Riflessioni sull'Esoterismo
di Daniele Mansuino indice articoli
Corpo, Spirito e Anima
di Giovanni Domma
Maggio 2020
Corpo, Spirito e Anima: mi ha sempre affascinato l’idea di questa ripartizione in tre dell’essere umano, presente nella religione cristiana e anche alla base di molte discipline esoteriche.
Però vorrei subito precisare che io sono un Massone culturalmente anteriore all’onda di giovani esoteristi, competenti in queste discipline, che hanno cominciato a fare ingresso nella nostra Istituzione soprattutto a partire dagli anni settanta del secolo scorso; così non so molto di ermetismo, di occultismo francese o britannico che sia, del pensiero tradizionale di Guénon, delle filosofie orientali e via discorrendo.
Infatti, ai tempi della mia formazione massonica, si pensava che il “nostro” esoterismo fosse tutto racchiuso nel testo dei rituali dei gradi, nella gestualità che lo accompagna e nel dibattito che si porta avanti nel Tempio a lavori aperti, e che altre forme di esoterismo non ci servissero; e ancora oggi potrete trovare qualche anziano Massone della mia età che la pensa così, e anzi talvolta va oltre, affermando che il dibattito esoterico su temi importati dall’esterno non giova affatto alla comprensione e all’apprendimento dell’esoterismo massonico, bensì lo snatura.
Anche perché - non dimentichiamolo - le nostre costituzioni ci vietano di parlare di religione e di politica, temi nei quali un dibattito veramente completo sulla storia e sulle funzioni delle altre vie iniziatiche dovrebbe sconfinare… e ancora, bisognerebbe non dimenticare che l’istituzione massonica è una associazione di mestiere; mentre invece, fin dai tempi più lontani della Massoneria speculativa, si manifestò il problema che le Logge formate soprattutto da intellettuali avevano la tendenza a trasformarsi da officine in circoli culturali, simili a quello magistralmente satireggiato da Dickens ne Il circolo Pickwick.
Non vorrei sembrare troppo integralista - spaziare un po’ nei regni dell’intelletto va bene: ma questo non dovrebbe essere mai fatto a discapito della simbologia massonica, anche perché l’Apprendista titolare (meritevolmente) di una buona cultura profana non sia tentato di farla valere nel recinto sacro del Tempio, invece di scendere dal piedestallo della sua cattedra all’insegna dell’uguaglianza e dell’umiltà.
Sulla base di queste riflessioni, ho pensato che fosse bene proporre ai lettori una riflessione su Corpo, Spirito e Anima come si facevano mezzo secolo fa, quando l’Apprendista ero io: ovvero senza appoggiarsi alla scienza dei grandi studiosi di esoterismo, ma seguendo la bussola delle mie disordinate letture in materia, delle mie opinioni e delle mie esperienze di vita.
Secondo la Genesi, il Signore trasse il Corpo dell’uomo dall’argilla, ovvero dalla materia; insufflò poi dentro di lui la vita con un soffio, e questo è lo Spirito, l’energia, la presenza divina nell’uomo (in tempi prescientifici, la sede dello Spirito nel Corpo veniva localizzata nel cuore o in qualche piccola ghiandola).
Dio, per distinguerci dagli animali, ci dette la ragione; allora l’uomo cominciò a pensare e ad agire, e il complesso dei suoi pensieri, delle sue emozioni e delle sue opinioni venne definito Anima - la parte impalpabile di noi (mentre il Corpo è materiale).
In epoca recente, il pensiero laico ha premuto per ridurre il ternario formato da Corpo, Spirito e Anima a due soli elementi, unificando cioè Spirito e Anima: questo perché gli studi più recenti sul cervello tendono a descriverlo come un’entità autosufficiente, che sviluppa la sua attività in seguito agli impulsi provenienti dal Corpo senza bisogno di nessun tipo di input da parte di un’entità superiore - e quanto al battito del cuore, che un tempo era considerato una cosa miracolosa, la biologia ci ha fornito anche di esso valide spiegazioni.
Lo Spirito inteso come soffio sarebbe quindi da scartare, e rimarrebbero soltanto il Corpo e l’Anima; questa nuova concezione, però, non mi sembra che stia incontrando un grande successo, perché le persone sentono profondamente la distinzione tra Spirito e Anima, anche al di là di quelle che sono le loro opinioni sulla religione o sulla scienza.
Se la leggenda ci dice che Dio ha preso l’argilla e ha fatto il Corpo, non c’è motivo che non ci consenta di tradurre la leggenda in una spiegazione scientifica, ovvero che l’uomo è frutto di una serie di trasformazioni avvenute nell’arco di tempi lunghissimi; dopodiché ha raggiunto la sua struttura attuale, diversa da quella degli altri animali per il fatto che noi abbiamo l’intelletto e l’ingegno.
Su queste nostre caratteristiche, che ci differenziano dalle altre creature presenti sulla Terra, io credo che molti filosofi e teologi ci abbiano (come si suole dire) marciato, proponendo alle persone l’idea di un Dio che ce le ha concesse ed al quale, di conseguenza, è dovuto un culto: un’idea molto furba, perché siccome tutti noi abbiamo desideri e speranze da realizzare, basta spargere la voce che rivolgendoci a Dio possiamo ricevere da lui un aiuto, e il gioco è fatto.
Se guardiamo all’idea di Dio prendendo le mosse da questa ipotesi, ci appaiono inutili e vuote tutte le leggende sulle quali la religione è fondata: la storia di Adamo ed Eva, la mela e il peccato originale, la crocifissione e la resurrezione… tutto materiale che è il prodotto di una filosofia ben congegnata, rivolta per millenni a mantenere l’uomo nell’ignoranza, e a dominarlo con la paura di una punizione da parte di Dio.
Come la mettiamo oggi, con l’avvento dell’intelligenza artificiale? I robot si muovono, parlano, ci rispondono… c’è chi afferma addirittura che un giorno o l’altro potrebbero colonizzare l’umanità!
C’è chi sostiene che i robot non potranno mai raggiungere la consapevolezza; ma a parte il fatto che, nella storia, affermazioni di questo genere sono state sempre - prima o dopo - smentite dai progressi della scienza, su cosa sia (o non sia) la consapevolezza ci sarebbe molto da dire… sta nello Spirito o nell’Anima? E se lo Spirito non è un soffio, allora cos’è?
Una bella pensata che consente di salvare lo Spirito senza mettersi (troppo) in contraddizione con la scienza la ebbe Paolo Vallesi, con la canzone La forza della vita (subito diventata, nell’immaginario popolare, La forza della sfiga).
Questo concetto, che punta sull’equivalenza Spirito-Energia, non era in realtà una sua invenzione, bensì l’adattamento di più ampie dottrine metafisiche e sciamaniche (il ki dei Cinesi, ecc.), che trovano oggi un grande rilancio di massa nelle dottrine new age.
In effetti è possibile concepire lo Spirito non come soffio, ma come energia vitale; però il problema è che si tratta di un’idea incompatibile con la religione cattolica, tant’è vero che Giovanni Paolo II con la new age se la prendeva parecchio.
Non è compatibile innanzitutto perché la prospettiva della Chiesa attribuisce all’Anima un ruolo diverso da quello di contenitore di un’energia proveniente da una fonte esterna; e questo per una ragione molto semplice, perché l’uomo ha il libero arbitrio.
Ai nostri giorni, il concetto di libero arbitrio viene solitamente usato contro la Chiesa, e non in suo favore - ad esempio, per rinfacciarle i limiti che vorrebbe porre alla libertà individuale in tema di etica, eccetera: quindi non molti sanno che il libero arbitrio è, in realtà, un caposaldo del pensiero teologico; e non da ieri (ovvero non dal Concilio Vaticano II, al quale è diventata una moda attribuire tutte le idee della Chiesa che sembrano un po’ moderne), in quanto ad introdurlo fu nientemeno che Sant’Agostino.
Per cui, se l’uomo ha la facoltà di scelta tra il bene e il male, quello che gli serve non è un’anima-contenitore ma un’anima-parlamento, nell’ambito della quale i sette doni dello Spirito Santo (Sapienza, Intelletto, Consiglio, Fortezza, Scienza, Pietà e Timore di Dio) possano essere da lui liberamente valutati, dibattuti, accettati e se il caso rifiutati.
In apparenza, verrebbe da pensare che quest’idea non sia così lontana dalla concezione che abbiamo dell’Anima noi Massoni, che abbiamo sostituito il dibattito sulla fede con quello sui valori laici, ma concediamo ugualmente molto spazio al libero arbitrio dei Fratelli su tutte le grandi questioni morali che riguardano la società.
Ma d’altronde, il pensiero massonico è anche piuttosto vicino all’idea di Spirito/energia vitale, e direi che entrambe le teorie possono trovare posto nella nostra concezione del Grande Architetto dell’Universo: che configura, sì, un Principio accostabile al soffio dello Spirito, ma anche un’energia positiva che agisce nello spazio e nel tempo.
Entrambe si rispecchiano anche (sia pure in termini massonici, e per questo abbastanza lontani dalle contrapposizioni teologiche cui prima ho accennato) nei due diversi approcci alla ritualità che possiamo riscontrare nella Massoneria britannica ed in quella scozzese/latina.
La Massoneria britannica è molto legata alla concezione Grande Architetto/Principio, perché il suo sorgere e il suo svilupparsi nel pieno dei contrasti tra il mondo protestante e quello cattolico le impose il ricorso a un codice espressivo che, sul piano dialettico, rimanesse strettamente nell’ambito della prospettiva cristiana.
Per questo è molto difficile trovare nei suoi rituali scritti una formulazione ideologica in favore del concetto Grande Architetto/energia; mentre invece è facile individuarlo nelle modalità silenziose, precise e irradianti che sono il marchio inconfondibile della sua gestualità rituale.
Al contrario, la Massoneria continentale si trovò fin da subito in contrasto col mondo cattolico dal suo interno: il che favorì lo sviluppo di una tradizione dialettica nell’ambito della quale lo sviluppo della concezione Grande Architetto/energia trovò uno spazio assai ampio. Più limitata, di riflesso, la sua presenza tanto nella gestualità quanto nel simbolismo, campi che rimasero riservati alla statica preservazione del concetto Grande Architetto/principio.
La perfezione assoluta riscontrabile nel messaggio massonico, qualora il Fratello sia maturo per prenderlo in considerazione nel suo complesso, mi spinge ad attribuire ad entrambi questi modi di fare Massoneria eguale valore.
Se mai mi fosse richiesto di fornire una testimonianza pratica di quanto sto affermando, sarei tentato di raccontare ai miei lettori la grande gioia con la quale molti illustri Fratelli del Rito Scozzese (ovvero, stiamo parlando del più prestigioso corpo rituale di indirizzo latino) si sono recentemente affiliati alla Massoneria del Marchio (di indirizzo britannico); ma non è il caso di stupirsene, in quanto è noto a tutti i Massoni che, quando si arriva a certi elevati livelli di conoscenza, sorge spontaneo e naturale il voler approfondire cammini alternativi a quello che abbiamo finora praticato, nello spirito di assoluta umiltà e fratellanza che è e sarà sempre alla base della nostra ricerca.
Ecco. accennando a queste due visioni della Massoneria ho appena portato l’esempio di un’apparente contrapposizione - come innumerevoli se ne possono riscontrare nel mondo delle forme - nella quale l’Unità risulta sdoppiata in due poli, e dalla loro interazione si sviluppano miriadi di eventi.
Parrebbe una cosa molto complicata; eppure il Maestro Massone ha in mano tutti gli elementi per decifrarla e trarne profitto per il suo lavoro.
Tutto ciò che deve comprendere è che i due poli non escludono l’Unità, poiché essa li comprende entrambi; e il luogo dove egli può ritrovarla (come ci illustra il simbolo della Parola Perduta, o nel Marchio la Chiave di Volta che per sbaglio è stata scartata) è il suo intelletto, che opera la sintesi tra i due poli.
Ora, se volessimo paragonare questo nuovo ternario a quello dal quale siamo partiti (ovvero Corpo, Spirito e Anima), non ci sarebbe discussione sul fatto che l’intelletto del Maestro rappresenti, in questo caso, lo Spirito; e per quanto concerne le due diverse forme di Massoneria, non è importante stabilire quale possa rappresentare l’Anima e quale il Corpo - come non è importante (e spesso non è neanche possibile, perché dipende dai punti di vista soggettivi) stabilire quale dei due elementi contrapposti di un qualunque ternario ne costituisca la tesi, e quale l’antitesi.
Quello che conta veramente è la sintesi intellettuale che tutte le manifestazioni del ternario riscontrabili in natura consentono di produrre: perché tutte rappresentano il simbolo dell’evolvere dell’umanità nello spaziotempo, ed offrono in questo modo al Maestro Libero Muratore la chiave che gli consente di interpretare la realtà in tutti i suoi aspetti.
Permettetemi, a questo punto, di citare il ternario che amo di più: Libertà, Uguaglianza e Fratellanza, che rappresenta l’autentica proiezione dell’azione delle Tre Luci sul mondo manifestato - potente talismano contro l’egoismo, l’invidia, l’avidità, e contro tutti i mostri che vorrebbero condurre a distruzione l’anima dell’uomo.
Nel simbolismo massonico, la rappresentazione grafica del ternario è il Triangolo, ed è abbastanza difficile trovare autori che ne sviluppino apertamente il simbolismo.
Lo fa per esempio Eugenio Bonvicini, secondo cui il Triangolo rappresenta per i Massoni la prima figurazione compiuta del punto, dopo che questo, scissosi da sé stesso, si ricongiunge a sé mediante una terza autoproiezione - e subito quel bravo autore aggiunge che può essere letto simbolicamente anche come vettore direzionale, nella sua verticalità apicale simbolizzando il lavoro (…) rivolto alla gloria del Grande Architetto dell’Universo.
Specifica poi che il triangolo con il vertice in alto ha un significato solare e simboleggia la via, il fuoco, la fiamma, il calore, il principio maschile, e riguardo ai suoi rapporti con la prospettiva religiosa osserva: sino a che non si avevano queste conoscenze, (il dogma, o domma, della Trinità) aveva valore di mistero e di verità rivelata indiscutibile e incomprensibile. (Invece) il Triangolo Equilatero (dei Massoni) sta ad indicare che le tre funzioni della coscienza devono essere sviluppate in maniera eguale, per poter raggiungere quella “vista” spirituale che ci permetterà gli ulteriori progressi.
Gli argomenti di Bonvicini vanno forse al di là del tema di questo articolo, nel senso che approfondiscono la geometria sacra del Compagno d’Arte fino a livelli la cui penetrazione non è strettamente necessaria a tutti - si tratta, in effetti, di uno sviluppo molto difficile, che può servire come integrazione del simbolismo del grado a quei Compagni che se la sentano di approfondirlo.
Però è importante rammentare che la geometria sta alla base non solo della cultura massonica, ma di tutta la nostra esperienza di vita, quale che sia la nostra professione o il nostro livello culturale; ed il fatto di provare, ogni tanto, a ragionare sulla base dei suoi rapporti non potrà che fare del bene a un Massone sincero.
Io credo che tutti i Fratelli dovrebbero provare, almeno una volta, a scrivere una tavola su argomenti geometrici, per godere della soddisfazione di condurre la riflessione dei Fratelli sui temi che stanno all’origine dell’esperienza massonica universale.
Come ben sappiamo, il ternario è raffigurato in Massoneria anche dai primi tre passi regolari, che raffigurano la Sapienza, la Bellezza e la Forza.
È un errore il non prestare a questa camminata apparentemente semplice la dovuta attenzione: in quanto, se colui che è presuntuoso nella sua ignoranza avvia il proprio percorso sul triangolo virtuale con superficialità, potrebbe allontanarsene ed essere travolto dal gorgo delle acque inferiori.
Può capitare che un Apprendista, compiuto il primo passo e poggiato il piede su un terreno apparentemente solido, spalanchi gli occhi per ammirare la Bellezza senza pensare al pericolo che c’è in agguato; perché, se il secondo passo dovesse deviare dalla linea retta, il suo corpo oscillerebbe come un fusto in avanti e indietro ad ogni respiro, rendendosi vulnerabile e inadeguato.
Invece, se si concentra e compie il secondo passo con fermezza e sicurezza, il punto della Forza lo troverà bene equilibrato, ben pronto per affrontare il cammino della Sapienza che si spalanca dinnanzi a lui.
Ed ecco che il suo cammino diventerà più facile e più sicuro: perché colui che è guidato dalla Sapienza giungerà alla meta, e gli ostacoli che avrà affrontato fino ad allora gli parranno insignificanti.
Ma il cammino massonico, come tutti ben sappiamo, non finisce mai. C’è un quarto passo che lo attende, ed è quello che lo conduce al centro del triangolo immaginario; e lì giunto gli si svela un nuovo cammino, addirittura di cinque passi (per i lettori che non conoscono i nostri segreti, quei cinque passi rappresentano: Vigilanza, Discrezione, Amore fraterno, Verità e Carità).
Sarà per mezzo di questa nuova camminata che il Fratello potrà recuperare la coscienza del livello più elevato della propria spiritualità interiore, insediandosi in quella dimora dove potrà meditare serenamente - ben fiero di aver portato a termine il proprio percorso massonico in modo giusto e perfetto, ovvero in piena armonia con il Corpo, lo Spirito e l’Anima.
Giovanni Domma
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