Riflessioni sul Cristianesimo
di Pier Angelo Piai
Oltre le illusioni
(La metafisica della fisica) Aprile 2013
Diciamo “finito” perché immaginiamo uno spazio distinto con dei confini.
Diciamo “temporaneo” perché immaginiamo una determinata quantità temporale con un inizio ed una fine.
Diciamo “entità” perché immaginiamo un “quid” agire autonomamente.
Diciamo “molteplice” perché immaginiamo la realtà divisa in parti.
Diciamo “divenire” perché immaginiamo un succedersi di forme distinte l’una dall’altra.
Osservando in profondità, però, ci rendiamo conto che il finito è infinito, che il temporaneo è eterno, che l’entità è solo una parte del Tutto, che il divenire è un aspetto dello stesso “Essere”, che il molteplice è integrato nell’Uno...
L’Unità del Tutto non è solo un’intuizione orientale.
Oggi qualsiasi coscienza che riflette sull’esistenza, prima o poi perviene ad una sintesi che ha come orientamento fondamentale la sostanziale Unità del Tutto.
Generalmente siamo abituati, per praticità, a distinguere le varie entità che incontriamo e l’abitudine ad analizzarle ci fa credere illusoriamente che queste entità hanno scarsissima relazione con molte altre. Ma non è così. Tutto l’Universo è un’Unità, come lo stesso nostro organismo è Unità, anche se sappiamo che è formato da diverse parti....
La nostra anima, poi, è l’Unità di ogni unità del nostro essere.
Diciamo “finito” perché immaginiamo uno spazio distinto con dei confini.
Ma “finito” e “infinito” sono concetti soggettivi.
I confini che noi percepiamo sono solo un’illusione (molto importante, comunque, ai fini pratici). All’interno di quello spazio che noi delimitiamo mentalmente ci sono infiniti frammenti spaziali che in realtà non possono avere i limiti che noi immaginiamo. E poi...quali limiti? Cosa significa “limite”?
(Treccani) Limite=Confine, linea terminale o divisoria.
Ma è sempre una linea immaginaria. Su quella linea finisce il numero delle unità spaziali che abbiamo immaginato, ma all’interno dei limiti queste unità non esistono realmente.
Diciamo “temporaneo” perché immaginiamo una determinata quantità temporale con un inizio ed una fine.
Anche qui centra la soggettività. Noi “spazializziamo” il tempo per praticità. Immaginiamo “quantità” temporali che inseriamo con la fantasia in altre quantità. Ma se, con la fantasia, sminuzziamo in quantità uguali il periodo temporale che consideriamo, ci accorgiamo che dovremmo concettualizzare l’istante, che riteniamo l’atomo temporale, ma che in sé è inconsistente perché sfugge alla nostra razionalità. Per questo si usa dire che ogni istante coincide con l’eterno.
Diciamo “entità” perché immaginiamo un “quid” agire autonomamente.
Ma dall’esperienza e dalle ricerche scientifiche noi constatiamo che ogni “quid” è in relazione con tutti gli altri. Atomi, molecole, cellule, tessuti, organi, minerali, quid energetici, elementi di ogni tipo interagiscono continuamente spesso in modo invisibile. Non posso sostenere con sicurezza che il mio corpo non abbia nulla a che fare con la galassia più lontana. Dinamismi energetici e gravitazionali interagiscono da sempre, anche nella maniera più impercettibile.
Ciò significa che tutto ciò che esiste è un’Unità che spesso sfugge alla nostra razionalità.
Diciamo “molteplice” perché percepiamo la realtà divisa in parti. Ma è una mera illusione, utile a livello pratico e razionale, ma non oggettivamente reale.
Ciò che diciamo “parti” sono percezioni frammentarie della realtà. Basterebbe ragionare su una parte considerata in sé: anch’essa è formata da altre parti, le quali contengono altre parti all’infinito. Un elemento del molteplice è “unità” di altri elementi molteplici. In natura osserviamo infiniti processi di aggregazione, i quali si strutturano complessificandosi e questo comporta anche una lenta coscientizzazione, come osserviamo nei vari regni (vegetale, animale e umano).
L’uomo sembra il termine ultimo di questa coscientizzazione, la quale si afferma erodendo il molteplice verso un’unità trascendentale.
Diciamo “divenire” perché immaginiamo un succedersi di forme e relazioni spazio-temporali distinte l’una dall’altra.
La categoria del mutamento si consolida con l’esperienza. Oggettivamente osserviamo che tutto l’Universo è soggetto a mutamento. Ma, ad un’osservazione più attenta, qualcosa che muta per noi significa che nel tempo le interazioni spazio-temporali divergono o convergono, si aggregano o si disgregano, si espandono o si comprimono, si sbiadiscono o si colorano, ecc.
Il nostro pre-giudizio è dovuto al fatto che non conosciamo la struttura più intrinseca della materia, anche se intuiamo che il suo più profondo substrato è dinamismo energetico, come sono dinamismi energetici le nostre modalità percettive. L’Universo intero, allora, per noi appare continuamente in divenire, ma l’intuizione più profonda e staccata dal luogo comune, mi induce a constatare che è tutto un medesimo “quid” energetico emanato da un’Unità Trascendentale nel seno della quale non ha più senso lo stesso divenire.
Pier Angelo Piai
www.mondocrea.it
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