Riflessioni sull'Antroposofia
La Scienza dello Spirito
di Tiziano Bellucci indice articoli
Il Sapere e L'essere
Marzo 2015
La scienza dello spirito nasce quale necessità interiore dell’uomo per la ricerca di sé stesso, delle sue origini e della sua mèta di essere umano: vuole essere uno strumento per interpretare e analizzare tutti i sistemi scientifici, naturalistici, filosofici e religiosi da un punto di vista umano e superumano. Il suo compito è comunque di portare impulsi per l’evoluzione dell’uomo, in senso pratico e fecondo, in modo ampliato e supportato da una reale e completa conoscenza dell’interazione fra mondo fisico e mondo spirituale.
Vi sono due modi per diventare scienziati dello spirito:
1- scienziati teorici: studiare le comunicazioni di altri ricercatori spirituali;
2- scienziati sperimentatori: avere l’esperienza delle idee contenute in tali rivelazioni.
Vale a dire: da un lato si può scegliere di diventare luminari, laureati in scienza dello Spirito ricavando dai propri studi un certo grado di soddisfazione intellettiva, ossia giungere ad un certo livello di appagamento interiore riguardo la soluzione dei misteri dell’universo e di sé stessi.
Da un altro lato si può decidere di studiare dapprima le conoscenze della scienza dello spirito con l’intenzione futura di poterne verificare l’esattezza e la veridicità.
Nel primo caso, così facendo ci si rimette con piena fiducia a quanto è stato comunicato da altri, prestando valore di piena verità alle loro rivelazioni. In realtà così facendo ci si affida ad un’autorità esterna, che ci ha tolto sì l’immensa fatica di andare in giro per il mondo a ricercare nelle varie scienze per poterne trarre quella sintesi che egli si è sforzato di donare al lettore; ci si affida alla verità da lui rivelata, che in questi termini è sempre pur qualcosa di dogmatico, di preformato a cui non si è partecipato.
Resta sempre il problema di dover credere a qualcosa che non si è sperimentato.
Ci si comporta come quel professore, il quale, pur non avendo mai visto o mai avuto concretamente per le dita una molecola o una proteina, ne illustra le qualità, le leggi, parlandone come di qualcosa reale che esiste, non perchè l’abbia mai vista, ma solo perchè ripete ciò che altri scienziati che invece hanno “preso in mano proteine” lo hanno scritto. In verità le proteine esistono, ma nei riguardi di coloro che non le hanno mai viste per esperienza diretta, esse non esistono, perchè la loro esistenza è reale solo in virtù della fiducia cieca che tali teorici ripongono nei libri in cui si parla di uomini che nelle loro mani ne hanno constatato l’esistenza.
Nessuno potrebbe dire che una cosa fisica esiste solo perchè altri dicono che esiste, se non ne ha potuto constatare personalmente l’esistenza tramite i propri sensi.
Nel secondo caso, invece lo studioso si muove con intenzioni diverse, ossia si comporta con senso pratico ed empirico: sperimenta egli stesso date rivelazioni, o meglio le riproduce ripetendole egli stesso con i suoi mezzi, in modo da poterne confermare l’esistenza e l’esattezza.
Nessuno potrebbe chiamarsi scienziato o facente parte di una qualsiasi università di scienza se non avesse in sé l’anelito di giungere ad entrare in un laboratorio per contemplare con i suoi propri occhi ciò che sino ad allora ha studiato.
Lo scienziato è difatti un individuo che non solo studia, ma che soprattutto studia per poi sperimentare e contribuire ad ampliare individualmente ciò che ha studiato.
Chi non lo desiderasse non sarebbe animato da uno Spirito di scienziato, ma piuttosto da un desiderio di conoscenza fine a sé stesso. In ogni caso non avrebbe l’autorità di poter propagandare ad altri le sue conoscenze, perchè non si tratterebbe di conoscenze vere sperimentate, ma di supposizioni che egli ha dedotto tramite studi di altri.
Questo testo vuole essere uno stimolo per praticare e verificare la scienza dello Spirito, non per studiarla solo in termini di pensiero.
L’autore ritiene di non avere, al momento attuale, l’autorità di poter fornire insegnamenti occulti personali sull’origine del cosmo, della vita e dell’uomo. Non che essi non esistano e non siano da lui conosciuti, ma il proporli come dati nozionistici, non gli sembra sia questa la sede.
La conoscenza di dati misteri del cosmo e dell’uomo si può realizzare attraverso lo studio individuale o di gruppo delle pubblicazioni di Rudolf Steiner: se non altro a Questi è riconoscibile un’innegabile autorità. Ciò si realizza tramite l’uso della facoltà intellettiva sana e il buon senso: ciò può anche bastare a qualcuno.
Taluni si possono dissetare della propria sete di conoscenza; altri potrebbero addirittura sentirne aumentare l’intensità, sino ad aver bisogno di un’altra fonte: quella dell’esperienza personale.
Tale esperienza, che è in pratica una verifica sperimentale personale, si attua come si è già detto, tramite determinati strumenti, che non sono fisici, ma animici e spirituali.
La via che conduce all’esperienza è stata comunicata nei libri del maestro sopracitato.
La pratica atta al conseguimento di quest’ultima modalità, non dona in un primo tempo, delle particolari soddisfazioni: anzi richiede piuttosto dei sacrifici e delle rinunce che sono tutt’altro che gratificanti.
Si tratta difatti di un’attività di affinamento e di raffinazione delle proprie parti costitutive animiche.
La conoscenza umana è difatti parziale e limitata a causa dell’organizzazione animica umana, che non è abilitata a far apparire veracemente il resto della verità: è come se si fosse relegati a vivere la realtà affacciandosi da un vetro affumicato.
Così come lo scienziato ufficiale pulisce con cura la lente del suo microscopio o telescopio per vedere senza inganno i particolari degli enti che vuole indagare, allo stesso modo lo scienziato dello Spirito deve prestarsi a detergere accuratamente quella lente che in realtà è la sua stessa anima, per poter vedere senza errori o inganni il mondo sovrasensibile.
Dal “Suono della luce” di Tiziano Bellucci
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