Aletheia
di Emanuela Trotta - indice articoli
L'incontro con l'altro
Marzo 2024
Fin dall’inizio la nostra esistenza presuppone necessariamente l’incontro con l’altro, nessuno può da solo realizzare pienamente il progetto di esistere.
L’apertura con l’alterità non è semplice e immediata, ma faticosa: ognuno porta con sé i propri sentimenti, i propri stati d’animo, ognuno è depositario di un proprium che rende unici e irripetibili.
Nella parola in-contro siamo di fronte a “in” che implica un andare verso, e quindi un atteggiamento di apertura e di accoglienza, e ad un “contro” che, invece, implica resistenza, opposizione. Entrano in gioco l’esperienza del limite e l’esperienza della speranza, entrambe necessarie per stabilire un incontro con l’altro, dove non ci siano chiusura o distacco dall’altro, ma l’intrecciarsi di una relazione in cui ognuno fa esperienza dell’altro, accettando il rischio, ma anche l’opportunità di conoscersi.
Ognuno di noi, nella relazione con l’altro, porta un proprio bagaglio, che va oltre la sua essenza. Ci portiamo dietro le nostre radici, le vittorie, le sconfitte e la solitudine della propria interiorità.
L’altro che si pone di fronte induce a mettersi in discussione, chiamando ad un confronto al quale non ci si può sottrarre, perché la propria identità si arricchisce solo attraverso la relazione con l’alterità, che, anche se spaventa non può essere preclusa.
Ogni incontro, così come ogni dialogo, è esposto al rischio della non-comprensione e tuttavia porta dentro sé una possibilità.
Costruire la relazione è un obiettivo di primaria importanza, in quanto significa costruire un rapporto di reciprocità, un legame tra due persone che si accolgono; accogliere è lasciare spazio all’altro, gettare un ponte per favorire la costruzione dell’identità. L’identità nasce da un rapporto dell’individuo con la sua soggettività e con gli altri. L’Altro è un’identità, un volto, è colui che mi rende unico, che dà significato alla mia presenza nel mondo, è una costante dell’esperienza umana. L’incontro con l’altro è sempre fecondo perché è un susseguirsi di interrogazioni, di conferme, ma anche di conoscenza.
Per comprendere occorre mettersi in ascolto attento dell’altro, senza pregiudizi e senza presunzione, per scoprire che quel volto non è più sconosciuto, ma è il mio stesso volto e che le sue domande, le sue angosce si trovano anche in me e possono trovare risposta solo se collocati in una relazione feconda, tesa all’aiuto reciproco.
Nell’incontro con l’altro, l’essere umano si nutre e arricchisce la propria interiorità.
Spesso il termine alterità fa paura, disorienta, tuttavia, è necessario riflettere sul significato che hanno i rapporti all’interno della nostra vita, con la consapevolezza, che, per quanto la modernità tende ad esaltare il mito dell’indipendenza e dell’autosufficienza, nessuno può fare a meno dell’altro.
Emanuela Trotta
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