Riflessioni sull'Alchimia
di Elena Frasca Odorizzi indice articoli
Il Catechismo Ermetico-Massonico della Stella Fiammeggiante del Barone di Tschudy
Ottobre 2012
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«Il rimprovero che è sempre stato fatto alla massoneria è di dire che, poiché mediante il suo regime essa deve rendere migliori gli uomini, è assurdo che le sue conoscenze siano riservate a un manipolo di esseri, i quali per il loro stato sono tenuti a farne mistero: l'obiezione cessa totalmente se è vero che la scienza dei massoni, e il loro scopo positivo, siano gli stessi della filosofia ermetica, tale e quale è stata precisata (1).»
20 anni fa acquistai una copia del Catechismo Ermetico-Massonico della Stella Fiammeggiante, pubblicato nel 1984 dalle Edizioni Atanòr (2), ma come era prevedibile non riuscii a capirci niente di niente. Le mie conoscenze Alchemiche erano ancora troppo limitate e quelle Massoniche pressoché nulle, così lo misi in Libreria e me ne dimenticai. Qualche giorno fa, mentre facevo spazio al Picatrix, questo strano libro ha rifatto capolino e ho deciso di rileggerlo.
Stavolta è andata meglio, anche se sono rimasta un po' delusa nello scoprire che il Catechismo, è solo parte di un'Opera più ampia, in due Volumi, pubblicata recentemente in Francia (3) insieme a una raccolta di Rituali des grades alchimiques du baron Tschoudy (4) della quale ho potuto leggere alcuni interessanti capitoli. Per ora accontentiamoci di questa “piccola perla” tradotta in Italiano, auspicandoci che presto vengano pubblicati i restanti testi.
L'AUTORE: IL BARONE TSCHUDY
L'autore del Catechismo Ermetico-Massonico della Stella Fiammeggiante è il Barone Henri Theodor Tschudy (5) (1724-1769), che nel 1751, a soli 27 anni, fu installatoin qualità di Maestro Venerabile in una Loggia di Napoli, dall'allora Gran Maestro della Libera Muratoria napoletana, il famoso Principe Alchimista e Scienziato, Raimondo de Sangro. Questa Loggia«secondo gli intendimenti di entrambi, si proponeva [di dare] una lettura dei rituali massonici in chiave essenzialmente ermetico-filosofica (6)».
Purtroppo, nello stesso anno, lo Tschudy fu allontanato da Napoli a causa delle lamentele di Papa Benedetto XIV, il quale, preoccupato dall'evolversi della Massoneria Scozzese tra i Cattolici, aveva ripetuto la scomunica contro i Massoni (già pronunciata da Clemente XII nel 1738) costringendo anche il Principe Raimondo de Sangro (1710-1771) a fare pubblica ritrattazione delle sue idee «onde stornare dai Massoni napoletani le ire di Carlo III (7)».
Nel 1760 ritroviamo il Barone a San Pietroburgo, come Oratore di una delle Logge che stavano fiorendo in quel momento in Russia, con il favore della Zarina Caterina (8). Lo Tschudy ritornò poi in Francia, dove divenne uno degli ideologi del futuro Rito Scozzese (9) e creò un suo Sistema Cavalleresco nel quale figurava anche un Grado Rosa-Croce. Nel 1766 fondò «L'Ordre de l'Etoile Flamboyante», una Loggia di stretta osservanza Ermetica, nella quale sviluppò gli insegnamenti del Principe Raimondo di Sangro. «L'Ordine della Stella Fiammeggiante», detto anche «Ordine dei Filosofi Incogniti», era un vero Ordine iniziatico a se stante, diviso in tre gradi, Apprendista, Compagno e Professo o Filosofo (10), sul modello della «Societé des Philosophes Inconnus», fondata un secolo prima dal Sendivogius, famoso Alchimista Rosacrociano (11), Medico e Pioniere della Chimica moderna.
MASSONERIA E ALCHIMIA: PRIMI RAPPORTI TRA 16° e 17° SECOLO
Le vicende del Barone si intrecciano con alcuni dei momenti più salienti della Storia della Massoneria e dell'Esoterismo settecentesco, compresa la questione, mai risolta, dell'influenza dell'Ermetismo Rosacrociano sulla nascita della Massoneria Moderna.
È meglio, dunque, soffermarci un attimo su questo aspetto, cercando di capire il clima dell'epoca. Alfred Schmidt ne dipinge un quadro perfetto scrivendo che: «il passaggio dal 16° al 17° secolo fu per l’Europa un periodo di irrequietezza e di fermenti. Gli uomini consideravano antiquati i loro principi di vita sociale e culturale. Il carattere obbligatorio delle credenze tradizionali sembrava pericolante. Stava sorgendo una nuova visione del mondo. La nuova fisica stava imparando a leggere, con una metodica, nel libro della natura. Allo spirito empiristico di rigorose sperimentazioni si unì un razionalismo che dette vigore solo a quello che reggeva di fronte a una sovrastante intelligenza. Bacone e Cartesio, i grandi metodologi, erano gli araldi di una nuova epoca. Le «cose» dettero la misura del ragionamento critico. Il principio, lucido e calcolato, di una borghesia che stava emancipandosi dai poteri del passato, si sentiva dovunque. Scienza e fedi si allontanavano talmente l’una dall’altra che anche il protestantesimo si irrigidì nell’ortodossia. Stato e Chiesa esigevano una riforma. Le migliori teste europee sentivano il peso della decrepitezza, altrettanto ansiogeno quanto la paura del futuro. In questo fragile periodo di transizione risuonò improvvisa la nuova parola d’ordine, ancora oggi valida: ricostruzione generale di tutto il mondo. Essa fu sostenuta da un gruppo di persone che si autodefinivano Rosacrociani, sparse, inafferrabili, avvolte nel mistero. Si trattava di cristiani profondamente inquieti, aperti ai problemi del mondo, provenienti per lo più dalle chiese riformate, che perseguivano una sintesi, conforme alla svolta storica, di fede e di scienza, di religione e di razionalità. Iddio - essi ne erano persuasi - si manifesta sia in maniera sensibile che soprasensibile. Comunque, al di sopra di ogni separazione preesistente, tutto deve tendere verso una unità superiore. Alfonso Rosenberg così descrisse il punto centrale programmatico dei Rosacrociani: «per essi creazione e redenzione, il dono divino della grazia e la cultura umana erano scaturiti da un’unica radice ... e indicavano un’unica meta futura. L’umanità intera, d’ambo le parti, il mondo intero nel profano e nel divino. Questa era la meta della loro visione. Un respiro attraversò il mondo di allora: dunque questa vita di contrasti doveva venir vinta; dunque era possibile ricongiungere in Cristo tutto quello che era stato e quello che sarà, il mondo interiore ed esteriore. Questi furono gli uomini che fecero rivivere la Croce, unica Spes. Ma ora non si trattava più dell’isolata Croce della Passione, ma come il nome stesso del movimento indicava, “la Croce nella Rosa”: la Croce come segno di redenzione nella Rosa, il segno della multiforme creazione, della natura, del mondo. In altre parole il nuovo insegnamento promette l’unificazione della vita scissa. Coraggiosamente esso solleva la materia a una coscienza religiosa, insegnando francamente la sua conformazione cristica. A una interiorizzazione mistica corrispondeva una religiosità universale, spesso accompagnata da audaci speculazioni naturali. Sembra possibile conciliare l’astratto e il concreto, fede e scienza, nell’idea di un Cristo antidogmatico, di grandezza cosmica. È sorprendente quanto diversi, per nazionalità ed estrazione sociale erano gli uomini che agivano come propagandisti dell’annuncio rosacrociano di salvezza (12)[…] ».
Guénon, a ragione, dice di distinguere tra la Rosa+Croce e i Rosacrociani, considerando la prima come un'ideale a cui tendere e i secondi come persone impegnate a realizzarlo, lavorando per l'instaurazione di una pace definitiva tra cattolici e protestanti e per la conciliazione tra il nascente pensiero scientifico e quello religioso.
Tra i primi Rosacrociani troviamo il giovane studente di teologia Johann Valentin Andreae (1586 – 1654), che come tutti gli Intellettuali dell'epoca desiderava la fine delle sanguinose guerre di religione e l'avvento di una Nuova Società Cristiana, riformata, evoluta, e pansofica. Influenzato dagli studiosi millenaristici tedeschi di fine '500, che profetizzavano una grande riforma che avrebbe investito il secolo successivo, scrisse il primo documento programmatico del futuro movimento Rosacrociano, esponendone origine (il 1407), regole e principi. Il testo fu pubblicato nel 1614 con il nome di Fama Fraternitatis, e a questo seguirono la Confessio Fraternitatis (1615) e Le Nozze Chimiche di Christian Rosenkreuz (1616).
Da questi primi Manifesti prese il via una discussione infinita sulle proposte Rosacrociane, che suscitarono una enorme quantità di risposte favorevoli e contrarie.
Tra coloro che vengono annoverati tra i più famosi Rosacrociani dell'epoca vi sono, il già citato Sendivogius (1566-1636), noto come il Cosmopolita, ma anche il Medico, Alchimista e Musicista tedesco Michael Maier (1568-1622), Consigliere di Rodolfo II e il Medico, Alchimista e Cabalista inglese Robert Fludd (1574-1637), erede del pensiero di Marsilio Ficino e Pico della Mirandola. Tra di essi spicca anche Johann Amos Comenius (1529-1670), Vescovo della Confraternita Boema, Umanista e Pedagogo Cecoslovacco, che credeva fermamente nell'estensione del sistema scolastico a tutte le classi sociali, comprese le Donne e agli Handicappati, perché solo attraverso la Cultura l'essere umano può formarsi sia nella vita spirituale, che civile. A partire dal 1616 Comenius si dedicò a teorizzare un sistema «Pansofico», attraverso il quale raggiungere la «Panarmonia» tra tutti i Popoli, mentre nel 1642, sulla scia dell'Opera la Nuova Atlantide (1626) di Francesco Bacone (1561-1626) e delle teorie del Sendivogius, sviluppò «il progetto di un Collegio universale formato da uomini di tutte le nazioni, colti e attivi, i quali dovrebbero cercare i mezzi per condurre al benessere tutto il genere umano (13)».
Secondo lo Schmidt (14) vi sono delle analogie tra gli Antichi Doveri Massonici di Anderson e i regolamenti redatti da Comenius per i Fratelli boemi. «Lo stesso vale per il linguaggio figurativo di architettura biblica di Comenius e quello del Massone. Nel richiamo diffuso dal 1666 in Germania, in Olanda e in Inghilterra, che doveva arrivare a Cristiani ed Ebrei, Turchi e Pagani, Comenius era decisamente avviato alla trasformazione della società, e precisamente basandosi su concetti pansofici o umanitari (due termini equivalenti). Quando egli parla della “comunità generale di Cristo”, intende “Il Tempio della Saggezza”, e aggiunge: “dato però che quest’opera, cioè il tempio della saggezza, non deve servire solo ai cristiani, ma a tutti coloro che sono nati uomini, affinché possa avere forza per ispirare e convincere gli increduli (se ciò piace a Dio), la si potrà, forse meglio, chiamare Pansofia umana”».
Comunque sia, in questa stessa epoca troviamo anche le prime prove storiche di contatti diretti tra i Rosacrociani e le varie Logge Inglesi e Scozzesi, che erano ancora costituite da Liberi Muratori Operativi, in forma di associazioni corporative con propri statuti interni e un simbolismo più o meno connotato dalle tradizioni locali.
Il riferimento più antico di questi legami si trova in una Poesia pubblicata a Edimburgo nel 1638, nella quale si legge:
Perché ciò che noi presagiamo non è vago,
perché siamo Fratelli della Rosa+Croce:
possediamo la parola massone e la seconda vista (15),
possiamo predire esattamente gli avvenimenti
che accadranno […] (16)
Sappiamo poi che i primi Massoni «accettati» nelle Logge Operative, storicamente riconosciuti, furono Sir Robert Moray, Statista, Alchimista e Rosacrociano, che nel 1641 fu accolto in una Loggia di Liberi Muratori di Edimburgo, e il Rosacrociano Elias Ashmole (17), Antiquario inglese, Studioso di Cabala, Alchimia e Astrologia, che nel 1646 fu ammesso in una Loggia di Mestiere del Lancashire (18).
Entrambi figurano anche tra i fondatori della Royal Society, la prima accademia nazionale «per la promozione della cultura fisico-matematica e dell'approccio sperimentale» (19), nata dal desiderio di 12 scienziati di riunirsi a discutere il nuovo metodo sperimentale di Francis Bacon. Tra questi troviamo anche Robert Boyle (1627-1691), l'iniziatore della chimica moderna, che in alcune sue lettere parlava dell'esistenza di un «Collegio Invisibile o filosofico», che lo aveva contattato, ma anche il famoso architetto inglese, Christopher Wren, nonché Professore di Astronomia e ultimo Gran Maestro della Massoneria Operativa. Fu proprio dopo una conferenza tenuta da Christopher Wren, che nel 1660 fu fondata la Royal Society, la quale, come motto, scelse le parole Nullius in Verba, “non fidarti delle parole di nessuno”, quindi Dubita sempre, un concetto alla base del Metodo Scientifico, che divenne un caposaldo anche del Metodo Massonico (20).
Difficile dire chi influenzò chi, visto che tra il '600 e il '700 la maggior parte degli studiosi e intellettuali frequentavano gli stessi posti, avevano gli stessi ideali di Rinnovamento, gli stessi interessi scientifici, influenzandosi e mescolandosi gli uni con gli altri, con estrema facilità. Semplicemente accadde che le “visioni futuristiche” dei Rosacrociani incontrarono le aspirazioni scientifiche della Royal Society e lo Spirito costruttivo della Libera Muratoria e questo in qualche modo stimolò alcune Logge Operative (21), ormai piene di Massoni Accettati, a trasformarsi in una Confraternita tesa a progettare all'interno e realizzare all'esterno il Progresso dell'Umanità. Una Società composta, nelle sue più pure ambizioni, da Sapienti Iniziati guidati dalla Ragione che avrebbero radunato le Conoscenze Sacre di tutte le Religioni del Mondo, (Pagane, Cristiane, Islamiche, Orientali, ecc.), così come era stato postulato ancora prima che dai Rosacroce, da Gemisto Pletone e dagli Ermetisti Neoplatonici, nel Rinascimento (22).
E in effetti nella Massoneria confluirono tutta una serie di conoscenze eterogenee, tratte dalla Bibbia, dalla Filosofia, dall'Alchimia, dall'Ermetismo, dalla Cabala, dai Culti Misterici antichi, dalla Cavalleria Templare, dal Rosacrocianesimo, dalla Gnosi, dalle Filosofie Orientali, ecc., che vennero diluite nei vari Gradi, soprattutto negli Alti Gradi del Rito Scozzese (23), usando come collante il linguaggio architettonico elevato a codice iniziatico.
Così facendo la Massoneria Speculativa gettò le basi per divenire un poderoso Edificio della Conoscenza, costituito da Camere Inferiori e Superiori, nelle quali istruirsi e perfezionarsi sulle più diverse scienze e discipline iniziatiche, in qualità di Maestri Liberi Muratori. (E in effetti è inutile avere delle Idee se non si è materialmente in grado di metterle anche in pratica.) Dato che la Casa del Sapere per sua natura è Infinita come la Curiosità umana, accadde che una volta saliti tutti i Gradini disponibili alcuni Iniziati iniziarono a desiderare approfondire certi argomenti, aggiungendo “nuove stanze” all'edificio. Questo comportò una dura battaglia tra le Logge e le Commissioni di controllo, che cercavano di limitare la fondazione di nuovi Riti, la nascita di Logge Miste e di Nuovi Ordini Massonici indipendenti dalla Gran Loggia di Londra, soprattutto quelli che volevano incorporare anche elementi di Teurgia Egizia e Magismo Mesopotamico. Alcuni Massoni interessati a questi studi risolsero il problema mettendosi in sonno e influenzando la nascita di nuove Società Iniziatiche non Massoniche, composte però da Liberi Muratori. Ne sono un esempio le varie Societas Rosacrociane, l'Ordine Ermetico della Golden Dawn, ecc.
In questa prospettiva, forse, vanno inquadrati anche gli esperimenti del Barone Tschudy e del Principe De Sangro, tesi a creare un Ordine Massonico ed Ermetico in ugual misura, provvisto di propri Statuti, Rituali e Catechismi. “Entriamo” quindi nell'Ordine della Stella Fiammeggiante e cerchiamo di capire come il Barone cercò di concretizzare queste sue aspirazioni.
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