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Riflessioni sull'Esoterismo

di Daniele Mansuino   indice articoli

 

Gli UFO nazisti

- Terza parte
di Daniele Mansuino e Paolo Del Casale

Luglio 2024


A partire dal 1934, presso l’industria aeronautica Arado di Brandeburgo, venne avviata la sperimentazione della serie di dischi volanti RFZ (RundFlugZeug), che avrebbe prodotto sette modelli fino al 1941. L’Arado aveva predisposto per l’RFZ1 un sistema di decollo su rotaie, fornendolo anche dei piani di coda di un idrovolante Ar-196, nella speranza che sarebbero valsi a risolvere la difficoltà di guidarlo; però non funzionò, ed il disco precipitò da una quota di 60 metri, senza grossi danni fortunatamente per il pilota (che pare fosse l’asso dell’aviazione Lothar Waiz, cui abbiamo accennato nel primo di questa serie di articoli).
Non è noto in che modo questi problemi siano stati risolti per l’RFZ2, del diametro di soli 5 metri, che secondo la leggenda sarebbe stato utilizzato come ricognitore nella Battaglia d’Inghilterra; non era possibile però il suo uso come cacciabombardiere, perché il raggio di virata era considerevolmente ampio, ed i piloti si lamentavano inoltre per la sua tendenza a surriscaldarsi, che gli valse il soprannome di Fliegende Heisswasserflasche (borsa dell’acqua calda volante).

L’RFZ2 rimane comunque uno degli UFO più affidabili che la Germania abbia mai prodotto; e vuole la leggenda che, verso la fine della guerra, una sua versione di dimensioni maggiori sia stata utilizzata per i collegamenti con la base antartica di Neuschwabenland (Nuova Svevia).

Non è questa la sede per dilungarsi su Neuschwabenland, che costituisce un mito a parte. Tra i pochi scrittori che vi fanno cenno annoveriamo Miguel Serrano (1917-2009), che nel Hijo del viudo cita Neu Schkwabenland (sic), la base hitlerista nell’Antartide, nel mare di Weddell, nelle Terre della Regina Maud, da dove partono i Superuomini verso la Stella Venere ed Aldebaran con i loro Ufo o Vimana ...

Comunque, in due parole, pare che i Tedeschi si fossero appropriati nel 1938 di una porzione di territorio antartico, nella quale edificarono rapidamente una base sotterranea di grandi dimensioni; e negli ultimi mesi della guerra, le navi ed i sottomarini ancora funzionanti avrebbero fatto la spola dai porti della Norvegia (viene invocata questa ragione per giustificare l’ordine di Hitler, altrimenti inspiegabile, che il territorio della Norvegia venisse difeso ad oltranza) per trasferirvi il maggior numero di persone possibile - tra queste il Fuhrer, i superstiti vertici del partito e delle SS, eccetera.

Si è addirittura affermato che sarebbero finiti a Neuschwabenland gli oltre cinquantamila soldati della Wermacht di stanza in Norvegia, oltre a decine di migliaia di civili tedeschi la cui sparizione fu coperta dichiarandoli vittime dei bombardamenti alleati; ed a partire da questa prima ondata, la popolazione di Neuschwabenland sarebbe rapidamente cresciuta fino al numero attuale di tre milioni di abitanti, che hanno già fondato basi analoghe in tutto il mondo (la più grande nell’Himalaya).

In questo Quarto Reich segreto, la sperimentazione sui dischi volanti sarebbe continuata: c’è un ampio capitolo del contattismo che riferisce di avvistamenti di UFO nazisti nel dopoguerra e di incontri con i loro equipaggi, nonché di individui ariani sequestrati temporaneamente per prelevare loro lo sperma e cellule da clonare.

Secondo un’altra leggenda, nel 1947 l’Ammiraglio Byrd (1888-1957) partì per la sua ultima spedizione antartica con quattromila marines su una nave da guerra e una portaerei, con l’ordine segreto di trovare ed attaccare Neuschwabenland. La spedizione polare era stata programmata per una durata di otto mesi, ma ne durò solo due, e si mormora che le rilevanti perdite di vite umane siano state nascoste.

Dopo questa drammatica vicenda, l’Ammiraglio avrebbe dichiarato in un’intervista:

 

Ho un’amara realtà da rivelarvi. Nel caso di una nuova guerra, ci possiamo aspettare degli attacchi da parte di aerei che possono volare da un polo all’altro. E non sono dei Russi. Temo che lì sotto ci sia una civiltà avanzata, che padroneggia eccellenti tecnologie insieme alle SS

 

Tornando agli sviluppi della serie RFZ, l’RFZ3 (1937) ed il più grande RFZ4 (1938) vennero creati per testare nuovi perfezionamenti del SM-Levitator, e non risulta che siano mai stati impiegati in guerra.

Dopo di questi, accadde qualcosa per cui l’RFZ5 sarebbe stato affidato all’Unità SS-E-IV (il team di scienziati patrocinato dallo Schwarze Sonne) che lo avrebbe utilizzato come base per la serie Haunebu; e quanto all’RFZ6, progettato nel 1940 e testato fino al 1942, non entrò mai in produzione.

Per quanto non se ne possa essere certi, è possibile che le autorità militari fossero rimaste urtate dall’eccessivo idealismo manifestato dalla Società del Vril nel corso della ricerca, nella quale i progressi tecnologici venivano privilegiati rispetto ai tentativi di perfezionare i dischi ad uso militare: una scelta dettata dalla cocciuta volontà della Società di elaborare uno o più modelli di dischi di grandi dimensioni, idonei a spingersi oltre i confini del sistema solare.

In verità, anche la serie Haunebu - concepita nel 1935 e realizzata in tre stabilimenti, presso Vienna, Neustadt e Augusta - venne rivolta alla creazione di dischi molto grandi; il loro primo requisito, però, era che potessero svolgere le funzioni di un caccia.

Tutti i modelli da essa prodotti a partire dal 1939 erano armati con vari tipi di cannoni; sembra però che gli Haunebu non furono mai usati in combattimento, perché fino al 1945 le difficoltà derivanti dalla loro eccessiva velocità non vennero risolte.

L’Haunebu 1, del quale vennero costruiti due esemplari, aveva 25 metri di diametro, poteva portare otto persone ed era in grado di raggiungere i 4800 kmh a bassa quota e i 17.000 in quota, con una autonomia di 18 ore.

L’Haunebu 2, che cominciò a volare nel 1942, era largo 26 metri nella prima versione monoscafo, che imbarcava nove passeggeri e raggiungeva i 21.000 kmh, con un’autonomia di 55 ore; volò per 106 volte. La versione Do-Stra a due scafi, ultimata nel 1944, era larga 32 metri e poteva portare venti persone; entrambi i modelli erano alti come un condominio di diversi piani.

Dell’Haunebu 3, triplo scafo di 71 metri, venne prodotto un solo prototipo nel 1945, che toccò i 40.000 orari. Dopo 19 voli di prova (nel corso dei quali, secondo la leggenda, avrebbe raggiunto Marte), si dice che sia stato utilizzato per l’evacuazione di massa verso Neuschwabenland.

Nel frattempo la Società del Vril aveva dato alla luce il Vril 1 Jager, nato come RFZ7: piccolo disco monoposto del diametro di 11,5 metri (ma successivamente ne venne prodotta anche una versione biposto). Fu fatto volare per la prima volta nel 1942, raggiungendo una velocità massima di 12.000 kmh; l’autonomia massima era tra le cinque e le sei ore. Ne vennero costruiti complessivamente 17 esemplari, che volarono 84 volte tra 1942 e il 1944.

Nello stesso periodo erano in fase di studio otto prototipi di dischi enormi, dal Vril 2 al Vril 9 (ma soltanto del Vril 7 e del Vril 8 sarebbe stata avviata la produzione, anche se qualcuno ha creduto di riconoscere il Vril 9 in una foto di UFO scattata nel dopoguerra).

La supervisione di questo programma era stata affidata a una Vrildame di cui ci sono giunti soltanto il nome di battesimo, Sigrun, e l’iniziale F del cognome; il che farebbe pensare non si trattasse di Sigrun Von Enstetten, sebbene quest’ultima fosse un’esperta di aviazione. Non è da escludere, d’altra parte, che la V sia stata resa con una F con lo scopo di farne comprendere la pronuncia pur in assenza di altre lettere.

Nel dicembre 1943, Maria e Sigrun F. avevano partecipato all’ultima assemblea collegiale della Società del Vril in terra tedesca, tenutasi nel romantico castello sulla spiaggia della cittadina balneare di Kolberg (oggi Kolobrzeg, in Polonia).

I membri della Società, consapevoli delle difficoltà che la Wermacht stava attraversando e della drammatica scarsità di materie prime, cominciavano a scorgere la possibilità che la Germania stesse andando incontro ad una tragica invasione.

Vennero discussi i problemi che scoraggiavano l’utilizzo bellico dei dischi, e poiché l’unanime conclusione fu che non potevano essere risolti in tempi brevi, fece un’enorme impressione la rivelazione di una delle ultime canalizzazioni ricevute da Maria: c’era sul pianeta Sumi, nel sistema di Aldebaran, un’armata di 280 incrociatori spaziali pronta a partire per la Terra in aiuto della Germania - la quale armata però, chissà perché, stava aspettando che un disco volante tedesco venisse a chiamarla.

In seguito a questa clamorosa notizia, tutti i membri votarono con entusiasmo che le forze residue della Società fossero incentrate sull’organizzazione di un viaggio a Sumi.

A questo punto del dibattito, l’ingegner Schumann (vedi il primo articolo di questa serie) intervenne per spiegare che il sistema solare di Aldebaran dista dalla Terra circa 68 anni luce. Quindi, per quanto sia possibile in teoria che un mezzo in grado di sviluppare una velocità maggiore della luce imbocchi un canale dimensionale, arrivando laggiù - per così dire - grazie a una scorciatoia, il viaggio che a quell’astronauta sembrerebbe di pochi giorni durerebbe in realtà dai 22 ai 23 anni terrestri; il che escludeva a priori che i Sumi potessero giungere in tempo per risollevare le sorti della guerra.

Ma d’altra parte - fece notare qualcuno - anche se arrivano in ritardo, niente gli impedirà di rivolgere la loro immane potenza a risollevare le sorti della Germania nel dopoguerra.

Non c’era più niente da dire. Il 22 gennaio 1944, l’ing. Schumann e un membro della Società di nome Kunkel si recarono da Hitler per caldeggiare questo progetto.

Trovarono il Fuhrer giù di morale. Ebbe parole amare sulla perdita dell’incrociatore da battaglia Scharnhorst, colato a picco il 26 dicembre dell’anno precedente, e confidò loro che lo considerava un triste presagio.

Non sembrava quindi il momento migliore per coinvolgerlo nel progetto di una spedizione spaziale; eppure li ascoltò con gravità, senza reagire negativamente neanche alla parte meno realistica degli argomenti che il signor Kunkel gli presentò con passione - che la guerra tra la Germania e gli Alleati era soltanto un piccolo episodio di una guerra tra il Bene e il Male molto più ampia, coinvolgente l’intero Universo, quindi una simile spedizione avrebbe fornito alla Germania la possibilità di portare il suo contributo in un teatro molto più vasto - avrebbe forse potuto perdere l’insignificante battaglia per il controllo della Terra, ma, quasi evangelicamente, la attendeva un tesoro nei cieli.

È questa una singolare argomentazione che il Fuhrer ricevette, possiamo dire, in anteprima; perché Ettl e Jurgen-Ratthofer citano estratti di una comunicazione che le Vrildamen avrebbero canalizzato nel 1944 (probabilmente, dicono, il 4 ottobre), rivolta ad aggiornare i membri della Società del Vril sulla guerra che gli Aldebarani stavano conducendo contro gli abitatori del sistema di Capella.

Contro costoro, il comandante aldebarano Menerlok stava muovendo con una flotta di 6433 incrociatori da battaglia, dopo aver vittoriosamente conquistato i mondi Podatira, Tutan, Wrosta, Uluk e Ollibatusia, mentre purtroppo il mondo Lokkydan era ancora in mani nemiche; ed anche il messaggio implicito di una comunicazione di questo genere consisteva - evidentemente - nel far leva sul concetto che i tragici avvenimenti di quei giorni fossero soltanto un episodio insignificante di una lotta tra il Bene e il Male che coinvolgeva l’intero Intercosmo.

In questo senso, possiamo immaginare che simili messaggi esercitassero un forte valore consolatorio; ed anche ai nostri giorni, non è certo da sottovalutare il vantaggio che deriva ai neonazisti dall’affermare che la parabola del Nazismo non si è tragicamente conclusa nel maggio 1945, bensì è parte di una guerra tuttora in atto (un argomento che è, in effetti, sostenuto da alcuni loro gruppi).

Comunque sia, poiché il Fuhrer sembrava molto colpito dalle parole di Kunkel, forse perché lo avevano distolto dai tristi pensieri, l’ingegner Schumann stimò fosse giunto il momento di buttare sul tavolo il peso della sua scienza.

Secondo lui, dei grandi dischi Vril in fase di progettazione, il modello più adatto per un tentativo di questo genere era il Vril 7. Il suo diametro era di circa 58 metri e l’altezza di 15, con la cella per i passeggeri al centro della superficie superiore; nella sua versione originaria era stato concepito per 14 passeggeri, ma si sarebbe potuto adattarlo fino a trasportarne almeno cinquanta.

Il suo propulsore era un SM-Levitator E-24V: un motore che, osservò Schumann, se si pensa alla normale compattezza dei motori a Vril potremmo definire colossale, essendo alto più di un metro e quaranta.

La velocità massima del Vril 7 era stimata a circa 900.000 chilometri al secondo (quasi tre volte la velocità della luce); il che, teoricamente, gli avrebbe consentito di uscire dallo spaziotempo ed imboccare un canale interdimensionale.

Verso la fine del 1944 poté essere realizzato il primo esperimento di canalizzazione interdimensionale, avente per protagonista un Vril 7 pilotato da Waiz. Ma andò tutto storto: la struttura del disco volante si rivelò troppo fragile per resistere alle violente sollecitazioni, e soltanto la perizia del pilota gli consentì di rientrare fortunosamente alla base, con gravi danni.

Si cominciò allora a lavorare alacremente per creare un nuovo modello più robusto, che nelle intenzioni della Società avrebbe dovuto chiamarsi Vril 8 Odin; ma sarebbero occorsi parecchi mesi, e la disfatta allungava di più i suoi artigli ogni giorno.

Finalmente, se Odino volle - e si era già nel marzo del 1945 - il Vril 8 Odin fu pronto per il primo volo di prova. Oltre all’aumento di capienza, altre sue notevoli differenze dal Vril 7 consistevano nella sua adozione di una parte della tecnologia Haunebu, tanto per il motore (che era stato ulteriormente potenziato) quanto per la corazza.

Ahimè, anche questo volo si risolse in un fallimento, del quale la sola cosa che sappiamo è che l’Odin non tornò alla base.

In verità, il fatto che non sia tornato non è, di per sé, una prova di insuccesso - può benissimo aver raggiunto il pianeta Sumi senza dirlo a nessuno; e riguardo alla flotta di soccorso aldebarana, non è affatto da escludere che sia effettivamente arrivata, ma non qui - in un futuro potenziale parallelo al nostro, che purtroppo (per loro) non è il nostro.

Un’altra possibile spiegazione del mancato arrivo della flotta è che, come sa bene chi guarda i film di fantascienza, tra una dimensione e l’altra possono capitare molte occasioni di ritardo - potrebbe ancora arrivare, e, secondo Ettl e Jurgen-Ratthofer, dovrebbe essere formata da 250 incrociatori da battaglia lunghi un chilometro e mezzo e larghi uno, 27 corazzate lunghe tre chilometri e larghe due e 3 supercorazzate con una lunghezza di sei chilometri.

Ai primi di marzo del 1945, gli Aldebarani comunicarono a Maria che la Germania avrebbe perso la guerra (e supponiamo che lei gli abbia chiesto se non potevano dirlo prima).

Giovedì 15 marzo, Maria e l’ing. Schumann si incontrarono per l’ultima volta e si abbracciarono piangendo; pare che in quell’occasione lei gli abbia consegnato due buste, contenenti una parte della documentazione sul Vril, che sarebbero state poi sequestrate dagli Americani.

Sabato 17 marzo, tutte e quaranta le Vrildamen si riunirono la mattina presto e si recarono insieme negli hangar della Messerschmitt, dove solo da pochi giorni era partito il fallimentare volo dell’Odin; perché proprio in quegli hangar, al di fuori della serie numerica, c’era un altro colossale Vril a forma di sigaro - L’Andromeda Gerat o Freya, lungo ben 139 metri (potete ammirarlo in rete).

I due scrittori sono abbastanza prodighi di dettagli tecnici sull’Andromeda Gerat, ma non altrettanto sulle sue origini: infatti affermano (senza aggiungere ulteriori precisazioni) che fosse frutto del lavoro dell’SS-E-IV - il che però sarebbe in contrasto con il quadro generale da loro presentato nel libro, nel quale l’SS-E-IV si sarebbe esclusivamente concentrato sulla produzione di dischi a scopo bellico - affermazione che, chiaramente (anche se accennano brevemente ai suoi armamenti), per quanto concerne un sigarone del genere suona improbabile - la nostra netta impressione è che anche loro non abbiano la più pallida idea da dove sia saltato fuori.

A noi però piace pensare che l’Andromeda Gerat fosse stato segretamente e pazientemente costruito da Maria e dall’ing. Schumann nel corso degli anni, su un progetto derivato direttamente dai vimana residenziali.

Quest’ultima teoria, ripresa anche da siti neonazisti, è corroborata dal fatto che in vari testi indù è presente la descrizione di vimana a forma di sigaro, e rilancia l’ipotesi del link diretto Maria-Tesla, che oggi va per la maggiore.

Dodici ore febbrili furono necessarie per attrezzarlo al volo e per consentire alle Vrildamen di prenderne possesso. Le prime a salire a bordo sarebbero state Maria, Sigrun, Traute, Gudrun ed Heike, seguite poi da tutte le altre fino al numero di quaranta.

La mattina seguente, ovvero nelle prime ore di domenica 18 marzo 1945, gli abitanti di Augusta più mattinieri furono testimoni di uno spettacolo che attribuirono ad un’allucinazione causata dalla fame.

Un grande dirigibile a forma di sigaro scintillante si alzò lentamente nell’aria; poi, con un rapido guizzo, si dileguò nell’alto dei cieli, lasciandosi dietro per pochi secondi una scia che sembrava un arcobaleno.

Nei giorni successivi, i membri superstiti della Società del Vril ricevettero la circolare che li convocava per il trasferimento a Neuschwabenland; si concludeva con le parole niemand möge hier bleiben, nessuno rimanga qui.

Per semplice dovere di completezza, e non per rovinare questo bellissimo finale, è il caso di precisare che secondo altre voci le Vrildamen si sarebbero rifugiate ad Acapulco, dove il Quarto Reich avrebbe tuttora una base sottomarina; oppure che anche loro si sarebbero unite all’esodo collettivo verso l’Antartide, ed in questo ultimo caso - se vogliamo dar retta a Serrano - avrebbero anche potuto partire per Aldebaran anche da lì.

Non rientra nei nostri programmi esaminare come evolse l’affaire degli UFO nazisti dopo la seconda guerra mondiale; è da notare comunque che Ettl e Jurgen-Ratthofer sostengono che i Sumi abbiano installato colonie sulla Luna e su Marte a partire dal 1945, e che dunque entrambi questi corpi celesti andrebbero oggi considerati a buon diritto come parti del Quarto Reich.

 

Daniele Mansuino e Paolo Del Casale


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