Le Antiche Vie Femminili
di Claudia Lemmi indice articoli
Vergine: il primo archetipo del femminino sacro
- Luglio 2014
Perché io sono la prima e l'ultima
Io sono la venerata e la disprezzata
Io sono la prostituta e la santa
Io sono la sposa e la vergine
Io sono la mamma e la figlia
Io sono le braccia di mia madre
Io sono la sterile, eppure numerosi sono i miei figli
Io sono la donna sposata e la nubile
Io sono colei che da' la luce e colei che non hai mai procreato
Io sono la consolazione dei dolori del parto.
Io sono la sposa e lo sposo
E fu il mio uomo che mi creò.
Io sono la madre di mio padre
Io sono la sorella di mio marito
Ed egli è il mio figliolo respinto.
Rispettami sempre
Poiché io sono la scandalosa e la magnifica.
(Inno ad Iside III o IV sec d.C)
Sono sicura che avete già avuto l'occasione di leggere questo bellissimo inno ad Iside. Credo comunque che rileggerlo sia sempre un piacere. L'ho pubblicato per mettere in evidenza come l'essere umano (e lo stesso si potrebbe dire delle divinità che, come ben sappiamo, hanno spesso desideri e vizi umani nelle leggende) sia un essere profondamente contraddittorio. E che molto spesso, ciò che mostra l'apparenza non è sempre la realtà. Magari farò una riflessione più approfondita in futuro su quest'inno, per adesso torniamo a noi.
Ho deciso di pubblicarlo soprattutto per le prime righe:
“Io sono la prostituta e la santa
Io sono la sposa e la vergine”.
La parola “vergine” non deve far nascere nella mente del lettore l'idea di una divinità (o archetipo) casta e pura da un punto di vista sessuale. Questa visione del divino femminile vergine e “non corrotto” dal seme, è in realtà molto più cristiana di quanto si pensi.
La verginità fisica ha rappresentato in molte culture, soprattutto nelle caste divine, una limitazione. Come dice una frase del film Le nebbie di Avalon “Cosa può sapere una vergine delle sofferenze umane?”. Una frase simbolica ma di grande effetto.
La limitazione si trova nell'incapacità di aver provato la sofferenza del parto, le difficoltà di aver allevato un figlio, averlo visto crescer e sbagliare, senza a volte, vederlo più tornare sulla giusta strada. Una parte delle sofferenze umane quindi, veniva considerata fuori dalla portata della vergine. Ecco che le divinità femminili più potenti avevano una sessualità forte e molti inni descrivevano proprio l'atto sessuale.
La fase della vergine deve essere letta quindi in chiave simbolica. È la fase vissuta da quelle donne che ancora riescono a rintracciare in qualsiasi gesto e pensiero la meraviglia della vita. Che sanno stupirsi delle cose belle. È un passaggio inevitabile per ogni donna, ma che viene sperimentato ogni mese durante la fase pre-ovulatoria.
Esuberanza, dinamismo, incapacità di star ferme a lungo e la necessità di fare e strafare, anche a costo di commettere errori (anche questi importantissimi per la crescita). La donna della fase della vergine vuole mostrarsi per ciò che è e si sente stanca delle limitazioni imposte dall'esterno.
La fase della vergine è una direzione naturale della vita femminile, deve essere attraversata. Ma deve anche terminare prima o poi per lasciar lo spazio alla fase successiva. Se così non fosse sperimenteremo un senso di frustrazione e un incapacità di controllarsi che porterebbe alla totale insoddisfazione.
Quando il passaggio avviene, l'esuberanza inizia a trasformarsi in azione mirata. Lo stupirsi di ogni cosa diventa consapevolezza che il mondo è fatto di cose belle e cose meno belle. L'errore si tramuta in esperienza. Il desiderio di attività continua e la forte sessualità vengono placate dall'amore e dal desiderio di fare le cose quando è necessario farle. Passato il primo istinto di fare più delle proprie possibilità, arriva la consapevolezza di chi siamo e di cosa vogliamo e le energie verranno focalizzate per raggiungere determinati obbiettivi.
Proprio come accade con la luna crescente nel cielo, che fa gonfiare i mari e tutti i liquidi, anche noi ci sentiamo pronte ad “aggredire la vita” e far gonfiare ogni progetto. Il seme viene piantato e innaffiato, ma dovremo aspettare la fase successiva per cogliere i frutti dal nostro albero della vita.
Claudia Lemmi
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