Riflessioni in forma di conversazioni
di Doriano Fasoli
Interviste a personaggi della cultura italiana e straniera - Indice
Gioventù bruciata
Conversazione con Franco Ferrarotti
di Doriano Fasoli per Riflessioni.it
- febbraio 2007
I giovani cercano, oggi, disperatamente, di essere visibili. I comportamenti espressivi prevalgono sui comportamenti strumentali. I comportamenti espressivi appaiono puramente irrazionali. Non sembra che abbiano uno scopo preciso. Di fatto, non ce l’hanno. Mandano solo segnali. Denunciano una frustrazione crescente. Perché? Franco Ferrarotti (professore emerito di sociologia nell’Università di Roma “La Sapienza”, vincitore del primo concorso a cattedra per la sociologia bandito in Italia nel 1960) risponde così: “Il fenomeno si verifica su scala mondiale, ma è soprattutto notevole nelle società tecnicamente progredite, e ciò sorprende. Ma è ancora più notevole nella cultura mediterranea, particolarmente in Italia. A differenza di Spagna e Francia, in Italia il ricambio delle generazioni è praticamente fermo. Prende piede la stasi. Si afferma una forma di democrazia che tende a pericolosamente trasformarsi in gerontocrazia”.
Per essere visibili, d’altro canto, professor Ferrarotti, i giovani non hanno di fronte a sé molte strade…
In realtà, solo due: le idee o la violenza. Ma l’elaborazione delle idee è lenta, difficile, richiede una cultura di base che la giovane generazione, figlia del ’68, non possiede. Resta la violenza – gli incendi delle banlieus, le insurrezioni nei campi sportivi, nelle piazze, ovunque ci si possa aggregare, surriscaldare, fare massa, scatenarsi.
È la logica dell’armento…
C’è di più. Se l’analisi scende più a fondo, scava nella struttura economica, trova che l’imperativo tecnologico, cui oggi la produzione è subordinata, è sempre in rapido cambiamento, fa saltare le vecchie carriere, i profili professionali d’una volta, crea, necessariamente, il precariato diffuso.
I giovani cadono così in una situazione contraddittoria…
Certamente. Per un verso, non hanno mai avuto a disposizione tanti mezzi di comunicazione, tante informazioni, i telefoni cellulari con i loro “messaggini”, che in Italia ormai superano il numero degli abitanti, computer e Internet. Sono quotidianamente bombardati da stimoli e dati di conoscenza, ma non conoscono nulla, o troppo poco, per esperienza diretta. La stessa abbondanza di informazioni determina rumore più che conoscenza, frastorna, più che informare, deforma, dispone alla passività mentale, distoglie e distrae. I giovani di oggi ignorano la virtù della concentrazione, non conoscono la necessità dello sforzo, del sacrificio.
Nessuna meraviglia, dunque, che vogliano tutto e subito. D’altro canto, la generazione anziana non offre buoni esempi…
Infatti, non bastano i sermoni. Dà prova di concepire il potere, di cui è gelosissima, come un appannaggio personale, privato, strumento per difendere i propri interessi, non come servizio alla comunità, funzione razionale collettiva. I giovani si sentono costretti a fare anticamera, indefinitamente, in attesa di un domani diverso che non arriva.
In fatto di sesso, la libertà e la spregiudicatezza sembrano concepiti, da parte dei giovani, in termini di assoluta irresponsabilità individuale…
Questo Eros, che si suppone liberato, porta alla scelta casuale del partner, non dissimile dalla scelta di un prodotto usa e getta in un qualunque supermercato. Ciò provoca profonde frustrazioni, incomprensioni e così via. Detto in una parola: è un Eros senza Imeros, vale a dire un Eros incapace di ricordare le esperienze passate, privo di memoria e infine gratuito.
Doriano Fasoli
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