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Heinz von Foerster
VITA
Nato a Vienna nel 1911. Laureatosi in fisica presso l'Istituto di tecnologia dell'Università di Vienna, Heinz von Foerster ebbe modo di conoscere e frequentare gli esponenti del Circolo di Vienna.
Nel 1949 si trasferì negli Stati Uniti, dove divenne curatore delle famose Macy Conferences, una serie di seminari che si rivelarono una delle avventure interdisciplinari più feconde del nostro secolo.
Risalgono a quegli anni i suoi interrogativi e i suoi tentativi di risposta sulla natura della vita e su quella della cognizione, che sfociarono in indagini sulla percezione, sulla memoria e sull'apprendimento, in un'ottica che andava talvolta a incontrarsi con alcuni concetti mutuati dalla cibernetica.
Nel 1957 Heinz von Foerster fondò il BLC (Biological Computer Laboratory), che divenne luogo di discussione interdisciplinare tra personaggi del calibro di Norbert Wiener, Johann von Neumann, Ross Ashby, Gregory Bateson, Margaret Mead, Claude Shannon e altri.
Nel 1976 si ritirò in pensione a Pescadero, in California. E' morto nel 2002.
PENSIERO
La realtà come costruzione del soggetto.
Il pensiero di Heinz von Foerster si muove all'interno del costruttivismo, anche se l'autore rifiuta tale etichetta.
Il punto di partenza della sua riflessione è come sia possibile la conoscenza del mondo che ci circonda, da cui deriva il problema se la nostra conoscenza ci mostri una realtà già esistente, indipendente da noi; oppure se tale realtà sia una nostra costruzione. O, detto con le parole di von Foerster, "è il mondo la causa primaria e la mia esperienza ne è la conseguenza, o è la mia esperienza a essere causa primaria e il mondo la conseguenza?" (Attraverso gli occhi dell'altro, pag. 34).
Inutile dire che von Foerster sostiene saldamente la seconda alternativa. Riallacciandosi al pensiero di Piaget, egli osserva infatti che gli oggetti del mondo vengono costruiti attraverso la nostra attività nel mondo, essendo il sistema nervoso e quello motorio strettamente dipendenti.
In tale prospettiva non si può neppure affermare che il mondo abbia degli oggetti poiché, nel momento in cui si utilizza il termine "mondo, si sta già compiendo un'inferenza riguardo alla nostra esperienza.
Anche le caratteristiche e le proprietà che si crede risiedano nelle cose si rivelano, in ultima analisi, essere proprietà dell'osservatore. Von Foerster ci propone come esempio due concetti molto usati nella scienza, il caso e la necessità. Da un punto di vista costruttivista, il concetto di necessità deriva dalla capacità di effettuare deduzioni infallibili (come quelle legate all'uso delle leggi scientifiche), mentre il caso deriva dall'incapacità di effettuare tale tipo di deduzioni (come accade, ad esempio, in tutti i fenomeni in cui è coinvolta una qualche forma di creatività). Ciò significa che caso e necessità riflettono nostre capacità o incapacità, e che esse non appartengono alla natura (Sistemi che osservano, pag. 200)
L'osservatore è quindi colui che ordina e organizza un mondo costruito dalla sua esperienza: egli è al tempo stesso il costruttore e l'ordinatore della realtà, colui che stabilisce un ordine tra i tanti possibili; non un ordine qualsiasi, bensì quello a lui più utile e funzionale alle proprie attività.
Il passaggio dalla cibernetica di primo ordine a quella di secondo ordine. Come muta il rapporto terapeuta-paziente all'interno di una concezione che considera il soggetto come creatore della realtà. Le ricadute nel campo della cibernetica e della psicoterapia.
La reintroduzione dell'osservatore, con conseguente perdita di neutralità e di oggettività, è il requisito fondamentale per l'epistemologia dei sistemi viventi.
Questo mutamento di prospettive provoca conseguenze immediate nel campo dei sistemi cibernetici, con il passaggio da una cibernetica di 1° ordine, che studia le modalità di funzionamento dei sistemi, considerati separati dall'osservatore, alla cibernetica di 2° ordine, dive viene reintrodotto il ruolo dell'osservatore nella costruzione della realtà osservata. Le macchine cibernetiche di quest'ultimo tipo non agiscono nel mondo esterno in base ad algoritmi prefissati, dedotti da una realtà che si presume già data, bensì costruendo progressivamente una rappresentazione che dipende dall'esito delle precedenti interazioni con il mondo stesso.
Le conseguenze dell'applicazione delle idee di Heinz von foerster in ambito psicoterapeutico sono il passaggio da una visione statica e passiva del paziente a una concezione dinamica che concede il massimo spazio a un dialogo bidirezionale, dove ognuno presta grande attenzione alle parole dell'altro, cercando per quanto possibile di porsi nella prospettiva da cui questi muove.
Il terapeuta deve far domande a cui il paziente non aveva mai pensato prima. Più ambigue sono le domande, più esse sono aperte, e meglio è, poiché costringono il paziente a uno sforzo creativo a immaginarsi realtà e contesti del tutto nuovi, a confrontarsi con essi, uscendo dalla situazione attuale.
OPERE
- Sistemi che osservano, Astrolabio, Roma, 1987.
- Attraverso gli occhi dell'altro, Guerini e Associati, Milano, 1996.
Heinz von Foerster - Ernst von Glasersfeld, Come ci si inventa. Storia, buone ragioni ed entusiasmi di due responsabili dell'eresia costruttivistica, 1999, Odradek, Roma, 2001.
Heinz von Foerster - Bernhard Porksen, La verità è un'invenzione di un bugiardo. Colloqui per gli scettici, Meltemi, Roma, 2001.
(Per gentile concessione de "Il Diogene" - www.ildiogene.it)
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