Riflessioni sulla Simbologia
di Sebastiano B. Brocchi
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Il Sacrificio del Leone.
Dalla psicologia del profondo alle Cronache di Narnia
Giugno 2008
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In molti miti antichi, in luogo del leone che sacrifica sé stesso, troviamo il tema del sacrificio-abbattimento del leone da parte dell’eroe che con esso ha precedentemente combattuto, dalla mesopotamica “Epopea di Gilgamesh” (che combatte i leoni), al libro ebraico dei “Giudici” (in cui Sansone, investito dello Spirito del Signore, «squarciò il leone come si squarcia un capretto») alle elleniche fatiche di Ercole (il quale è noto per aver ucciso il leone nemeo).
Miti in cui l’affrontare il leone e vincerlo può essere letto come prova di forza da parte dell’eroe, ma anche come vittoria sulla forza bestiale da parte della forza intellettiva-spirituale(l’uomo interiore che vince l’animale interiore).
Ma è forse nell’iconografia alchemica che il sacrificio del leone assume con maggiore precisione le sembianze descritte da Lewis: l’animale abbattuto a scopo magico-rituale su un altare di pietra.
In Alchimia il leone è simbolo dell’Oro o dello Zolfo, sostanze che nei testi ermetici sono termini metaforici, usati per indicare l’Io.
Sacrificare il leone significava immolare l’Ego inferiore, ricettacolo della superbia (lo troviamo in questa veste anche nel Canto I della “Divina Commedia”) e dell’illusione dell’individualità, che ci impedisce di scorgere il continuum coscienziale che ci lega alla Causa. Immolare il Leone-Zolfo-Ego sulla tavola di pietra che rappresenta la Pietra Filosofale, ossia il punto sorgivo della Consapevolezza in cui muore l'Io per incontrare la totalità.
E come l’Aslan de “Le Cronache di Narnia”, anche il leone alchemico resuscitava dopo la morte, spesso in forma di leone alato, ad indicare lo Zolfo purificato, simbolo dell’Io divino ritrovato nel nucleo profondo di noi stessi. E qui si giocava sulla comune origine dei termini “Zolfo” (Teon) e “Dio” (Teos).
Leone e leone alato, fra l’altro, divengono rispettivamente, nello splendido libro di Christian Jacq, “Le Voyage Initiatique”, il ventiseiesimo e il trentunesimo grado della via di saggezza tracciata dai simboli della Cattedrale di Metz.
Eccoci, credo, ben più vicini all’archetipo di quanto non fossimo all’inizio. Spero che i sentieri interpretativi imboccati in questo articolo possano gettare nuova luce sull’insieme dell’opera di C. Lewis, dimostrando che proprio come nella storia di Narnia, dietro i giacconi appesi non finisce l’armadio guardaroba, ma si aprono magici orizzonti tutti da esplorare...
Sebastiano B. Brocchi
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