Riflessioni sulla Mente
di Luciano Peccarisi - indice articoli
Il cervello e le sue menti credulone
Febbraio 2010
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I pensieri del cervello
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I pensieri della mente
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Lo scrigno delle credenze
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Il nuovo pensiero
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Convivenza delle forme del pensiero
Ogni essere vivente è un credulone, perché crede solo al suo punto di vista. Il pesce a un mondo d’acqua, la talpa di terra, l’uccello d’aria e gli altri a mondi diversi ma sempre a tiro della loro percezione. Anche l’uomo primitivo vedeva il mondo come il resto degli altri animali della sua stessa taglia. Dopo aver inventato il linguaggio però, oltre a credere ai suoi occhi, cominciò a credere anche alle idee della mente. Diventò per questo un altro animale.
Non siamo tutti uguali. Ogni cervello mostra alla nascita delle differenze. Nella culla i neonati possono distinguersi in quelli agitati e calmi, quelli che fanno le smorfie e quelli seri, i lamentosi, quelli che piagnucolano, i curiosi, i pensierosi, gli strillanti, ecc. Hanno il loro caratterino che li destinerà forse anche a certe forme di credenze, di desideri, d’aspirazioni, qualcuno si spinge ad ipotizzare perfino a certi orientamenti politici. Sentiamo spesso affermazioni del tipo: quello non poteva che diventare un estremista oppure era nato democristiano o sarà sempre del partito della pagnotta. Uno è noto per tentare di fregare gli altri, l’altro fin da piccolo era un prodigio; ci sono il generoso e l’egoista. Siamo forse condizionati non poco nello sviluppo della mente da certe caratteristiche del cervello. Eppure la zavorra di partenza non la teniamo in considerazione e diamo per scontato che ciò che crediamo dipenda esclusivamente da una libera scelta. Il nostro pensiero se analizzato potrebbe invece riservarci delle sorprese. Sarà bene tenerlo a mente per non essere troppo sicuri, e mettere sempre in dubbio anche quello che, in genere, non mettiamo mai.
I pensieri del cervello
Consideriamo ‘pensiero’ quello che parte da noi, sotto la nostra diretta responsabilità. Ma c’è una forma di pensiero spesso non considerata che inizia prima di noi, e non dipende dalla nostra volontà. La troviamo quale equipaggiamento di partenza. Questo tipo di pensiero emotivo ‘animale’ fa agire razionalmente. Coloro che non lo sono stati abbastanza non sono sopravvissuti. Le api sono programmate per scegliere il fiore tramite l’odore, il colore e la forma. Questa gerarchia non è arbitraria, ma riflette la costanza e quindi l’affidabilità dei differenti segnali sensoriali in natura: l’odore permane più stabilmente del colore. Al moscone nessuno concederebbe un nome e una mente, tuttavia sta al mondo egregiamente. Ha nei geni scritta tutta la sapienza che gli serve. I pulcini sono attratti dal luccichio e dal brillio, e, spesso, grazie a questo trovano l’acqua. L’essere umano ha una strana preferenza per gioielli e preziosi ma non sa perché. Gli animali credono in un ordine naturale. La zebra riconosce il leone che ha mangiato e sa che in quel momento non è un pericolo, e il leone non si sognerebbe mai di far finta di avere mangiato. Gli animali sanno che un acquazzone prima o poi terminerà, basta aspettare; ma quando c’è un incendio bisogna scappare perché è pericoloso. La sapienza animale è dentro di loro, le credenze che devono acquisire da soli sono poche e non trasmissibili alla prole. Quando gli ordini però non sono sufficienti (non si può prevedere tutto) si deve inventare. Il documentario della BBS, La vita degli uccelli, mostraalcune cornacchie mettere delle noci sulle strisce pedonali, le auto le schiacciano e quando scatta il verde le vanno a prendere. Alcune cinciallegre inglesi hanno imparato a bere il latte dalla bottiglia lasciata davanti a casa. Le scimmie che hanno imparato a lavare in mare le patate pulendole dalla sabbia ed insaporendole col sale, trasmettono quest’apprendimento (come anche le cornacchie e le cince) solo per imitazione. Se su quella isola l’ultima, non viene vista da nessuna altra scimmia, l’usanza si perde. Fare scelte da soli non è cosa facile; e quando la scelta non è univoca può subentrare ansia e irrequietezza; succede anche a noi quando siamo combattuti tra due alternative entrambe valide.
I pensieri della mente
I pensieri degli animali sono in gran parte innati e, come abbiamo visto, sono razionali. Ma anche quelli acquisiti in gran parte lo sono. La conoscenza empirica quotidiana si è sviluppata confrontandosi con la realtà, di conseguenza tende ad essere coerente. Il sistema delle credenze che abbiamo non fa altro che semplificare e sistemare le cose in modo che la mente possa trovare il bandolo della matassa. Mettere ordine in noi e fuori di noi è una necessità. Ogni essere vivente ha un ordine nella testa secondo il suo punto di vista. Quello umano è cambiato, è diventato uno strano organismo che si muove poco e parla troppo. Ha attraversato il guado della conoscenza concreta e il suo punto di vista si è allargato a dismisura. Ora che l’ordine bisogna cercarlo ha cominciato a farsi domande strane, molto diverse dal chiedersi se il leone ha già pranzato. Occorre interpretare e dare un significato al dolore, alla morte, alla pioggia, al sole, alle montagne. Al comportamento e alle credenze degli altri. Bisogna ordinare quello che al nuovo sguardo umano sembra disordinato. Qualsiasi ordinamento è sempre superiore al caos. Il pensiero primitivo cominciò a distinguersi più nettamente in emozione e ragione. Il pensiero magico dei primitivi è un sistema ben articolato in cui tutto deve andare al suo posto e non bisogna lasciarsi sfuggire nessun essere, oggetto o aspetto, per potergli assegnare un posto in seno ad una classe. Come spiegarsi la morte? Una persona in movimento, cresce, lotta, mangia, corre poi si ferma, e rimane immobile fino a decomporsi. Il sole sta in alto nel cielo e non cade mai e nemmeno la luna che di notte illumina la terra. La pioggia, il fuoco, il dolore e il piacere; occorre darne una spiegazione, un senso.
Lo scrigno delle credenze
I nuovi pensieri acquisiti, nati dal bisogno di coerenza e di senso, portano a grandi visioni.
Ma la coerenza non è fra loro e la realtà ma solo una coerenza dei pensieri tra loro stessi. La magia organizzata si chiamò religione. I rituali, i sacerdoti, le gerarchie, i libri, le pratiche, i monumenti, i santuari, i simboli, i linguaggi, i costumi, gli oggetti, dettero ordine a ciò che esisteva in ordine sparso. Come per la musica popolare che finì per generare quel che potremmo chiamare la musica organizzata: musicisti e compositori professionisti, rappresentazioni e regole scritte, teatri, critici, impresari, ecc. La creatività organizzata si chiamò arte; che in realtà, come dice uno dei più importanti storici dell’arte del ‘900 Ernst H. Gombrich, non esiste, ma esistono i singoli artisti. Gli umani che vivevano in gruppo ora vivono in società. Negli animali sociali chi ne viene scacciato e rimane solo é condannato. Se chiedessimo ad una leonessa ci direbbe che la vita è difficile e solo ‘attaccandosi’ ad un gruppo può mangiare. Difficile non pensare a un qualcosa del genere quando sin da piccoli ci si ‘attacca’ ad esempio a una squadra di calcio e poi si tifa solo per quella per tutta la vita.
Gli animali sociali seguono il capo o la matriarca con maggiore esperienza, lo fanno perché un ordine interno mette in testa quel tipo di pensiero emotivo, l’esperienza genetica consiglia di fidarsi del più forte o del più esperto; la confusione è sempre deleteria. Quando gruppi di persone (o masse, grazie all’aumento dell’informazione) seguono uno che chiamano leader e spesso non sanno perché, dovrebbero chiedersi da dove origina quel genere d’attrazione. Perfino la credenza in un Capo soprannaturale costituisce un’esigenza tanto forte quanto poco spiegabile.
In genere le credenze acquisite sono spiegabili; forse se chiedessimo alle cornacchie saprebbero giustificare quel comportamento con la durezza delle noci. Le credenze che sorgono da ordini interni in genere non sono soggette a riflessione; si ‘sente’ il bisogno di farle senza sapere perché. Sono credenze per fede, diverse da quelle che facciamo dopo sperimentazione e vaglio dei pro e dei contro, passibili di una giustificazione, che sono credenze per comprensione.
Il nuovo pensiero
Anche il pensiero scientifico ha bisogno di coerenza. Tuttavia la coerenza va ricercata tra i pensieri (le teorie) e la realtà. Gli animali hanno un’innata curiosità; devono essere curiosi, esplorare quello che sta intorno. Gli è utile perché muovendosi in un mondo pericoloso, conoscendo com’è fatto il territorio possono cercare meglio il riparo e fuggire dalla parte giusta. Gli erbivori ispezionano la vegetazione, i carnivori le prede, gli onnivori sono più eclettici. Forse dalla curiosità animale è sorta la scienza umana. Anche i detrattori più incalliti della scienza usano l’auto, prendono il treno o l’aereo fidandosi del fatto che la capacità scientifica dei progettisti, ingegneri e costruttori sia vera e reale. Prendono l’antibiotico per la tonsillite e l’antispastico per la colica, che se non fosse per la scienza staremmo con infezioni e dolori. Il fatto che nell’utilizzo della scienza vi siano dei gravi problemi è reale, nulla toglie però al concreto avanzamento ed accumulo di conoscenza.
Convivenza delle forme del pensiero
Quello che fa la trasmissione dell’informazione tramite il libro del DNA ora lo fanno i libri scritti con l’ABC dall’essere umano. Da Galilei in poi un’acquisizione se non è accompagnata da ‘scientifica’, è poco degna di nota e rimane una ‘opinione’. Oggi siamo immersi in un mare d’opinioni e d’oggetti scientifici di cui non conosciamo il funzionamento, ma che usiamo facilmente e tranquillamente. Essendo il metodo scientifico appunto un metodo entra solo in una certa percentuale nel modo di produrre pensieri e farsi convinzioni. Il grosso del pensiero e delle credenze non partono dal cervello che sperimenta e s’interroga, ma dal pensiero precostituito che chiamiamo intuito, donatoci alla nascita, e che può essere più o meno buono. Una volta era utile, il risultato di una lunga e difficile vita in competizione con gli altri, che avvisava, suggeriva, stimolava. Ora può essere fonte di gravi errori del pensare e del credere. Siamo portati ad esempio a scommettere che se dopo dieci volte la moneta buttata in aria da testa, all’undicesima darà croce, a ogni lancio invece la percentuale è la stessa. Diamo significato a coincidenze emotive o inquietanti: si racconta per generazioni il fatto che lo stesso giorno e allo stesso posto è morto per incidente ad esempio il padre e il figlio. Se la coincidenza è banale, se a quello stesso punto dopo un anno esatto fossero morti due cani (padre e figlio) investiti da auto, la circostanza passerebbe inosservata; e comunque senza significato. Ci piace credere ai segni zodiacali, alle premonizioni; a non farci troppe domande e di fidarci di persone, fatti e cose che non hanno ragioni valide per meritare quella fiducia. L’intuito (e l’emozione che n’è il substrato) è legato al corpo e al cervello ed è quello che condiziona anche il ragionamento. La Germania nazista per credere ad un’emozione di grandezza distrusse tutta l’intellettualità di primo ordine che l’aveva preceduta. Le emozioni che influenzano le credenze sono belle ma pericolose. Lo stadio infantile dell’essere umano deve ancora essere superato, e chissà se lo sarà prima che il pianeta terra sia fuori combattimento.
Luciano Peccarisi
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