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di Daniele Mansuino   indice articoli

 

Il Gran Maestro Eileen Gray

di Daniele Mansuino e Giovanni Domma

Ottobre 2024


Eileen Gray era nata il 25 aprile 1920 a Bermondsey, nel sudest di Londra. Quando era ancora bambina, la sua famiglia si trasferì nel sobborgo di Dulwich, che oggi è diventato un quartiere residenziale.

Essendo molto brava in matematica, con una scelta a quei tempi controcorrente per una ragazza, scelse di studiare ingegneria.

Venne la guerra, e le ragazze della sua leva furono chiamate alle armi. Eileen venne riformata perché sua madre era gravemente ammalata; però, doveva trovarsi un lavoro.

Fedele alla sua passione per la tecnica, si fece assumere in una fabbrica di motori: il suo compito era di controllare i pezzi finiti, e di apporre a quelli idonei un marchio di qualità.

I primi tempi si recava al lavoro in autobus, ma un giorno arrivò in ritardo e venne rimproverata; decise allora che, d’ora in poi, avrebbe usato una vecchia bici che era stata di suo padre.

In molti la sconsigliarono per il pessimo stato delle strade, che in certi tratti erano ingombre di macerie e piene di buche; però la passione del ciclismo aveva colto Eileen come una folgorazione, ed usava la bici con ogni tempo, anche quando pioveva.

La strada che percorreva ogni mattina non passava molto lontana dallo storico velodromo di Herne Hill, a quei tempi il punto d’incontro degli appassionati di ciclismo londinesi; ed Eileen si fece notare non solo perché era una bella ragazza, ma anche perché, quando era in ritardo, correva come il vento.

Non dovettero insistere molto per farla tesserare all’Apollo Cycling Club, una delle prime squadre ad accogliere anche le donne.

Nei primi tempi Eileen non ebbe molte occasioni per correre, perché durante la guerra i ciclisti di ambo i sessi erano mobilitati nella campagna Holidays at Home, che organizzava iniziative - tipo, appunto, gite in bicicletta - per alzare il morale della popolazione civile. Ma trovò nell’ambiente ciclistico il compagno della sua vita: Wally Gray, cronometrista e organizzatore di corse, che sposò nel 1945.

Nel 1946 Eileen Gray, Stella Farrell e Joan Simmons furono le convocate per la prima nazionale inglese femminile di ciclismo su strada, che gareggiò in Danimarca.

Nel 1947, sospese l’attività agonistica perché aspettava un bambino. Doveva essere, nelle sue intenzioni, soltanto un’interruzione provvisoria, ma in quell’anno le accadde anche un altro fatto di rilievo: venne creata Massona nella Honourable Fraternity of Ancient Freemasons (HFAF), una delle più notevoli Obbedienze femminili inglesi (legata oggi da rapporti di amicizia con la Gran Loggia Unita d’Inghilterra).

La HFAF era nata, nel 1913, da una scissione della Honourable Fraternity of Ancient Masonry (HFAM), prima Obbedienza mista britannica. Sebbene anche la HFAF avesse cominciato con Sorelle e Fratelli, l’obbiettivo era di giungere ad un’Obbedienza esclusivamente femminile: venne centrato dopo la Prima Guerra Mondiale.

Un altro obbiettivo era l’apertura di camere superiori, che nella HFAM non erano praticate; ed anche questo venne gradualmente raggiunto, tra il 1916 e il 2001, con la consacrazione del Capitolo Hidden Splendour n°1 dell’Arco Reale, della Loggia Keystone Mark n° 1, del Capitolo n° 1 della Rosa Croce, degli Ark Mariners e delle camere dei gradi templari (questi ultimi, secondo l’uso britannico, indipendenti dall’Obbedienza).

Per tutti questi gradi, sono state le prime camere femminili al mondo.

Nella Massoneria del Marchio, che era la sua preferita, Eileen scelse come marchio personale lo stesso che, pochi anni prima, aveva apposto ai pezzi affidati alla sua supervisione, nella fabbrica di motori.

Nel corso del ritiro dall’attività sportiva, anche dietro consiglio del marito e delle Sorelle, si rese conto che le sue doti di organizzatrice le avrebbero consentito di dare al ciclismo femminile un contributo molto maggiore che se avesse continuato a correre.

Nel 1949, fu tra le fondatrici della Women’s Track Racing Association (WTRA).

Ma non bisogna pensare che il cammino del ciclismo femminile fosse facile: i pregiudizi antifemministi erano, a quei tempi, ancora molto forti, e le difficoltà non si contavano.

Per sei anni la NCU (ovvero la federazione ciclistica inglese, oggi BCF) non riconobbe la WTRA, e soltanto grazie alle conoscenze di Eileen acconsentiva che il personale delle corse maschili prestasse la sua opera in quelle femminili.

Ma nelle trasferte internazionali, le ragazze dovevano pagarsi le spese; e una volta, addirittura, l’accompagnatore inviato dalla NCU si dileguò, portandosi via le camere d’aria e i copertoni.

Lungo l’arco del primo anno, il recapito della WTRA fu … un egg and chips di Blackfriars Road, perché non c’erano i soldi per pagarsi una sede.

La situazione sarebbe stata sbloccata dai successi delle cicliste. Nel 1955, Eileen si accorse che Daisy Franks era una pistard di forza eccezionale, ed insistette perché fosse organizzato a Herne Hill un tentativo di record del mondo sul mezzo chilometro lanciato.

Suo marito Wally si incaricò di far venire un giudice e due cronometristi con la licenza internazionale; e quando questi furono arrivati, il giudice dichiarò di non poter autorizzare il tentativo, se nelle curve non fossero state presenti le regolamentari protezioni di sacchi di sabbia.

Allora Eileen fece dare la notizia agli altoparlanti, e lei, le cicliste, i giudici e parecchi spettatori venuti in aiuto si diedero febbrilmente a confezionare sacchi di sabbia, prima che Daisy Franks sbriciolasse il record con un 38”4 che, per quei tempi, era spaziale (nota: a quei tempi, con i cronometri meccanici, non era ancora possibile il cronometraggio al centesimo di secondo).

Naturalmente, nei giorni seguenti, Eileen fece il diavolo a quattro per fare riconoscere il record dall’NCU; e quando ci riuscì, questo implicava anche il riconoscimento della WTRA (che avrebbe cambiato il suo nome nell’attuale Women’s Cycle Racing Association - WCRA).

Nel 1956 esordì nella veste di commissario tecnico della nazionale, e la sua prima uscita fu coronata dal più inatteso dei successi: infatti Millie Robinson e June Thackeray si piazzarono ai primi due posti della prima edizione del Tour de France femminile, articolato in cinque tappe (un esperimento che, purtroppo, non avrebbe avuto seguito: sarebbe stato replicato soltanto nel 1984).

Questo trionfo ebbe sui giornali inglesi la giusta risonanza; e, per la prima volta nella sua vita, Eileen si sentì … modestamente famosa.

Nelle interviste, da un lato rese omaggio al contributo che era stato fornito dal meccanico della NCU aggregato alla squadra, dall’altro si lamentò che sul piano dei finanziamenti fosse tutt’altra musica: la federazione non si sognava nemmeno di allentare i cordoni della borsa, tanto che le ragazze della nazionale avevano deciso di devolvere alla WCRA tutti i premi vinti (ed ancora per molti anni, avrebbero continuato a pagarsi le maglie da sole).

Ai mondiali del 1960, l’Inghilterra delle cicliste conquistò due medaglie d’oro, con Beryl Burton: inseguimento individuale e prova su strada.

Purtroppo il ciclismo femminile continuava ad essere escluso dalle Olimpiadi, e nessuno sembrava farci caso; allora Eileen cominciò a premere perché la BCF sostenesse la sua ammissione.

Non ci riuscì per Tokyo 1964 e per Messico 1968; infine decise di fare da sola, e nel 1970 - ad una cena di giornalisti sportivi - abbordò direttamente Lord Killanin, allora presidente del CIO.

L’altissimo funzionario le promise che avrebbe fatto ciò che poteva; ma qualche tempo dopo, la lettera di risposta che Eileen ricevette dal CIO sembrava quasi beffarda. Poiché non esisteva il numero richiesto di federazioni (che oggi è di settantacinque - non sappiamo quante ne fossero necessarie allora), il ciclismo femminile non poteva essere considerato uno sport internazionale.

L’effetto di questa lettera fu, tuttavia, diverso da quanto i suoi estensori avevano pensato. Gli avvocati della BCF, cui Eileen la sottopose, osservarono che il ciclismo femminile non è diverso da quello maschile, e che quindi la scelta di considerarlo uno sport a parte era tanto arbitraria quanto pregiudiziale. Inoltre, quando i giornalisti vennero a sapere della lettera, la interpretarono come un affronto allo spirito sportivo della Gran Bretagna.

Ci sarebbero stati gli estremi per un ricorso alla giustizia sportiva, ma dopo varie riunioni fu deciso di lasciar perdere. Anche Eileen capì che non era il caso di tirare troppo la corda, ma piuttosto di far fruttare le simpatie che l’ingiustizia subita le aveva arrecato, tanto in seno alla BCF quanto nel movimento ciclistico internazionale.

Ancora una volta, senza che lei l’avesse cercato, i giornali sportivi la elessero a loro eroina; al punto che, nel 1976, venne eletta alla presidenza della BCF, prima donna al mondo alla testa di una federazione affiliata al CIO.

Ma anche da quella posizione elevata, la battaglia per l’ammissione alle Olimpiadi si rivelò dura: sarebbe stata vinta soltanto nel 1984, ovvero nell’anno in cui venne corso di nuovo il Tour.

Poiché la fabbrica di biciclette Raleigh aveva realizzato una fortuna con le girly bikes, decise di celebrare l’elezione del primo presidente donna col regalare a Eileen una catena d’oro; il gioielliere, però, non volle realizzarla, perché il disegno che gli era stato portato raffigurava sul pendente il Royal Standard, il cui uso deve essere autorizzato dalla Casa Reale.

Allora Raleigh fece fare delle ricerche, dalle quali emerse che la vecchia NCU era stata autorizzata a fregiarsene quasi cent’anni prima; così la catena poté essere realizzata, e venne donata a Eileen nel corso di una solenne cerimonia.

Anche questa curiosa vicenda divenne di dominio pubblico (non senza qualche … mugugno da parte dei ciclisti repubblicani), ed ancora Eileen accrebbe le simpatie che la circondavano.

In quello stesso 1976, prese parte all’organizzazione dei Giochi della Gioventù. Alla cerimonia di apertura era presente anche la Regina, che conversò con lei e con gli atleti per tre quarti d’ora.

Negli anni seguenti, Eileen ricevette in successione il MBE (Member of the Order of the British Empire) e il CBE (Commander of the Order of the British Empire). Fu nominata vicepresidente della squadra olimpica. Tra il 1984 e il 1998 fu consigliere comunale di Kingston-upon-Thames, il paese dove era andata a vivere, di cui fu sindaco nel 1990.

Nel 1991, le fu dedicata una pagina nel Libro d’Oro del ciclismo inglese. Nel 1994, la Honourable Fraternity of Ancient Freemasons la nominò Gran Maestro per acclamazione.

Incominciò il suo discorso di insediamento con le parole: So di non assomigliare al Duca di Kent … - il quale, già allora, aveva passato la boa dei suoi primi trent’anni di Gran Maestranza della Gran Loggia Unita d’Inghilterra (UGLE) - e, tra gli applausi e le risate, proseguì: … però, sono nella sua stessa situazione.

(Nota: Quando si parla di un Gran Maestro donna della Massoneria, c’è sempre il dubbio se chiamarla Gran Maestro o Gran Maestra. Abbiamo scelto Gran Maestro perché questa sembra essere la declinazione preferita dai Gran Maestri donna italiani).

La Gran Maestranza di Eileen si prolungò fino al 2003, ed anche in questo frangente seppe giocare le proprie carte molto bene. Mirando in alto come sempre, puntò al riconoscimento della HFEF da parte dell’UGLE, ed ovviamente non ci riuscì; però fu in gran parte frutto della sua opera lo statement pubblicato dall’UGLE il 10 marzo 1999, primo pronunciamento della Loggia Madre della Massoneria riguardo ai rapporti con gli Ordini femminili.

Eccone il testo:

 

Esistono in Inghilterra e Galles almeno due Grandi Logge esclusivamente per donne. A parte il fatto che questi organismi ammettono le donne, per quanto è possibile accertare, essi sono per il resto regolari nella loro pratica. Ce n'è anche uno che ammette come membri sia uomini che donne. Essi non sono riconosciuti da questa Gran Loggia e il diritto di visita non può essere concesso. Hanno luogo tuttavia, di tanto in tanto, dibattiti con le Grandi Logge femminili su questioni di reciproco interesse. I FRATELLI SONO QUINDI LIBERI DI SPIEGARE AI NON MASSONI, SE RICHIESTO, CHE LA MASSONERIA NON È LIMITATA AGLI UOMINI (maiuscolo nostro), anche se questa Gran Loggia di per sé non ammette le donne. Ulteriori informazioni su tali organi potranno essere ottenute scrivendo al Gran Segretario.

In quell’occasione, le rappresentanti della HFEF e dell’altro Ordine femminile britannico, l’Order of Women Freemasons (OWF) erano state invitate alla Freemason’s Hall, e gli era stato fatto sapere che il loro presentarsi in tenuta massonica sarebbe stato gradito.

Nota: Un altro invito è stato recentemente effettuato per le celebrazioni del tricentenario delle Costituzioni del 1723; in questa occasione, però, molte Sorelle hanno dubitato dell’opportunità di prendervi parte, in quanto ad esse viene attribuita la responsabilità dell’esclusione delle donne, che non era mai esistita nella muratoria operativa.

L’attuale Gran Maestro della HFEF, Christine Chapman, ha tuttavia deciso di parteciparvi, come segno di speranza, ottimismo e armonia per il futuro.

Chiudiamo con il discorso pronunciato da Eileen Gray per il suo secondo mandato (malauguratamente, interrotto dopo due anni per motivi di salute):

 

Essendo una Massona da più di 50 anni, sono lieta che le generazioni più giovani utilizzino la tecnologia più moderna per diffondere la conoscenza del nostro Ordine, l’Onorevole Confraternita degli Antichi Massoni.

La Massoneria non può più essere definita una società segreta: non lo è mai stata. Ma è servito alla stampa crederlo, e propagare di tanto in tanto quell’immagine.

La nostra Obbedienza è aperta a donne di qualsiasi età, razza o credo. La prima domanda posta a qualsiasi candidato è “Credi in Dio?” La risposta deve essere affermativa, ma il modo in cui si crede è una questione individuale. La Massoneria non è una religione, sebbene i suoi insegnamenti abbiano un aspetto morale.

È difficile descrivere l’immensa soddisfazione che si ottiene dall’essere membro; basti dire che si tratta di un’organizzazione che conferisce amicizia e sostegno, sia tra i membri che verso gli enti esterni che beneficiano della sua generosità.

Abbiamo tornate di Loggia che sono circoscritte, necessariamente, al rituale; ma le conferenze e le riunioni dei giorni festivi (che sono spesso organizzati per sostenere la beneficenza) creano un programma vario e interessante per chiunque desideri prendervi parte. L’impegno, sia nella presenza che nella partecipazione, è interamente a discrezione dell’individuo.

Il motivo per cui le donne massone hanno deciso di “uscire allo scoperto” è duplice: innanzitutto (…) perché vennero rivolti appelli ai rappresentanti della Massoneria Maschile affinché fossero più aperti con il pubblico, facessero meglio conoscere le attività benefiche dei Massoni e dissipassero l’immagine di “segretezza”; e poiché molti delle nostre Sorelle sono sposate con Massoni, (anche noi) abbiamo adottato gli standard dell’UGLE su tale questione, anche se va sottolineato che la Gran Loggia Unita d’Inghilterra non ha giurisdizione su di noi.

In secondo luogo, dopo quasi cento anni di partecipazione delle donne, abbiamo ritenuto che fosse giunto il momento di sfatare l’idea che la Massoneria esista solo per gli uomini. Anche molte donne sposate con Massoni ignoravano l’esistenza del nostro Ordine!

Quelli tra voi che sono già Massoni, non hanno nessun bisogno di sentirsi ripetere cosa sia la Massoneria, e quanto abbia arricchito le loro vite. Ma quanti non ne sono membri, e si ritrovano attratti dai suoi precetti, io dico: “Andate avanti e fate il primo passo, non rimarrete delusi”.

Quando la fiaccola olimpica del 2012 attraversò Kingston, la novantaduenne Eileen la portò per un breve tratto.

 

Si spense il 20 maggio 2015, all’età di 95 anni.


   Daniele Mansuino e Giovanni Domma

 

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