Riflessioni sull'Antroposofia
La Scienza dello Spirito
di Tiziano Bellucci indice articoli
Sulle fonti e le origini dell'arte
Luglio 2013
In realtà ogni forma d'arte si attinge nel sonno.
Lo stato di coscienza del sonno è il “luogo” ove si attingono i modelli e le sostanze delle creazioni.
Quando al mattino l'uomo si risveglia, porta con sé l’esperienza vissuta in quella dimensione, e la esprime attraverso come “arte”: che di fatto è sostanza spirituale attinta da quei mondi.
L'arte vive nel sonno.
Difatti il pittore dove ha visto quei toni, quei colori risplendenti? Sono l'effetto dell'esperienza notturna incosciente.
Il pittore riproduce come in un'ombra,il mondo astrale; il musicista riproduce l'eco della musica esistente nel mondo Devachanico (spirituale). Le melodie, le armonie sono vere immagini di entità viventi dimoranti nella 4° regione di quel mondo: mondo del sonno.
Ogni forma artistica è l’espressione in forma inconscia di esperienze fatte durante il sonno o vissute dalla nostra anima prima di venire al mondo sulla Terra: è il riaccendersi di ricordi cosmici che vengono ad espressione attraverso le varie arti. L’arte spiega quindi l’origine sovrasensibile dell’uomo: se l’uomo non fosse un essere sovrasensibile, non avrebbe nessuna motivazione di fare arte, dato che essa è puramente espressione di una passata esperienza spirituale. Senza considerare una vita prenatale, non è possibile concepire la necessità di fare arte.
Nell’anima umana echeggiano esperienze spirituali prenatali delle quali sente la necessità di esprimere tramite la forma artistica. E' l’uomo, quale essere ”artistico”, a testimoniare della sua origine spirituale.
Al contempo, per divenire ciò che siamo –uomini razionali- abbiamo dovuto perdere quel contatto, quella comunione consapevole con quella vita spirituale prentatale vissuta con le entità dei mondi spirituali.
L’arte è nata come una compensazione della mancanza della passata comunione con lo spirituale: perdendo il “senso” che ci permetteva di “vedere” la realtà spirituale, abbiamo perso il “senso” della vita.
L’uomo antico trovava nella realtà esteriore della natura tutto ciò che cercava; la natura appagava pienamente tutto ciò che il suo cuore ricercava, tutto ciò di cui il suo spirito era assetato. A quei tempi non sarebbe mai potuta sorgere quella nostalgia per quel oggi cerchiamo invano nel mondo circostante. L’antico aveva un rapporto vivente con il mondo spirituale: la mancanza graduale di contatto con esso fece sorgere l’esigenza di creare qualcosa che lo sostituisse, in una sorta di surrogato.
Noi abbiamo disimparato a vedere e a trovare nella natura ciò che il nostro spirito sta cercando.
Nel momento in cui l’uomo riconobbe la presenza in lui di un Sé, sentì la necessità di separarsi dal mondo per rivolgersi a se stesso: in quell’attimo perse la connessione con la natura e il soddisfacimento conferitogli prima dalla pienezza dell’unità con essa.
Ora la natura ci sta dinnanzi inanimata, spogliata del divino che un tempo appariva ai nostri occhi spirituali.
Come il greco trovava nella natura il tutto, ora non trova più nulla.
Ora noi vediamo solo ciò che inizia, che finisce, mentre il nostro spirito anela all’infinito, all’eterno. E tale separazione è necessaria: se l’uomo doveva prendere coscienza di sé e della natura, ciò poteva solo accadere con una separazione, per poter tornare ad essa con accresciute determinate facoltà esperienziali.
Un tempo (4-5 mila anni fa) non esisteva una distinzione fra scienza, arte e religione: tutto era riunito in un unico insegnamento, che veniva detenuto dai maestri sacerdoti dei Misteri, entro le sedi d’iniziazione. Religione e conoscenza erano un tutto unico, e l’arte serviva da ponte per esprimere in immagini e suoni i contenuti religiosi-conoscitivi.
Per afferrare la realtà vivente occorre infatti accogliere pensieri conoscitivi con un atteggiamento artistico; solo in tal modo può un contenuto può vivere.
La scienza dello spirito prepara ed educa l’anima al sentimento artistico: accogliere la manifestazioni della vita e del cosmo con un atteggiamento artistico significa predisporsi ad accogliere contenuti viventi, mutanti. Essendo la verità universale non fissa, ma in continua evoluzione così come è in evoluzione ogni cosa. Non è possibile afferrare la natura con la logica, perché essa è artistica nel suo creare. Occorre cessare di vivere in idee astratte e cominciare a pensare in immagini, a “pensare in modo “vivente”. La scienza dello spirito indica le vie per conseguire questa condizione interiore.
Tiziano Bellucci
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