Riflessioni sull'Esoterismo
di Daniele Mansuino
Charlie Manson
Luglio 2008
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Nel sottoporre agli amici lettori questo articolo (e i due che seguiranno) sono piuttosto preoccupato. Per due motivi: il primo è che tutti si chiederanno “cosa c’entra Charlie Manson”, il secondo è che molti si sentiranno offesi nel veder dedicati alla figura di un pazzoide pluriomicida ben tre articoli, mentre a giganti dell’esoterismo ne ho dedicato uno solo o… nessuno.
Partendo dal secondo motivo, è bene chiarire che da questo punto di vista ho in programma di dare ai tradizionalisti altri dispiaceri. Preparatevi al peggio. Ma vi prego di credere che non lo faccio per presunzione o megalomania (nell’ambito dell’esoterismo tradizionale vige questa simpatica prassi, di attribuire a chi professa idee originali uno smisurato orgoglio che lo acceca). Il mio difetto è di aver sperimentato che la realizzazione iniziatica passa attraverso il ribaltamento delle idee, e chi non ribalta non va da nessuna parte; quindi considero un dovere dar di che ribaltare anche a chi mi legge. Se omettessi di darvi ogni tanto qualcosa da ribaltare, i miei articoli sarebbero del tutto inutili, e la mattina non avrei neanche il coraggio di guardarmi allo specchio.
Per quanto riguarda invece la domanda: “cosa c’entra Charlie Manson?”, devo ribadire una volta di più il mio punto di vista: che l’esoterismo è un adattamento dello sciamanesimo, e verso di esso sta ritornando. Ora, sebbene Charlie sia famoso per gli omicidi perpetrati dai suoi seguaci, è anche un genio del neosciamanesimo, e le due organizzazioni da lui create – la Family e l’ATWA - sono quanto di più originale sia stato espresso in questo campo nell’ultimo dopoguerra: andrebbero studiate a fondo da chiunque vuole capire cosa ne sarà dell’esoterismo tra duecento anni, o come dovrebbe essere oggi se volesse recuperare il suo potere di incidere sulla società.
Non vorrei che questo venisse interpretato come un consiglio agli esoteristi di ammazzare attrici o commettere qualcun’altra delle deplorevoli azioni che descrivo più avanti. Mi riferisco alla struttura delle associazioni e alla natura delle energie da esse tramandate, che – come sarà più chiaro al termine dei tre articoli – con gli omicidi non hanno niente a che vedere.
Spero insomma che tutti saranno in grado di scindere – come ho fatto io – la figura del Charlie assassino da quella di un uomo ignorante e illetterato il cui carisma, dopo quasi quarant’anni trascorsi in prigione, è ancora in grado di attirare a sé migliaia di giovani; possibilmente senza mettere di mezzo il Diavolo o analoghe scuse per autodispensarsi dal riflettere.
In questo articolo parlo soprattutto del Charlie assassino: per essere obbiettivi occorre raccontare anche questo aspetto. Nel prossimo invece descriverò le dottrine della Family, e il terzo – forse il più interessante – sarà dedicato all’ATWA.
Era il mattino presto del 21 marzo 1967 quando un giovane di trentadue anni fu dimesso dal carcere californiano di McNeil Island, del quale era stato ospite per sei anni e nove mesi. Il suo nome era Charles Milles Manson, Charlie per gli amici.
La pesantezza della pena non deve trarre in inganno: non aveva ammazzato nessuno, e quelli che lo conoscevano erano inclini a considerarlo, piuttosto che un vero delinquente, un caso da manuale di eccesso di esuberanza giovanile. Charlie piaceva molto alle donne, e aveva accumulato un gran numero di piccole condanne mandando a battere le sue ragazze, rubando auto e cose simili.
Era un ragazzo minuto, non più alto di un metro e sessantasette, dai lineamenti del volto delicati e con due grandi occhi severi e magnetici. Gli anni del carcere non l’avevano segnato, e dimostrava dieci anni meno della sua vera età. In cella aveva passato il tempo soprattutto suonando la chitarra, la sua grande passione. E aveva letto molto: soprattutto libri di esoterismo, ipnotismo e analisi transazionale.
La prima cosa che fece dopo essere stato liberato fu di procurarsi due o tre ragazze e andare a San Francisco, che stava per entrare nell’estate dell’amore.
Era stata preparata da un fitto passaparola e da canzoni memorabili: San Francisco di Scott McKenzie, San Franciscan Nights di Eric Burdon, Let’s go to San Francisco dei Flowerpot Men, eccetera. Quell’estate, da tutta l’America, migliaia di giovani si riversarono in massa sul quartiere di Haight-Ashbury, e il movimento hippie conobbe la sua stagione più bella.
Tra i fumi dell’erba e le visioni dell’LSD, i giovani capelloni praticavano il libero amore nelle aiuole dei parchi cittadini e campavano alla giornata, con lavoretti e piccoli traffici. Era l’ambiente congeniale per Charlie e i suoi poteri ipnotici. Si dice che, per tutto il breve arco della sua vita da uomo libero, non ebbe mai problemi a ottenere da chiunque qualunque cosa volesse. La tribù delle ragazze intorno a lui crebbe, e la sua fama cominciò a diffondersi.
Al termine dell’estate, a Charlie parve buona l’idea (lanciata da Ken Kesey e dal suo complesso dei Merry Pranksters) di caricare il suo harem su un autobus usato acquistato a poco prezzo e adattato a maxi-camper. Mentre di solito venivano decorati con disegni hippie, egli fece dipingere il suo completamente di nero.
Girovagarono in lungo e in largo, orbitando sempre più frequentemente nella zona di Los Angeles. Era disegno di Charlie trovare appoggi nel mondo dello spettacolo, tanto per farsi amici ricchi e sfruttarli economicamente quanto per promuovere la propria attività di musicista.
Il primo obbiettivo fu centrato senza difficoltà. Sempre più spesso poteva vedersi l’autobus nero parcheggiato davanti a qualche sontuosa villa, con Charlie e la sua tribù a spassarsela nella piscina. Gli artisti hollywoodiani guardavano all’esperienza hippie con curiosità e simpatia; presto della clan mansoniano entrarono a far parte parecchi figli di artisti, come Didi Lansbury (figlia di Angela Lansbury, la “signora in giallo”), che aveva dodici anni.
Grazie soprattutto alle sue ragazzine disponibili, la penetrazione di Manson nel mondo musicale fu rapida e facile. Il suo più intimo amico divenne Dennis Wilson dei Beach Boys (di cui Charlie riuscì a dilapidare completamente il notevole patrimonio).
Dennis credeva fermamente nel talento musicale di Charlie e lo mise in contatto con diversi produttori musicali. I Beach Boys inserirono anche una canzone di Manson, Never learn not to love, nel loro album 20/20.
Col passare del tempo, Charlie sembrava indulgere sempre più a quella che il suo biografo Ed Sanders ha definito la sua passione rommeloide per il dominio sugli uomini. Della sua Family – così ormai veniva chiamato il suo gruppo - cominciarono a far parte anche maschi, perlopiù giovani disadattati che venivano irretiti dalle ragazze e che egli, nel corso di un solo, breve colloquio, era in grado di spogliare completamente della volontà, legandoli a sé per sempre.
Per le ragazze aveva elaborato un rito di iniziazione: la prima volta che faceva l’amore con loro, dovevano chiudere gli occhi e immaginare di star facendo l’amore col proprio padre. Le regole della Family, che si andavano lentamente delineando e avrebbero presto assunto la rigida connotazione di leggi, erano improntate a una visione della vita rigidamente maschilista e con aspetti sadici: le ragazze non avevano anima, potevano mangiare solo dopo aver nutrito i loro uomini e anche gli animali di proprietà del gruppo. Era loro proibito rivolgersi agli uomini per prime e porre loro delle domande. Dovevano occuparsi di tutte le faccende domestiche e procurare al gruppo il denaro necessario per il suo sostentamento. Erano di proprietà degli uomini, e avevano l’obbligo di congiungersi immediatamente con qualunque uomo del gruppo glie lo chiedesse.
In cerca di una dimora abbastanza grande per contenere una Family in costante crescita, Charlie la trovò infine nello Spahn Ranch, un finto villaggio del vecchio West che veniva utilizzato come set cinematografico, lontano da ogni centro abitato; il proprietario – l’ottantunenne e cieco George Spahn – era un cultore delle ragazzine, e l’accordo venne facilmente raggiunto.
Presto i membri più affidabili della Family assursero a posizioni di responsabilità nella gestione del Ranch e se la cavarono bene, cosicché il vecchio George fu soddisfatto, e forte dell’alibi della sua cecità era ben disposto a ignorare la fitta rete di attività criminose - dal traffico di droghe varie al furto e riciclaggio di automezzi e carte di credito, dalla prostituzione alle rapine a mano armata - che Charlie mise in piedi, forte della protezione di quell’insospettabile rifugio.
Una svolta della Family nel periodo dello Spahn Ranch fu il sodalizio con le bande di motociclisti. In quegli anni la California era percorsa da molte bande aggressive e pittoresche, che si aggiravano per strade e deserti a bordo dei loro choppers . Charlie per accalappiarli ricorse a un sistema piuttosto semplice: quando un intenso rombo annunciava l’avvicinarsi di una banda, una ragazza nuda usciva di corsa dal Ranch e cominciava a masturbarsi sul bordo della strada. I motociclisti, non c’è bisogno di dirlo, si fermavano.
I bikers divennero così il braccio armato della Family, e i suoi partner nel traffico di droga e nelle rapine. Il loro influsso fu senza dubbio determinante per la deriva della Family nella violenza, ma ancora maggiore – per quanto possa sembrare assurdo – fu l’influenza esercitata sulla psiche di Charlie dall’uscita di un disco dei Beatles: il White Album, più noto in Italia come Doppio Padellone. Dall’ascolto del White Album egli trasse la chiave per la sua interpretazione del libro dell’Apocalisse: il famoso Helter Skelter.
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