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Riflessioni Filosofiche

Riflessioni Filosofiche   a cura di Carlo Vespa   Indice

 

La massa

Di Alfredo Canovi   Agosto 2011
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L’unione nel matrimonio
Con questo atto si creerà un vincolo “legale” fra le due parti.
Adesso però voglio uscire un attimo dall’argomento perché si impone la necessità di spiegare una mia tesi importantissima per la vita di coppia; è necessario capitalizzare questo momento per riuscire a far durare il rapporto per lungo tempo, poiché la fase della passionalità che si è creata nelle due precedenti “mosse” non è eterna, tende a scemare dopo che ci si accorge dei difetti, piccoli o meno che ognuno di noi ha ma che nei due step precedenti tenevamo ben nascosti all’altra, questo è anche il momento in cui “tutti i nodi vengono al pettine”.
E’ fondamentale quindi, proprio in questo periodo, che comunque rimane un momento di scontro caratteriale, fare uno sforzo su se stessi per riuscire a “smussare gli spigoli”, per applicare a noi quella necessità di cambiare un poco per venire incontro alle esigenze dell’altro, poiché ora e solo ora, fino a che è forte il legame passionale, molte colpe vengono perdonate, passato questo momento aureo, le medesime colpe riescono a procurare una spaccatura insanabile tra i due.
Anche qui riscontriamo diverse tecniche affabulative, che sono:
Soprannomi; eufemismi ed estrapolazione non garantita.
Tutte questo sono specialità di difesa, servono cioè a mantenere la vittima nella sua condizione di accondiscendenza impedendo intromissioni da parte di altri.
Così, si utilizzeranno soprannomi negativi per identificare il nemico, “terrorista” piuttosto che “Fascista”, “Bolscevico” ecc… questo perché, nella menta della “Vittima” si crei la relazione tra questo parole ed alcune tipologie di persone.
"I nomi negativi hanno giocato un ruolo tremendamente potente nella storia del mondo e nel nostro sviluppo individuale. Hanno rovinato reputazioni, spinto uomini e donne a conseguimenti notevoli e altri in galera, hanno provocato talmente rabbia da spingere uomini in battaglia a massacrare altri uomini. Sono stati e sono tutt'ora applicati a persone, gruppi, gang, tribù, college, partiti politici, quartieri, stati, parti del paese, nazioni e razze." (Institute for Propaganda Analysis, 1938)
Per eufemismo si intende normalmente una figura retorica che utilizza, per parlare di qualcosa non molto gradevole, parole “leggere” per renderlo il più accettabile possibile, oppure dire qualcosa di brutto in un modo educato.
Ad esempio, si utilizza la parola “andarsene” anziché morire, oppure il classico “E’ una persona interessante” per definire qualcuno che non rispecchia i tuoi canoni stilistici.
Quindi il propagandista utilizzerà questi termini “Corretti” per far sì che l’opinione pubblica non si scuota troppo nel valutare la realtà del suo operato.
Estrapolazione non garantita.
La tendenza a fare enormi predizioni sul futuro sulla base di pochi e piccoli fatti è un comune errore logico.
Come puntualizza Stuart Chase, "è facile vedere la persuasività in questo tipo di argomenti. Spingendo un caso al limite... si costringe l'avversario in una posizione più debole. L'intero futuro è schierato contro di lui. Messo sulla difensiva, ha difficoltà a smentire qualcosa che non è ancora accaduto.
L'estrapolazione è il termine con il quale gli scienziati chiamano queste previsioni, con l'avvertimento che devono essere usate con prudenza. Un'illustrazione familiare è quella di un guidatore che avendo trovato tre pompe di benzina al miglio lungo un percorso dell'autostrada di Montreal in Vermont conclude che ci devono essere molte pompe di benzina fino al polo nord. Disegni due o tre punti, tracci una curva che li attraversa e la estendi indefinitamente." (Chase, 1952).

 

“Perchè la propaganda abbia efficacia sull’uomo, oltre a determinati standard di vita, è necessaria un’ altra condizione: la presenza di un livello minimo di cultura. La propaganda non può avere effetto ove la gente sia estranea alla cultura occidentale. Parliamo di intelligenza; alcune tribù primitive sono sicuramente intelligenti, tuttavia la loro intelligenza è estranea ai nostri concetti e consuetudini. Ci vuole una base – per esempio l’istruzione; un uomo non in grado di leggere sfuggirà a gran parte della propaganda, come pure lo farà un uomo non interessato alla lettura. Un tempo si pensava che imparare a leggere fosse prova del progresso dell’umanità; ancora adesso il declino dell’analfabetismo viene celebrato come una grande vittoria; si condannano i paesi con un’alta percentuale di analfabeti; si ritiene che leggere porti alla libertà. Tutto ciò è opinabile dal momento che la cosa importante non è tanto il saper leggere quanto la capacità di comprendere quello che si legge, di rifletterci sopra ed essere in grado di giudicarne il contenuto.

 

Al di fuori di questo, il leggere è privo di significato (inoltre distrugge innate qualità mnemoniche e d’osservazione). Ma parlare di facoltà vitali e discernimento significa spingersi ben oltre l’istruzione primaria e prendere in considerazione un’esigua minoranza. La stragrande maggioranza delle persone, forse il 90%, sa leggere ma non esercita oltre la sua intelligenza. Conferisce autorità e valore eminente alle parole stampate oppure le rifiuta in blocco. Questo avviene in quanto queste persone non possiedono sufficiente conoscenza per riflettere e discernere. Essi credono – o non credono – in toto a quello che leggono. E dato che tali individui, oltretutto, sceglieranno l’argomento di lettura più semplice, non il più complesso, si troveranno esattamente al livello in cui la parola stampata può catturarli e persuaderli senza opposizione. Si addicono perfettamente alla propaganda.

 

Non stiamo a dire: “Ah, se venissero fornite loro delle buone letture… se venisse data loro un’istruzione migliore…” Tale argomentazione non ha validità in quanto le cose semplicemente non stanno così. E neppure diciamo: “Questo è solo il primo stadio; presto la loro istruzione migliorerà; da qualche parte bisogna pur cominciare”. Prima di tutto, ci vuole un tempo molto lungo per passare dal primo al secondo stadio; in Francia, il primo stadio venne raggiunto mezzo secolo fa e tuttora siamo ben lontani dal raggiungere il secondo. C’è di più, sfortunatamente. Questo primo stadio ha collocato l’uomo nelle mani della propaganda. Prima che egli possa passare al secondo stadio, si ritroverà in un universo fatto di propaganda. Sarà già formato, adattato, integrato. Ecco perché lo sviluppo della cultura negli stati dell’USSR può avvenire senza pericolo. Uno può raggiungere un livello più elevato di cultura senza smettere di essere soggetto alla propaganda premesso che l’individuo sia stato esposto alla propaganda prima di acquisire facoltà critiche e a patto che la stessa cultura sia inserita in tutto un universo di propaganda. In realtà il risultato più scontato dell’istruzione primaria nei secoli diciannovesimo e ventesimo è stato quello di rendere l’individuo ricettivo ad una superpropaganda (1). Nelle popolazioni occidentali non c’è modo di elevare a sufficienza il livello intellettuale rapidamente, così da compensare i progressi della propaganda. Le tecniche propagandistiche avanzano in modo molto più rapido rispetto alla capacità di ragionare dell’uomo medio che per colmare una tale disparità. Elevare intellettualmente tale individuo al di fuori della struttura propagandistica è praticamente impossibile. Infatti, ogni cosa che avviene e percepiamo intorno a noi testimonia come la propaganda stessa corrisponda alla nostra cultura e questo è proprio quello che le masse sono tenute ad apprendere.
Solo nella ed attraverso la propaganda alle masse viene consentito di accedere all’economia politica, alla politica, all’arte o alla letteratura. L’istruzione primaria fa sì che tale accesso al regno della propaganda non venga negato a nessuno e che tutti si inseriscano nell’ambiente intellettuale e culturale a cui appartengono.

 

L’uomo ignorante non può essere raggiunto dalla propaganda. L’esperienza e gli studi condotti dai tedeschi tra il 1933 e il 1938 hanno dimostrato che in aree remote, in cui la gente a mala pena sapeva leggere, la propaganda non aveva efficacia. Lo stesso discorso vale per l’enorme sforzo compiuto nel mondo comunista per insegnare alla gente a leggere. In Corea, l’alfabeto locale era tremendamente difficile e complicato; così nella Corea del Nord, i comunisti hanno creato un intero alfabeto nuovo con caratteri semplici al fine di insegnare a tutti a leggere. In Cina Mao ha semplificato il carattere nella sua lotta contro l’analfabetismo ed in alcuni luoghi della Cina sono stati creati dei nuovi alfabeti. Tutto ciò non avrebbe particolare rilievo se non fosse che i testi impiegati per insegnare agli studenti adulti a leggere – tra l’altro gli unici testi reperibili – sono esclusivamente testi propagandistici: opuscoli a carattere politico, composizioni poetiche decantanti il regime comunista, estratti dal marxismo classico. Trai i tibetani, i mongoli, gli uyghur e i manchu gli unici testi con i nuovi caratteri sono opere di Mao. Che strumento magnifico per plasmare le menti: agli analfabeti viene insegnato solo il nuovo carattere; ed in quel carattere vengono pubblicati esclusivamente testi propagandistici; di conseguenza, agli analfabeti non viene consentito di leggere – o di conoscere – nient’altro.

 

Inoltre, uno dei metodi più efficaci di propaganda in Asia, fu quello di istituire un corpo “docente” che avesse il compito di insegnare ed indottrinare la gente al tempo stesso. Il prestigio dell’intellettuale – “segnato dal dito di Dio” – ha permesso che asserzioni politiche venissero scambiate per Verità assolute, mentre il prestigio della parola stampata che uno aveva imparato a decifrare confermava la validità di quando affermato dall’insegnante. Alla luce di questi fatti si può affermare senza alcun dubbio che lo sviluppo dell’istruzione primaria è una condizione fondamentale per l’organizzazione della propaganda, sebbene una tale conclusione possa scontrarsi con molti pregiudizi, alcuni ben espressi dalle parole esplicite e assolutamente irrealistiche di Paul Rivet: “Un individuo non in grado di leggere un giornale non è libero”.

 

Questa necessità di raggiungere un certo livello culturale al fine di rendere le persone più ricettive nei confronti della propaganda (2) si comprende meglio osservando uno dei meccanismi propagandistici più importanti: la manipolazione dei simboli. Più un individuo è attivo all’interno della società in cui vive, maggiormente aderirà a simboli stereotipati che esprimono nozioni collettive sul passato e il futuro del suo gruppo. Più stereotipi ci sono in una cultura e più è facile plasmare un’opinione pubblica e più un individuo prende parte a quella cultura e più si rende vittima della manipolazione di quei simboli. Il numero di campagne propagandistiche nell’occidente che hanno per prime avuto presa in contesti acculturati è notevole. Ciò non vale soltanto per la propaganda dottrinale, la quale si basa su precisi fatti ed azioni al livello della gente col più elevato grado di sviluppo, la quale possiede un senso dei valori ed una conoscenza accurata delle realtà politiche, come, ad esempio, la propaganda sull’ingiustizia del capitalismo, sulle crisi economiche o sul colonialismo; è normalissimo che la gente più istruita (gli intellettuali) siano i primi ad essere raggiunti da tale propaganda… Tutto ciò contrasta con l’opinione per nulla convincente che sia solo il pubblico ad inghiottire propaganda. E’ ovvio che l’uomo istruito alla propaganda non ci crede; egli alza le spalle ed è convinto che su di lui la propaganda non abbia alcun effetto. E infatti questa è proprio una delle sue grandi debolezze ed i propagandisti lo sanno benissimo che per agguantare qualcuno prima è necessario convincerlo dell’inefficacia e scarsa intelligenza della propaganda stessa. E’ proprio nel momento in cui si convince della sua superiorità che l’intellettuale diviene il più vulnerabile di tutti a questi raggiri.”
(Jacques Ellul)


Alfredo Canovi

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