Riflessioni Filosofiche a cura di Carlo Vespa Indice
James Lovelock: l'ipotesi e l'idea di Gaia
di Filoteo Nicolini
- Settembre 2022
Questa riflessione nella parte iniziale prende spunti da un articolo di Stefano Dalla Casa apparso su Il Tascabile del 14-07-2021. Sono in debito con lui per le illuminanti sintesi relative alle controversie suscitate dall'ipotesi di Gaia.
James Lovelock è scomparso all'età di 103 anni il passato 26 Luglio. Era chimico di formazione e quando collaborava con la NASA i suoi studi sull'atmosfera di Marte lo indussero a pensare che l'atmosfera della Terra col suo continuo divenire fosse una fucina chimica alla quale contribuiscono gli organismi terrestri.
Nella letteratura Lovelock è considerato il primo a formulare insieme a Lynn Margulis l'ipotesi di Gaia che ora illustreremo. Nella seconda parte mi soffermo sull'idea di Gaia.
L'ipotesi di Gaia dice che la Terra è regolata da una rete di relazioni tra il regno umano, animale, vegetale e minerale, ivi compresa l'atmosfera e gli oceani, tali da stabilire condizioni favorevoli alla vita globale. Si afferma come la biosfera e l'evoluzione delle varie forme di vita contribuiscano agli intervalli di temperatura ottimali, la salinità, l'abbondanza di Ossigeno ed altri fattori che rendono abitabile il pianeta. L'osservazione fondamentale di Lovelock e Margulis fu il disequilibrio tra i valori di Ossigeno, CO2, Metano e N2 che pur si mantengono stabili; si fece anche strada l'ipotesi che la composizione dei suoli non fosse solo risultato della storia geologica del Pianeta ma anche influenzata dalla presenza della vita.
Si cominciò quindi a fondare la nuova scienza della Geofisiologia, per superare la differenza tra le classiche scienze della terra e quelle della vita. L'ardita ipotesi fu che il più piccolo organismo, virus o batterio, fino alla balena e la sequoia, tutti contribuiscano alla conservazione dell'atmosfera terrestre. Nessuno fino allora attribuiva una origine biologica ai diversi tipi di gas presenti nell'atmosfera, ad eccezione dell'ossigeno. Tutti questi gas furono ritenuti troppo abbondanti per essere solo risultato di reazioni fisico-chimiche. Ergo, l'atmosfera sarebbe un sistema fisiologico e non solo chimico.
L'ipotesi è stata all'inizio considerata eretica secondo la visione tradizionale che vuole che gli organismi si adattino al loro ambiente ma non lo alterino. E proprio qui è stata la novità di questo ardire: la parte vivente e quella non vivente interagirebbero costantemente ognuna modificando, modellando e influenzando l'altra in un rapporto continuo. Come dire, gli organismi viventi sono sì influenzati dal loro ambiente ma allo stesso tempo lo modificano.
Punto controverso di Gaia è stata la proclamata omeostasi, che è apparsa a tanti una reintroduzione di argomenti del disegno e finalistici, mentre può essere considerata pragmaticamente proprietà emergente necessaria, conseguenza della dinamica cooperativa dei diversi protagonisti.
Nella storia dell'elaborazione dell'ipotesi gaiana ci sono stati vari fatti comprovati e nuove scoperte, insieme a interpretazioni variabili, rettificazioni e cambiamenti di punti di vista. Il tema di fondo della ricerca di James Lovelock si muove tra due interrogativi presenti nella comunità scientifica negli anni '60: raffreddamento o riscaldamento del pianeta? Si scoprì che le violente eruzioni vulcaniche e certe attività industriali immettevano nell'atmosfera quantità massicce di sostanze schermanti per la radiazione solare. Ciò in particolare nel periodo bellico e post bellico. Intanto Lovelock da giovane collabora con una ricerca finanziata dalla Shell per stabilire se i combustibili fossili possano alterare il clima. La risposta è sì, il riscaldamento è legato all'aumento di CO2, mentre si sa che il raffreddamento si deve alla foschia, entrambe di origine umana.
Quindi alcuni inquinanti come i solfati e gli aerosol furono riconosciuti come generatori di effetto foschia, mentre alle emissioni di CO2 veniva correttamente attribuito l'effetto serra antagonista. L'innovazione tecnologica e politiche ambientali volte a migliorare l'aria dei centri urbani poi hanno ridotto tali emissioni causa di torbidità atmosferica, mentre le emissioni di gas serra sono cresciute a dismisura.
In questi anni in Lovelock si fece strada l'idea del pianeta vivente, come pensiero riassuntivo e fecondo.
Contemporaneamente si stavano cercando fonti naturali di opacità atmosferica che potessero raffreddare la Terra e competere con gli altri inquinanti, e si credette di trovarle in certe alghe marine diffusissime negli oceani, capaci di emettere sostanze che poi nell'alta atmosfera agissero con effetto di schermo per la luce solare.
Qui sorse la domanda che stimolò le ulteriori ricerche: questa opacità schermante poteva forse far parte di un circuito di omeostasi, dove i composti derivati dalle alghe marine raffreddano la Terra e contrastano il riscaldamento da CO2?
In altre parole, l'immissione di gas derivati dalla combustione fossile antropica, quella che ha assunto dimensioni drammatiche nell'attualità, forse poteva essere bilanciata dal ruolo schermante delle alghe marine di origine naturale? Di qui si formulò l'ipotesi da provare che il sistema potesse avere capacità di adattamento e stabilità sfruttando questa specie di duello all'ultima molecola.
Molte interpretazioni e speculazioni sono sorte da allora da quella che era ancora una ipotesi. La principale è stata la credenza che l'influenza dell'essere umano sul clima globale e la responsabilità antropica del cambiamento climatico potesse essere neutralizzata, affidandola all'azione regolatrice e benefica della Natura. Tale credenza ha alimentato col passar del tempo il negazionismo del cambiamento climatico. In questo hanno contribuito le campagne orchestrate dalla Shell e Dupont per minimizzare l'impatto sul clima di origine antropica. Le idee di Lovelock in certe fasi della complessa vicenda sugli inquinanti possono essere state interpretate come giustificazioni per le politiche industriali in contrasto con gli allarmi degli ambientalisti.
Lo scenario si arricchì poi di una nuova scoperta di Lovelock, quella relativa ai cloro fluoro carburi (CFC) di produzione umana che rimangono nell'alta atmosfera e distruggono l'ozono che ci protegge. Si scoprì però che vari processi naturali derivati dalle alghe immettevano quantità considerevoli di composti di Cloro, forse maggiori dei CFC di origine industriale. La biosfera era capace o no di regolare quella riduzione dell'Ozono che proviene in fin dei conti anche dalle sue alghe oceaniche?
Il dibattito andò avanti fino a quando si scoprì il buco enorme dell'Ozono sull'Antartide e allora di fronte all'evidenza finalmente i CFC furono banditi.
Lovelock comprese a tempo i rischi del riscaldamento globale di origine antropica e ne denunciò i pericoli per il clima. È stato cosciente dei limiti descrittivi della sua creatura, consapevole dei pericoli delle estrapolazioni dei modelli, nei momenti in cui nuove scoperte e nuove misure lo conducevano a rettifiche e revisioni.
Alcuni insegnamenti che dovremmo trarne. Ho parlato dell'idea di Gaia, laddove nella letteratura si parla di ipotesi o di teoria. Considero importante ribadire che dovremmo meditare a lungo su di essa come feconda concezione della Natura che ha l'opportunità di enunciare le sue leggi.
Pure, oggi non si vuole pensare, ma solo guardare con i sensi e leggere negli strumenti. Si è perduta ogni fiducia nel pensiero, non lo si ritiene capace di penetrare nei segreti del mondo e della vita. La sola cosa che si ritiene possibile è ridurre i dati dell'esperienza a sistema.
L'idea del Pianeta vivente è una intuizione proficua e suggestiva, valida per tutti gli oggetti che contempliamo, unitaria nella molteplicità dell'apparenza sensoriale.
Lovelock ha avuto la singolare capacità di contemplare e pensare con gli occhi dello spirito. Tutte le scoperte scientifiche come questa dipendono dal fatto che chi indaga sa osservare accompagnato dal giusto pensare. La scienza sperimentale invece si aggira perplessa nel vasto regno dei fenomeni, dove il mondo dei sensi diviene una molteplicità complessa, perché spesso non ha nel pensare l'arma per penetrare. A mio avviso, spiriti come Lovelock contrappongono a questo ondeggiare continuo l'idea quale elemento costante, quel quid estratto dall'esperienza e tenuto fermo. Allo stesso tempo, lo scienziato inglese ha condotto ricerche, formulato ipotesi, rettificato conclusioni, ovvero si è “impantanato” nella prassi della ricerca che deve indagare dettagli e parti separate. Ma l'idea è rimasta invariata e illuminante.
L'idea di contemplare Gaia come una fitta rete di relazioni tra i Regni della Natura, gli oceani e le vaste masse atmosferiche deve guidarci come una scoperta fondamentale. È la natura qualitativa del nostro Pianeta, tradotta in idea, la quale vive nel nostro spirito come vive nel vasto oggetto che è la Terra. È una presa di coscienza a cui non possiamo rinunciare.
Se riconosciamo al pensiero la facoltà di percepire oltre quello che i sensi percepiscono, dovremmo necessariamente riconoscergli la facoltà di albergare idee che sono anche esse al di là della percezione sensibile. Su questo cammino siamo impegnati, e l'idea di Gaia ci conduce al riconoscimento di una unione più vasta, opposta a quella credenza che vorrebbe Regni separati e disconnessi.
Come detto nel Faust di Johann Wolfgang Goethe:
“Come tutto s'intesse nel gran tutto ed ogni cosa nell'altra opera e vive…”
Filoteo Nicolini
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