Riflessioni sull'Esoterismo
di Daniele Mansuino indice articoli
Great Reset cosmico
- Seconda parte
di Daniele Mansuino
Marzo 2023
Da più di un secolo, i cosmisti si sono dedicati ad applicare i principi che ho esposto il mese scorso all’esperienza dell’umanità, e la loro diffusa presenza al vertice politico degli Stati, degli stati maggiori degli eserciti, e soprattutto dell’astronautica, ha sempre consentito loro di programmare con precisione i tempi e i modi della loro opera comune.
La loro scelta di investire le proprie energie al fine di influenzare direttamente la storia umana è senz’altro spiegabile per mezzo dell’idea fyodoroviana dell’Universo-progetto, ma non può essere compresa a fondo senza impadronirsi delle leggi che ho esposto riguardo alle particelle, alle quali va aggiunta quella che è forse la più fondamentale: ovvero che, secondo Fyodorov, ogni singola particella dell’Universo contiene una parte infinitesima degli esseri umani vissuti prima di noi.
È questa una prospettiva che lascia gli Ermetisti puri come me piuttosto perplessi, perché denuncia una fede nella legge di analogia talmente estrema da spingersi ad applicarla al piano della realtà oggettiva fin nei minimi dettagli (ed in questo mi fa venire in mente, per chi li conosce, gli studi di William Gann sul rapporto tra la dottrina ermetica e… la borsa). Ma, che ci si creda o no, è comunque interessante ed istruttivo seguire Fyodorov nei suoi percorsi mentali, a partire dall’idea che l’atto di conferire consapevolezza alla materia inanimata coincide con il restituirla ai nostri antenati - anzi, egli giunse addirittura al punto di individuare una sorta di vibrazione, comune alla materia inanimata ed ai viventi, che consentirebbe a ciascuno di riconoscere e recuperare le particelle dei propri antenati (non tutti i cosmisti lo seguirono in questo aspetto della sua dottrina).
Ci manca qui lo spazio per individuare le analogie e le differenze tra il pensiero fyodoroviano e le ricerche di Reich sull’orgone, dei Tedeschi sul Vril e così via, che contano tra i loro presupposti la dottrina segreta della signora Blavatsky, nonché l’antica idea (presente in tutte le culture, con nomi diversi) dell’esistenza dell’etere. Ma in ogni caso, si può affermare che ivi risieda lo zoccolo duro della dottrina cosmista: la creazione, cominciata da Dio, deve essere portata a termine dall’umanità.
L’evoluzione consapevole verso livelli superiori di umanità, il conseguimento da parte della specie umana di una condizione virtuale di onniscienza, di onnipotenza e di immortalità; la restituzione della vita ai defunti; l’influsso delle forze astrali sulle vicende umane; lo sviluppo di poteri sovrumani da parte degli umani; l’alterazione radicale e la spiritualizzazione del mondo materiale (da George M. Young, I cosmisti russi): tutto questo è il Grand Reset cosmico, per la cui attuazione nessun sacrificio imposto all’umanità sarà vano; ed è anche il senso più segreto delle ricerche dei cosmisti sulla memoria del sangue, sui culti degli antenati, sulle ceneri, sulle ossa e sulla mummificazione.
Per questi suoi tratti, è lecito considerare il pensiero fyodoroviano come una versione piuttosto totalitaria della dottrina dell’Organizzazione esoterica che domina il mondo secondo cui lo scopo della manifestazione formale consisterebbe nella sostituzione progressiva di Dio con l’Uomo (cfr. in proposito il mio articolo Signori di Volontà e Potere); anche se - come la maggior parte delle sue formulazioni destinate ad un’ampia diffusione sul piano exoterico - il suo approccio nei confronti del pensiero religioso non era polemico, bensì caratterizzato dalla dichiarata volontà di comprenderlo più a fondo e di completarlo.
Di fatto, la scelta di porre l’accento sulla collaborazione tra l’Uomo e Dio anziché sulla sua sostituzione è il prezzo che da sempre le dottrine ispirate dall’Organizzazione devono pagare per far convivere pacificamente il suo progetto con le religioni istituzionali. Né bisogna supporre che si tratti di operazioni portate avanti in malafede, e meno che mai nel caso del cosmisti, sulla sincerità della cui fede religiosa non c’è da dubitare: non sarebbe riuscito loro, altrimenti, di sovrapporre (anzi, in alcuni casi, letteralmente di far coincidere) il progetto umanista e demiurgico che Fyodorov aveva delineato con il concetto della Resurrezione dei morti cristiana.
Così, il simbolo del cosmismo esoterico è tratto da un’immagine religiosa piuttosto comune nell’iconografia ortodossa: il sangue che cola dalle ferite del Cristo riporta in vita il teschio di Adamo, sepolto sul Golgota sotto la Croce. Il suo significato è il trasferimento del genere umano, dalla meschina esistenza separativa degli individui sulla Terra, ad una forma di coscienza collettiva che si identifica con la totalità dell’Universo.
Il messaggio inequivocabilmente rosacrociano, e quindi ermetico, di questo simbolo, ci porta ad un aspetto che quanti oggi associano il cosmismo al nazionalismo russo tendono a minimizzare: il fatto che Fyodorov avesse studiato molto a fondo il Mazdeismo, che era per lui la religione ideale, fino al punto di considerare l’Iran una terra sacra.
Già mi è accaduto di illustrare - negli articoli sul Neomazdeismo, ed altrove - come varie contingenze abbiano cospirato nel corso dei secoli per fare di questa tradizione il vettore della tradizione ermetica più pura, soprattutto per quelle sue parti concentrate sul destino post mortem dell’uomo e sulla trasmutazione interiore.
Ho ottenuto il permesso di pubblicare un breve estratto di un documento neomazdeista di uso interno, per dimostrare - a quanti conoscano il cosmismo esoterico - quanto incredibilmente ampie siano le corrispondenze, tanto sul piano simbolico che dottrinale:
Alla fine, tutta la materia scomposta diventa sale primo; quindi, il sale è la memoria.
Ed è su questo che verte la palingenesi, che si divide in tre fasi: vegetale, dei metalli, e animale.
In tutte e tre si arriva al sale essenziale, che reca la memoria archetipica, e da cui si può rigenerare - come un’ombra sottile - la materia prima.
Ma quello che è più importante è che, nel corso di tale processo, si impara a comunicare con gli “esseri al di sopra dell’uomo” …
Il numero dei Tre Governatori (nota: della coscienza collettiva) è 689.
Noi stiamo operando con la magia lunare isiaca che è mutevole, mobile e morbida, nel senso alchemico di “penetrabile” (al contrario di quella solare, che è fissa, stabile ed invariabile).
“Come in alto, così in basso” indica che le dimensioni si riflettono una nell’altra, non che sono identiche - in effetti la magia atta ad attraversare i piani (dell’essere) funziona per analogia, non per identificazione - e significa anche: fra, durante il tempo.
I Tre Governatori sono il percorso verso l’androginia, la stabilizzazione degli elementi, l’annullamento della polarizzazione e del tempo. Ciò che è in avanti o indietro può precipitare; può affrettarsi verso una incarnazione, una manifestazione.
La materia è un riflesso del divino, e questo riflesso si può replicare all’infinito, come in un gioco di specchi.
Per questo il codice è 689: cioè le due spirali, introversa ed estroversa, e l’ascia che è il principio di inversione.
6 - 8, pausa 2; 8 – 9, pausa 1; dalla polarità all’uno, 6+8+9=23=5.
Il 5 è legato al quadrato di Marte, il quadrato magico di Marte è a base 5, così come il più famoso quadrato palindromo, il SATOR.
Ed ancora, è legato ai 4+1 Elementi ed ai sensi; insomma, al potere creativo e rigenerativo.
Perché Marte è sicuramente collegato a Set, divinità propedeutica alla rigenerazione di Osiride…
Una lettura alternativa è quella legata alla simbologia numerica del trio Iside-Osiride-Horus. che è in relazione al triangolo. Iside è la base (numero 2), Osiride l’altezza (numero 3), Horus è l’ipotenusa, associata alla somma 2+3=5.
Quindi torniamo alla tradizione dei Governatori 689, ed anche ai primi numeri della Sequenza di Fibonacci, al 5 dei Pitagorici e al Pentalfa (non erano i Pitagorici che dicevano che la sfera si costruisce con dodici Pentalfa?).
Oppure: Osiride rappresenta l’umano, Horus il corpo universale, ed Iside la multiforme rappresenta ciò in cui l’umano è immerso.
L’intera dimensione dello spaziotempo è costituita da una miriade di particelle, le quali - indipendentemente dalle dimensioni - pervadono ogni cosa. Potrebbe anche essere la definizione di un altro tipo di luce: una luce inversa, o una luce specchio.
Possiamo pensare di avviarci nella direzione del sole occulto del nostro sistema solare. Forse per questo negli antichi misteri, al termine del rito, veniva esclamato: “Osiride è un dio nero”; e, per tornare ad “Osiride che dimora nella casa del serpente”, questa luce potrebbe essere il serpente.
L’involucro-Osiride è immerso nel pulviscolo durante tutta la sua esistenza terrena, ed il serpente è (ed è sempre stato) il modo di tramandare l’insieme delle forze telluriche; ossia, delle forze elettromagnetiche “attivate”. Per attivarle, bisogna arrivare ad un tot di particelle precipitate: lo spaziotempo risponde alla gravità.
Se così fosse, (al nostro progetto) verrebbe meno il vincolo dell’operatore, o perlomeno di certe qualità specifiche dell’operatore - perlomeno sino ad un certo punto, che è quello di saturazione di … diciamo “massa”. Piuttosto, si aggancerebbe ad una semplice ripetizione - un meme, quindi una replicazione (neuroni specchio).
Siamo andati abbastanza a fondo al discorso dei pulviscoli generatori di disordine, ed abbiamo meditato sulla teoria dei sistemi dissipativi, che scambiano energia e materia con i sistemi circostanti e, grazie a questo, evolvono in sistemi diversi. Quindi, l’enorme accumulo di energia serve a creare sistemi dissipativi atti favorire l’evoluzione. Forse è questo che esprimono le influenze, ed anche noi chiediamo, in un principio di reciprocità; sia noi che loro entriamo in risonanza, influenzandoci…
… una riflessione va fatta sui cicli di flusso, pausa, reflusso - tempo di vitalità tempo di inerzia, tempo di ritorno. La penetrazione della dimensione spaziotemporale espressa dai loro codici è il percorso che conduce alla stabilizzazione del fluido che stiamo cercando di governare.
Trasmutare implica rigenerare le componenti del soffio, riunendole; e, se la partenza può essere differente (da persona a persona), noi in questo testo ci stiamo occupando dell’ultima parte dell’Opera, nella quale si manifesta l’Osiride nero, e nello stesso istante in cui sorge scompare, lasciando intravedere Iside avvolta nel suo manto di stelle.
Il seme umano attraversa i mondi subliminali, ed approda nella sfera celeste; quindi, il lavoro è polarizzato nel principio ed unificato nella funzione. È questa, credo, la particolarità di ciò che stiamo facendo, e del momento che stiamo attraversando come genere umano.
Iside e Osiride hanno insieme una funzione di accrescimento, moltiplicazione, replicazione: questo tanto in natura quanto dal punto di vista energetico. In questa funzione, il loro genere formale indica l’alternanza delle temperature, dei fuochi del lavoro, fino ad arrivare al momento in cui avviene il Big Bang, e l’energia compressa nell’individuo trova la via per espandere il proprio principio in un altro stato di luce.
Questo stato viene indicato con Horus…
Sono presenti, tra i successori di Fyodorov, varie e diverse sfumature interpretative riguardo a quanto l’astratta concezione dell’infondere lo spirito nella materia basti di per sé a risvegliare la memoria degli antenati (e, con essa, tutte le manifestazioni della vita del passato dormienti nelle particelle, come Cenerentola - è da notare il richiamo, nel suo nome, alle ceneri - in attesa del Principe Azzurro), oppure se il processo di risveglio debba includere un qualche specifico intervento dell’uomo, volto a determinare un ulteriore innesto di consapevolezza nella materia morta - e sia ben chiaro, non stiamo discutendo qui del sesso degli angeli, ma di posizioni implicanti scelte assai diverse in campo astronautico (per esempio, se investire sulle spedizioni spaziali con equipaggio o puntare sui programmi implicanti l’invio di sonde attrezzate).
Analogamente a questo esempio, le previsioni sui futuri sviluppi del great reset cosmico potrebbero essere più precise se si potesse conoscere con esattezza lo stato del rapporto di forza tra le correnti del cosmismo che si fondano su differenti concezioni del cristianesimo. Per quanto, come ho detto, più o meno tutti i cosmisti siano cristiani, tanto quello che debba essere il peso dell’etica cristiana nel cosmismo quanto le interpretazioni che se ne debbano dare sono questioni controverse; ed un terzo fattore - collegabile ai precedenti, ma non in toto - è l’opinione sul se, o sul quanto, le vite umane possano essere sacrificabili per la realizzazione dell’opera comune (ed il fatto che i cosmisti siano convinti che tutti risorgeremo non è, da questo punto di vista, molto rassicurante).
Senza dubbio contraria ad interventi sul genere umano di tipo traumatico è l’enfasi sul concetto di coscienza collettiva introdotta nel cosmismo da Vladimir Soloviev (1853-1900), che si era dedicato a trasformare le intuizioni di Fyodorov in un sistema filosofico coerente.
La specie umana è obbligata non a contemplare la divinità, bensì a rendere sé stessa divina … la nuova religione non può essere mera venerazione divina passiva, o adorazione divina, bensì deve tradursi in opere divine attive, ossia l’attività congiunta della divinità e dell’umanità per la trasformazione di quest’ultima da carnale, o naturale, a spirituale e divina … Nella sua intera struttura, il mondo riunito e guarito sarà un’immagine completa, vera e somigliante, del Dio Trino … separazione ed impenetrabilità vengono assolutamente abolite, e tutti gli individui passati e presenti divengono finalmente eterni. Il processo di integrazione deve trascendere i limiti della vita sociale o strettamente umana, ed includere la sfera cosmica, da cui ha avuto origine.
Ancora più forte in questo senso è la posizione di Michail Bulgakov (1891-1940), noto in Italia soprattutto per essere l’autore de Il maestro e Margherita. Egli concorda sul punto che tutte le particelle dell’Universo contengano tracce degli antenati - infatti, l’Universo è caratterizzato non soltanto da una generale corrispondenza, continuità e connessione del mondo della materia fisica, bensì anche da una certa relazione fra la materia viva, ovvero organizzata, e la materia non viva, o morta; ossia, in altre parole, tra i corpi organici e la materia inanimata … il rapporto generale tra i due campi è che il regno della vita si intromette costantemente nel regno della non vita, afferra e rapisce coi suoi caldi tentacoli la fredda materia inerte, trasformandola in materia viva per poi organizzarla in un corpo pulsante … (ed) attraverso il corpo, grazie alla sua connessione con l’Universo, la vita nelle sue diverse manifestazioni penetra nell’intero cosmo.
In questo senso, il cosmo è il corpo potenziale di un essere vivente, un organismo in potenza, e questa potenza naturalmente può non realizzarsi mai, oppure realizzarsi solo in parte. Esso esiste in senso duale … gli organi del nostro corpo sono come porte e finestre sull’Universo. Tutto ciò che entra in noi attraverso queste porte e finestre diventa oggetto della nostra percezione sensoriale, e durante questo processo diventa, in un certo senso, parte del nostro corpo … dal microscopico al macroscopico, tutto ciò che in apparenza è buio può essere compreso quale estensione del nostro corpo (ed anche a proposito di queste pagine, c’è da chiedersi se Marshall Macluhan - con la sua soprannaturale erudizione - non ci avesse messo il naso); (e quindi) tutto ciò che è accessibile alla nostra percezione, e che in qualche modo agisce sulla nostra sensualità, e dunque entra nella sfera illuminata della vita, tutto questo - vale a dire, potenzialmente, l’intero Universo - può diventare il nostro corpo, la sua estensione esterna e periferica.
Si ritrova anche, in Bulgakov, una sorta di sacralizzazione delle azioni della vita quotidiana (non va dimenticato che molti cosmisti pubblicavano le proprie idee nel clima culturale dell’Unione Sovietica), il cui valore di intervento attivo dell’uomo sulla materia testimonierebbe che il progetto di umanizzazione dell’universo è già in cammino; ma questa era anche una critica alla posizione di Fyodorov, secondo il quale il fatto che gli antenati fossero presenti in ogni particella equiparava l’atto umano di consumare il cibo ad una forma di cannibalismo, espiabile soltanto risuscitandoli - ed è questo uno degli argomenti più forti in favore della teoria fyodoroviana che l’attuale condizione dell’uomo sia innaturale e provvisoria, e che solo attraverso la piena identificazione della coscienza collettiva con l’Universo potremo pervenire alla nostra condizione naturale, ed alla felicità.
Invece, secondo Bulgakov, il confine tra vivo e non vivo si annulla nel cibo, che è comunione naturale, partecipare della carne del mondo. Quando ingerisco il cibo, mi nutro della materia del mondo in generale, e nel fare questo trovo veramente e concretamente il mondo dentro di me, e divento una parte di esso … in questo senso, il cibo rivela la nostra unità essenziale e metafisica con il mondo … se il cibo è mezzo della comunione con la carne del mondo, a prescindere dalla sua forma e quantità, allora partecipare della carne e del sangue di Cristo in forma di pane e vino è comunione con la carne del Figlio di Dio, la forma divinizzata del mondo, la quale può essere concepita soltanto dinamicamente. E come il cibo mantiene la vita mortale, così consumare il pasto eucaristico significa partecipare della vita immortale, in cui la morte, come pure l’impenetrabilità della materia simile alla morte, sono sconfitte una volta per tutte …
Quanto a Pavel Alexandrovic Florenski (1882-1937), filosofo e matematico tra i più grandi, egli coniugava ad una ardente fede comunista il sacerdozio nella chiesa ortodossa. Destava una certa sensazione il suo presentarsi alle riunioni del partito vestito da prete, ed avrebbe finito per pagare le sue stravaganze col diventare una vittima dello stalinismo.
Il musicologo Leonid Sabaneev (1881-1968) ci dice di lui: Florenski viveva nel suo mondo chiuso, ascetico, intensamente intellettuale, e nel mondo dei suoi segreti “esercizi spirituali”. Non ne parlava mai. Ogni volta che lo interrogai in proposito, rispose in modo evasivo, o non rispose affatto. Eppure avevo buoni motivi per presumere che a quell’epoca praticasse esercizi yoga, e conoscesse bene l’induismo. Nei gusti e nelle attitudini, sembrava vicino agli gnostici medievali (Origene, Basilide ed altri) - molto più vicino a loro, probabilmente, che non alla pura e ingenua ortodossia.
Uno dei grandi contributi di Florenski al cosmismo fu la sua aritmologia, o teoria delle funzioni discontinue: partita, quasi per scherzo, dagli studi sui pulviscoli di Fyodorov, era destinata a diventare una delle grandi novità della matematica del ventesimo secolo, ed ebbe sul cosmismo un notevole effetto di ritorno, causato dalla possibilità di applicare le formule di Florenski a contrapposizioni del tipo solidità e fluidità, materia e antimateria, particelle e onde.
Secondo Florenski, i dissensi dei cosmisti sulla memoria degli antenati potevano essere trascesi solo attraverso una migliore comprensione della dimensione dialettica: la magia della parola … è dovuta al suo movimento in due direzioni: prima qualcosa, da colui che parla, passa al mondo, poi qualcosa del mondo esterno entra nel mondo interiore di chi ascolta … In altre parole, la vita è trasformata per mezzo della parola, mediante la quale la vita acquista spirito … considerare magica la parola significa semplicemente comprendere come e perché, per suo tramite. possiamo agire sul mondo … il nome di Dio è esso stesso Dio.
In un articolo del 1919, dopo aver sostenuto che la magia può essere definita come l’arte di alterare i limiti del corpo rispetto alla sua abituale collocazione, Florenski illustrò la possibilità di costruire macchine in grado di operare in qualsiasi parte del cosmo.
Secondo qualche storico, fu quell’articolo a segnare il momento in cui il pensiero cosmista esce dal campo dell’astrazione per entrare in quello della cosmonautica, il cui grande attuatore sarebbe stato un altro cosmista: Ciolkovski.
Dei meriti di Konstantin Eduardovic Ciolkovski (1857-1935) ho già parlato abbastanza nell’articolo che gli dedicai qualche anno fa (insieme ad altri due, uno a Fyodorov e l’altro a Vernadskij). Qui vorrei solo citare il suo personale contributo alla teoria dei pulviscoli, con il concetto di atomo-spirito (atom-duch) intrinseco ad ogni particella del cosmo. Nell’opinione di Ciolkovski, la consapevolezza dell’uomo non sarebbe da intendersi come qualcosa di unitario, bensì come il prodotto di una attività collettiva degli atomi-spiriti che vivono dentro di noi.
Sarebbe stato il cosmista più celebre in assoluto, Yuri Gagarin (1934-1968), a porre la prima pietra del museo intitolato a Ciolkowski, che rappresenta oggi una delle tre istituzioni cosmiste più esteriorizzate: veri anelli di congiunzione tra la visione svagata che si ha del cosmismo nel mondo profano e la sua reale natura di sottocentro dell’Organizzazione (parentesi: le altre due sono il Museo-Biblioteca Nikolai Fyodorov, che ha in rete un bel sito, e l’Istituto di Ricerca Scientifica per l’Antropologia e l’Ecologia Cosmica di Novosibirsk, dedito agli studi sul rapporto tra il campo geomagnetico e la coscienza collettiva).
Per quanto concerne il Museo Ciolkovski, che ha sede a Kaluga, attorno ad una Conferenza Permanente si raccolgono dodici gruppi che vedono la partecipazione del meglio della scienza astronautica mondiale, e la trattano in tutti i suoi aspetti - socioculturale, scientifico, filosofico, eccetera.
Buona parte del loro lavoro prende le mosse dall’opera di Vladimir Vernadskij (1863-1945), che dall’atomo-spirito ciolkowskiano avrebbe preso le mosse per sviluppare la sua visione della biosfera che evolve in noosfera.
Forze cosmiche esterne modellano in larga misura il volto della Terra, e di conseguenza si può ipotizzare che la biosfera differisca (nel senso di: evolva differentemente) da altre parti del pianeta … si può comprendere la biosfera soltanto considerando l’evidente legame che la unisce all’intera macchina cosmica … la biosfera può essere considerata una regione di trasformatori che convertono la radiazione cosmica in energia attiva in forma elettrica, chimica, meccanica, termica e altro. Le radiazioni di tutte le stelle entrano nella biosfera, ma noi non ce ne accorgiamo e ne percepiamo soltanto una parte insignificante, che giunge quasi esclusivamente dal sole.
In realtà, nessun essere vivente è libero sulla Terra: tutti gli organismi sono costantemente ed inestricabilmente connessi innanzitutto nel nutrimento e nella respirazione, con l’ambiente di energia materiale in cui sono immersi, all’esterno del quale non possono esistere in condizioni naturali.
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