Riflessioni dal web Indice
Il mercato delle innovazioni sociali
di Danilo D'Antonio
Sono tante le ragioni per cui le cose nel mondo vanno male. Tra le più importanti ve n'è una, di cui non si ha coscienza, che consiste semplicemente nel fatto che le nostre società sono organizzate in un modo tale che non è possibile trarre un reddito adeguato dalla presentazione di soluzioni valide al loro miglioramento.
Noi umani siamo progrediti enormemente a livello tecnologico: siamo stati sulla Luna, comunichiamo agevolmente in rete, voliamo alti nei cieli, trapiantiamo organi come se spostassimo monetine da una tasca all'altra, e così via. Ma la stessa cosa proprio non si può dire per quanto riguarda il generale andamento delle nostre società, le penose, spesso tragiche, situazioni in cui esse versano essendo ampiamente e quotidianamente documentate dai media.
Come mai il nostro livello tecnologico supera di gran lunga il livello della nostra evoluzione sociale?
Verità assolute non esistono, tuttavia ci sentiamo di asserire con tranquillità che uno dei motivi principali di questo stato di cose consiste nella seguente opposta situazione:
- mentre la paternità delle idee che si concretizzano in oggetti materiali è ampiamente tutelata dalla legge, e per questo motivo coloro che le hanno concepite ne traggono un sicuro guadagno,
- le idee che si concretizzano in una diversa forma di organizzazione umana NON sono affatto tutelate dalla legge e per questo motivo NON procurano alcun guadagno a coloro che le hanno sviluppate.
Mentre la tecnologia scientifica gode di un buon sistema di protezione, e le innovazioni di questo tipo dispongono di un ampio, fiorente e gratificante mercato, la tecnologia sociale, l'insieme di regole relative alla nostra organizzazione in quanto società, pur avendo una grande e manifesta concretizzazione nella massa di persone che ne usufruiscono, non sono protette, e le innovazioni sociali non hanno alcun mercato dove offrirsi.
E' proprio questo stato di cose, la mancanza di una protezione, di un mercato e di un beneficio economico, che contribuisce a tenere lontane dal settore d'intervento sociale le menti più belle, creative e frizzanti della nostra comunità, al contempo rendendo impossibile la presentazione e l'affermarsi di idee eleganti e funzionali per la mancanza di una linea diretta tra la singola proposta politica e la cittadinanza.
Ancor oggi l'importante, primaria attività di ricerca e sviluppo delle norme che ci strutturano è relegata ad essere pertinenza esclusiva di un insieme di soggetti, i partiti politici, i quali, pilotati da gruppi di pressione principalmente economici e superstiziosi, hanno tutti una spiccata propensione a promuovere proposte solo se funzionali ai loro ristretti interessi di parte. Sono questi stessi interessi a determinare quell'indivisibile quanto confuso e spesso contraddittorio pacchetto di proposte che i cittadini possono scegliere al momento del voto, un muro invalicabile ergendosi sempre tra loro e la singola istanza, potendo essi così solo in modo molto grossolano esprimere la propria volontà.
L'unico risultato possibile, in questo stato di cose e nel migliore dei casi, non potendo che essere sempre quello del male minore, mai quello del bene maggiore.
D'altro canto, anche coloro che sono personalmente interessati a che le cose cambino per davvero, perché vivono direttamente o compassionevolmente una situazione spiacevole, e che potrebbero quindi influire genuinamente sui politici, non mostrano grandi capacità o genio creativo, per superficialità d'approccio e/o perché anch'essi prigionieri di culture stantie che affossano la loro capacità d'osservazione e creatività, molte volte limitandosi a volere fortemente qualcosa, ma senza nemmeno sapere cosa.
Al contrario, i grandi detentori del potere sanno benissimo cosa vogliono, e lo perseguono con costante, tranquilla, fruttuosa applicazione.
Una situazione simile, degna erede di epoche peggiori, non può che continuare a generare un clima di contrapposizione, di lotta, di sofferenza, di frustrazione, di continua sconfitta, e l'intervento in ambito sociale, invece di essere una attività gioiosa e risolutrice, rimane un luogo intellettuale triste e sfortunato.
Ed infatti i migliori creativi fra noi, quelle menti che eccellono in varie capacità, che hanno piena coscienza del proprio valore e cercano un campo dove esprimere il proprio genio con profitto, si guardano bene dal lasciarsi coinvolgere nel processo di cambiamento sociale. Quale persona di talento può essere così pazza da accettare di compiere una attività altamente dispendiosa di tempo ed energie per analizzare, studiare e sintetizzare valide innovazioni sociali, sapendo che non avrà modo di proporle efficacemente e tantomeno di ricavarne alcunché?
Non potendo dimenticare il percorso tipico delle idee, delle visioni innovative. Dapprima ignorate, poi osteggiate, ad un certo punto, se valide, vengono comunemente accettate al punto da divenir velocemente considerate banali. La ricompensa alla persona che fosse riuscita a proporle e che, profondendovi un impegno enorme, fosse riuscita in qualche sofferto modo a vederle realizzate, seguirebbe inevitabilmente eguale sorte, avendo acquisito nel frattempo anch'essa un valore banale, esiguo, nullo, riducendosi il tutto, se mai, ad un po' di sterile gloria.
Non è un caso che oggi anche la maggior parte degli artisti, dei letterati e delle persone di cultura, vivendo del loro lavoro, preferisce rimanere avvinghiata alle correnti di pensiero dominanti, guardandosi bene dallo sforare il recinto di un onnipresente, ben retribuito, entertainment e dallo sfiorare una qualche autentica, giustificata, risolutrice, ma non pagata, proposta innovatrice.
Il desiderio di vivere in una società migliore non potendo affatto bastare a far pendere il piatto della bilancia verso una partecipazione obiettiva, intensa ed efficace, almeno fino al momento in cui ci troveremo tutti in una situazione talmente deteriorata al punto che la salvezza potrà apparire gratificante almeno quanto, se non più di, una ricompensa pecuniaria.
Nel frattempo, folle di esperti e professionisti ingrasseranno sempre più, trastullandosi coi nostri problemi, lieti di averli resi cronici e quindi loro inesauribile fonte di guadagno.
Ecco perché ci ritroviamo in mezzo ai guai e ci rimaniamo, peggiorando giorno dopo giorno!
Perché il cambiamento è propriamente impedito dal nostro sistema di ricompense, che premia in vario modo chi presenta finte, inconsistenti soluzioni ma non lascia spazio ad idee brillanti, veraci, pregne e decisive.
Al contrario, se un qualsiasi cittadino avesse la possibilità di presentare direttamente la propria proposta, senza passare attraverso il filtro otturato di qualsiasi fazione, in un istituendo mercato delle innovazioni sociali, e di vederla ricompensata in modo adeguato qualora gli organi di governo, sollecitati da questa nuova istituzione, decidessero di promulgarla, si aprirebbe una nuova era di progresso sociale. Sufficientemente motivate, le persone si impegnerebbero al massimo per trovare le migliori soluzioni, quelle davvero buone, quelle che, aumentando i motivi di gioia per ognuno, mettono tutti d'accordo e fanno tutti felici.
E ne troverebbero!
Perché, ricordiamolo, l'intelligenza sgorga privilegiatamente dagli individui, mentre associazioni, congregazioni, fazioni, gruppi, partiti, etc. per loro stessa costituzione preferiscono dar sfoggio della semplice forza fisica data dal numero dei loro membri, le doti intellettuali di questi venendo devolute al puro esercizio di adeguamento e conformismo all'idea leader.
Vedete: una società, che voglia vivere bene, abbisogna, come qualsiasi altro organismo, di una struttura equilibrata. Se è vero che in questo periodo storico l'economia convenzionale è pesantemente sbilanciata a favore del privato, la qual cosa contribuisce a creare la triste situazione in cui viviamo, è anche vero che l'intero ambito dell'innovazione sociale, giuridica, governativa, costituzionale, è una attività che non beneficia per nulla di quella decisiva stimolante situazione che tanto ha fatto e tuttora fa avanzare la tecnologia scientifica e gli altri processi economici: il mercato, la possibilità di vendere la propria merce insieme ad altre dello stesso genere, potendo la migliore tra esse derivarne un premio adeguato al suo valore.
Mentre nell'intero ambito economico convenzionale occorre ristabilire un equilibrio a favore del pubblico, pure riconducendo entro la sfera delle pubbliche attività tutte quelle che sono state erroneamente, ingiustificatamente, infelicemente privatizzate, per quanto riguarda l'offerta di innovazione sociale essa va riequilibrata, quindi liberalizzata ed aperta ai privati, concedendo loro la possibilità di partecipare concretamente, di offrire il loro contributo e nel caso di poterlo vedere convenientemente premiato.
Così pure, mentre urge stemperare una esasperata competizione locale e globale che oramai tende letteralmente verso una lotta corpo a corpo, è anche ora di liberare dal suo attuale regime oligarchico il sistema delle innovazioni sociali, concedendogli finalmente un po' di sana, stimolante competizione.
Perché, se è un bene che le leggi di tutela di un'opera, come ad esempio quelle del copyright, vengano mantenute entro certi limiti, che non superino il legittimo desiderio di un autore di esser premiato per le sue opere e fatiche, è un bene anche considerare eccessivo il fatto che un nuovo disegno, un nuovo progetto, quando non proprio una nuova visione della società e della stessa nostra vita, che vada quindi ad influire sul nostro corpus giuridico, non abbia protezione alcuna e non goda di un circuito dove poter essere presentata e letteralmente acquistata dai cittadini, con sostanzioso beneficio di chi si è dato da fare.
Una persona deve avere interesse a contribuire a migliorare la propria società, non a deteriorarla. Chi fa, od anela a fare, il lavoro di innovatore sociale deve avere la possibilità di vedere premiata la sua proposta in misura direttamente proporzionale alla sua diffusione ed utilità, nonché alla profondità del cambiamento indotto, una volta che fosse stata applicata.
Non è affatto saggio che in tutti i campi di umana attività, non solo in quelli più utili ma pure in quelli a semplici scopi di divertimento, come nello spettacolo e nello sport (ed addirittura nell'alea), siano previste ricompense perfino esorbitanti, mentre proprio lì dove nascono quelle idee che impostano il nostro pensare e vivere come individui e come società, e di conseguenza il futuro dell'intero nostro Pianeta, tutto sia lasciato nella pratica alla mercé di lobby di potere che operano non sulla base di valori condivisibili bensì mossi da loro interessi riservati.
Ciò che ha permesso l'evoluzione della nostra società non è stata solo la tecnologia derivante dalla scienza, ma anche quella tecnologia, forse meno visibile, meno afferrabile con mano, ma certamente parimenti decisiva, che deriva da avanzate consapevolezze di etica, filosofia, mistica e morale. Oltre agli attrezzi, agli strumenti da lavoro, anche le consuetudini e le regole sono importanti, e per questo opportunità simili devono essere loro concesse.
Finora i passi avanti per quanto riguarda gli aspetti più importanti del nostro vivere sono stati compiuti da persone che hanno dovuto perfino rischiare, e non poche volte perdere, la loro vita per affermare le proprie idee innovatrici. Ma oggi non è più tempo di eroismi né di martirii. Semplicemente non possiamo affidare la sorte della nostra società, la nostra sorte, ai sacrifici di pochi eroi.
Occorre razionalizzare l'intero processo dell'innovazione sociale, rendendolo più efficiente e produttivo. Campo di ricerca finora doloroso e misero, frequente luogo di sventure, costantemente in preda a tristi sentimenti, occorre sia trasformato in una fortunata situazione di gioia ed opportunità di arricchimento individuale e collettivo.
Importante passo in questa direzione è la creazione di un luogo civico, economico e politico, il mercato delle innovazioni sociali, dove rendere possibile l'incontro tra i cittadini e le idee, in modo che i primi abbiano voce in capitolo per portare all'attenzione degli organi di governo precisamente ciò che più desiderano e necessitano, ed in modo che le seconde procurino un concreto e consistente beneficio ai loro generatori.
Tutta la nostra storia di umani è consistita in un continuo processo di affinamento. Se solo ieri abbiamo trovato il modo per gestire, proteggere, mettere a frutto ed incentivare invenzioni e scoperte scientifiche, oggi occorre ci affrettiamo a trovare il modo per far lo stesso progresso con idee e concetti. In questo, Internet sarà nostra preziosa alleata.
Così facendo, potremo dire di aver iniziato a rendere la nostra società esattamente il contrario di ciò che è oggi: una continua espressione di benessere e felicità al servizio del fluire universale.
Danilo D'Antonio
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