Stiamo vivendo una di tante vite in un Universo Virtuale

Aperto da Andrea Molino, 01 Luglio 2016, 09:52:28 AM

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Andrea Molino

Ho passato molti anni alla ricerca di una teoria "convincente" sulla natura dell'universo e sul senso della vita tentando di conciliare le speranze religiose, con le certezze scientifiche perché non potevo contare sulla Fede ne accettare le limitazioni imposte dalla Fisica: non potevo prescindere dalla logica, ma non riuscivo nemmeno a credere che che la mia vita terminasse nell'oblio.

Ergo, ho continuato a meditare sull'argomento e ad interessarmi a qualunque nuovo spunto di pensiero fino a quando, ho accumulato abbastanza informazioni da riuscire ad unire i puntini e vedere il disegno complessivo: Noi tutti stiamo vivendo in un'ambiente di realtà virtuale!

Nel mio breve saggio, scritto dal punto di vista di un individuo che in qualche modo è riuscito ad entrare in contatto con il suo alter ego reale recuperando la conoscenza, racconto come l'umanità sia giunta a vivere in questo universo virtuale. Nel testo, cerco di proporre argomentazioni che ovviamente non costituiscono una prova incontrovertibile, ma che messe tutte insieme, spero possano almeno insinuare il dubbio.

Sarò lieto di ricevere obbiezioni e confutazioni perché, al momento, io non riesco a trovare una visione più realistica di quella che ho esposto: in effetti, anche se mi dimostrerete che sto sbagliando, in quanto esperto informatico, sono convinto che l'umanità andrà in quella direzione!

Nota:
Inizialmente, dopo la presentazione di Jean, mi ero inserito in un'altra topic: Quante sono le probabilità che esistano altre forme di vita intelligenti?
Per evitare di portare quella topic fuori tema, ho deciso di aprire questa.
Di seguito riporterò le risposte che avevo dato agli interventi di paul11 e di acquario69.

Buona lettura!



Potete leggerlo liberamente su Wattpad a questo indirizzo: 
https://www.wattpad.com/story/74000705-mente-irreale

Spero che accetterete il piccolo fastidio della registrazione, ma potete usare quella di facebook se ne avete una.
Per me il vantaggio è che posso sapere quante volte è stato letto il saggio, e i lettori possono commentare e votare.
La storia è il corso d'opera e la modifico in base a nuove idee e ai commenti dei lettori.

Se, siete assolutamente refrattari alle nuove registrazioni potete leggere il pdf qui: 
http://www.easytarg.com/Documents/Tutorials/MenteIrreale.pdf

Ciao a Tutti!
Andrea

Andrea Molino


CitazioneCitazione da paul11 - 30 Giugno 2016, 10:55:29 am

ho letto fino a pag. 14, un paio di considerazioni:
1) se la tua tesi è che l'uomo problematizza per su anatura, la ritengo vera.
C'è gente a cui vengono incontro i problemi e deve gestirseli.
C'è gente che ha problemi e cerca di  farseli gestire
C'è gente che non ha problemi e li crea agli altri

2) la virtualità
si scontra con la realtà, con la struttura giuridica ad esempio nel telelavoro, con i furti telematici di identità, ecc.
Non solo la struttura legislativa e giuridica non è al passo con i tempi, ma  temo che difficilmente possa esistere una sicurezza telematica, persino con l'home banking, ecc. La virtualità non potrà sussistere da sola.E' ad esempio quando manca l'elettricità, ma assolutamente un'operazione chiurugica deve proseguire con gruppi autogeni d ienergia, ovvero deve sempre esserci un'alternativa reale alla virtualità.

poi proseguirò a leggere............

1) La mia tesi è che nel tentativo di eliminare ogni difficoltà, l'umanità andrà verso un esistenza virtualizzata, poi si renderà conto di aver bisogno delle difficoltà e farà in modo di  ricrearle nel mondo virtuale.

2) Io ritengo che noi tutti stiamo già vivendo in un universo virtuale e che globalmente stiamo ripercorrendo la stessa evoluzione verificatasi in un'epoca precedente.

Comunque proseguendo nella lettura dovresti avere maggiori chiarimenti.

Andrea Molino

#2

CitazioneCitazione da aquario69 - 1 Luglio 2016, 07:04:39

ho letto tutto il tuo libro.

ci avrei trovato delle cose davvero molto interessanti.

personalmente non credo ad una "realtà virtuale" (tecnologico-digitale ecc..) come forse la intendi tu,quello che pero condivido e che forse coincide con il tuo stesso punto di vista e' l'illusione che possiamo avere del reale (che io pero lo intendo come nel mito della caverna di Platone)

leggendo non ho potuto fare a meno di ricordarmi tre film,che a me sono piaciuti moltissimo e che infatti non ho dimenticato;

innanzitutto Matrix,ma ancora di più Nirvana e Strange days..

se non li hai visti te li consiglio perché sicuramente ci puoi ritrovare (ma anche trovare altre nuove considerazioni) molto di quello che hai già scritto

http://www.mymovies.it/film/1997/nirvana/
http://www.mymovies.it/dizionario/recensione.asp?id=24185

..ma anche un bellissimo racconto di Dino Buzzati,dal titolo strani amici

non voglio aggiungere altro su questo racconto ma credo che se lo leggerai,avrai modo di collegare molte cose...
il racconto (purtroppo solo in parte) qui sotto:

Il racconto di Buzzati si apre con il protagonista, Stefano Martella, direttore di una società di assicurazioni, che si ritrova, dopo la morte in una bellissima città. È tutto così ordinato, pulito, bello, che pensa subito di essere arrivato direttamente in Paradiso.

.....guardava la gente per le vie, uomini e donne di ogni età e di varia condizione sociale, tutti però ben vestiti e di aspetto florido. Avevano tutti una espressione favorevole; c'era tuttavia sui volti una specie di fissità, quasi di segreta noia.

"Per forza.......non possono mica continuare a sorridere di felicità per tutto il santo giorno"

Mentre passeggia si affianca una persona che si offre di accompagnarlo in giro per la città. Ad un angolo si ferma una macchina bella, bellissima, con dentro un autista in livrea che aspetta. "È la sua" le dice il suo accompagnatore, Francesco, che gli stava vicino. Giunsero ad un palazzo bellissimo e presto Stefano Martella scopre che era la sua nuova abitazione. "C'era tutto: saloni, studio, biblioteca, sala da biliardo, giardino, naturalmente, con campi da tennis, piscina, laghetto con pesci. E dappertutto servitori che aspettavano ordini." Dopo aver visitato non tutta, sarebbe stato impossibile, ma una parte della casa, Francesco, il suo accompagnatore, gli propone di andare al circolo. Il Martella vi avrebbe trovato un gruppo di amici cari. Intanto, mentre uscivano, l'ex direttore di assicurazioni volle cavarsi una curiosità, con accento furbesco sussurrò alla sua guida: "E donne? Ce ne sono di graziose donnette?" "Che domande - fece l'altro - vuole che manchino proprio qui?"

Il circolo era fantastico, sembrava una residenza degna di un monarca, amici simpatici e tanto divertimento. Allora il Martella fece un'altra domanda, fondamentale: "e malattie? Neanche un raffreddore?" "Tranquillizzati - gli risposte un amico - inutile aspettarsi malattie, tanto non verranno. Non c'è dolore e quindi niente ospedali, manicomi, sanatori. E poi qui nessuno ha paura, di cosa dovremmo aver paura?"

"Neanche quando si fanno dei brutti sogni, degli incubi?! Disse il Martella. "E perché dovresti avere degli incubi? Gli rispose un altro.  Non credo neppure che si sogni, qui da noi.".

Ad un certo punto il Martella, non sapendo più cosa chiedere dice: "ma desideri, desideri ne avrete, dico."

"Desideri di che, se abbiamo tutto. Che cosa resta da desiderare. Che cosa ci manca?

Né desideri, né amore, né rimpianti, , né odi, né guerre, tutto assolutamente tranquillo."

A questo punto un altro amico si alza e dice: "Cavatelo dalla mente. Qui siamo tutti felici, intesi? Niente ti costerà fatica, non sarai mai stanco, non avrai sete, mai ti farà male il cuore alla vista di una donna, mai dovrai aspettare la luce dell'alba rivoltandoti sul letto, come una liberazione."

"Ha un bel passare il tempo, oggi è uguale a ieri, domani uguale a oggi, niente di male ci potrà mai succedere."

Nel luogo dove si trova il Martella, non manca nulla, il problema è proprio questo, non c'è nulla da desiderare. E allora uno degli amici del circolo perdendo il controllo gli dice:
"sei venuto qui a marcire, non hai ancora capito? A migliaia ne arrivano come te, ogni giorno lo sai? E trovano la loro automobile, il castello, i teatri, le donnine, gli spassi... e non hanno malattie, né amore, né ansie, né paure, né rimorsi, né desideri, né niente... Ma non l'hai ancora capito che noi siamo all'inferno?

tratte dal racconto di Dino Buzzati "Nuovi strani amici". Presente nel libro Paura alla scala. Oscar Mondadori, 1984.

nota personale a margine
secondo me l'autore del racconto ha voluto - anche - lanciare un monito per dire di stare attenti nel voler creare o ricreare una realtà ARTIFICIALE/VIRTUALE...perché da tali intenzioni (pseudo-paradisiache) si finisce direttamente all'inferno....oggi dovremmo rendercene più conto di quanto lui a mio avviso aveva già compreso


Grazie per aver dedicato un po' del tuo tempo alla lettura del mio saggio.

Ho visto I film che hai citato e ovviamente ne sono stato influenzato (ho anche citato Matrix nel capitolo "Cronologia").
Non conoscevo il racconto di Buzzati, ma ne condivido il tema, e credo sia stato affrontato in varie forme anche da altri autori.

La mia teoria è scaturita dal tentativo di dare un senso alla mia esistenza perché le risposte fornite dai "professionisti dello spirito e della scienza" non mi convincevano.

Nella cultura di tutte le popolazioni si trovano delle schegge di conoscenza dalle origini incerte e unendo queste informazioni con la mia osservazione del mondo in cui vivo, sono giunto alla conclusione che esiste una spiegazione per ogni cosa che non ha ancora trovato una spiegazione o appare "fuori posto":
"Stiamo vivendo una di innumerevoli vite virtuali".

Nel mio saggio ho cercato di portare abbastanza elementi per consentire al lettore di considerare la teoria almeno come "possibile" e di provare a guardarsi intorno cercando di individuarne gli indizi.

Ultima considerazione: se provate a guardare la direzione in cui sta andando la tecnologia informatica, anche se non volete ammetter di essere già "esseri virtuali", dovrete ammettere che stiamo andando verso una vita sempre più virtualizzata...

donquixote

Citazione di: Andrea Molino il 01 Luglio 2016, 09:52:28 AMHo passato molti anni alla ricerca di una teoria "convincente" sulla natura dell'universo e sul senso della vita tentando di conciliare le speranze religiose, con le certezze scientifiche perché non potevo contare sulla Fede ne accettare le limitazioni imposte dalla Fisica: non potevo prescindere dalla logica, ma non riuscivo nemmeno a credere che che la mia vita terminasse nell'oblio.

A mio avviso sei partito con il piede sbagliato, perchè voler conciliare le speranze religiose con le certezze scientifiche è già affermare una teoria e quindi tutto il discorso è viziato dal pregiudizio di dover dimostrare tale teoria; inoltre le religioni non offrono solo "speranze" ma innanzitutto una dottrina sulla natura dell'universo che bisognerebbe conoscere, comprendere e magari confutare, se del caso, e la scienza non può avere alcuna certezza ma solo formulare ipotesi. Chi vuole veramente effettuare una ricerca seria sulla natura dell'universo dovrebbe liberarsi (come tentò ad esempio di fare Cartesio partendo dal "cogito ergo sum") di ogni pregiudizio di ordine conoscitivo e partire letteralmente da "zero", altrimenti qualsiasi discorso sarà sempre viziato dai suoi schemi culturali e non potrà avere alcuna validità "erga omnes".


Citazione di: Andrea Molino il 01 Luglio 2016, 09:52:28 AM
Ergo, ho continuato a meditare sull'argomento e ad interessarmi a qualunque nuovo spunto di pensiero fino a quando, ho accumulato abbastanza informazioni da riuscire ad unire i puntini e vedere il disegno complessivo: Noi tutti stiamo vivendo in un'ambiente di realtà virtuale! Nel mio breve saggio, scritto dal punto di vista di un individuo che in qualche modo è riuscito ad entrare in contatto con il suo alter ego reale recuperando la conoscenza, racconto come l'umanità sia giunta a vivere in questo universo virtuale.

Ad un certo punto della storia dell'occidente i pensatori che ambivano a cogliere la natura dell'universo hanno ribaltato le carte in tavola e sono passati dall'utilizzo del metodo deduttivo a quello induttivo, che come spiegava Aristotele non potrà mai portare ad alcuna verità certa: non so quanti "puntini" abbia messo insieme tu, ma il tuo esempio mi fa pensare ad un puzzle di qualche miliardo di pezzi e ad un giocatore che da una decina di quelli o poco più pretenda di ricostruire il disegno complessivo. Prova a pensare di quanti "puntini" (informazioni) è composto l'universo, e poi valuta se quelli in tuo possesso ti consentono una ricostruzione credibile o verosimile. Inoltre non bisogna dimenticare che l'universo "diviene" sempre, si trasforma continuamente senza posa, per cui il "puntino" che oggi valuti in un modo domani potrebbe già avere un aspetto diverso.
Bisogna poi tenere presente che l'universo non si riduce alla specie umana terrestre, e meno che mai alla sua versione civilizzata, occidentalizzata e tecnologizzata. Bisognerebbe prima avere un'idea della natura dell'universo nel suo complesso e poi eventualmente collocare la specie umana, e quella moderna in particolare, all'interno di quella e in particolare all'interno della visione complessiva del nostro pianeta.
Non c'è cosa più deprimente dell'appartenere a una moltitudine nello spazio. Né più esaltante dell'appartenere a una moltitudine nel tempo. NGD

acquario69

#4
Citazione di: Andrea Molino il 01 Luglio 2016, 10:44:24 AM
Ultima considerazione: se provate a guardare la direzione in cui sta andando la tecnologia informatica, anche se non volete ammetter di essere già "esseri virtuali", dovrete ammettere che stiamo andando verso una vita sempre più virtualizzata...

questo dovrebbe essere infatti assodato e per quanto mi riguarda lo già affermato già da un pezzo...in uno dei miei ultimi post troverai anche dei link che in qualche modo approfondiscono questa tua stessa considerazione,magari non in maniera specifica ma la sostanza arriva anche a questo punto.

non so quanti anni hai,presumo qualcuno in meno dei miei e può darsi percio che tu nel virtuale ci sei già nato e penso che per te sia pure più difficile poter fare dei paragoni,di cosa significa aver vissuto (e magari non solo per sentito dire ) prima dell'avvento del virtuale...certo questo richiederebbe forse più spiegazioni,ma al momento sorvolo
può questa sembrare del resto una considerazione fuori luogo e un po superficiale ma secondo me non lo e' ed e' importante tenerlo presente..infatti bisogna appunto ammetterlo o sarebbe meglio riconoscerlo (come tu riesci a fare - ed e' già tanto,visto che per molti e' ormai considerato "normale"..compresi quelli più adulti che si sono lasciati assorbire totalmente,come in uno strano oblio..un po quando Buzzati nel racconto descrive gli sguardi atoni degli "abitanti dell'inferno")

quindi non solo la nostra vita e' evidentemente virtualizzata..ma noi stessi stiano diventando virtuali perché la nostra visione si e' rimpicciolita,sta diventando puntiforme,con chiare tendenze solipsistiche.

quindi a me sembra che non stiamo vivendo una delle tante vite in un universo virtuale ma esattamente al contrario stiamo "vivendo" una vita virtuale,chiusa in se stessa al suo interno,in un universo (naturale - "aperto") e che ovviamente non siamo più in grado di "avvertire"

Andrea Molino

Citazione di: donquixote il 01 Luglio 2016, 12:45:15 PM1)
A mio avviso sei partito con il piede sbagliato, perchè voler conciliare le speranze religiose con le certezze scientifiche è già affermare una teoria e quindi tutto il discorso è viziato dal pregiudizio di dover dimostrare tale teoria; inoltre le religioni non offrono solo "speranze" ma innanzitutto una dottrina sulla natura dell'universo che bisognerebbe conoscere, comprendere e magari confutare, se del caso, e la scienza non può avere alcuna certezza ma solo formulare ipotesi. Chi vuole veramente effettuare una ricerca seria sulla natura dell'universo dovrebbe liberarsi (come tentò ad esempio di fare Cartesio partendo dal "cogito ergo sum") di ogni pregiudizio di ordine conoscitivo e partire letteralmente da "zero", altrimenti qualsiasi discorso sarà sempre viziato dai suoi schemi culturali e non potrà avere alcuna validità "erga omnes".

2)
Ad un certo punto della storia dell'occidente i pensatori che ambivano a cogliere la natura dell'universo hanno ribaltato le carte in tavola e sono passati dall'utilizzo del metodo deduttivo a quello induttivo, che come spiegava Aristotele non potrà mai portare ad alcuna verità certa: non so quanti "puntini" abbia messo insieme tu, ma il tuo esempio mi fa pensare ad un puzzle di qualche miliardo di pezzi e ad un giocatore che da una decina di quelli o poco più pretenda di ricostruire il disegno complessivo. Prova a pensare di quanti "puntini" (informazioni) è composto l'universo, e poi valuta se quelli in tuo possesso ti consentono una ricostruzione credibile o verosimile. Inoltre non bisogna dimenticare che l'universo "diviene" sempre, si trasforma continuamente senza posa, per cui il "puntino" che oggi valuti in un modo domani potrebbe già avere un aspetto diverso.
Bisogna poi tenere presente che l'universo non si riduce alla specie umana terrestre, e meno che mai alla sua versione civilizzata, occidentalizzata e tecnologizzata. Bisognerebbe prima avere un'idea della natura dell'universo nel suo complesso e poi eventualmente collocare la specie umana, e quella moderna in particolare, all'interno di quella e in particolare all'interno della visione complessiva del nostro pianeta.

1)
Visto che la nostra vita è fortemente condizionata sia dalla religione che dalla scienza, mi sembra ovvio fare i conti con entrambe le cose e proponendo una visione che contrasta (o supera) entrambe, mi sembra necessario cercare di proporla in modo minimamente "credibile", altrimenti sarebbe solo fantascienza.
Ho avuto un'educazione religiosa completa e sono sempre stato appassionato di scienza, quindi nel mio piccolo, un po' le conosco.
Per concepire la mia teoria, ritengo di essermi liberato piuttosto a fondo dei pregiudizi (ricordo che sostengo di essere in un universo virtuale), ma non voglio prescindere da ciò che conosco e sperimento.

2)
Per concepire una teoria, non è necessario conoscere tutte le informazioni: Newton non ha fatto cadere tutte le mele del mondo per formulare la sua teoria sulla gravità, ma ha colto lo schema generale partendo da alcune osservazioni. Io ho individuato il mio schema mettendo insieme osservazioni provenienti dagli ambiti più disparati, dalle religioni, alle scienze, alla storia, all'informatica ecc.
In ogni caso, si tratta di una teoria tutta da dimostrare o confutare che ho cercato di giustificare e che desidero condividere per capire se risulta interessante ad altri oltre me.
Sono lieto di discutere qualunque elemento che venga portato a confutazione, ma le tue obiezioni, per ora, non sono volte a confutare la mia teoria, ma la mia capacità di proporre una teoria valida.

Andrea Molino

Citazione di: acquario69 il 01 Luglio 2016, 13:53:41 PM
Citazione di: Andrea Molino il 01 Luglio 2016, 10:44:24 AM
Ultima considerazione: se provate a guardare la direzione in cui sta andando la tecnologia informatica, anche se non volete ammetter di essere già "esseri virtuali", dovrete ammettere che stiamo andando verso una vita sempre più virtualizzata...

questo dovrebbe essere infatti assodato e per quanto mi riguarda lo già affermato già da un pezzo...in uno dei miei ultimi post troverai anche dei link che in qualche modo approfondiscono questa tua stessa considerazione,magari non in maniera specifica ma la sostanza arriva anche a questo punto.

non so quanti anni hai,presumo qualcuno in meno dei miei e può darsi percio che tu nel virtuale ci sei già nato e penso che per te sia pure più difficile poter fare dei paragoni,di cosa significa aver vissuto (e magari non solo per sentito dire ) prima dell'avvento del virtuale...certo questo richiederebbe forse più spiegazioni,ma al momento sorvolo
può questa sembrare del resto una considerazione fuori luogo e un po superficiale ma secondo me non lo e' ed e' importante tenerlo presente..infatti bisogna appunto ammetterlo o sarebbe meglio riconoscerlo (come tu riesci a fare - ed e' già tanto,visto che per molti e' ormai considerato "normale"..compresi quelli più adulti che si sono lasciati assorbire totalmente,come in uno strano oblio..un po quando Buzzati nel racconto descrive gli sguardi atoni degli "abitanti dell'inferno")

quindi non solo la nostra vita e' evidentemente virtualizzata..ma noi stessi stiano diventando virtuali perché la nostra visione si e' rimpicciolita,sta diventando puntiforme,con chiare tendenze solipsistiche.

quindi a me sembra che non stiamo vivendo una delle tante vite in un universo virtuale ma esattamente al contrario stiamo "vivendo" una vita virtuale,chiusa in se stessa al suo interno,in un universo (naturale - "aperto") e che ovviamente non siamo più in grado di "avvertire"

Se il 69 del tuo nickname indica l'anno di nascita, non siamo così distanti: il mio è il 71.
Sono cresciuto in campagna e mio padre era del 1919, quindi non solo so cosa significhi vivere in modo "analogico", ma ho avuto la fortuna di ascoltare i racconti di genitori, zii e nonni di un'epoca che nelle zone rurali piemontesi, non era molto dissimile al medioevo...

In generale mi sembra che siamo sulla stessa lunghezza d'onda... 
Essendo un informatico, vedo un certo tipo di evoluzione come naturale e forse inevitabile, anche se abbastanza triste.
Forse se le azioni degli umani non fossero costantemente guidate dalla paura, ci si potrebbe evolvere in un'altra direzione...

Comunque mi rendo conto che l'argomento del mio saggio sia abbastanza estremo quindi, solo per evitare equivoci, ribadisco che la sintesi della teoria è la seguente:
L'Umanità, a un certo punto della sua evoluzione, ha iniziato a vivere in un ambiente di realtà virtuale per il 100% del suo tempo,
La possibilità di vivere in eterno e l'assenza totale di difficoltà, hanno eliminato "il senso della vita".
L'Umanità ha quindi sviluppato un sistema che consente agli individui di vivere qualcosa di simile alla vita "fisica" originale, seppure in un universo virtuale. 
Al termine di una vita pseudo-fisica, è possibile iniziarne un'altra.
In questo periodo storico, noi nelle nostre vite pseudo-fisiche iniziano a percorrere la fase finale che porta alle virtualizzazione e il cerchio si chiude.

sgiombo

Citazione di: Andrea Molino il 01 Luglio 2016, 10:44:24 AM

CitazioneNel mio saggio ho cercato di portare abbastanza elementi per consentire al lettore di considerare la teoria almeno come "possibile" e di provare a guardarsi intorno cercando di individuarne gli indizi.(Andrea Molino)
CitazioneRispondo:
In una realtà virtuale "ben fatta" (forse in Matrix, che non ho mai visto; certamente nei casi, fra loro equivalenti, del "cervello nella vasca" di Putman e del "demone maligno" di Cartesio, malgrado quest' ultimo si illuda, a mio avviso falsamente, di poterlo fare) non é possibile rendersi conto del' inganno, non esiste alcun indizio che consenta di svelarlo (potrebbero farlo, se lo volessero, soltanto lo scienziato pazzo di Putnam o il demone maligno di Cartesio rispettivamente).

Ultima considerazione: se provate a guardare la direzione in cui sta andando la tecnologia informatica, anche se non volete ammetter di essere già "esseri virtuali", dovrete ammettere che stiamo andando verso una vita sempre più virtualizzata...(Andrea Molino)
CitazioneRispondo:

Non può esistere "realtà (cosiddetta) virtuale" senza un "supporto materiale" (per quanto "minimo").

Mangiando "pane" (e magari ottimo e abbondante salame) virtuale" non si campa!

E infatti sono in corso sanguinosissime (e "materialissime") guerre per terre coltivabili, per petrolio o per altri minerali non energetici, per acqua, ecc. (tutte cosa per niente virtuali; tutte risorse materiali tendenzialmente sempre più scarse[/glow]), mentre non ce ne saranno mai per "beni virtuali", che sono facilissimamente riproducibili "a costo quasi zero", "clonabili", "craccabili" o, come si diceva una volta, "piratabili" nel negozietto di computer sotto casa).

acquario69

#8
Citazione di: Andrea Molino il 01 Luglio 2016, 15:41:10 PM
Se il 69 del tuo nickname indica l'anno di nascita, non siamo così distanti: il mio è il 71.
Sono cresciuto in campagna e mio padre era del 1919, quindi non solo so cosa significhi vivere in modo "analogico", ma ho avuto la fortuna di ascoltare i racconti di genitori, zii e nonni di un'epoca che nelle zone rurali piemontesi, non era molto dissimile al medioevo...

In generale mi sembra che siamo sulla stessa lunghezza d'onda...
Essendo un informatico, vedo un certo tipo di evoluzione come naturale e forse inevitabile, anche se abbastanza triste.
Forse se le azioni degli umani non fossero costantemente guidate dalla paura, ci si potrebbe evolvere in un'altra direzione...

Comunque mi rendo conto che l'argomento del mio saggio sia abbastanza estremo quindi, solo per evitare equivoci, ribadisco che la sintesi della teoria è la seguente:
L'Umanità, a un certo punto della sua evoluzione, ha iniziato a vivere in un ambiente di realtà virtuale per il 100% del suo tempo,
La possibilità di vivere in eterno e l'assenza totale di difficoltà, hanno eliminato "il senso della vita".
L'Umanità ha quindi sviluppato un sistema che consente agli individui di vivere qualcosa di simile alla vita "fisica" originale, seppure in un universo virtuale.
Al termine di una vita pseudo-fisica, è possibile iniziarne un'altra.
In questo periodo storico, noi nelle nostre vite pseudo-fisiche iniziano a percorrere la fase finale che porta alle virtualizzazione e il cerchio si chiude.

non solo l'eta non e' affatto distante,persino le esperienze di tipo familiare che hai descritto sono molto simili alle mie

ora mi sembrano più chiare anche le tue intenzioni,non solo per provare a trovare delle risposte ma anche per cercare di inquadrare una possibile ipotesi di evoluzione umana,in chiave un po fantascientifica ma che parte pero da valutazioni concrete e realistiche di cio che vediamo si va trasformando in maniera appunto sempre più evidente...la virtualizzazione che arriva a coinvolgere non solo la vita al nostro esterno ma sopratutto dentro di noi...e se non sbaglio dovrebbe essere pressoché simile a quella che avrei fatto anch'io all'ultimo...solo che io mi fermo li mentre tu prosegui e in qualche modo arriveresti a chiudere il cerchio.

per me il senso della vita viene perso nel momento in cui ci si separa dalla natura,intesa come conoscenza universale,e che secondo me equivale ad una chiusura...forse il virtuale in questo senso può essere stato ed e',sia il suo inevitabile sbocco,sia il voler ricreare come conseguenza successiva,quel "paradiso perduto" ma appunto per via artificiale,(confondendo così le cose,se non proprio invertendole) e rimango infatti dell'idea che un paradiso artificiale dev'essere il peggior inferno,come sottinteso dal racconto di Buzzati

cosa intendi esattamente quando dici;
Forse se le azioni degli umani non fossero costantemente guidate dalla paura, ci si potrebbe evolvere in un'altra direzione...

Phil

A me ha ricordato anche "Il mondo dei replicanti" (goffa traduzione di "Surrogates") in cui, vado a memoria, in un futuro distopico il virtuale si è ormai affermato come interfaccia fra l'uomo e la realtà, al punto che l'umanità dispone del replicante come periferica-definitiva/controfigura per vivere una vita spazialmente differita (sono a casa, mando in giro il mio replicante e, essendo in "simbiosi virtuale" con lui, vivo le "sue" percezioni che innescano anche "mie" emozioni, e la mia vita è quindi surrogata ed iperestesa oltre il sentire locale del mio corpo...).

Citazione di: Andrea Molino il 01 Luglio 2016, 15:41:10 PMLa possibilità di vivere in eterno e l'assenza totale di difficoltà, hanno eliminato "il senso della vita"
Questa "ipotesi di partenza" mi pare una legittima utopia (concordo con Sgiombo che deve avermi letto nel pensiero!): anche nelle tecnologie più avanzate credo sia inevitabile qualche imprevisto, qualche bug o glitch o inceppo, qualcosa che richiami l'imperfezione e la poliedricità che da sempre caratterizza la dimensione umana. Non sempre esiste il farmaco perfetto: alcuni virus, da bravi esseri viventi, si adattano ed altri ne nascono; poi, socialmente, è molto fantasioso supporre un futuro in cui non ci siano guerre, rivolte o tensioni sociali... insomma, l'"assenza totale di difficoltà" (cit.) per quanto sia un ideale non spiacevole, richiederebbe un'umanità ed un contesto globale che possono essere probabilmente solo fantasticati (non a caso hai parlato correttamente di "teoria fantascientifica"...). Dunque non credo che, per ora, ci siano le basi per "chiudere il cerchio"...

Inoltre, anche restando dentro la prospettiva proposta, non è facile intuire come penserebbe un uomo medio in una situazione così differente della nostra: la questione del senso della vita (ammettendo che abbia un senso porla...) potrebbe avere una dimensione tanto diversa da quella attuale, tanto quanto sarebbe differente il mondo in cui si vivrebbe...

P.s. Non ho letto tutto il saggio, ma tutta la realtà virtuale in cui saremmo calati, non ha affatto bisogno di "manutenzione" nel mondo reale? Se ne occupa quel 5% che vive nel "mondo vero" (il che solleverebbe alcune domande oltre che, appunto, la famigerata fallibilità umana anti-perfezione noiosa), oppure è gestita da forme di intelligenza artificiale (e qui Matrix è dietro l'angolo...)?

Andrea Molino

Citazione di: sgiombo il 01 Luglio 2016, 17:01:55 PM
Citazione di: Andrea Molino il 01 Luglio 2016, 10:44:24 AM
Citazione
CitazioneRispondo:
In una realtà virtuale "ben fatta" (forse in Matrix, che non ho mai visto; certamente nei casi, fra loro equivalenti, del "cervello nella vasca" di Putman e del "demone maligno" di Cartesio, malgrado quest' ultimo si illuda, a mio avviso falsamente, di poterlo fare) non é possibile rendersi conto del' inganno, non esiste alcun indizio che consenta di svelarlo (potrebbero farlo, se lo volessero, soltanto lo scienziato pazzo di Putnam o il demone maligno di Cartesio rispettivamente).
Citazione
Non può esistere "realtà (cosiddetta) virtuale" senza un "supporto materiale" (per quanto "minimo").

Mangiando "pane" (e magari ottimo e abbondante salame) virtuale" non si campa!

E infatti sono in corso sanguinosissime (e "materialissime") guerre per terre coltivabili, per petrolio o per altri minerali non energetici, per acqua, ecc. (tutte cosa per niente virtuali; tutte risorse materiali tendenzialmente sempre più scarse[/glow]), mentre non ce ne saranno mai per "beni virtuali", che sono facilissimamente riproducibili "a costo quasi zero", "clonabili", "craccabili" o, come si diceva una volta, "piratabili" nel negozietto di computer sotto casa).
Non so se hai già letto il testo del mio saggio, ma in caso contrario diventa difficile capirsi...
Supponendo che tu l'abbia fatto, puntualizzo che gli indizi a cui mi riferisco, sono le tracce lasciate durante vite precedenti nel tessuto culturale dei vari popoli, nelle varie religioni, nella mitologia, ma anche nella fisica delle particelle o ai confini dello spazio/tempo conosciuto...

Se hai letto il saggio, saprai che il supporto vitale viene fornito da macchine automatiche in un primo tempo, poi grazie all'ibridazione uomo-macchina diventa superfluo. In ogni caso tale supporto è necessario all'umanità fisica originale che vive in una realtà che per noi è "al di là" dell'aldilà...
Nella nostra realtà virtuale combattiamo guerre  per cose che noi crediamo reali e alcuni di noi combattono addirittura guerre per conquistare il Paradiso!

Andrea Molino

Citazione di: acquario69 il 01 Luglio 2016, 17:12:01 PM
Citazione di: Andrea Molino il 01 Luglio 2016, 15:41:10 PM
Se il 69 del tuo nickname indica l'anno di nascita, non siamo così distanti: il mio è il 71.
....
non solo l'eta non e' affatto distante,persino le esperienze di tipo familiare che hai descritto sono molto simili alle mie
....
....
cosa intendi esattamente quando dici;
Forse se le azioni degli umani non fossero costantemente guidate dalla paura, ci si potrebbe evolvere in un'altra direzione...

Almeno per quanto mi riguarda, ma penso di non essere il solo, una parte molto rilevante della mia vita è (o è stata) condizionata dalla paura di morire, dalla paura di andare all'inferno, dalla paura di perdere il lavoro, dalla paura di restare solo, dalla paura di essere emarginato, ecc. quindi ho accettato e accetto quotidianamente una serie di "ricatti" più o meno "limitanti".
Se potessi liberarmi da queste paure (ad esempio se fossi davvero convinto che posso vivere molte altre vite), forse potrei evitare di accettare certi compromessi e sarei libero di evolvermi nella direzione per me più naturale.

Andrea Molino

Citazione di: Phil il 01 Luglio 2016, 17:48:56 PM
A me ha ricordato anche "Il mondo dei replicanti" (goffa traduzione di "Surrogates") in cui, vado a memoria, in un futuro distopico il virtuale si è ormai affermato come interfaccia fra l'uomo e la realtà, al punto che l'umanità dispone del replicante come periferica-definitiva/controfigura per vivere una vita spazialmente differita (sono a casa, mando in giro il mio replicante e, essendo in "simbiosi virtuale" con lui, vivo le "sue" percezioni che innescano anche "mie" emozioni, e la mia vita è quindi surrogata ed iperestesa oltre il sentire locale del mio corpo...).

Citazione di: Andrea Molino il 01 Luglio 2016, 15:41:10 PMLa possibilità di vivere in eterno e l'assenza totale di difficoltà, hanno eliminato "il senso della vita"
Questa "ipotesi di partenza" mi pare una legittima utopia (concordo con Sgiombo che deve avermi letto nel pensiero!): anche nelle tecnologie più avanzate credo sia inevitabile qualche imprevisto, qualche bug o glitch o inceppo, qualcosa che richiami l'imperfezione e la poliedricità che da sempre caratterizza la dimensione umana. Non sempre esiste il farmaco perfetto: alcuni virus, da bravi esseri viventi, si adattano ed altri ne nascono; poi, socialmente, è molto fantasioso supporre un futuro in cui non ci siano guerre, rivolte o tensioni sociali... insomma, l'"assenza totale di difficoltà" (cit.) per quanto sia un ideale non spiacevole, richiederebbe un'umanità ed un contesto globale che possono essere probabilmente solo fantasticati (non a caso hai parlato correttamente di "teoria fantascientifica"...). Dunque non credo che, per ora, ci siano le basi per "chiudere il cerchio"...

Inoltre, anche restando dentro la prospettiva proposta, non è facile intuire come penserebbe un uomo medio in una situazione così differente della nostra: la questione del senso della vita (ammettendo che abbia un senso porla...) potrebbe avere una dimensione tanto diversa da quella attuale, tanto quanto sarebbe differente il mondo in cui si vivrebbe...

P.s. Non ho letto tutto il saggio, ma tutta la realtà virtuale in cui saremmo calati, non ha affatto bisogno di "manutenzione" nel mondo reale? Se ne occupa quel 5% che vive nel "mondo vero" (il che solleverebbe alcune domande oltre che, appunto, la famigerata fallibilità umana anti-perfezione noiosa), oppure è gestita da forme di intelligenza artificiale (e qui Matrix è dietro l'angolo...)?

Probabilmente leggendo tutto il testo, troverai già alcune spiegazioni...
Riporto qui solo una piccola sintesi di alcune considerazioni:
L'umanità che ha creato questo universo virtuale non è la nostra, il livello dell'umano medio di quell'umanità è diversi ordini di grandezza più evoluto del nostro uomo medio e l'evoluzione che ha avuto è una conseguenza della vita virtuale che ha vissuto per decine di anni.
Il problema del senso della vita risiede nel fatto che l'intelletto evolutosi così rapidamente, cozza contro la "natura umana"...

sgiombo

#13
Citazione di: Andrea Molino il 01 Luglio 2016, 17:50:36 PMSupponendo che tu l'abbia fatto, puntualizzo che gli indizi a cui mi riferisco, sono le tracce lasciate durante vite precedenti nel tessuto culturale dei vari popoli, nelle varie religioni, nella mitologia, ma anche nella fisica delle particelle o ai confini dello spazio/tempo conosciuto...

Se hai letto il saggio, saprai che il supporto vitale viene fornito da macchine automatiche in un primo tempo, poi grazie all'ibridazione uomo-macchina diventa superfluo. In ogni caso tale supporto è necessario all'umanità fisica originale che vive in una realtà che per noi è "al di là" dell'aldilà...
Nella nostra realtà virtuale combattiamo guerre  per cose che noi crediamo reali e alcuni di noi combattono addirittura guerre per conquistare il Paradiso!

Non ho letto tutto il tuo scritto perché francamente, trovando gratuite escursioni "a briglia sciolta" della fantasia le prime pagine, mi sembra un' inutile perdita di tempo (per me personalmente, dati i miei interessi culturali, ovviamente!) continuare la lettura.

Per me la tua ipotesi può avere un interesse, accanto a quella del "cervello nella vasca" di Putnam o a quella del "demone maligno" di Cartesio (tutte ipotesi indimostrabili logicamente né tantomeno mostrabili empiricamente essere vere né essere false), come considerazione circa l' infondabilità, l' insuperabile incertezza, l' inevitabile indimostrabiltà che caratterizza qualsiasi credenza che ecceda quella nella realtà delle sensazioni (materiali e mentali) immediatamente esperite (l' insuperabilità razionale, ma casomai solo fideistica e dunque irrazionale, del solipsismo).

Non posso che ripetere che in una realtà virtuale "ben fatta" non é possibile rendersi conto dell' inganno, non esiste alcun indizio che consenta di svelarlo (potrebbero farlo, se lo volessero, soltanto lo scienziato pazzo di Putnam o il demone maligno di Cartesio rispettivamente, autori della "virtualizzazione della nostre esperienze").
Fra l' altro credo che del "tessuto culturale dei vari popoli, delle varie religioni, della mitologia" si possano trovare e si trovino spiegazioni ben più realistiche e convincenti, molto meno strampalate; e non vedo come nella fisica delle particelle o ai confini dello spazio/tempo conosciuto possano trovarsi tracce di una realtà "materiale" nell' ambito della quale ci sia stata applicata integralmente "una realtà virtuale" (vivere in una realtà integralmente "virtuale" nella quale esistessero "tracce" di realtà "non virtuale ma autentica" é un concetto atocontraddittorio, assurdo, senza senso): se vivessimo integralmente in una" realtà virtuale", allora di niente di "autenticamente reale" potremmo avere sentore, salvo che per una deliberata "rivelazione" di chi vi ci avesse relegato (noi attraverso un qualche marchingegno pre-programmato con un "timer" allorché esperivamo il "mondo reale", o altri che siano stati); se invece avessimo ancora qualche "aggancio empirico" con il "mondo reale", allora questo semplicemente dovrebbe essere "evidente davanti a noi", "immediatamente percepibile".

Dunque non si può stabilire se tutto ciò che esperiamo, se tutta la nostra vita, sia reale o solo apparente ("virtuale").
Perciò, anche ammesso e non concesso che sia virtuale, Nella nostra realtà virtuale combattiamo guerre  per cose che noi crediamo -a torto o a ragione- reali e non per cose che noi crediamo -a torto o a ragione- "virtuali".

E allora nella nostra vita, che sia reale o virtuale, ciò che conta, ciò per cui fra l' altro si combattono guerre sanguinosissime, sono le cose ("virtualmente" o meno) reali, e non affatto quelle ("virtualmente" o meno) "virtuali", le quali ultime si possono piratare a bassissimo prezzo nel negozietto del venditore di computer sotto casa: altro che sparare che:

"se provate a guardare la direzione in cui sta andando la tecnologia informatica, anche se non volete ammetter di essere già "esseri virtuali", dovrete ammettere che stiamo andando verso una vita sempre più virtualizzata..."!!!

E inoltre se non ci limitiamo (colpevolmente!) a considerare solo "la direzione in cui sta andando la tecnologia informatica" ma allarghiamo un poco i nostri orizzonti, ci accorgiamo che stiamo irrimediabilmente dissipando le limitate risorse (materialissime) che il nostro pianeta generosamente ci offre e che sono indispensabili alla nostra sopravvivenza reale (e non sostituibile da alcuna pretesa "realtà virtuale") come specie umana!

Phil

[Ho terminato la lettura del saggio]
"Tutta l'umanità si è evoluta spinta dal desiderio di eliminare i problemi, il dolore, la fatica e l'ignoranza, ma quando tutti questi obiettivi sono stati raggiunti, ci siamo resi conto che la nostra esistenza aveva perso senso e motivazione" (p.18)
Presupposto che lascia aperte le domande precedentemente poste: 
è possibile debellare tutte le malattie esistenti senza che ne nascano altre?
è possibile che non ci siano tensioni socio-economiche e ci sia armonia universale fra miliardi di persone?
è possibile che non esista più alcun problema, considerata che la "specialità" della razza umana e crearne (e crearsene)?
Se ammettiamo tutte queste condizioni, il fatto che stiamo vivendo una vita virtuale è il minimo...  ;D


"Avendo raggiunto uno stadio evolutivo in cui non esiste più alcun limite, in cui ogni difficoltà è priva di significato, in cui tutti possono sapere tutto di Tutti e di Tutto, la possibilità di essere felici è stata eliminata insieme alla possibilità di essere infelici" (p.15)
Forse c'è il rischio di confondere conoscenza e felicità: entrambe vengono cercate, ma essere onniscienti non significa essere felici; una società onnisciente e (ammesso e non concesso) immortale (ma dubito che "madre natura" lo consentirebbe...) non avrebbe affatto risolto il problema di cercare continuamente d'essere felice... qui banalizzo molto, ma per intenderci: la felicità che provo guardando i colori di un tramonto, sfiorato dalla brezza estiva dopo una giornata torrida, non ha nulla a che fare con il mio essere immortale o malato o onnisciente; eliminare la possibilità di tale felicità non richiede uno stadio di evoluzione estremo, e se lo richiedesse, allora tale stato di evoluzione non cercherebbe di tornare indietro a ciò che ormai non ritiene più felicità...


"Ergo quando ritorniamo alla vita reale, non vediamo l'ora di tornare a vivere un'altra vita virtuale" (p. 18)
Perché relegare nel virtuale ciò che è possibile realmente? Come dire: migliaia di persone vorrebbero giocare a tennis, ma piuttosto che costruire campi, racchette e palline da tennis, creano in videogioco sofisticatissimo che simuli una partita (e magari rimpiangono anche la possibilità di infortunarsi, per poter poi apprezzare la salute... anche perché con le loro avanzate tecnologie, qualunque infortunio guarirebbe in un'ora, per cui non si rischierebbe molto..). 
Il modo in cui questi "iperevoluti" canalizzano la nostalgia, non mi pare affatto iperevoluto...

Il fatto stesso che l'umanità rimpianga il passato travagliato e imperfetto, al punto di ricrearlo virtualmente, dimostra come tale società "reale" non sia affatto insensibile alla felicità o alle emozioni, ma anzi, abbia fatto del rimpianto/nostalgia il coronamento delle sue estreme possibilità tecnologiche... e resta da chiedersi come mai non ci sia un gruppo di nostalgici che, volendo rompere l'idillio sopito del paradiso, si sia opposto con forza ai tecnocrati che custodiscono la perfezione del Sistema (questa rivolta sarebbe così tipicamente umana...).


"Mi sembra abbastanza ovvio che se nei primi anni di vita, magari a catechismo ci venisse spiegato come funziona questo fantastico ambiente di gioco virtuale, tutta la nostra vita sarebbe decisamente più esaltante" (p. 43)
Al contrario, è come se il mago ti svelasse i suoi trucchi: ucciderebbe l'incanto e il fascino dello spettacolo... oppure, è come se mentre guardi un film, in una scena di pathos o azione, uno dei protagonisti si fermasse, ti guardasse dritto dallo schermo e ti dicesse: "rilassati, in fondo è solo un film..." ...e questa possibilità di mortificante disincanto è uno dei motivi per cui i Conservatori probabilmente cercherebbero di pilotare la storia lontano dal virtuale, senza voler chiudere il cerchio (sapendo che non c'è affatto il lieto fine, ma solo un finale noioso....).

P.s. Chiaramente, si tratta di osservazioni che "stanno al gioco", che vogliono prendere sul serio il verosimile proposto dal saggio... altrimenti concludiamo che è mera fantascienza, per cui tutto è lecito  ;)

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