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Naturalismo in filosofia e letteratura
Naturalismo in filosofia
È la dottrina secondo cui nulla è ammesso al di sopra o al di fuori della natura; secondo tale dottrina la realtà può essere compresa attraverso le leggi naturali senza l’intervento di un principio trascendente o spirituale.
Il termine naturalismo identifica, sempre in filosofia, i filosofi detti appunto naturalisti che indagano su tematiche relative alla natura e alla realtà tangibile. Fra essi figurano i più antichi filosofi greci, come Talete o Anassimandro, appartenenti al periodo cosmologico.
Vedi anche naturalismo sul dizionario filosofico
Naturalismo in letteratura
Naturalismo è il movimento letterario che nasce in Francia alla fine dell'Ottocento come applicazione diretta del pensiero positivista e che si propone di descrivere la realtà psicologica e sociale con gli stessi metodi usati dalle scienze sociali.
I fondamenti teorici del naturalismo
Il movimento letterario del naturalismo trasse i suoi fondamenti teorici dal pensatore Hippolyte Taine (1828- 1893) la cui concezione, già nota tra gli anni '50 e '60, si ispirava a un forte determinismo materialistico. Egli affermava che tutti i fenomeni spirituali sono prodotti della fisiologia umana e vengono determinati dall'ambiente in cui l'uomo vive.
Lo stesso Taine applicò come critico questo concetto alla letteratura augurandosi che essa si assumesse il compito di studiare la realtà in modo scientifico.
Nel 1865 egli scriveva che anche il romanzo è "una grande inchiesta sull'uomo, su tutte le varietà, sulle situazioni, tutte le fioriture, tutte le degenerazioni della natura umana. Per la loro serietà, il loro metodo, la loro esattezza rigorosa (...) entrambi si avvicinano alla scienza".
Nel 1858 lo stesso Taine aveva indicato come modello di scrittore-scienziato Honoré de Balzac che nella sua "Commedia Umana" aveva analizzato personaggi appartenenti a generazioni diverse e a diversi ambienti sottolineandone la precisione di anatomista e di chimico nella sua indagine sulla natura umana e le sue forme patologiche.
Ma lo scrittore che i naturalisti indicheranno come loro maestro sarà Gustave Flaubert, autore di "Madame Bovary" (1857), per la sua teoria dell'impersonalità che fa largo uso del "discorso indiretto libero".
Flaubert aveva, con i suoi romanzi, impresso una svolta radicale alla tradizione del realismo romantico. Nel 1957, a proposito della sua teoria dell'impersonalità, scriverà: "L'artista deve essere nella sua opera come Dio nella creazione, invisibile e onnipotente, sì che lo si senta ovunque, ma non lo si veda mai. E poi l'Arte deve innalzarsi al di sopra dei sentimenti personali e delle suscettibilità nervose. É ormai tempo di darle, mediante un metodo implacabile, la precisione delle scienze fisiche".
Capofila della scuola è però da considerarsi Emile Zola (1840-1902) che oltre a essere l'iniziatore del movimento ne fu anche il principale teorico e divulgatore.
Le concezioni che sono alla base della narrativa zoliana vengono esposte in modo organico nel volume "Il romanzo sperimentale" del 1880 nel quale, prendendo le mosse dal fisiologo Claude Bernard, Zola sostiene che il metodo sperimentale delle scienze deve essere applicato anche agli atti intellettuali e passionali dell'uomo.
Al centro dei romanzi di Zola vi sono spesso casi patologici dovuti a cause ereditarie come ad esempio nel protagonista di Germinal (1885) che soffrendo dell'alcolismo dei genitori, cade talora in accessi di ira irresponsabile.
Accanto a questi intenti medico-patologici si collocano gli intenti sociali e politici, perché l'autore desidera dare un quadro completo della società francese in tutti i suoi strati sociali e in tutti i suoi ambienti caratteristici.
Tra i maggiori esponenti del naturalismo vi sono inoltre i fratelli Edmond Goucourt (1822-1896) e Jules de Goncourt (1830-1870) noti per la cura con cui costruivano i loro romanzi basandosi su una documentazione minuziosa e diretta degli ambienti sociali che rappresentavano e per la nuova attenzione che dimostravano verso i ceti inferiori, i fenomeni di degrado umano e i casi patologici.
Amico e discepolo di Flaubert si ricorda anche Guy de Maupassant (1850-1893) fertile autore di romanzi e racconti nei quali predilesse la raffigurazione della vita quotidiana con le sue ipocrisie e paradossi.
La poetica naturalista
I principi della teoria del romanzo sperimentale furono comunque fissati da Emile Zola in due punti fondamentali secondo i quali lo scrittore:
- deve osservare la realtà e non inventarla per poi riprodurla oggettivamente;
- deve utilizzare una scrittura che risulti essere un documento oggettivo dal quale non deve trasparire nessun intervento soggettivo dell'autore.
I temi della narrativa naturalista
I temi preferiti della narrativa naturalista furono antiidealistici e antiromantici in modo che la narrazione portasse con sé una forte carica di denuncia sociale che doveva risultare dalla descrizione scientifica ed obiettiva dei fatti.
Tra i temi principali vi erano dunque:
- la vita quotidiana con le sue banalità, le sue meschinità e le sue ipocrisie;
- le passioni morbose che dovevano rasentare il limite della patologia psichiatrica, come la follia e il crimine;
- le condizioni di vita delle classi subalterne, soprattutto del proletariato urbano che, con la sua miseria (prostituzione, alcolismo, delinquenza minorile) potessero dare un chiaro esempio di patologia sociale.
Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Naturalismo
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