Riflessioni sui Nativi Americani
di Alessandro Martire - indice articoli
Le origini dei nativi delle praterie
Giugno 2011
Di Alessandro Martire
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Le abitudini sociali
I Nativi delle pianure erano Popolazioni che vivevano in armonia con l’ambiente che li circondava, combinando la loro esistenza con le stagioni e con le forze della natura.
La vita sociale si basava su un profondo legame che accomunava tutti i singoli componenti di un clan, profondo rispetto reciproco, lealtà senso di giustizia e di generosità erano alcune delle virtù essenziali di un Nativo; e nel rispetto di queste, l’intero villaggio viveva.
La vita sociale si articolava su quattro livelli principali:
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Sul profondo legame esistente all’interno di un clan (meglio però definirlo come “tyospaye” o famiglia in “senso allargato”) che accomunava ogni persona in un vincolo inscindibile.
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Sul legame esistente all’interno di un intero villaggio e che si manifestava nella celebrazione di eventi sacri, nella caccia comune al bisonte, nelle danze sacre, e nelle frequenti migrazioni. Ogni singola persona, sebbene mantenesse la propria autonomia, era consapevole di appartenere ad un tutto (che era poi il villaggio intero) e che doveva di conseguenza adoperarsi per il bene di ogni singolo componente senza fare azioni a livello personale che avrebbero potuto portare a drastiche e pericolose conseguenze per tutti.
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Sulla libertà di ogni singolo di svolgere tutta una serie di attività che ricadeva nella propria sfera di azione quale i commerci e scambi a livello personale con altri membri del villaggio, i fidanzamenti e gli sposalizi e organizzare piccoli gruppi per razzie di cavalli o piccole scorribande contro tribù nemiche,etc.
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Sulle società create all’interno di uno stesso villaggio. Queste associazioni interne nascevano o perché ricopiate da altre o perché derivanti da sogni e visioni. Attraverso le visioni si definiva il significato e il ruolo delle nuove società, il numero dei suoi componenti, i simboli sacri che essa avrebbe avuto e le danze che si sarebbero dovute svolgere. Una volta che il Consiglio degli anziani legittimava la creazione di questa società altri componenti del villaggio erano invitati a parteciparvi e così la società iniziava ad operare sia internamente sia esternamente al villaggio.
Si potevano avere, all’interno di un villaggio, anche più società, ed il relativo ordine gerarchico era determinato dall’anzianità.
Alcune società erano riservate ai soli uomini, altre avevano come ausiliare le donne che avevano ruoli minori e quest’ultime, non potevano mai partecipare a quei determinati riti riservati ai soli componenti maschili.
Si avevano alcune società composte da sole donne.
Certamente quelle che avevano ruoli più importanti erano le società guerriere i cui compiti erano molteplici, come mantenere l’ordine sociale all’interno del campo, organizzare le battute di caccia, punire coloro che violavano norme sociali contro patrimonio comune, assicurare la sicurezza del villaggio e la prosperità dello stesso. Il leader del campo non dava il monopolio del controllo sociale ad una sola società ma ciò si aveva a rotazione fra più società sostituendone spesso i membri fino ad eseguire una rotazione di tutte le società e di tutti i componenti per poi ricominciare questo cerchio.
Vi erano 2 tipi di società guerriere:
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quella basata sulla gerarchia relativa all’età dei suoi membri
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quella non basata sull’età.
Nella società che si basava sull’età ogni ragazzo a partire dai 15 anni doveva passare attraverso varie fasi,mentre in quella non basata sull’età un uomo restava membro del gruppo per tutta la durata della sua vita di guerriero mantenendo la sua posizione pressoché immutata.
La consistenza delle società guerriere variava da 10 a 60/70 componenti circa.
Ogni società aveva il suo nome, i suoi segni distintivi, il suo tipi sacro, le proprie danze, il proprio fagotto di medicina (vedi: Il concetto del "sacro" nelle culture delle popolazioni aborigene del Nord America). Anche le acconciature variavano da società a società si può prendere come esempio la suddivisione in società tra i piedi neri, qui si avevano le seguenti società:
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LE COLOMBE ( composta da soli ragazzi giovanissimi)
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LE ZANZARE (giovani che già partecipavano alla guerra)
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I CORAGGIOSI (guerrieri con esperienza)
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I CANI CORAGGIOSI (gruppi di guerrieri appartenenti al clan del coyote talvolta con specifiche mansioni di esploratori)
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LE VOLPI
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I TORI che avevano il grado gerarchico più elevato ed erano anche i più anziani.
Spesso i nomi delle società erano gli stessi anche in tribù diverse, ma lo schema gerarchico interno era mutevole.
Le tribù che utilizzavano il parametro dell’età erano: MANDAN – HIDATSA - ARAPAHO - GROS VENTRES.
Le tribù che invece non utilizzavano il parametro dell’età erano: LAKOTA – ASSINIBOINES – CHEYENNE – CROWS – PAWNEES – ARIKARA - WIND RIVER SHOSHONES.
I cree (gruppo etnico di nativi delle pianure) ad esempio avevano una sola società guerriera alla quale tutti i giovani erano invitati.
Tra i Crow ed i Cheyenne ogni membro era volontario, e vi erano varie gerarchie come sopra descritte. I più coraggiosi divenivano poi leaders della società ed onorati e rispettati da tutti i singoli componenti del villaggio.
All’interno della società guerriera ogni membro indossava abiti finemente decorati con aculei di porcospino intrecciati e\o perline. Potevano portare le famose piume di aquila tra i capelli (ognuna delle quali aveva un preciso significato, che poi spiegheremo) ed i leader portavano i copricapi anche con strascico. Ogni membro usava colori e disegni tipici del clan che utilizzava anche per dipingere e contrassegnare il proprio cavallo. Anche le armi così come gli scudi da guerra, per la danza riportavano quei determinati simboli caratteristici del gruppo. Ogni leader e il suo assistente avevano sia le “bandiere”, cioè lance senza punta dalle quali pendeva una striscia di pelle o stoffa e alle quali erano attaccate varie piume di aquila sia il bastone curvo avvolto spesso in pelle o pelliccia simbolo del leader.
Spesso i bambini del villaggio imitavano (così apprendendo ) le società degli adulti, simulando le stesse azioni, e tutto il villaggio era estremamente divertito da questo singolare gioco dei piccoli.
Gli animali svolgevano un ruolo importantissimo in queste società. Infatti ad esempio l’orso, il lupo, la volpe, l’aquila, il cervo, etc. infondevano ai guerrieri i loro “poteri” o qualità essenziali come la forza, il coraggio, l’astuzia, la rapidità e l’eleganza, l’istinto; quindi, molte acconciature, segni distintivi e movimenti replicati nelle danze sacre si rifacevano scrupolosamente alle movenze ed agli atteggiamenti di questi membri delle “NAZIONI- ANIMALI” (bisogna subito precisare che nella cultura dei nativi la parola stessa animale non esiste, si parla di altre “nazioni”).
Ad esempio la società guerriera del lupo adottava come sua acconciatura una pelle di lupo portata sopra la testa che discendeva verso la schiena. I membri di questi gruppi spesso avevano il ruolo di “esploratori”.
Anche le armi utilizzate, ad esempio i manici dei coltelli, erano costruiti con parti di questi animali utilizzandone per esempio la mascella superiore.
Ogni guerriero aveva un suo animale che lo proteggeva, lo consigliava e lo difendeva e questo animale poteva essere stato visto in un sogno od in una visione e quindi poi, per tutta la vita del guerriero, quel particolare essere diveniva la sua guida.
In tutto lo schema sociale il ruolo della danza e della musica era molto importante; attraverso queste arti si esprimevano le proprie sensazioni, le paure, i desideri, le speranze e con esse si innalzavano le preghiere, si raccontavano le storie e gli eventi importanti del gruppo, si insegnava e si tramandava la cultura ai giovani,si mimavano gesta di caccia o di guerra che rimanevano così patrimonio di tutti nel tempo.
I danzatori sempre disposti a cerchio, seguivano sempre un movimento da sinistra verso destra, come il movimento del sole. Se le donne vi partecipavano, generalmente erano disposte in un cerchio interno a quello formato dagli uomini.
Ogni gesto, parola e musica doveva seguire un esatto schema tradizionale e se qualcosa di sbagliato accadeva, la cerimonia doveva cessare. Alla fine di ogni danza seguiva un banchetto al quale tutti partecipavano raccontando antiche leggende, dicendo storie che facevano ridere ed in genere si aveva un senso di gioia e di festa che si spandeva per tutto il villaggio. Questo infatti era uno dei momenti di aggregazione sociale fra i più importanti.
Gli strumenti musicali erano tamburi, fischietti d’osso, sonagli di tartaruga, flauti. Il ritmo del tamburo indicava generalmente il battito del cuore della madre terra ed in particolare il battito cardiaco personale. Tutta la danza doveva avere il ritmo naturale dell’uomo e di madre terra, il tutto si fondeva in un unico suono ed ognuno trovava il suo equilibrio naturale con tutto il creato divenendo parte di questa armonia universale; in esso “Wakan Tanka” (cioè il grande sacro), viveva.
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