Riflessioni sull'Antroposofia
La Scienza dello Spirito
di Tiziano Bellucci indice articoli
Sulla “musica oggettiva”.
Considerazioni esoteriche.
Settembre 2013
Dai primordi l'uomo si interroga sulla possibilità di una tanto anelata creazione di musica oggettiva.
E’ possibile creare una sinfonia che trasmetta sensazioni oggettive, valevoli allo stesso modo per ogni diverso ascoltatore?
Sappiamo che, attraverso l’esecuzione musicale l’autore non comunica in modo intatto l’idea musicale che ha ricevuto in ispirazione, ma ciò che tale idea ha suscitato in lui in merito a sentimenti ed emozioni. La stessa idea, in un altro compositore, verrebbe espressa in altro modo. Sono le qualità animiche dell’uomo che determinano la modalità di apparire di una data idea musicale. Solitamente alterata. Come in ogni altra attività umana. Dal percepire al pensare, al sentire al volere si avvicendano molteplici modificazioni. E tali alterazioni se da un lato sono ciò che determina la necessaria e irrinunciabile modalità di approccio d’indagine umana verso il mondo, da un altro lato sono ciò che dovrebbe essere ravvisato come una limitazione che dovrà necessariamente venire superata. L’ordinaria coscienza umana rappresenta in realtà solo un momento transitorio del suo divenire: una fase che è stata ed è in continua mutazione.
Solo se esistessero due uomini uguali, entrambi con la medesima idea, scriverebbero la stessa identica musica. Ma ciò non è possibile essendo ogni uomo, unico, quindi diverso dall’altro. Ogni umano riveste con la sostanza di cui lui stesso è composto, le composizioni musicali.
E’ quindi impossibile poter parlare di oggettività nella musica, a causa delle alterazioni animiche personali che si inseriscono sempre fra idea e realizzazione sonora.
E’ impossibile, a meno che non vi fosse un essere capace di far passare inalterata l’idea, dal sovrasensibile al sensibile. Ma cosa dovrebbe compiere un tale essere per poter trasmettere intatta l’idea che gli si presenta come ispirazione? Dovrebbe purificarsi, rendere la sua anima tersa e pulita, in modo che nessun filtro possa modificare l’essenza dell’ispirazione.
A priori si dia per scontato che non esiste uomo che crei: ma ogni supposto "creatore" imita, traspone nel fisico echi di armonie celesti percepite nello stato di coscienza di sonno. Rechiamo sulla terra verità sovrasensibili udite in altri mondi, tradotte a mezzo della nostra propria anima: che decodifica a suo modo tali ispirazioni celesti.
Ma è ancora possibile comporre (trasporre lo spirito) in maniera ispirata?
Mentre nell’antichità sino all’inizio del 1900 vi erano sistemi musicali che dettavano punti di orientamento (scale, armonie) la nostra era è caratterizzata da una totale tendenza a fuoriuscire da regole e orientamenti: l’atonalità. La musica ha assunto un carattere non più ispirato, ma personale, strutturato dalla logica e dall’intelletto. Le immani costruzioni armoniche e melodiche delle sinfonie provengono dalla qualità del pensiero umano, non dal suo sentimento ispirato dallo spirito.
La nuova musica non può essere né ricerca timbrica né ricerca armonica. Molta musica attuale più che a musica, assomiglia al rumore di “provette in laboratorio”.
L’artista vero dice: “La vera opera d'arte nasce dall'artista in modo misterioso, enigmatico, mistico. staccandosi da lui assume una sua personalità, e diviene un soggetto indipendente con un suo respiro spirituale e una sua vita concreta. Diventa un aspetto dell'essere. L'opera d'arte non può essere imitazione della natura, ma imitazione del procedimento che la crea; vale a dire: l'opera d'arte esprime la forza creatrice che esige di essere manifesta.
'arte deve tendere a quello spirito della natura che parla come per simboli nell'interiorità delle cose. Non ci si deve limitare ad osservare ala natura dall'esterno, ma la si deve vivere dall'interno.
"Un'opera d'arte deve essere come una grande improvvisazione: meditazione, costruzione, composizione preliminare non sono una stadio in funzione di un fine, perché il fine deve risultare inaspettato all'artista stesso.”
Di fatto ogni creazione artistica, ma in maggior modo ogni composizione musicale è un tentato amplesso con quell'antico suono incantato udito in altri mondi, che sempre decade in un aborto. Mai vi fu concepimento nell'unione con esso, ma solo usufrutto. L'artista di fatto non riesce a partorire figli di quel suono, ma giunge soltanto a copiare, immagini di quel suono. Questo accade perché s'inganna che il suo scopo, come artista sia soltanto di godere lui e gli altri dei suoi amplessi con esso: delle sue creazioni; si ferma al piacere. Non comprende che solo con il piacere orgasmico non vi può essere figlio che nasca. Non offre in sacrificio nulla di sé, anzi gode di sé, usando l'arte per mostrarsi agli altri, onde godere in sé del suo talento.
Anziché fermarsi a tal piacere edonista, dovrebbe come uomo artista, mettere le sue capacità al servizio dell'espressione dello spirito del mondo, smettendo di credere di essere lui il Dio. Nascere deve il figlio di Dio incantato nelle arti, nel suono, non devono sorgere mummie imbalsamate di esso, rievocate, ricopiate, attinte dal subconscio dal presunto maestro d'arte.
A tal merito qualcuno disse: “L'arte comincia dove finisce la natura". L'arte è al di sopra della natura: è supernatura. E' natura umanizzata. L'artista con la sua libertà d'animo è al di sopra della natura e può adattarla per i suoi fini superiori. E' il suo padrone e il suo schiavo. E' il suo schiavo perché deve usare mezzi terreni per farsi capire. Ma è il suo padrone perché subordina questi mezzi ai propri superiori intenti. L'arte non è un'inutile creazione di cose che svaniscono nel vuoto, ma è una forza che ha un fine, e deve servire allo sviluppo e all'affinamento dell'anima. E' un linguaggio che parla all'anima con parole proprie, di cose che per l'anima sono il pane quotidiano, e che solo così può ricevere. Se l'arte si sottrae a questo compito rimane un vuoto, perché nessun altra forza può sostituirla.
L'artista deve riconoscere i doveri che ha verso l'arte e verso se stesso, considerandosi non il padrone, ma il servitore di ideali precisi, grandi e sacri. Deve educarsi a raccogliersi nella sua anima, curandola e arricchendola in modo che essa diventi il manto del suo talento esteriore, e non sia come il guanto perduto di una mano sconosciuta, una vuota e inutile apparenza. L'artista non deve dominare la forma, ma adattare la forma al contenuto. L'artista non è libero nella vita, ma solamente nell'arte. Deve rendere i talenti che gli sono stati affidati; le sue azioni i suoi pensieri, i suoi sentimenti formano l'atmosfera spirituale e dunque la illuminano o la intorbidano. Queste azioni, questi pensieri, questi sentimenti formano la materia delle sue opere che influenzeranno anch'esse l'atmosfera spirituale."
Se si vuole andare in una nuova direzione, si deve lavorare in se stessi: educarsi per arrivare a comprendere ed a sperimentare in prima persona quali siano gli intenti dettati dall’attuale Spirito del tempo. Non serve a nulla anticipare forzatamente il futuro in una direzione che dal punto di vista logico sembra essere quello di svincolarsi dalle leggi armoniche e tonali, dalle convenzioni che propedeuticamente hanno guidato musicalmente l’uomo nei secoli. Anche se l’anelito per la ricerca e il rinnovamento può portare qualcuno ad affermazioni (esagerate) del genere: “E’ molto meglio scagliare la propria tavolozza contro la tela, frantumare la creta o il marmo con un pugno o un mazzuolo, o sedersi fragorosamente sulla tastiera del pianoforte piuttosto che razzolare senza vitalità nel campo di una forma d’arte tradizionale e morta da tempo.” Oppure: “Il cercare di ridare vita a principi o a forme del passato, il ripresentare plagi di opere antiche può essere simbolizzato come partorire bambini morti. Non può e non deve tornare un'arte che esprima i secoli scorsi, perché come la natura, essa non si ripete mai”.
Non si tratta di andare alla ricerca di nuovi metodi da inventare o vecchi metodi da maledire: la via può essere solo la purificazione del proprio corpo astrale in Sé spirituale. Che è la "lente" futura attraverso cui l'Io potrà irraggiare pura e inalterata verso il mondo sensibile la luce sonora dello spirito. Il suono della luce.
Tiziano Bellucci
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