Aletheia
di Emanuela Trotta - indice articoli
L'omologazione
Novembre 2023
Viviamo in un’epoca frenetica, dove tutto muta, senza riferimenti, sicurezze, punti d’incontro, un’epoca dove non è più importante distinguersi dal gruppo, ma omologarsi ad esso. Ogni individuo è un soggetto unico e irripetibile, ma oggi sembra che tutti siano uguali, non tanto nel modo di pensare o di condividere determinate ideologie, quanto nel modo di apparire.
Un mondo che non tollera differenze, un mondo omologato che non accetta modi di pensare non omologati, subito liquidati come inaccettabili. Viene chiamata uguaglianza quella che dovrebbe essere chiamata indifferenziazione, nella quale trionfa incontrastata la disuguaglianza.
Non stiamo vivendo il trionfo della libertà, ma una fuga alienante verso l’omologazione di massa, verso le mode consumistiche, che promettendo a tutti le stesse cose, generano una forma di livellamento mediante una finta diversificazione. L’uomo ha la sensazione di esercitare una sua piena libertà, ma si attiene, invece, all’indifferenza.
L’indifferenza è il modo più rassicurante di convivere con l’alterità e la diversità.
La tendenza all’individualismo, all’edonismo, alla creazione di una barriera protezionistica verso il prossimo hanno permesso il trionfo dell’indifferenza.
Questa cultura sembra essere riuscita ad anestetizzare, a stordire l’uomo al fine di allontanarlo dalla consapevolezza del proprio malessere interiore.
L’uomo di oggi deve poter cominciare ad essere depresso per poter trovare nel consumo la propria cura illusoria. In un mondo in cui tutto è possibile e dove essere felici è eretto a valore massimo diventando quasi un dovere, può risultare traumatico fallire in un compito così importante. L’individuo contemporaneo, nei suoi tentativi di apparire sempre felice, rivela tutta la gravità della propria disperazione quotidiana. L’uomo è fragile e vulnerabile, smanioso di essere ascoltato, rassicurato, in preda a un’ansia costante.
Non è una società per essere pensanti, non ci si pone domande e quelle poche che appaiono nella mente trovano delle risposte già confezionate da altri.
L’omologazione ha come scopo quello di annichilire il pensiero critico.
La società delle immagini sembra prediligere l’assenza del pensiero critico, preferendo fornire l’illusione di essere liberi di pensare, perché una società di automi appare più controllabile. Come si può credere di essere liberi, quando siamo così visibilmente simili in tutto, dal modo di vestire a quello di pensare?
E' una società popolata da una massa uniforme che si muove all’unisono, condividendo desideri, opinioni e pensieri, gioca con le illusioni, induce comportamenti prestabiliti, ci suggerisce cosa fare, cosa dire, a cosa pensare, garantendoci l’illusione di essere noi i liberi artefici di quanto facciamo, diciamo e pensiamo. E grazie a tale illusione, ci sottrae la voglia di metterci in discussione, di provare a dubitare delle nostre convinzioni, perchè ci rende arroganti e presuntuosi.
Quotidianamente veniamo inondati dalle informazioni, ma ciò non comporta un conseguente aumento delle nostre conoscenze, in quanto quello che manca è il pensiero critico, ovvero la capacità di discernere le informazioni vere da quelle false e di analizzarle. Sono molti gli individui che provano una grande soddisfazione nel proclamarsi grandi conoscitori di qualsiasi cosa di cui abbiano solo poche nozioni di base. Paradossalmente nonostante questa sovrabbondanza di notizie, diffuse da fonti più o meno autorevoli, siamo incapaci di distinguere quelle attendibili e quelle che non lo sono. Non si può accettare e assorbire le informazioni in modo passivo, ma sarebbe opportuno imparare a mettere in dubbio ciò che viene proposto, perché il dubbio è ciò che porta a mettere in discussione, a capire e ricercare la verità.
Emanuela Trotta
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