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Emilio Salgari
Biografia
Emilio Salgari, (Verona 1862 – Val San Martino 1911). Figlio di un commerciante di tessuti, trascorse i primi anni dell’adolescenza nella città natale. Nel 1879 si trasferì a Venezia per frequentarvi l’Istituto Tecnico e Navale e conseguirvi il brevetto di capitano di lungo corso, ma abbandonò gli studi nautici nel 1881. Nel 1883 esordì come giornalista e letterato, pubblicando a puntate sui giornali i suoi primi romanzi. Trasferitosi a Torino, nel 1890 Emilio Salgari si sposò ed ebbe, in pochi anni, quattro figli a cui diede i nomi esotici dei suoi personaggi: Fatima, Nadir, Romero, Omar. Crescendo così le esigenze della sua famiglia, crebbe con esse la mole del suo lavoro. Terribili, da vero forzato della penna, furono gli ultimi anni a Torino, incupiti dall’esaurimento nervoso, da un grave indebolimento della vista e dalle difficili condizioni psichiche della moglie. Vi fu un primo tentativo di suicidio; Salgari si gettò su una spada ma fu salvato. La fine, orribile, venne quando Ida fu internata in manicomio e lo scrittore si trovò nell’impossibilità di farla ricoverare in un clinica a pagamento. Emilio Salgari morì suicida a Torino nel 1911, aprendosi il ventre come un samurai.
In trent’anni di attività, scrisse e pubblicò 85 romanzi e un centinaio di racconti, molti dei quali raggiunsero in breve tempo un enorme successo di pubblico. Fra i titoli più noti (anche per le trasposizioni cinematografiche e televisive): I misteri della Jungla nera (1895); i romanzi del ciclo dei corsari, Il Corsaro Nero (1899) e Jolanda, la figlia del Corsaro Nero (1905), e soprattutto quelli del ciclo dei pirati, I pirati della Malesia (1896), Le tigri di Mompracem (1901), Sandokan alla riscossa (1907). Narratore di grande energia, fortemente ispirato dagli esempi di Verne, Sue e Dumas padre, Salgari fu senza alcun dubbio, per quanto ignorato dalla critica e guardato con diffidenza dalla pedagogia, un rinnovatore della letteratura italiana per ragazzi del suo tempo: una letteratura che contribuì a svecchiare, immettendo, nel classicismo un po’ stantio che (salvo rare eccezioni) ancora la caratterizzava, la forza di quell’immaginario romantico che egli tanto amava (da Byron a Victor Hugo). E, d’altro canto, proprio per la ricchezza ed il vigore espressivo del suo mondo immaginario, i suoi libri, sia pur scritti in uno stile il più delle volte approssimativo, sono, ancora oggi, tra i libri italiani più tradotti all’estero.
Fonte: www.editalia.it
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