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Riflessioni sull'Antroposofia. La Scienza dello Spirito

Riflessioni sull'Antroposofia

La Scienza dello Spirito

di Tiziano Bellucci   indice articoli

 

La concentrazione del pensiero

Ottobre 2012

 

Vi è una precisa differenza fra pensare e osservare: pensare è assistere passivi allo scorrere di pensieri che fluiscono nella mente in modo associativo, automatico; osservare è guardare la propria produzione di pensieri, proiettare nella propria visuale interiore nuovi pensieri tratti non dalla memoria, ma dalla propria capacità creativa secondo una logica di concatenazione e di conformità al succedersi dei fatti. Osservare la produzione della propria sostanza mentale. E’ come dire: si sperimenta ciò che esiste nei pensieri quando sono lasciati a se stessi. Ci si accorge così che piano piano si smette di usare il cervello, per cominciare ad usare il corpo eterico. Lo sforzarsi ad arrivare ad “osservare, a considerare le proprie forze di coscienza in atto” tramite un atto di estrema concentrazione e dedicazione, causa una rafforzamento del pensare che cessa di essere astratto, e diventa vivente. Prende un movimento e una vita sua propria: cessa di essere rappresentazione, elucubrazione per diventare una forza viva impersonale, prima di connotazioni egoiche. Avere l’esperienza di vivere l’essenza del proprio corpo eterico significa sperimentare questo particolare pensare: un pensare come forza vivente. Energia eterica: l’esperienza di un qualcosa che “tesse” oltre i pensieri: qualcosa che è “più” del solito pensare.

Si comincia solo allora a saggiare cosa significhi usare consapevolmente il proprio corpo eterico, cosa rappresenti pensare usando un organo eterico e non fisico: che equivale a vivere il pensare non come “pensiero” o facoltà di pensare, ma come esperienza di percezione degli esseri spirituali agenti nelle cose.  Si scopre solo allora che “pensare” è vivere nelle cose, avere un atto di comunione intima con le cose. Ci si accorge che sinora non si aveva mai pensato veramente, ma solo connesso insieme ricordi e nozioni tratte dalla memoria. Si aveva “associato e confrontato”, non pensato. Pensando davvero, si può dire che si cessa di pensare in modo ordinario, trasformando ciò che si chiamava prima “pensiero” in organo di percezione animico purissimo, in  grado di consegnare all’io percezioni pure: percezioni che l’io traduce in intuizioni coscienti. In altri termini si diviene consapevoli che sinora si aveva usato impropriamente un “occhio” (il corpo eterico) a guisa di “associatore di pensieri”, di memoria. Riportando il pensare al suo ruolo universale, lo si riporta alla sua dignità di strumento di percezione della vita universale.

Il pensare “occhio” di Rha egizio, risorge nell’anima.

Al contempo ci si accorge che il pensare non è legato alla materia. Esso è di natura sovrasensibile.

Il pensare, se viene rafforzato, sviluppato da divenire ricco, mobile e denso interiormente tramite la concentrazione, esso si solleva dalla sua apparente ordinaria natura, e ci trasporta direttamente entro una nuova condizione della nostra coscienza. In quello stato, sperimentiamo come se il valore e la qualità della nostra coscienza si fosse eccezionalmente accresciuta. Lo sforzo concentrativo ci ha “spostati” all’interno del corpo eterico, facendo si che la coscienza non si immedesimi più con il cervello e il corpo fisico, ma con il corpo eterico. In altri termini il nostro reale essere spirituale si presenta direttamente ora entro il nostro corpo eterico, senza la mediazione della riflessità conferita dal corpo fisico. “Diveniamo” ora davvero l’io, assaggiando una natura qualitativa diversa di noi stessi. Di fatto viviamo sempre nell’esclusione di questa esperienza:  la natura reale del nostro essere spirituale ci è sempre “celata”. Durante l’evento del “pensare vivente” l’Io vive nel corpo eterico e noi ci ritroviamo allora “cambiati”, perché ci sperimentiamo come esseri non più dentro al corpo fisico sottomessi alle sue espressioni, ai suoi istinti: ma fuori di esso. Questa nuova condizione realizza un esperienza particolarissima. Ciò che eravamo prima, ciò a cui dicevamo “io” diventa ora un essere esterno a noi, un oggetto indipendente a noi. Questo perché il nostro essere spirituale viene “strappato” fuori dalla vita del corpo tramite gli esercizi animici, contenuti nella Scienza occulta o L’Iniziazione di R. Steiner.  Immedesimandosi nel pensare vivente, puro, libero dal sistema nervoso, ci si scopre quindi estranei a ciò che ordinariamente dicevamo “io”. La somma di attributi, istinti, passioni che prima costituivano il nostro  “essere io” diventa un “tu”. Non ci si sente più legati alle proprie ambizioni e determinazioni usuali, ma le si vedono come qualcosa che non ci appartiene. Questo accade perché si vive nel vero “io” che non ha bisogno di nulla oltre a se stesso per essere.

Il rafforzamento, fa cessare la dipendenza dell’anima dal sistema neurosensoriale: si realizza il cosiddetto “pensiero libero dai sensi”.

Il pensare ordinario è troppo limitato dall’influenza dell’anima legata al corpo: non è in grado di entrare nel mondo spirituale. Il corpo impronta e predispone il pensare ordinario secondo una caratteristica che lo lega ad elementi che esprimono soggettività, quindi separazione, personalismo, egoismo. I sensi rapportano il pensiero agli oggetti materiali, e l’anima apprende a desiderarli e a usufruirne per suo vantaggio: questo determina una legame dell’anima con il mondo dei sensi e le sue manifestazioni. Sino a che l’anima è legata ai sensi, non è in grado di penetrare nel mondo spirituale, perché le manca la forza dell’impersonalità, impregnata nella convenienza utilitaristica egoica. Solo attraverso una pratica esoterica l’anima diviene capace di svincolare il pensare dal proprio essere abituale, egoico, scollegandosi dal corpo fisico. Proprio perché l’anima diviene capace di smettere momentaneamente i sensi e il corpo, elevandosi alla coscienza immaginativa, vivendo entro il corpo eterico, riesce ad accedere alla soglia del mondo spirituale.

Occorre superarlo, tramite diversi esercizi di pensiero che aiutino a svincolare il pensare usuale dai sensi. Si tratta di un pensare troppo debole per percepire lo spirituale.

Gli esercizi atti a conseguire un distacco dal pensare ordinario, si attuano a mezzo dell’analisi di pensante di rappresentazioni  simboliche. Sono pratiche tramite cui, con energica concentrazione, portiamo l’attenzione preferenzialmente verso pensieri con carattere di immagine. Si deve aver cura di considerare pensieri che si possano dominare con lo sguardo interiore, e che dei quali si possa ben essere certi che siano stati formati da noi, che siano nostre produzioni. Non deve trattarsi di ricordi o reminescenze: devono essere pensieri creati a nuovo per l’occasione. Cosa fondamentale a questo punto, fatto l’esercizio è la ripetizione. Siccome il “ripetere” il lavoro varie volte su uno stesso simbolo può portare ad automatismi, è bene cambiare volutamente sempre i concetti e i pensieri di cui egli è formato per timore di ricadere in un ripetere automatico. La forza animica non deve svilupparsi tramite un “ricordare” ma un “creare” ex nuovo. E’ importante ripetere lo stesso simbolo: proprio perché si ritorna sempre allo stesso concetto simbolico, lo si separa dalla vita consueta del pensare ordinario e lo si “affida” al mondo spirituale che lo elabora senza di noi. Con il tempo, accadrà che dopo anni si reincontrerà quel lavoro di pensiero che si aveva “consegnato” al mondo spirituale: si accederà allora ad una fra la più importanti esperienze interiori che introduce al gradino successivo nella conoscenza spirituale: la conoscenza/esperienza del proprio corpo eterico.

Per poter accogliere e registrare le esperienze che si fanno tramite il proprio corpo eterico, durante l’indagine del mondo spirituale tramite il proprio corpo eterico, occorre sviluppare una particolare facoltà: il colpo d’occhio, la presenza di spirito. Le visioni spirituali si manifestano con carattere di “fulmineità” sono attimi velocissimi, immagini immediate. Se non si sviluppa questo, può accadere che non si veda nulla, non perché nulla si è manifestato, ma perché non si è stati in grado di “registrarlo”. Questo gradino della chiaroveggenza non penetra ancora nel reale mondo spirituale, ma nei suoi avamposti. Si osserva il contenuto del proprio corpo eterico.

Solitamente ci si ricorda di un sogno perché nell’attimo del risveglio, essendovi un legame fra l’astrale e l’eterico le esperienze fatte nel mondo spirituale si rispecchiano nel corpo eterico, rimanendo presenti in esso.  Il rispecchiamento avviene quando il sonno non è abbastanza profondo e il corpo astrale sta per rientrare nel corpo: quando esiste una connessione fra l’eterico e l’astrale.

L’essenza del pensare è qualcosa a cui noi partecipiamo, tramite il nostro corpo eterico. Il pensare universale  è la potenza di vita che intesse e organizza ogni cosa del mondo: vive nei corpi eterici di vegetali, animali e umani. Nella pianta è sola vitalità, nell’anima istinto, nell’uomo pensiero consapevole.

I pensieri ordinari, sono prodotti dall’azione dell’io umano che si “appoggia” sul cervello. Il pensare reale è di natura sovrasensibile: esiste fuori dal corpo, prima del corpo. Esiste senza il corpo, ma può apparire in essere solo in virtù dell’incontro, del “cozzare” con il corpo fisico. E’ come se passeggiando su un terreno fangoso, osservando le orme di un uomo si credesse che quelle orme sono realizzate dalle forze del terreno, non dal fatto che qualcuno vi sia “appoggiato” sopra. Così come “orme” sono le tracce dell’attività del camminare, i “pensieri” sono tracce dell’attività del pensare. Le immagini rappresentative sono “le impronte” del passaggio del pensare cosmico entro l’uomo.

 

Tiziano Bellucci

 

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