Darei la mia vita affinchè tu possa esprimere la tua opinione.

Aperto da Freedom, 02 Giugno 2016, 20:15:27 PM

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Freedom

Così ci insegna Evelyn Beatrice Hall. E, francamente, anche io la penso così. Ed è stato anche uno dei cavalli di battaglia del web, sin dalla sua nascita. Guai a quella società che, per un motivo o per l'altro, comincia a tappare la bocca a qualcuno.

Il caso di specie di Bologna (Salvini), tuttavia, ci impone qualche considerazione.

Doveva tenere un comizio in Piazza Verdi (sede della storica Università) ma gli studenti l'hanno occupata, impedendo, di fatto, che Salvini potesse parlare. L'ha polizia non ha concesso l'agibilità per problemi di ordine pubblico.
Allora Salvini è arrivato a sorpresa in Piazza Maggiore e qui ha tenuto un comizietto protetto da imponenti misure di sicurezza. Molti cittadini, non solo studenti e attivisti dei centri sociali, hanno protestato animatamente. Ci sono state cariche. Insomma un caos enorme.

La domanda è dunque: può parlare uno che inneggia a "ripulire con le ruspe i campi rom, i centri sociali e gli extracomunitari" (questi ultimi senza ruspe)? Si possono fare queste affermazioni?

Io credo che, specialmente oggi, con una situazione geopolitica e macroeconomica così delicata, sia necessario fare molta attenzione. Se si diffonde il verbo salviniano io temo che sia come gettare un fiammifero in una tanica di benzina. E che dunque, per salvaguardare il diritto di sparare sciocchezze, si corra il rischio di incendiare una civiltà già abbastanza in fibrillazione.

La questione tuttavia, dentro la mia coscienza, non è affatto risolta.

Aiutatemi, se vi aggrada, a chiarire.
Bisogna lavorare molto, come se tutto dipendesse da noi e pregare di più, come se tutto dipendesse da Dio.

Phil

[Sembra che tale motto non sia davvero di Voltaire, ma bando alla filologia!] Quell'aforisma può suonare come l'inno del "politically correct", quella correttezza di facciata che ci rende tutti buoni e tutti amici (e talvolta trasforma l'impulso dello schiaffo in una bonaria pacca sulla spalla).
Ma quel motto cela spesso ipocrisia, quantomeno in senso etimologico: "separazione nascosta", ovvero fingere in pubblico ciò che non si pensa davvero in privato (o nel privée inviolabile della propria mente).
Probabilmente anche il relativista più scanzonato ammetterebbe che le opinioni non sono tutte uguali (anche prescindendo dalle loro conseguenze), per cui battersi affinché qualcuno possa esprimere un'opinione sciocca è probabilmente qualcosa che molti dicono, ma ben pochi farebbero... se poi, come accennavi, consideriamo anche le possibili ripercussioni di alcune opinioni espresse pubblicamente, in una società voracemente mediatica come la nostra, credo sia difficile trovare qualcuno davvero disposto a lottare (non diciamo a morire) affinché una qualunque opinione ritenuta da lui deleteria, possa circolare (e magari fuorviare qualcuno), perché vorrebbe dire essere complici di propaganda per un'opinione che si ritiene sbagliata o dannosa.

Ovviamente la libertà d'opinione è un bene prezioso, ma ciò, secondo me, non implica che di conseguenza lo siano anche tutte le opinioni... 
Il buon Voltaire, non a caso (e qui senza dubbi filologici) concluse un suo testo con candore politicamente scorretto "dobbiamo coltivare il nostro giardino" (e non "bisogna dare a tutti il modo di coltivare il proprio giardino").

Freedom

Non che sposti di molto la discussione, ma un amico mi ha giustamente corretto la citazione.
Quella corretta è la seguente:
https://it.wikipedia.org/wiki/Evelyn_Beatrice_Hall

P.S.
vado a correggere la mia citazione.

Bisogna lavorare molto, come se tutto dipendesse da noi e pregare di più, come se tutto dipendesse da Dio.

paul11

Le parole esprimono idee e se queste sono violente e sappiamo che la lingua può tagliare come una lama di un coltello, dalla tolleranza(che è alla base della democrazia e della libertà) si passa ad inneggiare intolleranza e allora si deve assumere le responsabilità di quel che semina:violenza.
la violenza non è solo nel gesto, è prima ancora nel pensiero e nella volontà prima di agire e in questo caso di parlare.

cvc

Un più bel esempio di libertà di parola è quello di Diogene che ad Alessandro Magno che gli disse di chiedergli qualunque cosa volesse rispose: "Spostati che mi fai ombra". E ancor prima al padre di Alessandro, Filippo, alla domanda "Chi sei tu?", rispose "Uno che osserva la tua insaziabile avidità".
In Italia la vedo dura, ci hanno classificato al 77esimo posto nella classifica della libertà di stampa, e i giornalisti silurati per antipatie politiche stanno diventando una consuetudine.
Sull'incitazione alla violenza credo sia una questione di educazione, l'irresponsabile lassismo cui assistiamo tutti i giorni non può che portare all'abbandono progressivo dei freni inibitori. E' la somma ignoranza che ci fa scambiare la libertà per assenza di disciplina e controllo.
Fare, dire, pensare ogni cosa come chi sa che da un istante all'altro può uscire dalla vita.

davintro

Razionalmente parlando ha un senso riconoscere che l'espressione di certe opinioni possa produrre effetti negativi sulla società. Penso agli incitamenti, all'odio, al razzismo ecc. Ma il punto è: se cominciamo a porre dei paletti, delle condizioni limitanti l'espressione delle opinioni come possiamo poi impedire che altri si sentano in dovere di reprimere la libertà di pensiero anche riguardo idee di per sè legittime e non necessariamente nocive alla pace sociale? Chi fissa il criterio di demarcazione oltre il quale stabilire che un'espressione può essere nociva e dunque stabilire quali opinioni possono essere espresse e quali represse? In base a un'altra opinione? E perchè quell'opinione sarebbe più valida di quelle che si vogliono riconoscere come nocive?
L'incitamento all'odio non dipende solo dall'opinione in sè ma dalla soggettività che le ascolta. Una persona fortemente insicura può intepretare una frase a lui rivolta come offensiva quando offendere non era nelle intenzioni di chi ha parlato... questo perchè quasi qualunque pensiero può in linea teorica essere intrepretato come incitante all'odio e alla violenza e non esistono parametri oggettivi stabili per riconoscere a priori gli effetti della circolazione di tali idee
Ecco perchè io sono contro in linea di principio a qualunque limitazione della libertà di opionione. Se pensiamo che le idee di Salvini siano pericolose si cerchi di smentirle con argomentazioni razionali, invece che impedirgli di parlare passando di fatto dalla parte del torto. Poi il popolo ascolterà tutte le opinioni e argomentazioni razionali e il giorno delle elezioni deciderà di conseguenza. Io mi chiedo: se si sente l'esigenza di limitare la libertà delle opinioni che ci appaiono violente, finendo a trattare i cittadini di uno stato come bambini a cui si chiede di andare a letto presto la sera per non fargli vedere il film violento alla Tv per paura che si impressionino e diventino violenti a loro volta, che senso ha la democrazia? Che senso ha una democrazia in cui lo stato reputa i propri cittadini degli immaturi impressionabili incapaci di ragionare con la propria testa e che hanno bisogno di qualcuno che ogni tanto gli tappi le orecchie? Uno stato democratico può avere sfiducia nel suo popolo?

Phil

Secondo me può essere anche interessante (e, spero, non off topic) coniugare l'inciso di Freedom (la libertà d'espressione come "cavallo di battaglia del web") con quanto osservato da davintro sull'impedire di parlare come "passare dalla parte del torto": la comunicazione di massa e la propaganda, quanto richiedono ancora la parola viva, nelle piazze e nelle strade (magari "sotto sorveglianza")?
Impedire l'espressione "live", nell'epoca dei social e dei media tenuti in tasca, non è un gesto ormai anacronistico di opposizione non-violenta, e di limitata efficacia?
Sebbene nei forum viga la figura di controllo del "moderatore" (massimo rispetto!), nel web in genere la libertà d'espressione regna tendenzialmente sovrana (tranne, se non erro, quando sconfina nell'illegalità, ma in tal caso credo non si tratti più esclusivamente di opinione espressa): tale "facilità d'opinione" (in tutti i sensi) è da intendere come successo per lo spirito democratico, al punto da rendere desueto l'auspicio di fondo della citazione di E.B. Hall, oppure ne è principalmente un effetto collaterale degenerativo (che produce perlopiù ridondanza semantica e vanitoso babelico chiacchiericcio)? O, per dirla in modo politicamente corretto, entrambi? 
La libertà d'opinione mediatica, che ha portato al pullulare smodato di opinionisti, non sempre improvvisati o banali (che "pubblicano", "condividono",etc.) quanto è socialmente proficua e quanto è ronzio comunicativo che aliena l'homo comunicans?
Si risolve tutto nella paziente selettività di ciascun "navigatore"?

P.s. Lo so, c'è della sottile (auto)ironia nel porre queste domande in un forum...

Freedom

Mi sto convincendo che la citazione di Evelyn Beatrice Hall sia adatta ad una società perfetta e solo ad una società perfetta. Anche Platone metteva in guardia il potere politico governante dal "versare troppa libertà nella coppa del popolo". Ed io stesso, tanto per citare il primo esempio che mi viene in mente, quando i miei figli dicono parolacce, benché sdoganate dalla società tutta, invito (per usare un eufemismo) a moderare i termini. Per una serie di ragioni, credo, condivisibili.

Ci sono, in buona sostanza, un numero elevato di circostanze nelle quali, la cosiddetta libertà di espressione, va governata. Al di là dei casi di specie dell'illegalità (tra i quali rientrano anche i Forum poiché il moderatore interviene per infrazioni al regolamento non alle proprie opinioni) nei quali sono gli organi competenti a far rispettare le regole.

Ci sono proprio casi come la maleducazione, la volgarità, l'arroganza, la villania, lo sgarbo per quanto riguarda, diciamo, la forma. E poi ci sono casi riguardanti la promozione, l'avallo, l'insinuazione di idee violente, razziste, dittatoriali, prepotenti, per quanto riguarda il contenuto.

Ci sono infine i casi, come ricorda Phil, di uso di cosiddette armi di distrazione di massa (più o meno volute). Cioè l'inondare di informazioni gli utenti. Ma qui, il porre un argine, mi pare sia un percorso personale.

Mi pare di poter concludere che la citazione in oggetto, benché rispondente al profondo desiderio di libertà e giustizia che ritengo aneli nel cuore di ognuno di noi, sia tuttavia molto poetica ma poco pratico. ;)

Fermo restando che la cara, vecchia ironia, pur insufficiente, è una delle armi più giuste e potenti di cui disponiamo.
Bisogna lavorare molto, come se tutto dipendesse da noi e pregare di più, come se tutto dipendesse da Dio.

paul11

Vedo che la discussione si è spostata dall'esempio del politico alla questione sulla libertà di espressione con Davintro.
Sono due aspetti diversi.
Un privato cittadino difficilmente può indire su suolo pubblico un'assemblea senza permesso della prefettura e dubito
che l'ordine pubblico lo difenderebbe,forse sarebbe incriminato.Invece un politico........
Io temo in questo perrido la solita massa ignorante che si fa abbindolare da populismi che giocano sui sentimenti, sulle emotività
sulle paure,; in USA abbiamo un altro elemento eclatante che corre per la carica della presidenza. e non è un caso che ovunque vada sollecita reazioni violente.
Detto questo, la libertà di opinione, di stampa, non deve essere limitata in se e per sè per legge.
Ma attenzione avere un diritto, non significa poterne abusare, perchè si toccano altri diritti.

Freedom invece è proprio in questo tempo e in questa società che bisogna stare attenti ai diritti fondamentali,
quindi è giusto che tu ricordi che per quanto possiamo avere idee diverse dobbiamo difendere la libertà altrui  di esprimere
le proprie idee,ma ricordiamoci che la libertà è un diritto esso stesso e non possiamo abusarlo ,come giustamente scrivi,
perchè la libertà implica una responsabilità verso se stessi e gli altri che hanno la stessa libertà.

Freedom

Sì, abbiamo fatto un po' di confusione. Ringrazio Paul11 per aver fatto chiarezza.
E' certamente diversa la libertà di opinione personale da quella pubblica. Ed esse hanno diritto ad un grado diverso di tolleranza. Ed è intuitivo comprendere dove le maglie debbano essere più strette.........
Bisogna lavorare molto, come se tutto dipendesse da noi e pregare di più, come se tutto dipendesse da Dio.

Phil

Citazione di: paul11 il 03 Giugno 2016, 21:09:42 PMla libertà di opinione, di stampa, non deve essere limitata in se e per sè per legge. Ma attenzione avere un diritto, non significa poterne abusare, perchè si toccano altri diritti. [...], perchè la libertà implica una responsabilità verso se stessi e gli altri che hanno la stessa libertà.
Se la libertà è un diritto (paradosso?!) di cui non bisogna abusare, la legge non è l'unica a poterlo limitare?
Non a caso citavo l'esempio del forum: si parla liberamente, ma comunque entro certi paletti (di forma ma anche di contenuto, direi) posti dal regolamento; se tale libertà "sconfina" nel non-regolamentare (detto "illegale" in altri ambiti), viene punita da chi ne ha il dovere. Ed ecco che ogni libertà, se comporta la necessità etico-funzionale della supervisione di un dovere(-controllo), è a sua volta abitata dal divieto di fare ciò che non si deve (quindi rivelandosi pseudo-libertà); divieto (im)posto per tutelare le altre libertà in gioco... per cui, forse, più che di "libertà" (parolaccia demagogica!) è il caso di parlare di "diritto" (che richiama meglio la responsabilità delle proprie azioni a cui fai giustamente riferimento).
L'estremismo della citazione che intitola il topic può essere utile come ideale sovversivo in un contesto di dittatura, ma in una realtà democratica, forse si tratta più di ricordare che "la mia libertà finisce dove inizia quella degli altri" (visto che siamo in ambito di citazioni), e quel confine può essere stabilito dall'autoregolazione di ognuno (prospettiva umanisticamente ottimistica), oppure stabilito e tutelato dalla legge (prospettiva realisticamente politica).

davintro

#11
Io intendo il concetto di "libertà di espressione" come concetto che ha un senso unitario e che dunque comprende la libertà di esprimere le proprie idee indipendetemente dal contesto nel quale tali idee si manifestano. Non comprendo bene la distinzione tra "privato" e "pubblico": io sarei libero di dire ciò che penso di fronte ai miei parenti, amici, conoscenti, mentre nello spazio pubblico dovrebbero esserci limitazioni... ma cosa sarebbe questo "spazio pubblico" separato dal privato? Io intendo il "pubblico" come uno spazio nel quale ogni privato può partecipare e comunicare le proprie idee, e dobbiamo  considerare il fatto che la differenza tra "pubblico" e "privato" è una differenza quantitativa, non qualitativa, non esiste un confine definito tra i due ambiti: se io esprimo un opinione di fronte a un amico si può definire espressione in ambito privato... ma se l'amico riprende la stessa idea e la comunica a sua volta a un altro amico e questo a sua volta a un altro man mano l'opinione diviene sempre più un fatto pubblico, ma un pubblico che nasce dal privato: chi stabilisce quando si arriva al punto in cui sarebbe necessario introdurre limitazioni? Il pubblico slegato dalle relazione private è solo un'astrazione: il pubblico altro non è che l'insieme dei privati o meglio l'interrelazione dei rapporti tra privati e non ha senso separare le due cose: la visibilità è un valore quantitativo: chi parla in tv è più visibile di me che parlo a due amici, ma dal punto di vista qualitativo (quello che più conta) è la stessa cosa: un privato che parla ad altri privati. Ci sono privati che possono decidere di spegnere la tv così come i due amici a cui parlo possono riferire le mie idee a decine, centinaia di altri individui, così come in linea teorica la mia idea può diventare più "pubblica" di un'opinione tramessa in una tv che quasi nessuno segue: dovè il confine? Ovviamente non mi sfugge l'idea che all'aumentare della visibilità debba necessariamente aumentare il senso di responsabilità di chi esprime una tesi, ma questo non ha nulla a che fare con limitazioni esterne, ma sta alla coscienza dell'individuo, che nessuno di noi può a priori prevedere come si esprimerà

Così parlando del valore della libertà di espressione nella sua universalità prescindendo da una in un certo senso artificiosa differenza tra pubblico e privato non mi sembra di aver prodotto confusione. Se così fosse mi dispiace anche percè il tema è fondamentale e ricco di interesse

paul11

Finchè non si conosceranno le basi "civili" di uno Stato, non si potrà che generare confusione.

A casa tua sei libero di dire e fare quel che vuoi se non lede un diritto di un tuo familiare e se non rompi le scatole al tuo vicinato.
Questo è il privato.
Prova ad indire un'assemblea su una piazza della tua città senza autorizzazione e incitando alla violenza e al razzismo....poi mi dirai cosa sarà successo.
Quello è suolo pubblico, non privato.
Il pubblico è tutto ciò che attiene allo Stato e alla sua organizzazione diretta e indiretta compresi enti pubblici e funzione pubbliche nei suoi organismi attivi e sono comprese le strade pubbliche, le piazze, i beni demaniali, ecc.

A casa tua con i tuoi amici puoi discutere di quello che vuoi, perchè ti sentono solo amici o parenti, sul suolo pubblico tutti possono ascoltarti.

Il potere mediatico di un politico è parlare per giornali e televisori, vale a dire utilizzare i massmedia, Tu puoi parlare, tranne che in questo forum, a milioni di persone?

Ecco quindi quella libertà di espressione che è ridimensionata nel privato e invece assurge ad un eco ancor più forte con i massmedia moderni. 
Quì sta un'ulteriore diseguaglianza sulla libertà di espressione e di pensiero. Il potere di un pensiero di poter raggiungere milioni di persone e in qualche modo influirne i loro pensieri.
Quindi la commistione fra potere mediatico e potere politico, di scegliere quali politici pubblicizzare e altri no.

Quando qualcuno abusa di un potere di un diritto ,qualcunaltro lo sta perdendo.

davintro

Citazione di: paul11 il 04 Giugno 2016, 16:35:58 PMFinchè non si conosceranno le basi "civili" di uno Stato, non si potrà che generare confusione. A casa tua sei libero di dire e fare quel che vuoi se non lede un diritto di un tuo familiare e se non rompi le scatole al tuo vicinato. Questo è il privato. Prova ad indire un'assemblea su una piazza della tua città senza autorizzazione e incitando alla violenza e al razzismo....poi mi dirai cosa sarà successo. Quello è suolo pubblico, non privato. Il pubblico è tutto ciò che attiene allo Stato e alla sua organizzazione diretta e indiretta compresi enti pubblici e funzione pubbliche nei suoi organismi attivi e sono comprese le strade pubbliche, le piazze, i beni demaniali, ecc. A casa tua con i tuoi amici puoi discutere di quello che vuoi, perchè ti sentono solo amici o parenti, sul suolo pubblico tutti possono ascoltarti. Il potere mediatico di un politico è parlare per giornali e televisori, vale a dire utilizzare i massmedia, Tu puoi parlare, tranne che in questo forum, a milioni di persone? Ecco quindi quella libertà di espressione che è ridimensionata nel privato e invece assurge ad un eco ancor più forte con i massmedia moderni. Quì sta un'ulteriore diseguaglianza sulla libertà di espressione e di pensiero. Il potere di un pensiero di poter raggiungere milioni di persone e in qualche modo influirne i loro pensieri. Quindi la commistione fra potere mediatico e potere politico, di scegliere quali politici pubblicizzare e altri no. Quando qualcuno abusa di un potere di un diritto ,qualcunaltro lo sta perdendo.

Quindi la distinzione privato-pubblico sarebbe dunque riconducibile a un mero piano di spazi fisici? La casa è il mio privato e la piazza è il pubblico? Ma se fossimo coerenti con tale assunto allora lo stato dovrebbe essere indifferente a ciò che avviene a casa mia e a non punirmi se a casa mia uccido e ferisco membri  della mia famiglia o amici e limitarsi a sanzionare come reato solo ciò che commetto quando sono fuori casa?  Ovviamente (e fortunamente) non è così... La distinzione tra privato e pubblico la intendendevo in senso generale, nel senso della sua visibilità non nel senso della proprietà: casa mia è proprietà privata ed entra solo chi ha il mio permesso ad entrare, la piazza è un luogo pubblico, è "proprietà statale", ma non nel senso di essere appannaggio di un potere esterno alla volontà dei singoli, che controlla tali singoli, ma nel senso che è proprietà comune, la piazza è di tutti. Se faccio una passeggiata con un mio amico in piazza ed esprimo delle idee dovrei autocensurarmi nel timore che ci sia qualcuno che possa ascoltarmi? Lo stato dovrebbe inviare agenti dei servizi segreti in incognito a spiare i discorsi che fa la gente mentre cammina in piazza? E quando sono al bar e voglio parlare di politica ad un tavolino con dei miei amici dovrei prima chiedere permesso al barista, proprietario del locale che dovrebbe approvvare come "leciti" i contenuti dei nostri discorsi? Resterebbe la libertà a casa mia di dire quello che voglio, ma anche lì sarebbe una libertà condizionata...  parlare solo se ho la ragionevole certezza che le persone che mi ascoltano non ripetano certi discorsi anche fuori di casa... insomma fondare la separazione tra pubblico e privato sul concetto di "proprietà" porterebbe a una sorta di "stato di polizia". basato sul terrore e la repressione.

Quando sento parlare del timore riguardo alle persone che si fanno influenzare, pur condividendo in linea generale l'idea dell'esistenza di persone con meno consapevolezza e senso critico, rimango sempre perplesso riguardo la possibilità che alcuni ritengano come "influenzabili" le persone che hanno solo la colpa di non pensarla come loro. A scanso di equivoci, non sono razzista, ma sono convinto che i razzisti giudichino i non-razzisti come me persone influenzabili, con poco senso critico che si fanno influenzare dalla "propaganda progressista egualitarista". Lo stato si preoccupa di formare un certo livello di consapevolezza attraverso l'imposizione dell'obbligo scolastico ( certo, si può discutere sulla sua attuale efficacia in tal senso). Una volta concluso il ciclo scolastico obbligatorio non può più discriminare la libera espressione degli individui, che diventano anche cittadini elettori. Lo stato, con i suoi organi, è un mezzo, uno strumento al servizio della libertà individuale, compresa quella di espressione dell'opinione, non un soggetto etico e paternalistico che mostra di non avere fiducia nell'intelligenza dei suoi cittadini, che "per il loro bene" si preoccupa di reprimere la diffusione di certe idee per "preservarli dalle cattive influenze", che si presenta come prottettore della libertà di pensiero arrogandosi però di stabilire che certi pensieri sono inesprimibili, in quanto non piacciono ai governanti

paul11

La proprietà è un diritto reale(res), la libertà personale come la privacy non implica essere proprietari di case o terreni, ma semplicemente la possibilità di esplicarla, ma dentro una legalità che a sua volta è dentro una giurisdizione territoriale che è quella di uno Stato. Quindi la libertà  è un diritto regolato dalla legge. 
Puoi dire quello che vuoi e dove vuoi, ma ti pigli la responsabilità della conseguenza se qualcuno si ritenesse parte lesa essendo previsto nell'ordinamento la querela e la denuncia,.

Se vogliamo fare un discorso a prescindere dalla legalità, ma in termini di solo pensiero, a me interessa come una persona argomenta le sue convinzioni. Esprimere un'opinione è non dire solo cosa vuole, ma perchè lo vuole, e cosa sta dietro a quella cultura.

Il razzismo è contro la libertà e se uno Stato è per la libertà è coerente nel sanzionarlo perchè ha leggi anti razziste.
Qualcuno le ha scritte e chi le ha scritte ha avuto il mandato di rappresentanza dal popolo.

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