Riflessioni sull'Antroposofia
La Scienza dello Spirito
di Tiziano Bellucci indice articoli
Da Gesù a Cristo. Riflessioni antroposofiche sul Vangelo di Giovanni.
Il “Paracleto”
Commento e interpretazione antroposofica a cura di Tiziano Bellucci - Marzo 2017
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 20,19-23)
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Giovanni 14,16
Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre,
Giovanni 14,26
Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
Giovanni 15,26
Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza;
Giovanni 16,7
Ora io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò.
Paracleto, significa uno che sta accanto a noi, per essere il nostro aiuto, il nostro avvocato è nostro rappresentante. Nella epistola di Giovanni vien tradotta "avvocato", e questo ne è il senso evidente in quel luogo. Sempre il Vangelo di Giovanni (15,26) dice che il paracleto “procede dal Padre”, con la missione di “consolare”, “assistere” i fedeli nella fede e nell'adempimento della parola di Cristo.
Lo Spirito Santo o Paracleto, citato nella “Pentecoste evangelica” è il processo di “illuminazione” presente nei cammini iniziatici. Il lavoro di autoeducazione interiore realizza una purificazione del corpo astrale (anima) ed essa si essenzializza. Il processo del “Paracleto” realizza nel corpo animico umano l’attivazione dei centri di percezione superiore o “fiori di loto”; da quel momento il discepolo è in grado di “bruciare” il velo della materia e di “vedere” le forme auriche che si celano dietro il mondo fisico. Al contempo questo avvenimento accende la possibilità di disporre di facoltà superiori, essendosi instaurata la possibilità di comunicare dinamicamente con le entità del mondo spirituale.
Il Paracleto è quindi la facoltà di possedere un Sé spirituale attivo. L’avere prodotto una purificazione superiore della propria anima, realizza l’attivazione di occhi spirituali che “illuminano” il mondo spirituale e lo rendono visibile al discepolo.
Tale purificazione è di fatto possibile (in senso cristiano) solo tramite la mediazione dell’essere del Cristo. Solo colui che ha elaborato e vissuto in sé i contenuti presenti entro il mistero del Golghota può realizzare una auto purificazione. Per tal motivo il Cristo dice nei Vangeli: “il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.” Giov 14, 26
La “ricezione” del Paracleto può essere vista anche come il conseguimento del primo livello di Chiaroveggenza: detta “immaginativa” o eterica. Essa consente la visione e il contatto con le entità che vivono nel mondo astrale.
Il “Paracleto” in altri ambiti può essere visto come la realizzazione della “Vergine interiore”: la venuta dell’essere di Sophia nell’anima. Si ridesta nell’anima l’archetipo dell’anima pura, l’eterno femminino che ci attrae verso l’eterno mascolino, verso lo Spirito del Padre. Questo Archetipo è chiamato “Manas”, Sé spirituale, Anima superiore. Si può definire “venuta” di Sophia o Paracleto un avvenimento raro, in cui l’anima divenuta chiara e trasparente, rende possibile all’io umano di poter affacciarsi tramite lei alla visione delle cose, mentre prima ogni percezione era alterata dai contenuti impuri presenti in lei. Ora che l’anima è pulita, Egli può vedervi attraverso e poter contemplare il Reale. Che significa poter collaborare con il Divino e parteciparvi.
Da Sapienza 7: 21-27 Lo spirito santo, Sophia Paracleto
“In Lei c'è uno spirito intelligente, santo, unico, molteplice, sottile, mobile, penetrante, senza macchia, terso, inoffensivo, amante del bene, acuto, libero, benefico, amico dell'uomo, stabile, sicuro, senz'affanni, onnipotente, onniveggente e che pervade tutti gli spiriti intelligenti, puri, sottilissimi.
Sophia è il più agile di tutti i moti; per la sua purezza si diffonde e penetra in ogni cosa.
È un'emanazione della potenza divina, un effluvio genuino della gloria dell'Onnipotente, per questo nulla di contaminato in essa s'infiltra.
È un riflesso della luce perenne, uno specchio senza macchia dell'attività divina e un'immagine della sua bontà.
Sebbene unica, essa può tutto; pur rimanendo in sè stessa, tutto rinnova e attraverso le età entrando nelle anime sante, forma amici di Dio e profeti.”
La festa di Pentecoste che oggi celebriamo affonda le sue radici in una festa ebraica, la Shavuot (Pentecoste o festa delle settimane). Le due feste che vanno sotto lo stesso nome presentano analogie e differenze che vale la pena cogliere.
La festa ebraica cade sette settimane dopo la festa degli Azzimi, in questa occasione gli ebrei ringraziano il Signore per il raccolto del frumento. Essendo anche il cinquantesimo giorno e, poiché il primo e l’ultimo giorno di un tratto di tempo nel mondo classico erano contati sempre come un giorno, fu chiamata Pentecoste (=cinquantesimo), cfr. Tb 2,1. Dopo il faticoso lavoro della mietitura la Shavuot voleva essere una festa di ringraziamento e di gioia, per questo la si celebrava nel tempio con diversi sacrifici. In seguito venne collegata con il ricordo dell’Alleanza del Sinai e con la consegna, che ne era seguita, dei dieci comandamenti. Divenne così festa memoriale della storia della salvezza di Israele.
Lo spirito di verità o Paraclito è invece l’acquisizione della facoltà chiaroveggente. La gran parte dell’umanità non sa che esista questa possibilità, non conosce la chiaroveggenza.
Coloro che osservano la pratica iniziatica cristiana riceveranno la chiaroveggenza, il Paraclito. Che viene simbolizzato come una “una lingua di fuoco” che scende sulla testa del discepolo. Tale fiamma è il potere di “bruciare” il velo sensibile che separa l’umano dal mondo invisibile, permettendogli di vedere al di là della materia.
Il mondo spirituale, sapeva che l’uomo avrebbe avuto bisogno di “consolazioni”, quando piano piano sarebbe sempre più sprofondato nel materialismo, ossia: quando sarebbe giunto a sperimentare l’insufficienza di ciò che la sola fede avrebbe potuto dare.
Dice il Cristo nel Vangelo di Giovanni: “Molte cose avrei ancora da dirvi, ma voi non potete ancora comprenderle: ecco perché vi parlo in parabole”. Ma più tardi vi invierò un Consolatore, lo Spirito di Verità che vi spiegherà ogni cosa”.
Il Cristo, non poté sviluppare il suo insegnamento in modo completo quando venne sulla terra: nell’uomo non vi erano ancora presenti forze di autocoscienza. Molte cose esoteriche sarebbero apparse assurde per l’uomo dei suoi tempi.
Quelle forze si sarebbero sviluppate solo nei secoli e tramite la forza che il Cristo stesso poté infondere nell’uomo tramite il suo sacrificio.
E’ questo infatti il mistero che Egli pronunciò: “è utile per voi che io me ne vada; perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore”. Vale a dire: “il mio sangue deve essere versato, perché attraverso questo fatto voi potrete accogliere in voi la capacità di comprenderMi”.
Il Paraclito o consolatore, è il potere di discernimento autocosciente che può comparire nell’uomo solo dopo che egli ha accolto e compreso il mistero del Cristo.
Il Consolatore è il potere dell’io, dello spirito presente nell’uomo, che ai giorni nostri ha sempre più possibilità di venire destato, risvegliato: ma per farlo occorre sapere che cosa è, che è presente in noi, e come fare per “ridestarlo”.
Tiziano Bellucci
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