Riflessioni sulla Cultura Vedica
di Parabhakti das - indice articoli
Varnasrama dharma.
La struttura sociale vedica e il sistema delle caste
Febbraio 2010
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VARNASRAMA DHARMA
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VARNA - Brahmana - Ksatriya - Vaisya - Sudra (febbraio 2010)
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ASRAMA - Brahmachari - Griastha - Vanaprastha - Sannyasi (febbraio 2010)
Varnasrama dharma
La struttura sociale vedica e il sistema delle caste
Il sistema delle caste, tuttora largamente diffuso in India si riferisce, ipoteticamente, al varnasrama-dharma, la struttura sociale in opera nell’antichissima civiltà vedica.
Il dubbio circa la rappresentatività dell’attuale sistema in auge in India, rispetto a quello descritto nella letteratura vedica, rimane forte perché troppo spesso il sistema delle caste, dà luogo ad inaccettabili prevaricazioni, imposizioni ed abusi, che rimangono inconciliabili con le intenzioni e gli obiettivi del varnasrama-dharma.
Antichissimi testi vedici come il Rig Veda (10.90.12), paragonano le varie classi sociali al corpo umano e ricordano che sebbene qualcuna di esse possa avere una posizione più importante dell'altra, la loro interazione è non solo utile per il buon funzionamento dell’organismo, ma addirittura indispensabile per la sua sopravvivenza.
Il varnasrama è ulteriormente citato nel Visnu Purana (3.8.9) e nella Bhagavad-gita (4.13), dove viene descritto come una componente naturale di qualsiasi società organizzata.
In breve, i varna sono le quattro macrocategorie che stabiliscono gli impieghi e i doveri di questo mondo mentre gli asrama sono i quattro livelli spirituali che scandiscono, idealmente, la vita dell’uomo.
I varna sono: i brahmana (intellettuali e sacerdoti), gli ksatriya (militari e amministratori), i vaisya (contadini e uomini d'affari) e i sudra (operai e assistenti generici).
Nella maggior parte delle persone le caratteristiche non sono nette, tuttavia una specifica inclinazione occupazionale finisce per predominare.
I quattro livelli spirituali, gli asrama, sono: brahmacarya (vita da studenti celibi), grihastha (vita matrimoniale), vanaprastha (vita ritirata) e sannyasa (rinuncia e completa dedizione all'Assoluto). La società vedica era predisposta in modo che le persone potessero assolvere il principale diritto/dovere dell’uomo, cioè realizzarsi spiritualmente cosa che era possibile per tutti i componenti a condizione che si impegnassero, indipendentemente dalla posizione sociale, a servire Dio e gli uomini.
La cultura vedica ha un approccio individuale ed olistico verso le persone, quindi prima di assegnare un posto all’interno della società ne prende attentamente in considerazione la natura psico-fisica. Purtroppo questo sistema si è degradato in quello moderno delle caste, in cui le persone sono classificate in base alla nascita e questa interpretazione superficiale ed opportunista del varna ha portato al sistema jati con le sue innumerevoli sottocaste e variazioni rispetto ai quattro varna originali provocando gran confusione, lotte civili e fermenti nella società indiana.
Krishna (la Persona Suprema) nella Bhagavad-gita (4.13) afferma: catur-varnyam maya sristham guna-karma-vibhagasah “Io ho creato le quattro divisioni dei brahmana, ksatriya, vaisya e sudra sulla base delle qualità e delle attività”.
Il sistema varnasrama enfatizza "qualità e occupazione" senza riferimento alla nascita!
Le persone entrano in una categoria grazie alle loro qualifiche e non per discendenza! Nascere in una determinata famiglia può sicuramente agevolare una persona verso una particolare direzione, ma non costituisce mai il fattore determinante per la sua collocazione sociale.
Nella letteratura vedica sono raccontate storie di persone destituite da posizioni ricoperte grazie al diritto di nascita, ma per le quali non avevano dimostrato sufficiente capacità e coerenza.
Significativa è la storia del re Vena (ksatriya) che invece di assolvere la funzione di “servitore” del popolo, praticava una vita agiata per sé ed il suo seguito disinteressandosi del benessere e dell’avanzamento spirituale delle persone di cui era, in accordo alla sua posizione, responsabile.
I brahmana riunitisi più volte in consiglio per discutere la situazione anomala e dopo aver tentato ripetutamente di correggere le errate propensioni del Re, alla fine decidono di risolvere il problema alla radice uccidendolo con il canto di mantra.
Rilevanti anche storie riguardanti i brahmana che grazie alla loro illuminazione spirituale ricoprono la posizione di guide e di ideologi della società.
Romaharsana Suta era un famosissimo maestro, doveva la sua notorietà alla sua vasta erudizione ed al suo carisma che lo aveva portato ad essere il riferimento per decine di migliaia di discepoli.
Il suo gran sapere non era però supportato da una virtù fondamentale per una guida spirituale: l’umiltà.
Quando Balarama (una manifestazione di Dio) Si avvicinò al luogo dove stava istruendo i Suoi allievi, Romaharsana Suta, invece di accoglierLo ed offrirGli i suoi omaggi rimase seduto sul suo seggio, forte della convinzione, annoverata nella tradizione, che la lettura e la spiegazione delle scritture non devono essere interrotte e lo stesso dicasi per l’oratore che in quel momento assume una posizione divina.
Era un grande erudito, uno straordinario predicatore e ricopriva la posizione di guru il cui dovere principale rimane quello di condurre le persone verso Dio che, tuttavia, a causa dell’offuscamento spirituale dovuto alla mancanza di modestia e umiltà, non era riuscito a riconoscere, sebbene fosse di fronte a lui.
Balarama, aveva ben compreso come il maestro stesse utilizzando l’etichetta e la regola, per avvalorare la sua di grandezza, fuorviando, in tal modo, i seguaci.
Balarama prese un filo d’erba e semplicemente toccando Romaharsana Suta lo costrinse a lasciare il corpo e quindi la posizione che aveva abusivamente occupato.
Nella società vedica le posizioni sociali erano determinate con cura e, la conformità, di chi le occupava, monitorata con grand’attenzione.
Il varna era attribuito durante il processo educativo del ragazzo dal sacerdote di famiglia, dal padre, dagli anziani degni di rispetto e dalla guida spirituale e tutti insieme ne osservavano le inclinazioni fin dall’infanzia e ne favorivano lo sviluppo.
In caso di disaccordo era previsto un periodo di due anni di prova ed una commissione d’appello che riesaminava il caso dopo questo tempo.
C’è da chiedersi allora da dove “l’induismo moderno” tragga le giustificazioni per sostenere il diritto di nascita.
Perfino Gandhi, considerato da molti il padre “dell'induismo moderno” sostiene il concetto di “qualità e occupazione”:
Il varna è determinato generalmente dalla nascita, ma può essere conservato solo osservandone gli obblighi. Una persona nata da genitori brahmana sarà chiamato brahmana, ma, se una volta adulto, non rivela le qualità di brahmana, non può essere chiamato brahmana e decadrà da questa posizione. Invece, una persona che non è nata come brahmana, ma che nella sua condotta ne rivela le qualità, verrà considerato un brahmana.
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