Guénon, e le riflessioni destate in me da quella lettura furono notevoli.
Toh, guarda, pensai : la Chiesa riconosce la legittimità di una forma esoterica. Quindi i Massoni, d’ora in poi, staranno più in alto del Papa. Chissà se vale per tutti e tre i gradi o soltanto per i Maestri ? Se un giorno sarò Apprendista, potrò considerarmi al di sopra del Papa o no? Se vado a trovarlo a San Pietro, farà salire anche me sul balcone?
Anche a prescindere da possibili effetti della cannabis, queste domande mi sembravano più che legittime; e d’altra parte, mi rendevo perfettamente conto della loro assurdità. Conclusi quindi che mi sfuggiva qualche dettaglio fondamentale della faccenda, ma non capivo quale, né a quei tempi avrei potuto immaginarlo: ovvero che, tra quintali di seminari su Bergson, Bonhoeffer e Teilhard de Chardin, a nessuna delle due parti era venuto in mente di prendere in esame il problema della superiorità dell’esoterismo sull’exoterismo - e questo semplicemente perché non ne avevano la minima idea (peccato che non ci fosse nessun hippie a informarli).
Ma i nodi vengono al pettine. Da parte massonica, la resurrezione della Massoneria di indirizzo esoterico (o per essere più precisi, di quella sua particolare tendenza che ho definito in un altro articolo “Progetto 2”) rappresentò negli anni ottanta qualcosa di talmente nuovo e imprevisto che nessuno riuscì a vederlo finché non lo ebbe a un palmo dal naso; ma alla fine anche i più accaniti ex-atei filobritannici dovettero prendere atto che non era una cosa da prendere alla leggera, per non essere consegnati alla storia della Massoneria come gli scriteriati che avevano fatto pace con la Chiesa senza pretendere che questa riconoscesse la superiorità del Gran Maestro sul Papa.
O meglio, forse questo problema in un modo o nell’altro si sarebbe potuto superare, chissà; ma dalla parte della Chiesa, il pontificato di Giovanni Paolo II aveva segnato una svolta ancora più decisa. Non saprei precisare se il cambio di rotta nei confronti della Massoneria possa essere classificato alla stregua delle normali docce fredde che quel sant’uomo somministrò indiscriminatamente a qualsivoglia iniziativa postconciliare profumante di sinistra, o se qualcuno dei suoi (se non lui in persona) sia andato a ripescare negli Archivi Vaticani la famigerata scomunica di Clemente e abbia fatto qualche piccola ricerca; fatto è che il 26 novembre 1983, la Sacra Congregazione sulla Dottrina della Fede pubblicò una Dichiarazione sulla Massoneria ad opera del suo Prefetto, l’allora pressoché sconosciuto Cardinale Joseph Ratzinger.
È stato chiesto se sia mutato il giudizio del Chiesa nei confronti della massoneria per il fatto che nel nuovo Codice di Diritto Canonico essa non viene espressamente menzionata come nel Codice anteriore.
Questa Congregazione è in grado di rispondere che tale circostanza è dovuta a un criterio redazionale seguito anche per altre associazioni ugualmente non menzionate in quanto comprese in categorie più ampie.
Rimane pertanto immutato il giudizio negativo della Chiesa nei riguardi delle associazioni massoniche, poiché i loro principi sono stati sempre considerati inconciliabili con la dottrina della Chiesa e perciò l’iscrizione a esse rimane proibita. I fedeli che appartengono alle associazioni massoniche sono in stato di peccato grave e non possono accedere alla Santa Comunione.
Non compete alle autorità ecclesiastiche locali di pronunciarsi sulla natura delle associazioni massoniche con un giudizio che implichi deroga a quanto sopra stabilito, e ciò in linea con la Dichiarazione di questa S. Congregazione del 17 febbraio 1981 (Cf. AAS 73, 1981, p. 240-241).
Il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, nel corso dell’Udienza concessa al sottoscritto Cardinale Prefetto, ha approvato la presente Dichiarazione, decisa nella riunione ordinaria di questa S. Congregazione, e ne ha ordinato la pubblicazione.
Da allora in poi, la possibilità che il Risp.mo Gran Maestro si trasferisca da Villa Medici del Vascello ai Palazzi Vaticani e (giusto per non buttare un anziano signore in mezzo alla strada) decida benevolmente di assumere Sua Santità Benedetto XVI come giardiniere, è un po’ più lontana: siamo ancora scomunicati.
Ma io ci sto bene, da scomunicato. E voi ?
Daniele Mansuino
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